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Ancora sangue italiano in Afghanistan: morti 4 militari

Probabilmente lo stipendio dei 3000 euro può anche essere vero, però sicuramente si tratta di stipendi base che lievitano sensibilmente con le varie voci magari riguardanti le indennità, turni reperibilità, missioni particolari ecc ecc....
Pilucchetta
 
bumbaro ha scritto:
Parole stupide dette da uno che ha sicuramente nel portafogli il santino con l' effige di Stalin. I finti pacifisti a senso unico, come te, hanno un solo colore politico e una sola ideologia: chi è nemico degli Stati Uniti è mio amico, chiunque esso sia, anche se talebano. Quanto poi a La Russa, beh, dalla tua parte c'è il nulla, salvo quattro idioti che bloccano Tav, discariche, inceneritori e altro, sempre in nome della libertà, naturalmente.
Meglio Crociato che traditore.

addirittura si mette in gioco stalin, mahh. Stiamo andando di molto lontani dall'oggetto principale.
 
Risulta ad oggi che il 75% dell'Afghanistan sia ancora in mano ai talebani,cioè 3/4 di paese.
Ripeto:che ci stiamo a fare allora se in quasi 10 anni le forze Nato controllano(per così dire....)a malapena un quarto del territorio?
Ma non avete capito che fino a quando non ce ne andiamo da quei territori questa tragedia non avrà mai fine?
 
.....forse avrai voluto dire che non finirà mai fintanto che ci sarà petrolio in quelle zone, o ho capito male io?:eusa_think: :D
Pilucchetta
 
patria o muerte ha scritto:
Risulta ad oggi che il 75% dell'Afghanistan sia ancora in mano ai talebani,cioè 3/4 di paese.
Ripeto:che ci stiamo a fare allora se in quasi 10 anni le forze Nato controllano(per così dire....)a malapena un quarto del territorio?
Ma non avete capito che fino a quando non ce ne andiamo da quei territori questa tragedia non avrà mai fine?

Mha...I talebani operano nel 75% della totalità del territorio afghano, la cui conformità orografica e la vicinanza con i vari confini e le zone pastun favoriscono il ricambio delle armi ed il commercio dell'oppio, ma non ne hanno il controllo totale. D'altra parte, non c'è una guerra dichiarata e non esiste un esercito in forma tradizionale da affrontare in campo aperto. La domanda credo sia un'altra: cosa succederà quando la coalizione abbandonerà l'Afghanistan?

.....forse avrai voluto dire che non finirà mai fintanto che ci sarà petrolio in quelle zone, o ho capito male io?
Pilucchetta

Credo che, almeno in Afghanistan, non si possa chiamare a giustificare l'intervento il petrolio...forse il passaggio di un gasdotto, magari. Mi sembra di aver letto qualcosa al riguardo. Ma questa supposizione potrebbe aprire scenari inquietanti. Dietro i talebani potrebbe nascondersi qualcuno i cui interessi economici in termini di spostamento di gas, sono opposti a quelli di chi è in Afghanistan attualmente...Provate ad indovinare chi?
 
Chi abbia voglia di leggere qui c'è un motivo per il quale siamo in Afghanistan:

L’Afgano medio – e, a dire la verità, l’Americano medio – starebbero ricavando davvero pochi benefici dalla costante occupazione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti e dai miliardi di dollari dei contribuenti Americani che continuano ad essere investiti in quello stato, ma in entrambi gli stati chi ha conoscenze importanti si distingue discretamente bene. In Afghanistan a quanto pare la chiave per la prosperità e il potere è fare Karzai di cognome, come il Presidente Hamid Karzai.
“Negli ultimi anni”, riporta James Risen del New York Times “dozzine di membri della famiglia Karzai e alleati hanno preso lavori governativi, perseguito interessi finanziari o lavorato come appaltatori per il governo Americano, permettendo loro di ricavare benefici politici o economici da questo.” “Funzionari Americani” scrive Risen “dicono che i Karzai e un pugno di altre famiglie con i giusti contatti hanno beneficiato dei miliardi di dollari che gli Stati Uniti hanno investito nel paese dal 2001 a oggi. Quei soldi hanno aiutato a pagare gli stipendi di alcuni Karzai che sono impiegati del governo, messo in moto lo sviluppo di un vero patrimonio e progetti di costruzione che comprendevano membri della famiglia e creato richiesta per affari collegati ai Karzai.”Questi non sono semplicemente amici e relazioni che si sono trovati per caso nel vicinato quando il governo U.S.A. ha insediato Hamid Karzai come presidente dell’Afghanistan, una posizione che ha conservato attraverso due elezioni alquanto discutibili. Risen fa notare che “la maggior parte di loro viveva negli Stati Uniti prima di andare in Afghanistan, usando a loro vantaggio la posizione del presidente per metterli al centro di una nuova oligarchia di potenti famiglia Afgane.” Ad esempio:
Prima del 2001, Yama Karzai, un nipote del presidente, viveva con i suoi fratelli a Quetta, in Pakistan, e riceveva un supporto economico da parenti negli Stati Uniti, Mohammad Karzai (un cugino del Presidente Karzai che vive in Maryland) ad esempio. Oggi, Yama Karzai è uno dei più importanti funzionari dell’intelligence Afgana e possiede una casa in Virginia, stando ai documenti catastali. Non ha risposto alle richieste di informazioni del New York Times.
Hashim Karzai, un cugino del Presidente Karzai, adesso lavora come consulente per la Pamir Airways, una linea aerea con base a Kabul che è stata controllata da uno dei soci d’affari di Mahmoud Karzai (il fratello del Presidente Karzai), e vive a Dubai in una delle lussuose Palm Island. In agosto ha preso in affitto la Galleria d’Arte Corcoran a Washington, a un isolato dalla Casa Bianca, per le nozze tra suo figlio e una nipote del Presidente Karzai, stando a quanto affermato da Qayum Karzai, padre della sposa e fratello del presidente.
E Mahmoud Karzai, saggiamente considerato come il meglio introdotto capitano d’industria dell’ Afghanistan, ha affermato che un progetto immobiliare che aveva sviluppato a Kandahar è ora valutato 900 milioni di dollari, includendo il valore delle case vendute. I cinque partner originali, tra cui Mr. Karzai, avevano investito nel progetto 4 milioni di dollari, come lui stesso ha affermato. Il progetto Kandahar fece esplodere una disputa amara con l’esercito Afgano, che reclama il possesso dei terreni utilizzati nel progetto.
Qayum Karzai ha servito nel Parlamento e in altre funzioni nell’amministrazione Karzai mentre ancora possedeva tre ristoranti a Baltimora. E un altro fratello, Shahwali Karzai, “gestisce la sua impresa di consulenza meccanica e il progetto immobiliare di Mahmoud”, scrive Risen. “Abdul Ahmad Karzai, che ha lavorato per l’Aereoporto Internazionale Baltimora-Washington prima che suo fratello diventasse presidente, adesso lavora per l’Afghanistan Investment Support Agency (“Agenzia di Supporto dell’Investimento in Afghanistan”) che distribuisce licenze aziendali” – licenze senza le quali un’azienda non può legalmente operare nello stato. Altri familiari vivono in modo agiato grazie a contratti con l’esercito degli Stati Uniti.
In realtà, solo uno dei cinque fratelli Karzai che vivevano negli Stati Uniti nel 2001 – un professore di biochimica alla Stony Brook University a New York – ha scelto di rimanere in America dopo l’ascesa alla presidenza Afgana di Karzai. Il richiamo dei soldi dei contribuenti Americani era semplicemente troppo grande perché gli altri quattro riuscissero a resistervi. Mohammed Karzai disse a Risen, “I miei parenti mi hanno detto che non riescono a capire perché non sono andato con loro per diventare ricco”.
Non c’è da meravigliarsi se, con così tanti soldi e così tanto potere nelle mani di una singola famiglia, la corruzione è tranquillamente riconosciuta. Tra i Karzai attualmente accusati di attività non etiche, stando a Risen, ci sono “(uno dei fratelli del Presidente Karzai) Ahmed Wali Karzai, che ha negato ripetute accuse di collegamenti con il traffico di droga, e Mahmoud Karzai, i cui rapporti d’affari sono sotto inchiesta da parte di procuratori Americani.” La famiglia, ovviamente, nega tali dichiarazioni, con sia Mahmoud Karzai e Qayum Karzai, ad esempio, che sostengono che i loro clan sono irreprensibili. Addirittura “Abdul Wali Karzai, il professore della Stony Brook, ha affermato che la famiglia è stata ingiustamente attaccata, ma che la previsione di tutto ciò che i Karzai hanno fatto in Afghanistan spiega il suo rifiuto di raggiungere i fratelli,” dice Risen.
Può esserci più di semplice avarizia alla base dell’infestazione dei Karzai al governo Afgano, comunque. Il Presidente Karzai, ben lontano dalla sicurezza della sua posizione, ha bisogno di tutte le persone leali possibili all’interno del governo e degli altri centri di potere. Ronald E. Neumann, l’ambasciatore Americano in Afghanistan dal 2005 al 2007, ha detto a Risen, “Karzai è convinto che stiamo per abbandonarlo. E qual è la sua risposta? Crearsi una rete di fedeltà e comandanti di milizia e famiglie corrotte saldata insieme.”
Gli Americani possono solo sperare che il temuto abbandono di Karzai abbia luogo. Troppi soldi e troppe vite Americane sono state spese per questo progetto Afgano anticostituzionale, specialmente visto che il risultato è stato creare un feudo personale per la famiglia Karzai, che continua ad arricchirsi ogni giorno che l’occupazione e gli aiuti Americani continuano. Noi Americani non possiamo permetterci nemmeno la nostra stessa classe politica corrotta; è ora che smettiamo di fondare quella dell’Afghanistan.

