l’Agcom apre istruttoria sul calcolo dei canali Tv e rispetto della quota del 20%

Ma secondo voi è possibile che Mediaset non si sia tutelata in qualche modo? Mi pare strano che si mettano ad aprire reti superando tranquillamente di molto il tetto consentito dalla legge, secondo me c'è qualche scappatoia.
 
Ragazzi una domanda ... ma quest'associazione che ha fatto sto calcolo ha inserito anche le tv pay mediaset che trasmettono solo una o due volte a settimana per qualche ora ?:eusa_think: Mi riferisco ai premium calcio che sono considerati dalla legge non tv ma se ricordo bene servizio e non vanno quindi inseriti nel calcolo del 20% nel quale vanno annoverate tutte le altre tv del biscione.:eusa_naughty:

Scusate !!! :icon_redface: :eusa_wall: :eusa_wall: :eusa_wall: non mi rispondete sono andato a vedere solo ora la notizia sul portale .... mi rispondo da solo Nooooo :5eek: :D :D :D :icon_redface: :icon_redface: :icon_redface:
 
Ultima modifica:
liebherr ha scritto:
ma no hanno sistemato tutto fomalmente con d-free intestato a una testa di legno e alcuni suoi canali pay ufficilamente passati come cessione di banda!!!!seh però si comprano con MP!!!

E così risponderà l'agcom

Ma il titolare delle tv è Mediaset non centra nulla la proprietà dei mux per questo calcolo :eusa_naughty:
 
ciumbuntu ha scritto:
Quindi l'optimum auspicato dalla legge in nome del pluralismo e dell'efficienza è: 20 rai, 20 mediaset, non so' quanti altri dahlia e 50 di televendite [come le ha già definite qualcuno in questo forum] di dubbio gusto, questi ultimi pronti a vendersi al Godot di turno, se mai ci sarà, ovvio [di no].

se è questa la tv pluralista efficiente... e non ditemi che anche questi calcoli sono sbagliati :mad:

Basta a dire ciumbuntaggini! La legge è questa e porta il nome di Gasparri. Se a Mediaset non andrà bene, può essere che la cambino, tanto non è che ci vuole molto: io direi 100% a Mediaset/RTI e tutto il resto chiude. Così non se ne parla più e ci mettiamo tutti quanti l'anima in pace!
 
EliseO ha scritto:
Basta a dire ciumbuntaggini! La legge è questa e porta il nome di Gasparri. Se a Mediaset non andrà bene, può essere che la cambino, tanto non è che ci vuole molto: io direi 100% a Mediaset/RTI e tutto il resto chiude. Così non se ne parla più e ci mettiamo tutti quanti l'anima in pace!



Una volta fatto questo ti invito a fare un'altra cosa: stacca il decoder e mettiti sull'analogico. Fai una scansione completa e conta quanti canali riesci a sintonizzare. Di questi, distingui quelli che vedi "decentemente" da quelli che non siano ripetizioni dei primi o interferiti-neve. Su 56 frequenze, io ne ho contati 18 visibili e 16 interferiti o ripetuti. L'utilizzo non efficientato del 60% della banda ti fa vedere 18 canali.

Ora riattacca il digitale: scansione, conta i mux e i canali. I 90 canali sintonizzati e non efficientabili, a causa delle leggi assurde che vengono prodotte, occupano 13 mux per un totale del 23% di banda.

Altro 3,5% è utilizzato dal DVB-H; rimane ancora il13.5% di banda, almeno dove vivo io (circa 50 canali DVB-T per renderti l'idea) che è addirittura inutilizzato.

Ora, di fronte a tanta miserabile inefficienza e impossibilità di mercato a coprire le risorse non allocate (ops.. scusa: qualsiasi imprenditore oggi farebbe carte false per vedersi agguidicare una frequenza MA SOLO PER MERA SPECULAZIONE dato il "probabile" valore che una licenza di operatore di rete potrà avere in futuro - probabile appunto), TU da UTENTE, o consumatore se preferisci, quale situazione delle due preferisci?

