l’Agcom apre istruttoria sul calcolo dei canali Tv e rispetto della quota del 20%

Parlare di "politica" (che dal greco significa "governo della città", cioè fare delle scelte) non necessariamente deve significare prendere posizioni di questa o quella parte; quindi, dal mio punto di vista, si può parlare di "politica" se ciò significa in primo luogo "analizzare" le scelte fatte dai nostri governanti e evidenziarne punti di debolezza per critiche costruttive. Se ciò scade nella mera ideologia di parte, allora meglio che non se ne parli, più che altro perché rischieremmo di disinformare le persone che ci leggono.

Come te dici, giustamente, lì c'è la legge che va rispettata: la legge prevede che (ti quoto) uno stesso fornitore di contenuti, anche attraverso società qualificabili come controllate o collegate (…) non può essere titolare di autorizzazioni che consentano di diffondere più del 20 per cento del totale dei programmi televisivi (…) irradiabili su frequenze terrestri in ambito nazionale mediante le reti previste dal medesimo piano .

A prescindere che il sunto riportato parrebbe un po' contradditorio quando ragiona di "20% di programmi televisivi" e di "iradiabilità su frequenze", contraddizione che poi vediamo, di seguito faccio un riassunto delle reti digitali pre-ASO con copertura "nazionale" per "fornitore", decurtata di quel comma 8, art. 25 da te citato:

Rai: 5 (escluse Rai1 2 3, comma 8 art.25)
Rti: 10 (inclusa rete4; boing, iris, mediashopping, joy, mya, hiro, calcio24, e attualmente extra1, extra2 - sino al termine GF9) (escluse C5,I1 comma 8 art.25)
Disney: 2 DC, PH
NBC-Universal: 1 CN
Warner: 1 steel
Timb: 0 (esclusa La7, comma 8 art. 25)
MTV It: 1
ClassEditori: 1
Anicaflash: 1
Dahlia: 4
Ami: 1
Espresso: 2
PrimaTV: 2
Altri estero: 2
Altri: 4

Totale: 37 (43-6 con diffusione analogica)

La percentuale Rti, secondo la tua intepretazione dell'art.15, è: 27% !

Ma l'art.15 parla di "irradiabili", valore teorico diverso da "irradiati"!!!

Quindi se i mux nazionali sono 6 (ammesso che lo siano, data la copertura di ReteA), i "programmi" "irradiabili" possono essere anche fino a 48 (utilizzando la pessima tecnica - qualitativa - di compressione Rti): pertanto la percentuale scenderebbe al 20,8%, prossima, sebbene superiore al valore di legge (9 "programmi" sarebbe il 18,75%, quindi come arrotondamento è una soglia che può essere considerata tollerabile).

Osservazioni gradite (eccetto quella scontata di liebher che mi definirebbe sicuramente "avvocato del diavolo" :) scherzo).
 
ciumbuntu ha scritto:
Parlare di "politica" (che dal greco significa "governo della città", cioè fare delle scelte) non necessariamente deve significare prendere posizioni di questa o quella parte; quindi, dal mio punto di vista, si può parlare di "politica" se ciò significa in primo luogo "analizzare" le scelte fatte dai nostri governanti e evidenziarne punti di debolezza per critiche costruttive. Se ciò scade nella mera ideologia di parte, allora meglio che non se ne parli, più che altro perché rischieremmo di disinformare le persone che ci leggono.
D’ accordissimo: infatti, si parla solo di norme giuridiche e del loro rispetto o meno.

ciumbuntu ha scritto:
Totale: 37 (43-6 con diffusione analogica)

Allora il risultato di 37 scaturirebbe dal comma 8 dell’art.25 che dice:

(…) fino alla completa attuazione del piano di assegnazione delle frequenze televisive in tecnica digitale, il limite al numero complessivo di programmi per ogni soggetto è del 20 per cento ed è calcolato sul numero complessivo dei programmi televisivi concessi o irradiati anche ai sensi dell’articolo 23, comma 1, in ambito nazionale su frequenze terrestri indifferentemente in tecnica analogica o in tecnica digitale. I programmi televisivi irradiati in tecnica digitale possono concorrere a formare la base di calcolo ove raggiungano una copertura pari al 50 per cento della popolazione. Al fine del rispetto del limite del 20 per cento non sono computati i programmi che costituiscono la replica simultanea di programmi irradiati in tecnica analogica.

