Il problema è pensare a livello regionale armonizzando però con quello che c'è intorno.
Se attorno all'ER non ci fosse niente, insomma se l'ER fosse un'isola, basterebbe che ogni provincia (o gruppi di provincie) guardassero ai monti della loro regione.
Nella realtà, le provincie dell'ER (e ci metterei anche MN, sebbene sia in Lombardia) hanno una parte piuttosto distante dal loro appennino.
Tanto per dirtene una che so, da Carpi cominciano ad arrivare i segnali dal Calderaro, e quelli del reggiano, e quelli del Penice, perfino Valcava, e forte, quellli del Veronese.
Pertanto, o si cambia radicalmente filosofia, cioè si scende di quota con gli impianti e si aumentano le postazioni, o si rischia di non venirne a capo.
Non dimentichiamoci che la corsa non è stata solo alla potenza ma pure alla (relativamente) alta quota. Ad es, impianti come Monfestino e Faeto, non dovrebbero aver avuto le antenne rivolte verso la pianura perchè "inquinano" mezza valpadana. (ovviamente la stessa cosa vale per certi impianti del veronese e della lombardia)
L'esempio che hai fatto andrebbe quindi bene per tutte le zone pedemontane ma rischierebbe di replicare il caos nei punti più lontani, verso i confini tra regioni. Questo, a meno di rimettere mano ad un ingente numero di impianti TV domestici, e poi non so se basterebbe.
Quando mi preoccupa l'idea che la RAI intenda mantenere in UHF le stesse enormi coperture, il pensiero va subito a certi impianti riceventi ed a certe antenne a larga banda direzionate, non solo fuori provincia, ma anche fuori regione.
PS Una mano potrebbe darla proprio il cambio di polarizzazione, ma anche qui, costringere il cittadino a rifare l'impianto di casa portrebbe a periodi di buio e non sarebbe politicamente corretto.