Ora basta con le ciumbuntaggini, le altroconsumate, e via discorrendo.. ne ho lette troppe, veramente

:badgrin:
 
W la repubblica delle banane... eh ma però il problema è il cattivone australiano... mah...
 
ciumbuntu ha scritto:
Su 56 frequenze, io ne ho contati 18 visibili e 16 interferiti o ripetuti. L'utilizzo non efficientato del 60% della banda ti fa vedere 18 canali.
ciumbuntu ha scritto:
Ora riattacca il digitale: scansione, conta i mux e i canali. I 90 canali sintonizzati e non efficientabili, a causa delle leggi assurde che vengono prodotte, occupano 13 mux per un totale del 23% di banda.
Altro 3,5% è utilizzato dal DVB-H; rimane ancora il13.5% di banda, almeno dove vivo io (circa 50 canali DVB-T per renderti l'idea) che è addirittura inutilizzato

Tutto il tuo ultimo intervento comunque va molto fuori del seminato perché la legge è quella. Comunque, l’uso non efficiente delle frequenze in Italia è un fatto che viene da molto lontano; da quella situazione di far-west che si è venuta a determinare dalla fine degli anni ’70, per cui il primo che arrivava, si piazzava sulle frequenze che più gli piacevano; e nel nostro Paese non si è mai davvero attuato un “piano delle frequenze” che razionalizzasse l’uso delle frequenze che è un bene pubblico, il quale però è stato trattato come un bene privato da coloro che se ne sono impossessati ad arbitrio. Tutti i soggetti di mercato hanno tratto vantaggio da questa situazione ed hanno avuto interesse che le cose non fossero regolamentate davvero (in primis proprio il soggetto privato di mercato più forte che conosciamo molto bene).
Comunque i conteggi che hai fatto si riferiscono ad una situazione transitoria: con lo switch-off si sta procedendo a razionalizzare l’etere, assegnando, per ogni macro-area, ad ogni mux una stessa identica frequenza (proprio per sfruttare le potenzialità del sistema SFN ed evitare le situazioni interferenziali e accrescere così il numero di mux attivabili – tra l’atro Rai e Mediaset avranno 6 frequeze a testa in ogni area, che è davvero tanto contro i 3 tradizionali canali analogici). E’ inutile che fai conteggi in situaioni transitorie dove devono convivere, per forza di cose, canali analogici e mux DTT che vanno a ripartirsi le frequenze disponibili; per di più nella situazione di caos dell’Italia dove, molto spesso (anche se non sempre), i canali analogici e i mux DTT vengono ricevuti da postazioni diverse aventi caratteristiche diverse in termini di aree di diffusione del segnale, con situazioni molto confuse che si sovrappongono e si danneggiano a vicenda.
Poi, che cosa vuol dire esattamente “90 canali sintonizzati e non efficientabili” (soprattutto questo ultimo termine non lo capisco) (conta che oramai una buona parte dei canali sono pay e quindi sono stati messi a frutto più che bene). Poi, a cosa ti riferisci quando parli di altri “50 canali DVB-T”.
Comunque, io preferisco una situazione dove non ci sia un unico soggetto forte che fa il bello e il cattivo tempo a suo piacimento; e questo dovrebbe valere in ogni ambito. Preferirei una situazione di concorrenza vera ad armi pari tra un 4 – 5 soggetti più o meno altrettanti forti e non soltanto 2 come è stato in analogico. Una situazione di concorrenza reale che, se esistesse, potrebbe realmente tradursi in vere opportunità di scelta diversificata per noi tutti.
Infine, che cosa intendi per “ciumbuntaggine”?
 
ciumbuntaggine? ah, non lo so, l'hai coniato tu!

