Apocalypto ( contiene spoiler )

Tuner ha scritto:
le visioni, invece, che sia il diavolo o la madonna, appartengono all'immaginario.;)

non uscire dal seminato, altrimenti ti vai a ficcare in un ginepraio, da non asciugarsi più gli occhi. ;)
 
Maxicono ha scritto:
non uscire dal seminato, altrimenti ti vai a ficcare in un ginepraio, da non asciugarsi più gli occhi. ;)
a me sembrava che ci fossimo già dentro, da un pezzo :D
Tra l'altro, adesso ha davvero ragione Leonardello, perchè è da un pezzo che abbiamo smesso di parlare di cinema.
Me ne scuso per la mia parte.
 
Nella mia recensione di Apocalypto, dopo la prima visione, scrivevo che questo film «non sa cosa vuol dire». Chi lo apprezza solitamente tira fuori la solita storia: questo film è null'altro che un semplice film d'avventura. Bisognerebbe poi indagare su questa candida difesa: vorrebbe dire che un film d'avventura non produce null'altro che inseguimenti? Chiaro che no, come non è vero che una "semplice commedia" produce solo battute o situazioni divertenti. Ma tornerò sul punto.

Giustamente anche lo stesso Gibson conferma: «Oddly enough, I just wanted to fashion a really exciting chase». Se non che poi nella stessa intervista pare dire (come riportato altrove) che questo film sarebbe addirittura un commento sulla paura instillata dall'amministrazione americana (Bush, quindi) per mantenere il potere. E a leggere l'intervista quasi si è convinti. Anche se si è un po' spiazzati perché non si sa da quale versione esser convinti. A lume di naso bisognerebbe propendere per la seconda versione, giustificando la prima come questione di opportunità politica delle dichiarazioni dell'autore. Diamo comunque per scontato che Gibson in cuor suo avesse buone intenzioni. Come accade il più delle volte, tuttavia, puoi avere le intenzioni migliori del mondo ma se non scegli bene il come, finisci per produrre qualcosa di quantomeno contraddittorio. Più o meno come le tue dichiarazioni alla stampa. Il minimo che si potrebbe dire di Apocalypto è appunto che è un film contraddittorio.

Qui, tornando a quanto dicevo in apertura, mi tocca fare una premessa/precisazione che dovrebbe essere ovvia, ma dato il sempre comodo alibi del semplice film d'avventura (lo stesso usato per 300, guarda caso) tocca purtroppo ripetersi: nessun film può sottrarsi all'analisi dei significati (o della "visione del mondo", che se il film è pessimo generalmente è pessima anch'essa, se il film è nullo è nulla anch'essa) che, attraverso la trama e la messa in scena, genera. E Apocalypto, con tutta evidenza, è sorretto da quella che ormai si può chiamare a buon titolo poetica gibsoniana, che questa piaccia o no.

Seguendo questo film The Passion, è impossibile non ritrovarci gli stessi topoi stilistici: Apocalypto è, per dirla in breve, un film in cui predominano piani ravvicinati, soggettive, ralenti e musica misticheggiante. Tematicamente, ad un livello elementare, è come dichiarato un film in cui c'è un protagonista, Zampa di Giaguaro (Rudy Youngblood), che sottoposto a prove che turbano l'equilibrio del suo mondo infine torna all'equilibrio iniziale avendo imparato una lezione. La lezione in sé è chiara, ed è esposta subito mischiandosi ad un tema ricorrente, quello della famiglia, essendo dichiarato dal padre direttamente al figlio: Zampa di Giaguaro deve superare la paura che contamina la sua pace. Per farlo tornerà nella foresta dei padri, dopo aver messo al riparo e poi recuperato la moglie incinta, il neonato ed il primogenito. Il rapporto fra moglie, marito, nascituro e primogenito è quello che meglio viene affrontato, producendo tra l'altro una delle pochissime inquadrature interessanti del film: dopo il discorso dell'anziano del villaggio sulla collina dei padri, padre, madre incinta e primogenito sono distesi a terra, lei orizzontalmente con la pancia al centro del quadro, e padre e figlio (quest'ultimo a testa in giù) sulla sinistra, con la testa appoggiata sulle gambe di lei poco sotto il suo grembo, occupando verticalmente ognuno una metà del campo. Chiaramente, il film esprime valori semplici come appunto quelli della famiglia e della tradizione, ponendo in risalto le figure dei figli (si veda ad esempio la carovana di bambini che segue parallelamente quella degli adulti, uomini e donne separati, fatti prigionieri) come loro naturali eredi. (Anche con un'allegra presa in giro del compagno di villaggio sterile, schernito da tutti in due riprese, più vigliaccamente proprio dal padre dell'eroe, appunto perché non in grado di procreare.)