Perciò in base all’ultimo periodo del comma eliminiamo “i programmi che costituiscono la replica simultanea di programmi irradiati in tecnica analogica” ed abbiamo 37 di cui 10 di pertinenza di RTI per un rapporto pari a (10/37)=27,03%.

Sì ok! Fino a questo punto si può concordare (ma questo cavillo è valido solo nella fase transitoria di coesistenza analogico/digitale in tutta Italia), ma siamo sempre al di sopra del 20% (ai fini normativi 27% o 29% non cambia nulla).

ciumbuntu ha scritto:
Ma l'art.15 parla di "irradiabili", valore teorico diverso da "irradiati"!!!
Quindi se i mux nazionali sono 6 (ammesso che lo siano, data la copertura di ReteA), i "programmi" "irradiabili" possono essere anche fino a 48 (utilizzando la pessima tecnica - qualitativa - di compressione Rti): pertanto la percentuale scenderebbe al 20,8%, prossima, sebbene superiore al valore di legge

Però, il concetto di “irradiabili” è ambiguo ed indeterminato perché a questo punto su un mux se ne possono irradiare anche 9 o 10, allargando a dismisura la base di calcolo e quindi allargando la possibilità per un soggetto di inserire molti canali.

Inoltre, questo va a svantaggio di tutti noi utenti perché viene sacrificata enormemente la qualità di trasmissione, e allora bisognerebbe stabilire a livello normativo il numero di massimo di canali “irradiabili” per mux, in conformità a valutazioni di tipo tecnico/qualitativo e questo limite potrebbe essere ragionevolmente, ad esempio, 6 canali per mux (o ancora meglio 5) – se no, dopo la beffa avremmo anche l’inganno: ci propinano più canali per “usufruire” dei cavilli normativi e noi ci sorbiamo canali in bassa qualità.

Però, dato che a livello normativo non c’è una definizione di “canali irradiabili” su un singolo mux, in concreto i canali irradiabili sono quelli che effettivamente vengono irradiati sui mux nazionali, perché non si possono conteggiare nella base di calcolo unità numeriche che non esistono (corrispondenti a canali che non esistono, se no così il limite di legge perderebbe ogni senso e sarebbe sostanzialmente indeterminato) e che soltanto in teoria potrebbero esistere (e non c’è un numero convenzionale stabilito dalla legge per l’effettuazione di questo calcolo).

In conclusione, ritorniamo a quanto detto prima, in pratica 37 canali nazionali (esclusi quelli anche disponibili in analogico), di cui 10 di pertinenza di RTI, e cioè il 27% : che poi oltre il 20%, che sia 20,8% o 27% o 29,7%, la norma non è rispettata lo stesso e la situazione andrebbe regolarizzata e andrebbe tenuta in considerazione anche per il futuro.
 
liebherr ha scritto:
non sono mica io ad aver aperto sta discussione...argomento di cui avevo già notizie da qualche giorno

La verità se non ti piace sentirla è altra cosa ma non stare sempre li a fare dietrologia e vittimismo..semplicmente dopo anni in cui erano completamente oltre i limiti della mammì ora hanno sforato anche quelli della Gasparri

Poi certo c'è chi della illegalità se ne fa bandiera..lasciamo stare..

In ogni caso il problema del pluralismo sembra che venga fatto ricadere sempre sul discorso dello spazio limitato, in realtà non è questo il vero problema.
Di spazio anche se non molto ce ne sarebbe pure (mux All Music, mux La7 -vedi SI e Mediashopping-), il problema è che non c'è spazio per nuovi operatori.
Intendo spazio di mercato, non di frequenze.