Transizione... si si, siamo in transizione: e continueremo ad esserlo anche una volta effettuato lo switch off, in attesa dell'ingresso di altri soggetti nella televisione e il crearsi di "Una situazione di concorrenza reale che potrebbe realmente tradursi in vere opportunità di scelta diversificata per noi tutti".

Il punto è proprio questo: l'Italia e la televisione sono una perpetua transizione. Parliamo di leggi, percentuali, posizioni dominanti e denunce: ma tanto non cambierà mai nulla perché il succo che puoi spremere da un arancia, per quanto tu possa spremerlo, è quello! E il sistema tv italiano è già saturo!
 
ciumbuntu ha scritto:
Transizione... si si, siamo in transizione: e continueremo ad esserlo anche una volta effettuato lo switch off, in attesa dell'ingresso di altri soggetti nella televisione e il crearsi di "Una situazione di concorrenza reale che potrebbe realmente tradursi in vere opportunità di scelta diversificata per noi tutti".
Il punto è proprio questo: l'Italia e la televisione sono una perpetua transizione. Parliamo di leggi, percentuali, posizioni dominanti e denunce: ma tanto non cambierà mai nulla perché il succo che puoi spremere da un arancia, per quanto tu possa spremerlo, è quello! E il sistema tv italiano è già saturo!

A dire il vero, in ambito di tv terrestre, questa è la prima volta che c’è una vera e propria transizione verso un sistema di trasmissione diverso che ha una portata innovativa notevole quanto a modalità di trasmissione e di capacità trasmissiva. E appunto questa potrebbe essere (e questo sarebbe lo spirito delle norme da cui è partito tutto questo discorso) l’occasione per rendere la situazione realmente più concorrenziale; ma, purtroppo non ci sono molte speranze reali in tal senso.
Ma, a parte questo, nel campo della televisione terrestre, da 25 circa a questa parte, c’è una situazione di totale staticità ed è stato fatto di tutto, per vie legali ed anche meno legali, per non cambiare assolutamente nulla (altro che “perpetua transizione”) [a dire il vero, in Italia, tutto è abbastanza statico; anche se si può avere l’impressione che, da 15 anni circa a questa parte, stia cambiando tutto “alla grande”, non è per niente così, secondo l’italica tipica gattopardiana maniera].
Ecco, dicevo, a livello di tv terrestre, in realtà, da 25 anni circa, ci sono soltanto 2 soggetti forti che detengono il grosso della raccolta pubblicitaria e dell’audience. Il resto è sempre stato marginalissimo e non competitivo (ma in realtà non per colpa di questi soggetti). Ora, è vero che “il succo che si può spremere è quello che è”; ma il punto cruciale è che si è fatto in modo che le cose fossero così, creando una situazione di “saturazione” che impedisse ulteriori reali possibilità di sviluppo per altri soggetti.
E questo è avvenuto principalmente attraverso certe politiche di prezzi per le pubblicità: attraverso sistemi di prezzi promozionali (per spot distribuiti su più reti) che solo un soggetto forte con 3 reti nazionali può permettersi; politiche che, di fatto, hanno drenato verso un solo soggetto privato (a parte la Rai) il grosso degli investimenti pubblicitari nazionali. Creando, così, di fatto, delle grosse barriere alle reali possibilità di crescita di terzi soggetti, che non potendo praticare prezzi più alti rispetto a quelli imposti da un soggetto forte della sua posizione, si sono ritrovati ad avere delle possibilità di introito comunque limitate che hanno frustrato le possibilità d’investimento e le prospettive di adeguati recuperi per livelli di investimenti così cospicui da richiedere una forza economica-finanziaria-commerciale (ed anche politica) che nel nostro piccolo Paese è difficile avere (a parte la questione delle frequenze che è un altro aspetto che si somma a questo, rendendo ancora più difficile il tutto).
E poi, anche quando dei “soggetti (relativamente) forti”, hanno tentato di spezzare questo duopolio, com’era nelle intenzioni dell’originario progetto de La7, c’è sempre qualcuno (i soliti noti) che si mette di mezzo, fa pesare la sua influenza (di mercato e politica) e fa saltare le dinamiche in nascere, proprio per non vedere intaccata la propria forza di mercato (che vuol dire anche, dato che parliamo di mass-media, capacità notevole di accumulare e preservare il consenso politico).
Soltanto Sky (soggetto internazionale che ha quella forza economica-finanziaria-commerciale di cui sopra) in questi ultimi anni è riuscita ad inserirsi in questa situazione, erodendo significative fette di pubblico ai tradizionali canali nazionali analogici, soprattutto privato.
E questo, infatti, spiega molti degli aspetti concernenti l’avvio e lo sviluppo del DTT in Italia - tra cui contributi pubblici per l’acquisto di decoder DTT, a scapito del satellite; che invece, secondo me, data anche l’orografia complessa del nostro Paese, avrebbe dovuto essere la tecnologia digitale su cui puntare, spegnendo la caterva di trasmettitori terrestri che impestano il nostro Paese. Ma ciò si scontrava con molti interessi forti e avrebbe finalmente potuto significare concorrenza vera, la quale in realtà non piace affatto ai tanti fautori della “libertà di mercato” (i quali sono bravi a riempirsi la bocca con la parola “libertà”, ma che invece amano soltanto i monopoli od oligopoli con accordi sottobanco, e le situazioni di posizioni di dominanza sugli specifici mercati; per loro, la vera libertà a cui sono interessati, è soltanto la libertà di mantenere le loro posizioni di dominio sui mercati - ma siamo andati per le lunghe e basta così).
 