Stranamente, va rimarcato come la versione in dvd (e presumo dunque anche quella utilizzata nei passaggi televisivi) del film abbia eliso la didascalia d'apertura che si trovava in quella uscita al cinema: «Una grande civiltà viene conquistata dall'esterno solo quando si è distrutta dall'interno», sostituendola con una schermata nera. Questo è un bene per il film. Con l'eliminazione di questo riferimento esterno si stempera l'ambiguità politica del film, dettata dalla lettura di questa frase soprattutto in congiunzione col finale in cui (con leggera approssimazione dei tempi e dei modi storici, per legittimi —forse poco chiari— fini espressivi) missionari e conquistadores arrivano sulle coste dello Yucatán con spade ed una bella croce in mano. Indipendentemente dal significato esatto di questo finale, sul quale è lecito riflettere essendo questo difficilmente liquidabile come senz'altro "neutro", mi pare ragionevole sostenere quantomeno che la scelta di rappresentare in maniera così diretta lo sbarco dei conquistatori europei, soprattutto mostrando non solo le navi in lontananza ma gli stessi conquistatori (e il prete con la croce), potesse generare (come è stato) spiacevoli malintesi. Senza quella didascalia si evita di imporre una lettura metatestuale messa in bella mostra, e tra l'altro quasi perfettamente in modo speculare al dato da interpretare (didascalia in apertura, arrivo conquistadores in chiusura).

Con l'elisione della didascalia d'apertura il film è anche più giustificato come incentrato predominantemente sull'eroe. È qui, comunque, che i veri problemi del film sono sempre stati. La sua caratterizzazione, incentrata sulla sua paura e sul suo bisogno di vincerla, proprio attraverso la natura delle prove cui è sottoposto, lo presenta, più che come figura allegorica (seguendo le dichiarazioni di Gibson) per una liberazione dall'oppressione del potere che quella paura impone, come una variante del Cristo di The Passion. Da questo punto di vista, potrà giovare aver eliminato la didascalia d'apertura, ma se non si elimina anche l'episodio della bambina malata che annuncia un oscuro presagio per i Maya "civilizzati" si è fatto ben poco. Cito il monologo della bambina: «Hai paura di me. Ed è giusto che sia così, per tutti voi esseri ignobili. Vorreste sapere come morirete? Il tempo sacro è vicino. Attenti all'oscurità del giorno. Attenti all'uomo che conduce il giaguaro. Guardatelo rinascere dal fango e dalla polvere, perché colui dal quale vi sta portando cancellerà il cielo e graffierà la terra. Vi spazzerà via. E metterà fine al vostro mondo. Lui è con noi adesso».

L'eroe da questo momento farà esattamente quanto predetto: sopravviverà al sacrificio rituale grazie all'intervento di un'eclissi, condurrà (anche se involontariamente, scappando) un giaguaro che farà secco uno dei cattivi, cadrà nel fango e ne riuscirà (risurrezione?) perfettamente agghindato per il combattimento finale (d'altronde è Zampa di Giaguaro, il giaguaro era nero ed è giusto che anche lui sia tinto di nero per la resa dei conti), e condurrà gli Holcane cattivi e decadenti alla spaggia. Ciò che perplime è il riferimento a "colui" dal quale Zampa di Giaguaro conduce gli Holcane, colui che completerà il lavoro spazzandoli via. Chi sarebbe questo "lui" che adesso è "con loro" (intendendo per loro i Maya non Holcane, quelli cui appartiene la bambina e cui appartiene anche Zampa di Giaguaro, quelli buoni), che metterà fine al loro mondo? A leggere queste parole si fa davvero fatica a non dar credito a chi vede nell'arrivo degli Spagnoli una valenza salvifica: che quella croce nelle salde mani del missionario sia "lui", Dio? Il fatto che l'eroe torni nella foresta scappando da un progresso per colpa del quale «la terra sanguina», e non si pronunci sulle navi, non aiuta a togliere il dubbio.