Ti posso fare un esempio molto semplice: All Music ha una discreta copertura nazionale analogica, 1 mux nazionale, 2 mux in Sardegna e c'è anche su satellite al canale 128 di sky (per cui facilmente accessibile).
Teoricamente avrebbe le carte in regola per fare una tv generalista un po' "minore" come La7.
Nonostante ciò non ci riesce, e non è un problema di spazio non disponibile.
Se avesse voluto avrebbe potuto coprire meglio in analogico comprando tv locali.
Oppure avrebbe potuto affittare interamente a terzi il mux e andare ospite come fa Sportitalia.
Mentre invece fa programmi con bassi ascolti.

Poi c'è MTV Italia o Retecapri che potrebbero anch'esse fare le generaliste e competere sul mercato, hanno una rete analogica nazionale entrambe.
La prima si rivolge ad un target molto specifico.
La seconda fa televendite quasi tutto il giorno e nessuno si lamenta invece del fatto che se si ha una concessione si dovrebbe trasmettere programmi con un minimo di qualità?

Per concludere ricorderei una situazione straniera come quella tedesca: anche lì di spazio per canali generalisti privati non ce n'è molto, nonostante usino il cavo e il satellite.
Al di fuori delle statali abbiamo Sat1, RTL, RTL-2, Pro7, Kabel 1, Vox, Das Vierte e Tele 5.
Anche in Francia c'è una situazione abbastanza concentrata, con la tv di Stato, il gruppo TF1 e RTL in analogico.
 
Ultima modifica:
Comunque è vero mediaset sta facendo un poco come "zio paperone". Ma vi sembra giusto che RTI si debba prendere ben 5 frequenze (3 frequenze analogiche che verrano convertitet in digitale di cui una di europa7 e 2 digitali).
Vi ricordo che il digitale terrestre inizialmente era stato creato per spezzare il bipolarismo televisivo Rai-Mediaset, ma vedo dopo lo switc off in sardegna che il digitale terrestre è servito per rafforzare la figura di mediaset e rai.
Aveva ragione Travaglio quando diceva nel 2004 che il digitale terrestre sarebbe stata una bufala per il semplice fatto che gli editori sarebbero stati gli stessi...
 
adriaho ha scritto:
digitale terrestre sarebbe stata una bufala per il semplice fatto che gli editori sarebbero stati gli stessi...
Non vanno confuse le cose.
La tecnologia è ottima, sono le leggi che non vanno.
E poi non credo ci sia un problema vero e proprio di pluralismo in riferimento a limitazione di frequenze.
Il problema è che non ci sono competitori validi perché ci sono troppe reti minuscole e quelle poche potenzialmente concorrenti non sfruttano quel che hanno (non per colpe interamente loro, ovvio, vedi All Music o MTV).
 
ciumbuntu ha scritto:
Ma l'art.15 parla di "irradiabili", valore teorico diverso da "irradiati"!!!

Quindi se i mux nazionali sono 6 (ammesso che lo siano, data la copertura di ReteA), i "programmi" "irradiabili" possono essere anche fino a 48 (utilizzando la pessima tecnica - qualitativa - di compressione Rti): pertanto la percentuale scenderebbe al 20,8%, prossima, sebbene superiore al valore di legge (9 "programmi" sarebbe il 18,75%, quindi come arrotondamento è una soglia che può essere considerata tollerabile).
Effettivamente le tue osservazioni sono interessanti (ed è probabile che sarà proprio questa la difesa di RTI...).

Vista la fumosità della norma, secondo me il garante potrebbe decidere di basarsi su dati oggettivi come il numero di ore di programmi effettivamente trasmessi o, ancor meglio, la quantità di banda utilizzata dai programmi di RTI ;)
 
Dato che oggi è una giornata uggiosa e non ho niente altro da fare reintervengo.

ciumbuntu ha scritto:
Rai: 5 (escluse Rai1 2 3, comma 8 art.25)
Rti: 10 (inclusa rete4; boing, iris, mediashopping, joy, mya, hiro, calcio24, e attualmente extra1, extra2 - sino al termine GF9) (escluse C5,I1 comma 8 art.25)
Disney: 2 DC, PH
NBC-Universal: 1 CN
Warner: 1 steel
Timb: 0 (esclusa La7, comma 8 art. 25)
MTV It: 1
ClassEditori: 1
Anicaflash: 1
Dahlia: 4
Ami: 1
Espresso: 2
PrimaTV: 2
Altri estero: 2
Altri: 4