scrivi tante cose belle, ma poi parti per la tangente con le solite (s)conclusioni utopiche...

se la realtà è questa bisogna accettarla. punto. se un giorno dovesse muoversi qualcosa nel mercato allora si determineranno automaticamente nuovi assetti.

PS: la battuta di La7 in relazione ai soliti noti ma ha fatto veramente ridere (potevi rispiarmartela però ché di soliti noti lì ce ne sono passati più che nella politica, con gli esiti che abbiamo sotto gli occhi)
 
vista la situazione di duopolio inalterata, io pensavo che si potrebbe fare una cosa: per salvare capra e cavoli e quindi per evitare che si gridi all'esproprio, si potrebbero lasciare le ex 8 reti analogiche a RAI Mediaset e TIMB, ma a switch-off completato le si obbliga a liberarne il contenuto per il 100% affindandolo ad altri operatori, da determinare mediante gara d'assegnazione, esattamente come ha fatto DFree.
D'altronde, sbaglio o, ad esempio, anche Mediaset dvb-h trasmette contenuti di altri operatori (TIM)?

Come ripeto, In questo modo si mantiene inalterata la "proprietà" delle frequenze ma al tempo stesso si crea dividendo per 8x4=32 canali minimo complessivi.
 
ciumbuntu ha scritto:
scrivi tante cose belle, ma poi parti per la tangente con le solite (s)conclusioni utopiche...

se la realtà è questa bisogna accettarla. punto. se un giorno dovesse muoversi qualcosa nel mercato allora si determineranno automaticamente nuovi assetti.

No, ma non c'è nessuna utopia. Io esprimo alcune mie idee e alcuni concetti, cercando di analizzare in modo oggettivo, per quanto possibile, la realtà dei fatti. E poi, traggo delle conclusioni che reputo giuste, secondo una visione globale delle situazioni, senza parteggiare per qualcuno in particolare, ma sperando in scenari migliori per il futuro. Che poi non si realizzeranno perchè le cose in questo mondo vanno sempre in un certo modo, ma non pensare che mi illuda di chissà quali cose potranno accadere in positivo; anzi in realtà sono alquanto pessimista, perchè ho capito abbastanza bene le dinamiche a fondo delle cose. Comunque, io non accetto una realtà semplicemente perchè è quella. Se non la reputo giusta, la critico e magari spero che possa cambiare, anche se potrà essere una vana speranza.
 