Ma al di là di questo (anzi, dovrei dire, a riprova di questo), è la poetica stilistica di Gibson che genera uno sguardo ambiguo e in ultima istanza manicheo, reazionario. Si prenda l'uso delle soggettive. Gibson, al di là dell'uso predominante che serve all'immedesimazione con l'eroe attraverso quanto vede durante il viaggio, le utilizza in maniera del tutto casuale in relazione ad altri ed altro: nella scena dell'inseguimento del cinghiale, ad esempio, vediamo tre semi-soggettive del cinghiale; ci sono poi le soggettive e semi-soggettive dei guerrieri Holcane che ascoltano terrificati la profezia della bambina, o l'esempio peggiore più in avanti che è la soggettiva della testa mozzata che cade durante il rito sacrificale. Gibson non adotta mai uno sguardo certo su quello che narra, il più delle volte (specie nelle scene di inseguimenti) si limita a dare un'impressione confusa di movimento ed enfatizza ad ogni passo, per primo attraverso l'uso abbondante del ralenti (vedasi l'uccisione del padre dell'eroe), l'appariscenza del dettaglio lugubre (sintomatica la descrizione della città, tralasciando sull'accuratezza della ricostruzione) cercando una reazione puramente alimentare da parte dello spettatore. Il carattere avventizio di questi elementi crea nella sostanza quantomeno una confusione circa gli intenti e gli esiti ultimi del film, che Gibson dimostra di non saper tenere a bada impegnato com'è a rinunciare ad ogni criticità di prospettiva. Quel che mi sentirei di dire con certezza è che abbiamo visto la fuga nella foresta, per tornare alla foresta, di un Cristo Maya, realizzata più o meno come una Via Crucis. E già qui, se mi permettete, al di là della pochezza della fattura, credo sia lecito essere piuttosto scettici.
 
Finalmente si ritorna a parlare di cinema, ma ancora una volta da un'analisi interessante arrivi a conclusioni viziate da quella che è difficile non vedere come un'idea preconcetta.
Gran parte di quello che dici l'abbiamo già riconosciuto tutti: il film è ora sciatto, ora magniloquente, ci sono degli eccessi visivi. Anche a me la soggettiva della testa mozzata ha dato fastidio. Ma a parte questo l'esibizione della violenza non mi sembra attribuibile a finalità ideologiche, e giudicare la violenza di per se è sempre molto difficile; anche Peckinpah veniva stroncato per la stesse ragioni, mentre oggi...
Tra l'altro si è scelto di rappresentare una civiltà che era (anche) feroce: la messa in scena della violenza non mi sembra un sacrilegio, nè interamente gratuita, nè d'altra parte sarebbe rientrato nel dna di Gibson (da Braveheart in poi) rinunciarvi e lasciarla fuori campo: questo fa semmai di lui un regista enfatico e privo di sottigliezze, ma attaccarlo (ideologicamente) solo perchè stavolta il soggetto sono i Maya, invece di Braveheart, è una sciocchezza (una premeditata sciocchezza).

Le accuse alle tecniche di ripresa di soggettive di uomini e/o animali (gahan, era un tapiro, non un cinghiale: io scherzavo, ma forse una terza visione è davvero necessaria icon_wink) in corsa (alternate a riprese oggettive in montaggio veloce) sinceramente lasciano il tempo che trovano. Sono clichè, utilizzati in tutti i film di genere. Qui saranno stati utilizzati male (ma comunque nella seconda parte del film, con rozza efficacia), per favore non facciamone una strumentalizzazione.
La scena della profezia, e quelle che tu chiami semi-soggettive della bambina e dei guerrieri, sono dei semplici campo-controcampo con la camera in leggero movimento, caro gahan, come ne abbiamo visti milioni, ma qui, chissà perchè, si colorano di lesa maestà a Sua Eminenza il Cinema.