Totale: 37 (43-6 con diffusione analogica)


Comunque, a mio avviso, nei tuoi numeri c’è un po’ di confusione perché il totale di canali a livello nazionale che non siano canali test (a schermo nero), canali tecnici (tipo: ”Premium Attivazione”), canali radio o canali che non trasmettono per più di 24 ore settimanali, in totale sono 47 (sono 43 se escludi il mux RETEA; ma questo comunque dovrebbe coprire più del 50% di popolaz.).
Di questi, “programmi che costituiscono la replica simultanea di programmi irradiati in tecnica analogica” sarebbero 9 (le 3 reti Rai, le 3 Mediaset, LA7, MTV, AllMusic). Per cui il “totale decurtato” dei doppioni sarebbe: 47-9=38 (e non 37).
A livello RTI tu indichi 10, ma Rete4 andrebbe esclusa (al pari di Can5 e Ita1) in questa fase transitoria (10-1)=9; mentre i canali Joi+1 e Mya+1 vanno inclusi (perché è vero che si tratta di canali con programmazione shiftata di un’ora rispetto ad altri 2 canali, ma si tratta pur sempre di 2 canali disponibili con differente programmazione in ogni dato istante rispetto ai 2 originali). Per cui dovremmo contare in totale 11 canali.
Il rapporto sarebbe: (11/38)=28,95%. Volendo escludere i 2 canali “+1” si ha: (9/38)=23,68%. Risultato: la soglia del 20% è sempre superata.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------
Poi per quanto riguarda il concetto azzecca-garbuglioso di “canali irradiabili”, devo ribadire il concetto già detto, per cui mi auto-quoto:

EliseO ha scritto:
il concetto di canali “irradiabili” è ambiguo ed indeterminato perché a questo punto su un mux se ne possono irradiare anche 9 o 10, allargando a dismisura la base di calcolo e quindi allargando la possibilità per un soggetto di inserire molti canali.
Però, dato che a livello normativo non c’è una definizione di “canali irradiabili” su un singolo mux, in concreto i canali irradiabili sono quelli che effettivamente vengono irradiati sui mux nazionali, perché non si possono conteggiare nella base di calcolo unità numeriche che non esistono (corrispondenti a canali che non esistono, se no così il limite di legge perderebbe ogni senso e sarebbe sostanzialmente indeterminato) e che soltanto in teoria potrebbero esistere (e non c’è un numero convenzionale stabilito dalla legge per l’effettuazione di questo calcolo)
 
non c'è spazio per nuovi soggetti ne a livello economico ma neppure a livello di frequenze

Se si voleva far cadere il duopolio col dtt c'era da far ben altro comunque sono tutte cose dette e ridette

Il digitale in italia è questo ed è inutile sognare altro..questo è prendere o lasciare
 
EliseO ha scritto:
Però, dato che a livello normativo non c’è una definizione di “canali irradiabili” su un singolo mux, in concreto i canali irradiabili sono quelli che effettivamente vengono irradiati sui mux nazionali, perché non si possono conteggiare nella base di calcolo unità numeriche che non esistono (corrispondenti a canali che non esistono, se no così il limite di legge perderebbe ogni senso e sarebbe sostanzialmente indeterminato) e che soltanto in teoria potrebbero esistere (e non c’è un numero convenzionale stabilito dalla legge per l’effettuazione di questo calcolo).