aristocle ha scritto:
vista la situazione di duopolio inalterata, io pensavo che si potrebbe fare una cosa: per salvare capra e cavoli e quindi per evitare che si gridi all'esproprio, si potrebbero lasciare le ex 8 reti analogiche a RAI Mediaset e TIMB, ma a switch-off completato le si obbliga a liberarne il contenuto per il 100% affindandolo ad altri operatori, da determinare mediante gara d'assegnazione, esattamente come ha fatto DFree.
D'altronde, sbaglio o, ad esempio, anche Mediaset dvb-h trasmette contenuti di altri operatori (TIM)?
Come ripeto, In questo modo si mantiene inalterata la "proprietà" delle frequenze ma al tempo stesso si crea dividendo per 8x4=32 canali minimo complessivi.


Scusami, ma è già noto che Rai, Mediaset e TIMB conserveranno in pratica le loro reti analogiche attuali (anche se le frequenze verranno ri-assegnate per via dell’attuazione del sistema SFN). Ed anzi, anziché avere rispettivamente 3; 3 e 2 frequenze nazionali a testa, ne avranno il doppio, cioè 6; 6 e 4.
Comunque, essere proprietari delle frequenze e poterle gestire come piace in termini di programmi trasmessi non è indifferente, soprattutto se puoi giostrarti fra 6 mux (incluso il Dvb-h).
E poi, quello che tu dici non cambierebbe sostanzialmente le cose dal punto di vista della proprietà dei canali trasmessi, perché alla fin fine i canali trasmessi sarebbero sempre quelli: così facendo sostanzialmente non cambierebbe niente perché, se ad esempio Mediaset produce 30 canali, ma non li può trasmettere tutti e 30 sui suoi mux (qualora ci sia l’obbligo di affitto dello spazio ad altri operatori), allora Mediaset, che se lo può permettere, affitterà spazio su altri mux per arrivare a trasmettere tutti i 30 canali. E sua volta affitterebbe lo spazio disponibile sui suoi mux ad altri operatori per rifarsi del costo di affitto che paga ad altri soggetti. Ma sarebbe un’operazione a risultato 0 che non cambia il risultato finale: ciò che non riesci a piazzare nei tuoi mux, lo piazzi dall’altra parte; il risultato finale sarebbe sostanzialmente identico, perché i canali trasmessi sui mux nazionali sarebbero comunque gli stessi e, a parità di coperture di tutti i mux nazionali, il costo che un soggetto sostiene per affittare spazio è compensato dal ricavo per l’affitto dello spazio nei suoi mux.
L’unica regola sensata è quella che già esiste nella legge Gasparri e su cui si fonda tutta questa discussione: cioè porre una soglia alla % di canali/programmi di proprietà di un unico soggetto irradiati/trasmessi nel complesso di tutti i mux nazionali, indipendentemente dalla proprietà degli stessi mux, cioè della rete di trasmissione su cui i canali vengono veicolati. Cosicchè anche un soggetto che non possiede neppure un mux, in linea di massima, potrebbe arrivare a detenere una quota relativamente significativa del mercato, qualora sia in grado di produrre canali validi sul mercato tali da generare ricavi che coprono i costi di affitto degli spazi sui vari mux. Cioè una soluzione abbastanza equa e giusta esiste già nella legge: basta che venga realmente applicata e rispettata da tutti.
Vedete è tutto molto semplice: nulla di bolscevico o utopistico.
 
EliseO ha scritto:
Scusami, ma è già noto che Rai, Mediaset e TIMB conserveranno in pratica le loro reti analogiche attuali (anche se le frequenze verranno ri-assegnate per via dell’attuazione del sistema SFN). Ed anzi, anziché avere rispettivamente 3; 3 e 2 frequenze nazionali a testa, ne avranno il doppio, cioè 6; 6 e 4.
Praticamente resterebbe come ora.
A guadagnarci sarebbe soprattutto la RAI che otterrebbe un mux in più che non ha mai avuto.