Michael Tennant
Fonte: www.thenewamerican.com
Link: http://www.thenewamerican.com/index...arzai-family-fortune-courtesy-of-us-taxpayers
6.10.2010
 
Sono stati citati anche quelli, in barba al regolamento:
REGOLAMENTO ha scritto:
È vietata la propaganda politica,il riferimento a personaggi politici presenti o passati
L'essere troppo buoni e tolleranti..... non significa che il 3ad non è COSTANTEMENTE monitorato:evil5:
 
L'arrivo della salma di Gianmarco Manca in Sardegna è previsto alle 17 all'aeroporto militare di Alghero, dove verrà allestita la camera ardente nel palazzo del comune in via Columbano, e domani pomeriggio verrà celebrato il funerale cattolico nella cattedrale di Santa Maria officiato dall'arcivescovo di Sassari Paolo Atzei. In città è stato proclamato il lutto cittadino, e nei locali pubblici verranno esposte le bandiere italiane a lutto.
Si pensa di intitolare una strada al caporal maggiore.
 
A distanza di nove anni oramai è certo: in Afghanistan non c’è alcuna lotta al terrorismo, nessuna missione di pace, ma solo e semplicemente una guerra. Checché se ne dica. I numeri, infatti, parlano chiaro: quasi 2.000 soldati morti e circa 40.000 tra militari e civili afghani caduti sotto i colpi delle micidiali armi che si stanno utilizzando in questa “missione di pace”. E poi ci sono anche i cosiddetti “danni collaterali”: 10.000 civili morti per errore, perché si sono trovati nel momento sbagliato nel posto sbagliato.
E a chi imputare responsabilità? Certamente ai cosiddetti “potenti” che, ipocriti, hanno fatto leva sulle coscienze parlando di “lotta al terrorismo”, “esportazione di democrazia”. Ed invece non si nascondono che interessi esclusivamente economici, come rivela anche uno sconvolgente dossier di “Peace Reporter”.
E allora chiediamoci anche noi: quali sono gli interessi economici che si celano dietro questa guerra? Nel dossier si parla, infatti, di diverse ipotesi: risorse energetiche, la pipeline trans-afgana, l’importante posizione strategica del territorio afgano soprattutto per frenare le mire espansionistiche della Cina, “considerata dal Pentagono come la maggiore minaccia potenziale all’egemonia militare ed economica globale degli Stati Uniti non solo in Asia, ma anche in Medio Oriente, Africa e America Latina”. Ma sono altri i possibili interessi su cui fa leva il dossier.
LA DROGA. Forse, infatti, dietro la guerra ci sono interessi inconfessabili: “quelli legati al controllo del traffico mondiale dell’eroina, ovvero di uno dei business più redditizi del pianeta, con un giro d’affari annuo stimato attorno ai 150 miliardi di dollari l’anno”.D’altronde la Cia non è nuova a questa politica: è risaputo, infatti, che il boom della produzione di oppio/eroina negli anni ’70 in Laos, Birmania e Cambogia è stato opera dalla Cia, che con i ricavi del narcotraffico finanziava le operazioni anti-comuniste nel Sudest asiatico; così come è risaputo che stessa cosa avvenne negli anni ‘80 in America Latina, per finanziare (con i proventi della coca) “la guerriglia antisandinista dei ‘Contras’ in Nicaragua, e in Afghanistan per finanziare (con i proventi dell’eroina) la resistenza anti-sovietica dei mujaheddin”. Non è un caso, infatti, che i talebani, notoriamente sostenuti dalla Cia (come dimostrato anche da diversi documentari), continuarono a fare affari negli anni con la produzione di droga.Ed ora arriviamo ad oggi: “Secondo un numero sempre maggiore ed eterogeneo di esperti e di persone ‘ben informate’, la Cia avrebbe in sostanza appaltato produzione e lavorazione di droga al ‘narco-Stato’ guidato da Karzai, proteggendo le rotte di smercio via terra (Pakistan, Iran e Tajikistan) e gestendo direttamente il trasporto aereo all’estero”.
