Ci sono diversi errori di fondo in molti ragionamenti a favore di un progetto nucleare che potrebbe entrare in servizio non prima di una quandicina di anni. (I politici possono dire quello che vogliono ma questi sono i tempi, e pure ottimistici)
Il primo è un postulato, cioè che che il consumo di energia elettrica sia destinato irrevocabilmente ad aumentare negli anni.
Se prendiamo in considerazione la forte delocalizzazione degli impianti produttivi, da qui a 4 o 5 anni in Italia ci ritroveremo con il 40% in meno di richiesta di energia da parte del tessuto industriale.
Pensare che il consumo sostanziale di energia elettrica sia "domestico" è come credere di risolvere l'inquinamento atmosferico con i blocchi del traffico automobilitico privato. Non a caso, l'energia elettrica di sera e di notte costa meno, questo perchè la produzione è già in surplus anche senza le centrali "nucleari" italiane.
(a chi diavolo venderemo il surplus, ovvero come faremo a gestire impianti a regime, dato che non si possono spegnere od "abbassare" i reattori come si fa a casa con la caldaia del riscaldamento domestico)
Il secondo errore è confrontare la produzione di energia delle eventuali centrali nucleari, o comunque di quelle convenzionali, pensando di trattare allo stesso modo le energie alternative, immaginando cioè siti dove concentrare la "produzione" di fotovoltaico o eolico.
Le energie alternative sono vincenti laddove riescono ad evitare il trasporto di energia, cioè dove possono soddisfare in loco il bisogno dell'impianto da alimentare, sia questo privato o meno.
Ad esempio, tutta la rete di telefonia cellulare, nei paesi in via di sviluppo (se a latitudini opportune) è fornita da piccole estensioni di pannelli fotovoltaici. (chi vuole vedere un esempio nostrano e percorre l'autosole da Milano verso sud guardi a destra tra il Km 150 e 151)
C'è poi una verità che nessuno vuole ammettere ma il problema di fondo delle centrali elettriche e più in generale dell'energia elettrica è l'estrema difficoltà ad immagazzinarla nel momento in cui viene prodotta.
Mentre gas e petrolio, ma pure il carbone, possono essere immagazzinati in poco spazio e con costi relativamente bassi, permettendo ad esempio una buona autonomia ed un peso relativamente ridotto per i mezzi di trasporto privati (basta un serbatoio ed il peso coincide praticamente con quello del combustibile), al contrario le batterie costano, si degradano e vanno sostituite, serve tempo per caricarle e pesano uno sproposito.
Finchè non si troverà il sistema di trasferire senza fili e senza perdite la corrente elettrica, checchè se ne dica e si scriva, noi continueremo a viaggiare su auto alimentate a carburanti liquidi o gassosi, restando le auto elettriche e promisque dei gadget (costosi) da ecologisti superficiali (quanto inquina produrre un'auto elettrica e quanto farla girare?).
Concludendo, era negli anni 50/60 che si doveva puntare al nucleare, per sfruttarlo nel periodo 1970 2030. Costruire adesso significa sbagliare clamorosamente i tempi, ritrovandosi poi strutture in parte inutili e comunque i cui costi di realizzazione saranno praticamente impossibili da ammortizzare, mentre quelli di esercizio saranno elevatissimi rispetto ai sistemi che si ultilizzeranno tra 20 anni.
Capisco che qualcuno (in Italia ed in Francia, quelli che ci venderebbero il prodotto) veda il business, ma secondo me il business sarebbe solo di questi soggetti, mentre noi (ed i nostri figli) ne pagheremo i costi per un secolo almeno.
Costruire centrali nucleari oggi con una tecnologia di 50 anni fa, per vederle in funzione tra 15 anni (siamo in Italia e per noi i tempi medi raddoppiano mentre i costi si moltiplicano), continuare a presumere che i consumi aumentino mentre probabilmente sarà il contrario e non riuscire a vedere le opportunità delle fonti rinnovablili (produzione in loco), non mi sembra molto lungimirante.