EliseO ha scritto:
Comunque, essere proprietari delle frequenze e poterle gestire come piace in termini di programmi trasmessi non è indifferente, soprattutto se puoi giostrarti fra 6 mux (incluso il Dvb-h).
E poi, quello che tu dici non cambierebbe sostanzialmente le cose dal punto di vista della proprietà dei canali trasmessi, perché alla fin fine i canali trasmessi sarebbero sempre quelli.
E perché mai?
Tu parti dal presupposto che fornitore di contenuti o di servizi non sia separabile.
Nel caso di cui parlo sarebbero proprietarie solo della rete di trasmissione e le ex reti analogiche non potrebbe utilizzarle.

EliseO ha scritto:
così facendo sostanzialmente non cambierebbe niente perché, se ad esempio Mediaset produce 30 canali, ma non li può trasmettere tutti e 30 sui suoi mux (qualora ci sia l’obbligo di affitto dello spazio ad altri operatori), allora Mediaset, che se lo può permettere, affitterà spazio su altri mux per arrivare a trasmettere tutti i 30 canali.
Basterebbe mettere il blocco subito: attualmente infatti, tranne che in Sardegna, utilizza solo i 2 mux suoi e sta in subaffitto da Dfree, per cui non avrebbe bisogno di altro spazio, con 3 mux starebbe "comoda".
Basterebbe poi vietare di andare in affitto a coloro che già hanno rete propria.

EliseO ha scritto:
E sua volta affitterebbe lo spazio disponibile sui suoi mux ad altri operatori per rifarsi del costo di affitto che paga ad altri soggetti. Ma sarebbe un’operazione a risultato 0 che non cambia il risultato finale: ciò che non riesci a piazzare nei tuoi mux, lo piazzi dall’altra parte; il risultato finale sarebbe sostanzialmente identico, perché i canali trasmessi sui mux nazionali sarebbero comunque gli stessi e, a parità di coperture di tutti i mux nazionali, il costo che un soggetto sostiene per affittare spazio è compensato dal ricavo per l’affitto dello spazio nei suoi mux.
Questo perché dai per scontato che si possa andare in affitto da altri.
Ma ovviamente non deve essere consentito, quella di adesso è una buffonata che non cambia di una virgola la situazione.

EliseO ha scritto:
L’unica regola sensata è quella che già esiste nella legge Gasparri e su cui si fonda tutta questa discussione: cioè porre una soglia alla % di canali/programmi di proprietà di un unico soggetto irradiati/trasmessi nel complesso di tutti i mux nazionali, indipendentemente dalla proprietà degli stessi mux, cioè della rete di trasmissione su cui i canali vengono veicolati. Cosicchè anche un soggetto che non possiede neppure un mux, in linea di massima, potrebbe arrivare a detenere una quota relativamente significativa del mercato, qualora sia in grado di produrre canali validi sul mercato tali da generare ricavi che coprono i costi di affitto degli spazi sui vari mux. Cioè una soluzione abbastanza equa e giusta esiste già nella legge: basta che venga realmente applicata e rispettata da tutti.
Ma è altrettanto utopistico che un concorrente "scomodo" riesca ad essere tale senza possedere alcun mux. Verrebbe immediatamente buttato fuori o penalizzato.
svincolando invece contenuti ed operatori, e lasciando stabilire ad un bando pubblico chi deve andare, dove deve andare e per quanti anni deve restare, il problema viene meno.
Per esempio ora SI sta nel mux di LA7, ma chi ti assicura che troverà ospitalità lì per molti anni?
Quello spazio non è stato sottoposto a gara, il tutto è regolato da un contratto interno. Se un concorrente paga di più, a scadenza contratto verrebbe automaticamente buttata fuori, e, se non trovasse spazio altrove, subirebbe gravi perdite.
Quindi come vedi è molto rischioso procedere in questo modo, a maggior ragione se la legge relativa alla cessione a terzi ha tolto il limite del 40% a partire dal 2012.
Secondo me a parità di condizioni peggioreremo.
 