Tanto tempo fa nella mia prima lezione di diritto privato, appresi che le leggi sono fatte di norme e che la norma è un concetto imperativo, di contenuto generale e astratto. Non ti riporto cosa significa che su questo tema sono già stati scritti milioni di trattati: ti dico però quello che non significa. E cioè che una norma debba determinare e regolare un fatto già verificato, ma soltanto disporre in merito a una situazione che dovrà verificarsi nel futuro: non che non possa farlo, ma se lo facesse (soprattuto in relazione ad un fatto circostanziato) non sarebbe una buona norma. Nel nostro caso, cristallizzare la norma su un determinato "irradiato" chiaramente lascerebbe aperta una giungla rispetto a tutto ciò che è "irradiabile", con evidente risvolto di provocare ulteriori distorsioni rispetto alla volontà della norma.

Spero che questa divagazione sia stata un buono spunto di riflessione e ti porti a condividere la mia tesi: anche perché diversamente non avrebbe senso un piano nazionale delle frequenze ai fini dell'ottimizzazione dell'utilizzo delle stesse, trovi?

EliseO ha scritto:
A livello RTI tu indichi 10, ma Rete4 andrebbe esclusa (al pari di Can5 e Ita1) in questa fase transitoria (10-1)=9; mentre i canali Joi+1 e Mya+1 vanno inclusi (perché è vero che si tratta di canali con programmazione shiftata di un’ora rispetto ad altri 2 canali, ma si tratta pur sempre di 2 canali disponibili con differente programmazione in ogni dato istante rispetto ai 2 originali). Per cui dovremmo contare in totale 11 canali.

Cosa significa "programmi"? Se un "programma" è uguale ad un altro credo che i due "programmi" siano la stessa cosa, no? :)


EliseO ha scritto:
Comunque, a mio avviso, nei tuoi numeri c’è un po’ di confusione perché il totale di canali a livello nazionale che non siano canali test (a schermo nero), canali tecnici (tipo: ”Premium Attivazione”), canali radio o canali che non trasmettono per più di 24 ore settimanali, in totale sono 47 (sono 43 se escludi il mux RETEA; ma questo comunque dovrebbe coprire più del 50% di popolaz.).

... A livello RTI tu indichi 10, ma Rete4 andrebbe esclusa...

rete 4 va inclusa in quanto non titolare di licenza analogica e credo che i dati riportati da me siano corretti.

Piccola nota, finale, per sottolineare che l'attuale regime è provvisorio! E che a switch off completo, i "programmi irradiabili" su "frequenze nazionali" saranno oltre i 100. Sinceramente il valore all inclusive di RTI, 12, mi sembra molto lontano dal 20% di 100, e ciò mi lascia pensare che la denuncia all'authority di altroconsumo (di cui ero associato - da qualche mese non piu'!) sarà ampiamente rigettata anche in funzione di ciò.
 
liebherr ha scritto:
non c'è spazio per nuovi soggetti ne a livello economico ma neppure a livello di frequenze

Se si voleva far cadere il duopolio col dtt c'era da far ben altro comunque sono tutte cose dette e ridette

Il digitale in italia è questo ed è inutile sognare altro..questo è prendere o lasciare

apprezzo, finalmento, che abbia sposato la mia tesi del "mercato"

che ne pensi invece del satellite: ci può essere ancora spazio?
 
ciumbuntu ha scritto:
apprezzo, finalmento, che abbia sposato la mia tesi del "mercato"

che ne pensi invece del satellite: ci può essere ancora spazio?

Non credo, una mancata fusione con sky monopolista avrebbe portato solo danni, sia agli utenti costretti a fare 2 abbonamenti, sia al numero di decoder.
Basta già vedere quante lamentele in vista di Tivù.

Anche se però resto dell'idea che il problema di fondo del dtt non sono le frequenze ma i contenuti.
Se un operatore volesse iniziare domani basterebbe che comprasse una rete analogica con copertura estesa (e ce ne sono), ma evidentemente non è quello il problema.
Il problema è autofinanziarsi con la pubblicità e competere con rai e mediaset che hanno 3 televisioni ciascuna.
 
Con qualcuno sono in accordo, con altri in disaccordo, in ogni caso in questo thread si è raggiunto un livello qualitativo degli interventi molto alto.

