L’esercizio cinematografico italiano è in crisi da decenni. Se si va a vedere i numeri, il calo lento ma progressivo degli spettatori italiani perdura dalla fine degli anni Sessanta, quando la televisione cominciò a diffondersi massivamente nelle case. Non a caso, i primi cinema cominciarono a chiudere in provincia tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta: molti di questi non hanno mai più riaperto. Intere province d’Italia non vivono più il rito della sala proprio per una ormai pluridecennale assenza di quest’ultima. Se per andar al cinema servono 30 km di auto d’andata e 30 km di auto di ritorno, mi sembra logico che il grande pubblico non cinefilo, non appassionato si muova solo per film-evento eccezionali. Ma è un qualcosa che dura da decenni e che la pandemia, come è successo con tutte le aziende e le imprese non solo culturali già traballanti, ha aggravato. Basti guardare la Francia (che ha 69 milioni circa di abitanti contro i 60 milioni circa di abitanti in Italia, quindi pressoché sovrapponibile) per vedere numeri completamente diversi. E non solo dal 2020 in poi, ma anche da molto prima. Vi lascio qualche dato (fonte: BoxofficeMojo) riferito ai soli weekend d'apertura di alcuni film
Spectre in Francia: 13 milioni euro circa
Spectre in Italia: 5.3 milioni euro circa
No Time To Die in Francia: 9.6 milioni euro circa
No Time To Die in Italia: 2.9 milioni euro circa
Endgame in Francia: 24.9 milioni euro circa
Endgame in Italia: 19.5 milioni euro circa
No Way Home in Francia: 16.4 milioni euro circa
No Way Home in Italia: 9.3 milioni euro circa
F9: The Fast Saga in Francia: 9 milioni euro circa
F9: The Fast Saga in Italia: 1 milione euro circa
Shang-Chi in Francia: 4.1 milioni euro circa
Shang-Chi in Italia: 1.7 milioni euro circa
Dune in Francia: 7 milioni euro circa
Dune in Italia: 2.5 milioni euro circa
No Time To Die in Francia: 9.6 milioni euro circa
No Time To Die in Italia: 2.9 milioni euro circa
Eternals in Francia: 5.7 milioni euro circa
Eternals in Italia: 3.7 milioni euro circa
È vero che in Italia abbiamo avuto la piena capienza solo dall'11 ottobre ma è un dettaglio che ha spostato poco. Anche in Francia c'è stato un calo a causa della pandemia ma non paragonabile allo sfacelo italico.
Il grande pubblico italiano, a differenza di quello francese, ha sempre tradizionalmente preferito la fruizione domestica e i dati sul calo lento ma inesorabile degli spettatori dagli anni Sessanta ad oggi lo testimonia. Qualche annata in controtendenza vi è stata, ma sono sempre stati casi isolati. È proprio l'abitudine ad essere venuta meno ma riguarda l'Italia. Anche in Francia esistono Netflix, Prime Video e le serie tv, ma l'afflusso di spettatori è sempre stato molto più alto di quello italiano, tanto prima della pandemia quanto dopo.
Quindi, è molto probabile che la sala in Italia sia destinata a diventare roba di nicchia o di ultranicchia con un numero di cinema nel territorio sempre più basso e sempre più concentrato nei grandi centri culturali delle grandi città (Napoli, Roma, Milano, Bologna etc.), ma la situazione nel resto d’Europa e del mondo è molto diversa.
E questo è estremamente triste, tipico di un Paese come il nostro in cui la Cultura ha sempre ricoperto l'ultima ruota del carro: non gliene è mai fregato niente né al popolo né alla classe politica. L'esperienza della Sala cinematografica non è replicabile in ambienti domestici per il banale motivo che essa si basi non solo sulla qualità audio/video ma anche sulla presenza di estranei che, esattamente come noi, hanno pagato un biglietto. La visione in sala (= luogo diverso dalla comodità di casa) è precipuamente un'esperienza collettiva con estranei, una sorta di psicanalisi di massa davanti ad un grande schermo. E' anche e soprattutto per questo motivo che essa sia, di fatto, insostituibile in un Paese civile. Nessuna saletta home cinema, per quanto tecnologicamente all'avanguardia, è in grado di fare ciò. Senza dimenticare che la
Sala di un Cinema rappresenti anche uno strumento di democrazia: un luogo uguale per tutti, indipendentemente dall'età, dal ceto sociale, dalla disponibilità economica, dalle credenze politiche/religiose, all'interno del quale assistere ad un'opera cinematografica insieme ad estranei. Quentin Tarantino lo ha spiegato meglio di me qui
https://fb.watch/aKM2UTKOm9/
I Paesi europei civili sono ben altri e lo si vede anche da questo