Ok, l'abbiamo detto tutti, ci sono delle sciattezze di regia; ma vederci, invece di quello che semplicemente sono (sciattezze), "una confusione circa gli intenti e gli esiti ultimi del film" significa avere deciso a priori quali sono gli intenti in questione. Si tratta di una caccia all'uomo (e al tapiro... :D) rese utilizzando quelli che sono i clichè del film di genere. Un utilizzo pacchiano? Forse, ma non privo di una certa efficacia.

La profezia: certo, allude alla venuta di qualcosa di spaventoso che spazzerà, annienterà il mondo (scratch the earth in questo caso andrebbe reso con qualcosa di ben più forte del francamente ridicolo "graffierà la terra"): la fine del mondo, appunto: ce lo dice già nel titolo. Un perfetto contraltare alla spaventosa (mettiamoci negli occhi di Zampa di giaguaro, con cui viene vista) apparizione del finale.
Difficile vederci un intervento portatore di salvezza in questo mondo (a meno, come al solito, di essere predisposti a vedercelo).

I valori proposti dal film sono troppo semplici, troppo semplicistici (villaggio-famiglia-foresta)? Potrà anche essere, metà del cinema americano è basato su elementi di questo tipo.

E veniamo all'apparizioni delle navi. Tu scrivi: "mi pare ragionevole sostenere quantomeno che la scelta di rappresentare in maniera così diretta lo sbarco dei conquistatori europei, soprattutto mostrando non solo le navi in lontananza ma gli stessi conquistatori (e il prete con la croce), potesse generare (come è stato) spiacevoli malintesi".
Cos'è ragionevole: che tu (con altri) sia (spiacevolemente) caduto nel malinteso? Perchè io di ragionevole, nel cadere in un malinteso, ci vedo poco (semmai una assenza di ragionevolezza). Certo è molto più facile cadere in uno (spiacevole) malinteso, se è già stabilito ciò che l'altro vuole dirci.

Personalmente, l'apparizione delle navi mi è sembrata fortemente inquietante, e mi ha fatto venire una discreta strizza. Chissà come mai ho (piacevolmente) evitato di cadere nel malinteso?

E quindi siamo daccapo: tolte le accuse ideologiche (in cui per ideologia si intende quella nella testa di chi accusa), tolto il tanto materiale girato male, resta, come già detto, la potenza (kitch?, forse, ma pur sempre potenza) delle scene nella città; la caccia all'uomo della seconda parte (pacchiana? forse, ma gagliarda); e l'apparizione finale, con quel movimento di camera a 180° dietro la nuca di Zampa di Giaguaro a scoprire le navi.
Una scena inquietante, indimenticabile, il mio unico rammarico è di non aver potuto vederla con occhio "vergine" (e quindi con ancora maggior effetto sinistro, minaccioso) perchè, come si sa, dappertutto si era già scritto (e letto) sull'arrivo finale delle caravelle -a portare la salvezza e la civiltà, naturalmente.
 
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Sì, era un tapiro. Vabbe', chiedo venia. Nella scena della bambina invece non siamo nel semplice campo-controcampo: apparte che la bambina rivolge anche lo sguardo dritto in camera, a guardare i guerrieri, ma la costruzione ed il gioco di sguardi è quello classico di oggettiva-soggettiva (o semi-soggettiva, più spesso).

andag ha scritto:
Ma a parte questo l'esibizione della violenza non mi sembra attribuibile a finalità ideologiche, e giudicare la violenza di per se è sempre molto difficile
Vedo che non ci siamo capiti. Io non discuto la violenza in sé, ma appunto la sua esibizione e le finalità che serve. Mettiamoci d'accordo: io penso ci siano elementi sufficienti, dopo tre film come questo, Braveheart e The Passion, per fare un discorso serio sull'autore Gibson. Sulla poetica (volendo, l'ideologia) dell'autore Gibson. Tu evidentemente no, e questa è una linea divisoria piuttosto netta che mi pare non faccia progredire la nostra discussione. Ora, se tu decidi che vuoi rinunciare a capire perché il regista Gibson senta il bisogno di esibire questa violenza e come, non solo qui ma anche nei suoi altri film, io non so cosa dirti. Il problema, cmq, e ripeto, non è la violenza: è la valenza espressiva di quanto viene mostrato, che è appunto rozza e alimentare. Che poi qualcuno la trovi potente e gagliarda (sempre con aggettivi, ma poi non si spiega mai perché) e gli venga la strizza è un altro conto. Ed è un altro modo di intendere (o non intendere) il cinema. Se Gibson mostrasse dei dolci bambini che costruiscono castelli di sabbia in questo stesso modo, la cosa non cambierebbe.

