La stampa italiana ha fortemente spinto sullo streaming perché "abbagliata" da ogni tendenza che arriva dall'America. Successe la stessa cosa con Sky di News Corp. al suo debutto, successe con Netflix che veniva osannata già prima del suo arrivo in Italia, tanto che se ne parlava così tanto e ogni giorno che tutti la conoscevamo nonostante non fosse presente sul nostro mercato, ed è successo anche con DAZN e la Serie A in streaming, una "non novità" che sulla stampa italiana è stata dipinta come una novità assoluta, come una rivoluzione per il campionato e come se prima di DAZN le partite fossero state visibili solo sul satellite.
Adesso, finita la sbornia post-progressista, stanno iniziando a fare i conti con una realtà che ad oggi dice a chiare lettere che Internet non è la piattaforma ideale per la trasmissione in diretta di grandi eventi (vedi anche i problemi avuti da Apple TV+ con il baseball), perché troppo soggetta a variabili spesso difficili da valutare perfino dagli stessi addetti ai lavori.
Spero che questa inversione di tendenza porti a valutazioni equilibrate, perché se è vero che lo streaming con il dovuto rodaggio diventerà sicuramente un metodo di trasmissione valido per il futuro, ad oggi il satellite ha ancora molto da dare e se in futuro sarà integrato con Internet per estendere le potenzialità del prodotto offerto (highlights in tempo reale, statistiche aggiornate e vera interattività) non c'è alcun motivo per spingere ottusamente verso una completa migrazione verso Internet di tutte le trasmissioni. Le due piattaforme possono benissimo vivere in simbiosi e non devono per forza escludersi a vicenda.
La cosa importante, in ogni caso, è che ci sia libertà di scelta tecnologica, cioè che lo spettatore possa scegliere come e su quale piattaforma vedere lo sport e gli altri programmi. Questo è quello che è mancato quest'anno con DAZN e la sua scelta di puntare solo sullo streaming. Una scelta fatta non considerando che lo streaming è ancora, per certi versi, una tecnologia immatura per le dirette, come dimostrano i problemi avuti perfino da giganti del settore come Amazon.