Diminuire l'attenuazione a valle dell'amplificatore significa aumentare l'efficienza energetica del sistema, ma bisogna anche assicurarsi che la cosa non vada a discapito di qualcos'altro, ad esempio dell'isolamento fra le prese.
La qualità del segnale dipende dalla figura di rumore del sistema, il cui primo elemento di degrado significativo è proprio l'amplificatore. Usare un amplificatore da 30dB per poi attenuare in ingresso 15 dB equivale ad usare un amplificatore con una figura di rumore pari a 15dB, quindi molto rischiosa ai fini della ricezione di segnali deboli.
Gli amplificatori a larga banda NON hanno alcuna regolazione del guadagno, ma possono solo prevedere un attenuatore in ingresso, per fare in modo che i segnali più forti NON mandino in saturazione l'amplificatore stesso.
Tecnicamente, se si necessita di un segnale di linea pari a tot dBuV, è bene che questo sia ottenuto con la minor attenuazione possibile a monte dell'amplificatore, il che vuol dire usare un amplificatore che abbia un guadagno
SOLO di poco superiore a quello necessario.
Quando il guadagno è superiore al necessario, ma l'amplificatore lavora comunque in zona lineare, è di gran lunga preferibile attenuare a valle aumentando eventualmente l'attenuazione delle linee derivate, piuttosto che attenuare il segnale proveniente dall'antenna.
Nel caso specifico, dato che il segnale più debole in antenna è 60dBuV, potremmo anche permetterci di attenuare 15 dB (60-15 = 45 cioè amplifichermo un segnale di 45dBuv con un amplificatore che è come se avesse 15dB di figura di rumore), fermo restando che sarebbe meglio non farlo, provvedendo ad usare un amplificatore con 10 dB di guadagno in meno, oppure, se quell'amplificatore non esistesse in commercio, aumentando l'attenuazione a valle dell'amplificatore.
...meglio di così, io non so come spiegare il concetto.