Secondo un’inchiesta televisiva condotta dal canale russo “Vesti”, infatti, “l’eroina afgana – si legge nel dossier – viene portata fuori dall’Afghanistan a bordo dei cargo militari Usa diretti nelle basi di Ganci, in Kirghizistan, e di Inchirlik, in Turchia”. E la giornalista afgana Nushin Arbabzadah sembrerebbe confermare queste voci, ritenendo che la droga viaggi nascosta nelle bare dei militari Usa, riempite di droga appunto, al posto dei cadaveri.Ma anche altri confermerebbero la pista del narcotraffico. Il giornalista russo Arkadi Dubnov di “Vremya Novostei”, riportando informazioni fornitegli da una fonte all’interno dei servizi afgani, ha scritto che “l’85 per cento di tutta la droga prodotta in Afghanistan è trasportata all’estero dall’aviazione Usa“.E ancora. Quest’estate il generale russo Mahmut Gareev, un ex comandante delle truppe sovietiche in Afghanistan, ha dichiarato a “Russia Today“: “Gli americani non contrastano la produzione di droga in Afghanistan perché questa frutta loro almeno 50 miliardi di dollari all’anno. Non è un mistero che gli americani trasportano la droga all’estero con i loro aerei militari“.Il giornalista statunitense Dave Gibson di “Newsmax“, citatndo una fonte anonima dell’intelligence Usa, ha affermato che “la Cia è sempre stata implicata nel traffico mondiale di droga e in Afghanistan sta semplicemente portando avanti quello che è il suo affare preferito, come aveva già fatto durante la guerra in Vietnam“.L’economista russo Mikhail Khazin in un’intervista ha dichiarato che “Gli americani lavorano duro per mantenere in piedi il narcobusiness in Afghanistan attraverso la protezione che la Cia garantisce ai trafficanti di droga locali“.E infine abbiamo Eric Margolis che, sull’ “Huffington Post”, scrive: “Le esperienze passate in Indocina e Centroamerica suggeriscono che la Cia potrebbe essere coinvolta nel traffico di droga afgana in maniera più pesante di quello che già sappiamo. In entrambi quei casi gli aerei Cia trasportavano all’estero la droga per conto dei loro alleati locali: lo stesso potrebbe avvenire in Afghanistan“.
DROGA – BANCHE. CHE RAPPORTO? Molti, ancora, sono quelli che ritengono ci sia un legame tra il narcotraffico e la crisi economica bancaria. Sempre nel dossier leggiamo quanto affermato da Antonio Maria Costa, direttore generale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la Droga e la Criminalità (Unodc), il quale, in un’intervista al settimanale austriaco “Profil“, ha dichiarato: “Il traffico di droga è l’unica industria in espansione. I proventi vengono reinvestiti solo parzialmente in attività illecite. Il resto del denaro viene immesso nell’economia legale con il riciclaggio. Non sappiamo quanto, ma il volume è impressionante. Ciò significa introdurre capitale da investimento. Ci sono indicazioni che questi fondi sono anche finiti nel settore finanziario, che si trova sotto ovvia pressione dalla seconda metà dello scorso anno. Il denaro proveniente dal traffico di droga attualmente è l’unico capitale liquido da investimento disponibile. Nella seconda metà del 2008 la liquidità era il problema principale per il sistema bancario e quindi tale capitale liquido è diventato un fattore importante. Sembra che i crediti interbancari siano stati finanziati da denaro che proviene dal traffico della droga e da altre attività illecite. E’ ovviamente arduo dimostrarlo, ma ci sono indicazioni che un certo numero di banche sia stato salvato con questi mezzi”.
E continuano a parlare di “missione di pace” …


http://lospecchioblog.altervista.org/specchio/?p=2383
 
L'emittente sarda Videolina trasmetterà in diretta i funerali del caporal maggiore Gianmarco Manca oggi alle 15.00
 
alla fine era anche giusto, che venisse trasmesso il rito privato anche per tv. vedendo quanta ieri affollava la cattedrale di alghero. Non ho visto la città unita come ieri...
 
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