Bravi!
;)
 
ciumbuntu ha scritto:
apprezzo, finalmento, che abbia sposato la mia tesi del "mercato"

che ne pensi invece del satellite: ci può essere ancora spazio?

sul satellite c'è da vedere cosa intendi...comunque se ci riferiamo a sky è comunque un settore diverso ai fini del pluralismo dell'informazione una cosa è la tv generalista e altro la pay tv

Comunque nei fatti sul sat lo spazio ancora si trova ma visto che solo una piccola parte lo riceve nei fatti fare tv free solo sul sat è antieconomico

E per la pay tv vista la presenza di sky che è un MONOPOLISTA anche quì non è praticamente possibile l'ingresso di nuovi soggetti

non sono mercati seri in cui c'è un tale abisso fra l'operatore + grande e i piccoli cioè fra sky e ad es conto tv

Cioè per capirsi ad es nella grande distribuzione c'è un leader di mercato ma il secondo non è 10.000 volte + piccolo del leader come invece capita fra sky e la sua concorrenza sat

Quanto al solo operatore sat hanno dato da bere alla gente che l'unica cura era il la pay tv unica..ma non è così :D il problema è solo in capo ai diritti tv..cioè perchè ci puo essere lo stesso prodotto su due piattaforme diverse es sat e dtt e non anche concorrenza all'interno delle piattaforme

Come?? diritti non esclusivi....sky compra di diritti del calcio e manda il calcio e ad es conto tv compra anche lei gli stessi diritti e manda pure lei il calcio

E io utente mi abbono a chi mi pare..se invece c'è esclusiva..che scelta è??? è un obbligo
 
ciumbuntu ha scritto:
Piccola nota, finale, per sottolineare che l'attuale regime è provvisorio! E che a switch off completo, i "programmi irradiabili" su "frequenze nazionali" saranno oltre i 100. Sinceramente il valore all inclusive di RTI, 12, mi sembra molto lontano dal 20% di 100, e ciò mi lascia pensare che la denuncia all'authority di altroconsumo (di cui ero associato - da qualche mese non piu'!) sarà ampiamente rigettata anche in funzione di ciò.
Attenzione però che ae parola "irradiabili" è scritta al art. 15, che si occupa di switch-off avvenuto, mentre il periodo di conversione analogico/digitale è regolamentato dall'art. 25 dove al comma 8 dice:

" 8. Ove, in base all’accertamento svolto dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, secondo quanto disposto dai commi 3 e 4, risultino rispettate le condizioni di cui al comma 3, lettere a), b) e c), e fino alla completa attuazione del piano di assegnazione delle frequenze televisive in tecnica digitale, il limite al numero complessivo di programmi per ogni soggetto è del 20 per cento ed è calcolato sul numero complessivo dei programmi televisivi concessi o irradiati anche ai sensi dell’articolo 23, comma 1, in ambito nazionale su frequenze terrestri indifferentemente in tecnica analogica o in tecnica digitale. I programmi televisivi irradiati in tecnica digitale possono concorrere a formare la base di calcolo ove raggiungano una copertura pari al 50 per cento della popolazione. Al fine del rispetto del limite del 20 per cento non sono computati i programmi che costituiscono la replica simultanea di programmi irradiati in tecnica analogica."

Visto che qui si parla specificatamente di programmi irradiati, e non irradiabili, secondo me il limite è ad oggi superato mentre, stante la situazione, non lo sarebbe più a switch-off avvenuto.
 
Ultima modifica:
blino ha scritto:
Attenzione però che ae parola "irradiabili" è scritta al art. 15, che si occupa di switch-off avvenuto, mentre il periodo di conversione analogico/digitale è regolamentato dall'art. 25 dove al comma 8 dice:

" 8. Ove, in base all’accertamento svolto dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, secondo quanto disposto dai commi 3 e 4, risultino rispettate le condizioni di cui al comma 3, lettere a), b) e c), e fino alla completa attuazione del piano di assegnazione delle frequenze televisive in tecnica digitale, il limite al numero complessivo di programmi per ogni soggetto è del 20 per cento ed è calcolato sul numero complessivo dei programmi televisivi concessi o irradiati anche ai sensi dell’articolo 23, comma 1, in ambito nazionale su frequenze terrestri indifferentemente in tecnica analogica o in tecnica digitale. I programmi televisivi irradiati in tecnica digitale possono concorrere a formare la base di calcolo ove raggiungano una copertura pari al 50 per cento della popolazione. Al fine del rispetto del limite del 20 per cento non sono computati i programmi che costituiscono la replica simultanea di programmi irradiati in tecnica analogica."