Cosa dice la gasparri in merito alla mera proprietà dei mux (ovvero concessione di frequenze)?
 
ciumbuntu ha scritto:
Cosa dice la gasparri in merito alla mera proprietà dei mux (ovvero concessione di frequenze)?

La legge 112 del 2004, all’art.12, c.3 recita: [http://www.parlamento.it/leggi/04112l.htm]
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni adotta e aggiorna il piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche e televisive in tecnica digitale garantendo, su tutto il territorio dello Stato, un uso efficiente e pluralistico della risorsa radioelettrica, una uniforme copertura, una razionale distribuzione delle risorse fra soggetti operanti in ambito nazionale e locale, in conformità con i princìpi della presente legge, e una riserva in favore delle minoranze linguistiche riconosciute dalla legge.
Poi, all’art.23 si dice:
1. Fino all’attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze televisive in tecnica digitale, i soggetti esercenti a qualunque titolo attività di radiodiffusione televisiva in ambito nazionale e locale in possesso dei requisiti previsti per ottenere l’autorizzazione per la sperimentazione delle trasmissioni in tecnica digitale terrestre, (…) possono effettuare, anche attraverso la ripetizione simultanea dei programmi già diffusi in tecnica analogica, le predette sperimentazioni fino alla completa conversione delle reti, nonché richiedere, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e nei limiti e nei termini previsti dal regolamento relativo alla radiodiffusione terrestre in tecnica digitale, (…) le licenze e le autorizzazioni per avviare le trasmissioni in tecnica digitale terrestre
5. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, la licenza di operatore di rete televisiva è rilasciata, su domanda, ai soggetti che esercitano legittimamente l’attività di diffusione televisiva, in virtù di titolo concessorio ovvero per il generale assentimento di cui al comma 1, qualora dimostrino di avere raggiunto una copertura non inferiore al 50 per cento della popolazione o del bacino locale.
(…)
7. La domanda per ottenere il rilascio di licenza di operatore di rete televisiva in ambito nazionale può essere presentata anche dai soggetti legittimamente operanti in ambito locale che dimostrino di essere in possesso dei requisiti previsti per il rilascio di licenza di operatore di rete televisiva in ambito nazionale e si impegnino a raggiungere, entro sei mesi dalla domanda, una copertura non inferiore al 50 per cento della popolazione, nonché rinuncino ai titoli abilitativi per la diffusione televisiva in ambito locale.

(…)
9. Al fine di agevolare la conversione del sistema dalla tecnica analogica alla tecnica digitale la diffusione dei programmi radiotelevisivi prosegue con l’esercizio degli impianti legittimamente in funzione alla data di entrata in vigore della presente legge. (…)


