Quello degli atleti militari è uno dei grandi scandali italiani che passa stranamente sotto silenzio, siamo ai livelli della gloriosa Unione Sovietica e senza nemmeno i risultati dell'Armata Rossa. Sono completamente d'accordo su quel che dici, aggiungerei che si adagiano sugli allori anche fior di atleti nel giro della Nazionale. Il problema lo sollevai all'indomani della grigia spedizione azzurra a Sochi ma qui nel forum qualcuno sostenne come bisognasse addirittura destinare ancora più soldi pubblici allo sport. Pensa te, come se i nostri giovani eroi, talora anche cagionevoli di salute a quanto pare, andassero avanti a pane e cicoria e fossero costretti a far riposare le ossa su malandati letti di ostelli in giro per il mondo. Purtroppo ho l'età per ricordare che storicamente l'italiano tende sempre a giustificare le sconfitte nelle maniere più diverse. Son passato dagli anni 70 e 80 quando, sembra incredibile ma è vero, uno dei più apprezzati "maître à penser" dell'epoca, dotato di barba e pipa fumante, furoreggiava in tv e con articolesse su un noto quotidiano, sostenendo l'inferiorità razziale degli italiani rispetto agli stranieri belli biondi e aitanti. Quindi secondo la sua teoria nello sport eravamo destinati ad un ruolo marginale proprio per limiti etnici...anche nel calcio l'unico modo per vincere rispetto a quei nerboruti e "barbari" sarebbe stato "tutti in difesa e contropiede", il tutto condito da falli furbi magari senza farsi sgamare dagli arbitri. Poi arrivò, per fortuna, Arrigo Sacchi e il mondo scoprì che le squadre italiane potevano imporre il loro gioco e dominare le squadre più forti del globo. Era in realtà una questione di applicazione e mentalità da cambiare e non certo difetti genetici a limitare gli atleti italiani. Passato il periodo delle pipe fumanti, l'opinione pubblica venne persuasa che i nostri perdessero spesso perché gli stranieri, sempre più brutti e cattivi, si dopassero selvaggiamente e gli ingenui e puri azzurri non potessero competere. Erano gli anni del "siamo i primi dei terrestri" e quindi ci si accontentava di qualche piazzamento e si esaltavano come imprese leggendarie le vittorie nostre, ovviamente pulite come l'acqua cristallina dei nostri mari. Successivamente si scoprì che anche lo sport italiano conosceva bene certe pratiche dopanti, inchieste giudiziarie hanno portato alla luce una sorta di doping di stato all'italiana che ha gettato un'ombra sinistra su tanti successi italiani degli anni 90. Infine, ora che siamo negli anni della crisi, va molto forte la teoria che noi poveri italiani non possiamo competere con quei cattivoni e ricconi degli stranieri e, di conseguenza, dobbiamo accontentarci di quello che fanno questi ragazzi e quasi quasi ringraziarli anche solo per la partecipazione e per lo stress emotivo che subiscono per farci vincere qualche medaglia.