Visto che qui si parla specificatamente di programmi irradiati, e non irradiabili, secondo me il limite è ad oggi superato mentre, stante la situazione, non lo sarebbe più a switch-off avvenuto.

E qui arriveremmo alla situazione assurda che si creerà a fine anno tra sardegna, val d'aosta, piemonte, trentino, lazio e campania, con il resto d'italia: qui rti sarebbe abusiva! Nelle prime invece in regola e abbondantemente sotto quota: del resto è la stessa AGCOM che dispone con Delibera n. 200/08/CONS, per le prossime aree all digital:
Art. 2 (Criteri per la configurazione delle reti digitali terrestri e per il rilascio dei diritti di uso delle frequenze)
1. La configurazione delle reti televisive digitali terrestri da realizzare nelle aree all digital di cui al comma 1 dell’art. 1, deve garantire un uso efficiente, concorrenziale e pluralistico della risorsa radioelettrica, una uniforme copertura e una razionale distribuzione delle risorse tra soggetti operanti in ambito nazionale e locale.

Insomma, questo superamento della soglia del 20% mi sembra un po' pretestuoso per colpire rti, anche rispetto all'uso inefficiente delle risorse fatto dagli altri operatori!
 
ciumbuntu ha scritto:
E qui arriveremmo alla situazione assurda che si creerà a fine anno tra sardegna, val d'aosta, piemonte, trentino, lazio e campania, con il resto d'italia: qui rti sarebbe abusiva! Nelle prime invece in regola e abbondantemente sotto quota: ...
Proprio ieri sera a Report è stato detto che negli anni 90 la legge stabilì che i limiti antitrust si consideravano su 12 operatori potenziali anche se in realtà ne esistevano meno, regola che successivamente fu abrogata dalla Corte Costituzionale ribadendo che i limiti andavano calcolati sulle tv effettivamente esistenti.

Direi che la situazione attuale è simile e quindi mi auguro che la valutazione verrà fatta sui programmi effettivamente trasmessi e non su quelli potenzialmente trasmissibili.
In questo caso, direi anche per le zone all-digital RTI supera il limite del 20% ;)
 
se hai visto report dovresti anche aver capito chi è che dovrebbe far applicare le norme......per cui stiamo freschi...si dovrebbe aver capito proprio da report che..cosa succede nel mondo della tv.......
 
blino ha scritto:
Attenzione però che le parola "irradiabili" è scritta al art. 15, che si occupa di switch-off avvenuto, mentre il periodo di conversione analogico/digitale è regolamentato dall'art. 25 dove al comma 8 dice:
" 8. Ove, in base all’accertamento svolto dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, secondo quanto disposto dai commi 3 e 4, risultino rispettate le condizioni di cui al comma 3, lettere a), b) e c), e fino alla completa attuazione del piano di assegnazione delle frequenze televisive in tecnica digitale, il limite al numero complessivo di programmi per ogni soggetto è del 20 per cento ed è calcolato sul numero complessivo dei programmi televisivi concessi o irradiati anche ai sensi dell’articolo 23, comma 1, in ambito nazionale su frequenze terrestri indifferentemente in tecnica analogica o in tecnica digitale. I programmi televisivi irradiati in tecnica digitale possono concorrere a formare la base di calcolo ove raggiungano una copertura pari al 50 per cento della popolazione. Al fine del rispetto del limite del 20 per cento non sono computati i programmi che costituiscono la replica simultanea di programmi irradiati in tecnica analogica."