Per il resto di quanto hai scritto, se queste sono le argomentazioni, direi che "parlare di cinema" come ho provato a fare non serve a molto, perché si sta continuando a dire che sono un fanatico in malafede e che vedo Cristo e la Madonna dove c'è solo sciattezza. La sciattezza c'è, ripetiamolo. La colpa non è di chi cade nell'equivoco (ammesso che lo sia, eh--): in questo caso è chiaramente di chi quell'equivoco lo crea, e a crearlo è proprio la sciatteria (o forse la deliberata intenzione: io sono convinto che Gibson sciatto lo sia di natura, e questo si vede nello stile, ma alcune delle cose che dice e che dico io vuole proprio dirle) di Gibson. Una cosa è esprimersi bene ed esser male interpretati; un'altra è esprimersi male.
 
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attapiramenti a parte, mi sembra che - avendo finalmente rinunciato (non pretendo per merito mio) a sostenere la insostenibile lettura messianica, tu ti sia ritirato a sventolare la "valenza espressiva" del film di Gibson e "le cose che dice e che dico io vuole proprio dirle" (ma lasciando ben vago quale sia questa valenza, quali siano queste cose). Lasciamo da parte per un attimo questa scivolosa valenza espressiva e guardiamo al film.

Il film parla di un individuo, e dei suoi semplici (banali?) valori, schiacciato tra due poteri enormi: uno (dei due poteri) ben ostentato e mostrato nella sua crudezza, nella sua ricchezza e nei suoi eccessi, ma con una fascinazione da parte di Gibson evidente e che evidentemente cerca di trasmettere a chi vede; l'altro (dei due poteri) solamente annunciato (a metà film) ed accennato (nel finale), ma non per questo meno spaventoso.
Non c'è proprio nessun giudizio o presa di posizione. Non c'è nessuna valenza espressiva che non sia al servizio della storia.
Cosa hai scoperto, dunque, dopo tre film di Gibson? Che gli piace raccontare storie violente? Bella scoperta, come a una buona metà dei suoi colleghi.
Dare questa violenza un significato che non è giustificato dal film, questo sì che è male interpretare.

Tra l'altro io stesso ho sbagliato sottolineare troppo la sciattezza del film, che c'è, ma che non ne è poi l'aspetto più evidente. Perchè l'uso della violenza, così ostentata eccetera [ma anche sempre funzionale ed al servizio della storia (perchè è qusto che viene fatto: raccontare una storia)] temo che sia un aspetto molto più moderno di quanto possa sembrare, e di quanto possiamo renderci conto oggi. Penso che la lettura violenta (di Gibson, ma non c'è solo lui) sia qualcosa con cui bisognerà fare i conti e di cui tenere conto anche nel cinema a venire.
 
andag ha scritto:
attapiramenti a parte, mi sembra che - avendo finalmente rinunciato (non pretendo per merito mio) a sostenere la insostenibile lettura messianica
Qua devo smettere di leggere perché cado dalle nuvole, leggere il resto mi è impossibile. Questa cosa dove l'hai vista? Quando l'ho detta? No, perché il mio penultimo post si conclude in tutt'altra maniera-- Ma anche il resto è bello chiaro, come sul punto (almeno su questo) è chiarissimo il film stesso-- Altro che insostenibile lettura.
 
:lol:

gahan ha scritto:
Quel che mi sentirei di dire con certezza è che abbiamo visto la fuga nella foresta, per tornare alla foresta, di un Cristo Maya, realizzata più o meno come una Via Crucis.
 
gahan ha scritto:
Qua devo smettere di leggere perché cado dalle nuvole, leggere il resto mi è impossibile.
ecco, bravo, goditi il tuo tapiro d'oro e crogiolati nel tuo "spiacevole malinteso", convinto di avere ragione icon_wink
 
Qua è davvero inutile provare a parlare nel merito, perché oltre agli atteggiamenti infantili è evidente che non sapete proprio leggere.

