".....nell’utilizzo della medesima frequenza in aree tecniche adiacenti anche per reti destinate al trasporto di contenuti diversi. Le analisi effettuate, infatti, hanno dimostrato che con un’opportuna progettazione dei bacini di servizio (aree tecniche) e delle reti di trasmissione, è possibile minimizzare le zone di interferenza ai bordi dei bacini stessi garantendo, altresì, alte percentuali di popolazione coperta."
Sì, come no, basta istruire accuratamente le onde elettromagnetiche a non sconfinare....l'unica soluzione possibile sarebbe avere trasmettitori che si danno le spalle e irradiano territori contrapposti, ma questo vorrebbe dire siti nuovi e non coincidenti con le altre reti. E pure così ci sarebbero interferenze...che dire, penosi!
E si giustificano pure, scrivendo che se pianificano 2 frequenze per area tecnica usate in modo alternato le reti calano di numero. Ma tra avere 12 reti funzionanti e averne 14 di cui solo 10 funzionanti, qual'è la soluzione migliore?
Possiamo anche ritenerci fortunati, in Emilia Romagna le locali avranno interferenze solo dalle Marche e in propagazione dal Friuli, il Veneto usa 4 frequenze diverse....almeno questa l'hanno capita, fermare i segnali in pianura richiede muri molto alti.
Purtroppo non ce la fanno proprio a capire che teoria e pratica non vanno d'accordo in questo campo
Inoltre il paradosso è che dicono anche di basarsi su impianti di diffusione, la propagazione del segnale, l’effetto dell’orografia e il sistema di ricezione d'utente e alla fine fanno solo simulazioni
per quanto riguarda la mia regione, il 10B per tutte le Province, locali?
Se non cambiano, direi di si
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Alcuni punti salienti del PNAF 2018:
10 frequenze per i mux nazionali in banda UHF;
1 rete a decomponibilità regionale in banda III VHF;
4 frequenze per i mux locali in banda UHF in ciascuna area tecnica (tranne nelle aree tecniche 3 e 13 dove ne sono previste 5).
1) Nel caso dell’Area Tecnica 3 (cioè Lombardia e Piemonte orientale più provincia di Piacenza) è stato possibile ottenere 5 mux locali per la disposizione da parte dell’Italia di 15 frequenze coordinate con la Svizzera, Paese sostanzialmente coincidente con questa Area Tecnica.
Per l’Area Tecnica 13 (Campania), che non rientra in nessuno degli accordi di coordinamento con i paesi radioelettricamente confinanti, le reti locali sono state pianificate in modo da garantire, oltre al disaccoppiamento in frequenza con tutte le aree tecniche adiacenti e alla differenziazione della programmazione locale in due sub-aree (Napoli/Caserta e Avellino/Benevento/Salerno), la possibilità di utilizzare l'UHF 31 per il 5' mux locale con struttura 1-SFN in tutta la Regione.
Alcune associazioni hanno chiesto che il mux riservato alla Concessionaria per il servizio pubblico (vale a dire la Rai per la versione "localizzata") sia considerato nazionale e che quindi si rendano disponibili 5 multiplex locali netti per l’emittenza locale.
2) E' stato evidenziato che sarebbe meglio effettuare la liberazione anticipata delle frequenze 50-53 UHF rispetto alla scadenza del 30 giugno 2022 solo nelle cosiddette aree di esclusione, cioè quelle per le quali è stato sottoscritto un accordo di coordinamento internazionale con Francia, Svizzera e Malta
(Attenzione= niente Paesi adriatici).
Invece, l’anticipo nelle aree non oggetto di accordo internazionale viene considerato inutile e dannoso perchè renderebbe inutile la deroga all’anno 2022 per la liberazione della banda dei 700 MHz ed inoltre per evitare il più possibile disagi sia all'utenza che agli operatori di rete è stato proposto di eliminare la fase intermedia tra PNAF attuale e PNAF 2018 ipotizzata nella bozza di roadmap del Ministero dello sviluppo economico sottoposta a consultazione e di passare al DVB-T2 in maniera coordinata tra mux nazionali e locali nel periodo più lungo possibile, almeno a partire dal 1 gennaio 2021, fino al 30 giugno 2022.
3)
A livello internazionale sono ancora in corso le negoziazioni tra il Ministero dello sviluppo economico e le competenti autorità di Algeria, Libia e soprattutto Tunisia.
L'area di coordinamento riguarda da una parte l’area geografica prospiciente il Canale di Sicilia (comprendente le province meridionali della Sicilia) e dall'altra le coste dei 3 Paesi Nord-africani. Nonostante i progressi avanzati, attualmente non è stato possibile firmare un nuovo accordo di coordinamento diretto ad attualizzare le previsioni del vigente Accordo GE06.
Ciò comporterebbe per l’Italia solamente l'utilizzo delle frequenze di Ginevra 2006 (8 in banda UHF, 3 delle quali inutilizzabili in quanto ricadenti in banda 700 MHz) e di conseguenza diminuirebbe il numero totale di mux pianificati in quest'area.
Tuttavia, a causa della necessità di pianificare lo stesso numero di multiplex in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e di non rendere inutile quasi totalmente i risultati degli accordi di coordinamento internazionale del Ministero dello sviluppo economico con Spagna, Francia, Monaco, Città del Vaticano, Svizzera, Austria, Croazia, Grecia, Montenegro, Slovenia e Malta che hanno reso disponibile per ciascuna delle altre aree geografiche di coordinamento 14 frequenze (15 nell’area di coordinamento con la Svizzera) sono previsti 14 mux anche nell’Area Tecnica 16 (Sicilia) dal momento che non sono state segnalate o registrate interferenze tra impianti italiani e nord africani, in particolare tunisini. In ogni caso nel PNAF 2018 sono state comunque previste le opportune cautele per assicurare sia la protezione delle assegnazioni estere sia gli adeguati livelli di copertura per le reti pianificate.
Su quest'ultimo punto sono perplesso:
- l'Algeria non deve coordinarsi con la Sicilia, semmai con la Sardegna
- le interferenze tra Italia e Tunisia non saranno state segnalate a Bruxelles, eppure qui sul forum ci sono state diverse testimonianze nel corso degli anni di segnali nord africani captati in Sicilia
- non si sono mai sapute pubblicamente le frequenze appartenenti di diritto ai 3 Paesi Nord africani (a parte il 52 della Tunisia, più volte oggetto di discussione)