Sì, in effetti la cosa è chiara e non soggetta ad ambiguità in questa maniera. Io mi ero fidato tanto ciecamente delle parole di ciumbuntu che non mi ero riletto il comma transitorio.
In questa maniera, nella fase transitoria la legge prevede giustamente un meccanismo per garantire l’equilibrio di mercato ed evitare il formarsi ad anteriori di situazioni di dominanza (lo spirito della legge dovrebbe essere proprio questo).
In pratica, il meccanismo dovrebbe essere così: se un soggetto vuole attivare un nuovo canale e rapportando (con valori dinamici in funzione delle nuove attivazioni) il nuovo numero di canali di questo soggetto al nuovo numero totale, il valore del 20% non è superato, la cosa si può fare, altrimenti no.
Ovvero, soltanto quando, in seguito all’attivazione di nuovi canali da parte di altri soggetti che lo potevano fare, la base di calcolo si è allargata sufficientemente, il soggetto X che in precedenza era vicino alla soglia del 20% (o esattamente su questo valore) e non poteva attivare un nuovo canale, adesso lo potrà fare.

Certo, poi bisogna anche considerare il limite del numero di mux nazionali che possono realmente esistere. Però, lo spirito della legge e della soglia del 20% è proprio questo: evitare il formarsi di posizioni dominanti rispetto alla proprietà dei canali trasmessi, proprio fotografando dinamicamente la situazione del mercato a mano a mano che si sviluppa (in base a canali realmente esistenti e non teorici) e senza quindi fare riferimento a valori teorici di ambigua determinazione (e non altrimenti determinati) e senza pre-cristallizzare una data situazione, ma tenendo conto della sua concreta dinamicità e, nel contempo regolandola, per mantenere l’equilibrio nel mercato tra molteplici soggetti.

ciumbuntu ha scritto:
E qui arriveremmo alla situazione assurda che si creerà a fine anno tra sardegna, val d'aosta, piemonte, trentino, lazio e campania, con il resto d'italia: qui rti sarebbe abusiva! Nelle prime invece in regola e abbondantemente sotto quota
Ma fino allo completo switch-off nazionale la situazione si considera sempre transitoria; comunque il punto è che la legge non risulta rispettata già in ogni caso e, a rigor di legge dello Stato, dovrebbe essere sanata.

ciumbuntu ha scritto:
Art. 2 (Criteri per la configurazione delle reti digitali terrestri e per il rilascio dei diritti di uso delle frequenze)
1. La configurazione delle reti televisive digitali terrestri da realizzare nelle aree all digital di cui al comma 1 dell’art. 1, deve garantire un uso efficiente, concorrenziale e pluralistico della risorsa radioelettrica, una uniforme copertura e una razionale distribuzione delle risorse tra soggetti operanti in ambito nazionale e locale.
Insomma, questo superamento della soglia del 20% mi sembra un po' pretestuoso per colpire rti, anche rispetto all'uso inefficiente delle risorse fatto dagli altri operatori!
Per quanto riguarda il futuro è vero che su “frequenze nazionali” ci potranno essere 100 e più canali; ma anche quelli di pertinenza di RTI presumibilmente aumentaranno. Ma comunque dovrà sempre essere rispettato il limite del 20%. Per cui se i canali totali saranno (ad esempio) 100, RTI più di 20 in totale non ne potrà avere (se la legge resta questa).
Ed è vero che RTI potrà essere “penalizzata”, ma lo spirito della norma sarebbe proprio evitare il formarsi di situazioni di dominanza per garantire quello che c’è scritto nella norma (che è anche giusto: non si capisce perché dobbiamo stare a tifare per un certo soggetto; per noi utenti e cittadini l’unica cosa davvero buona è il pluralismo e la concorrenza vera – è tanto difficile capirlo!)
 
Quindi l'optimum auspicato dalla legge in nome del pluralismo e dell'efficienza è: 20 rai, 20 mediaset, non so' quanti altri dahlia e 50 di televendite [come le ha già definite qualcuno in questo forum] di dubbio gusto, questi ultimi pronti a vendersi al Godot di turno, se mai ci sarà, ovvio [di no].

se è questa la tv pluralista efficiente... e non ditemi che anche questi calcoli sono sbagliati :mad:
 
Indietro
Alto Basso