Cmq, per rispondere al buon maxicono, questo film a parte le analisi tecniche, fa schifo.
 
per rispondere al buon maxicono, non fa schifo per niente: è un film che vale la pena di essere visto (se non altro per apprezzare il delirio che è diventato questo thread) :D.

Maxicono, se vuoi il mio consiglio: guardalo e fatti un'idea tutta tua.
Sono già state scritte troppe cose da parte di gente che aveva già deciso di regolare i conti con Gibson prima ancora che il film uscisse.
 
Quindi ho proprio ragione quando dico che non sapete leggere: Maxicono il film l'ha già visto, e anche a lui non è piaciuto.
 
Anche se c'hai provato a farci desistere ('mazza quanto scrivi... evviva l'essenzialità) io ti ho letto. Un rompiscatole come me ricorda (quasi) sempre tutti particolari e le contraddizioni.:icon_twisted:
Trattasi di un film che può certamente non piacere, come del resto accade per tanti altri film. Motivi tecnici ce ne sono in quantità, ma per il resto...
Scusa, ma non ha molto senso scrivere fiumi di parole per trovare modo di parare il colpo laddove non si riesce a controbattere. Mi pare che qui siamo tutti sufficientemente smaliziati e ci accorgiamo benissimo quando si mena il can per l'aia correggendo il tiro, fin quasi a smentirsi, e poi si torna a ribadire l'opinione originaria.
Apocalypto non è un "male assoluto" od un veicolo di messaggi demoniaci, è innocuo. Trattasi di un prodotto cinematografico con alcune pretese ma che risulta per lo più mediocre e solo a tratti interessante, immeritevole perfino del tuo astio personale nei confronti del regista.
 
Tuner ha scritto:
Motivi tecnici ce ne sono in quantità
Vabbe', dai. Accontentiamoci di questi (che tra l'altro sarebbero anche tutto, o quasi), dato che bastano abbondantemente. Quanto al resto, ripeto che basta saper leggere.
 
Tuner ha scritto:
Anche se c'hai provato a farci desistere ('mazza quanto scrivi... evviva l'essenzialità) io ti ho letto. Un rompiscatole come me ricorda (quasi) sempre tutti particolari e le contraddizioni.:icon_twisted:
Trattasi di un film che può certamente non piacere, come del resto accade per tanti altri film. Motivi tecnici ce ne sono in quantità, ma per il resto...
Scusa, ma non ha molto senso scrivere fiumi di parole per trovare modo di parare il colpo laddove non si riesce a controbattere. Mi pare che qui siamo tutti sufficientemente smaliziati e ci accorgiamo benissimo quando si mena il can per l'aia correggendo il tiro, fin quasi a smentirsi, e poi si torna a ribadire l'opinione originaria.
Apocalypto non è un "male assoluto" od un veicolo di messaggi demoniaci, è innocuo. Trattasi di un prodotto cinematografico con alcune pretese ma che risulta per lo più mediocre e solo a tratti interessante, immeritevole perfino del tuo astio personale nei confronti del regista.
Quoto. In tutto. Al 100%.
 
Sono tornato all'inizio del topic per capire quando mi è venuta voglia di vedere questo film (che forse non avrei guardato dovendo stabilire delle priorità a causa del tempo tiranno) ed in prima battuta ho trovato questa chicca:
TIKAL ha scritto:
15 gennaio 2007 Visto che nessuno ne parla provo a farlo io :D :D :D
:D :D :D
 
Comunque la valenza , se così si può definire, ideologica è presente, in maniera rozza ma piuttosto marcata. Non lo definirei il male assoluto perchè è talmente esplicito che mette in moto dopo pochissimi minuti di visione gli anticorpi. Certo che in certi frangenti ti cattura ma alla fine ti lascia poco.Continuo a dire che è un film rozzo esplicito mal costruto , la scena della bambina che sembrava l'indemoniata , la Nina la Pinta la Santa Maria ????Non mi risulta siano sbarcate nello Yucatan e comunque all'epoca la civiltà Maya era già una cività praticamente finita.Questi espedienti lo fanno un film pessimo .A me non è piaciuto.
Ciao
 
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