In sostanza, per ogni licenza de facto già esistente in termini di operatore nazionale di rete televisiva (le licenze analogiche) e per ogni situazione che viene a configurarsi tale in virtù del comma 7 art. 23 di cui sopra, è riconosciuta la titolarità quale “operatore di rete televisiva in ambito nazionale”.
In sostanza, sono legittimate tutte le situazioni pre-esistenti e in più tutte le situazioni concretamente poste in essere sul mercato, a prescindere da ogni criterio normativo razionale ed equilibrato (in sostanza chi aveva continua ad avere quello che aveva, ed in più se hai la forza economico/finanziaria di crearti nuove reti che raggiungono almeno il 50% della popolazione, hai altre licenze nazionali – che significa, come accade con lo switch-off, avere diritto ad una frequenza unica su cui trasmettere per ogni macro-area per ciascuna licenza nazionale, e questo su tutto il territorio nazionale).
E così che, ad es., Mediaset si ritroverà con 6 licenze nazionali, perché gli sono riconosciute le 3 reti nazionali analogiche + la rete di Mediaset1 (che ha messo in piedi acquisendo frequenze e licenze di televisioni prima locali) + la rete di Mediaset2 (derivante dall’ex ReteMia/CanaleD) + la rete DVB-H (ex TelePiù/SportItalia). E TIMB ne avrà 4: 2 per le reti analogiche + la rete di MBONE (derivante da frequenze e licenze di reti locali) + la rete di TIMB1 (ex TeleMarket). E per ReteA, 2 licenze: quella della rete analogica + quella creata con l’acquisto di frequenze e licenze di soggetti locali.
Discorso simile per la RAI (anche se, in effetti, c’è una licenza in più, come dice Aristocle, ma destinata, se non sbaglio, al DVB-H). Poi, c’è D-Free con una sola licenza per la sua rete nazionale (che nella sostanza pure questa è in mano a Mediaset).


Quindi, tutto sommato, i forti sono stati più che tutelati da questa legge nel preservarsi le loro posizioni ed anzi rafforzarle, raddoppiarle in pratica. In fondo le soglie previste dalla legge Gasparri in termini di limite del 20% a proposito dei programmi trasmessi (su tutti i mux nazionali) riconducibili ad uno stesso fornitore di contenuti (art.15, c.1 – da cui l’esposto da cui siamo partiti) ed ai limiti di ricavi (anche qui 20%) conseguibili nell’ambito del famigerato SIC (“Sistema Integrato delle Comunicazioni”) (art.15, c.2 – 3 – 4) sono abbastanza generosi e blandi.
 
aristocle ha scritto:
Nel caso di cui parlo sarebbero proprietarie solo della rete di trasmissione e le ex reti analogiche non potrebbe utilizzarle.
aristocle ha scritto:
Basterebbe mettere il blocco subito: attualmente infatti, tranne che in Sardegna, utilizza solo i 2 mux suoi e sta in subaffitto da Dfree, per cui non avrebbe bisogno di altro spazio, con 3 mux starebbe "comoda".
Basterebbe poi vietare di andare in affitto a coloro che già hanno rete propria.

Questo perché dai per scontato che si possa andare in affitto da altri.
Ma ovviamente non deve essere consentito, quella di adesso è una buffonata che non cambia di una virgola la situazione.

Guarda, per me tutti questi limiti, in linea teorica, mi starebbero anche bene (anzi non avrei dato la possibilità di crearsi nuove reti nazionali). Però la legge non li prevede e dubito che li prevederà in futuro. Io ho fatto soltanto dei ragionamenti teorici, sulla base delle tue ipotesi. Però, data la realtà delle cose del nostro Paese, a me basta anche che sia semplicemente rispettata la legge che c’è, che è blanda e generosa, ma almeno stabilisce dei limiti, abbastanza ragionevoli (in linea teorica), seppur insufficienti (Però, è anche vero che limiti troppo stringenti, come quelli che tu proponi, potrebbero davvero alla fine comprimere troppo il mercato, perché stiamo parlando di un’industria ad alti investimenti dove un certo livello dimensionale minimo è necessario per competere efficientemente. In sostanza, non ho nessun desiderio utopistico di stampo simil-comunista!).

aristocle ha scritto:
Ma è altrettanto utopistico che un concorrente "scomodo" riesca ad essere tale senza possedere alcun mux. Verrebbe immediatamente buttato fuori o penalizzato.
svincolando invece contenuti ed operatori, e lasciando stabilire ad un bando pubblico chi deve andare, dove deve andare e per quanti anni deve restare, il problema viene meno.
Quello spazio non è stato sottoposto a gara, il tutto è regolato da un contratto interno. Se un concorrente paga di più, a scadenza contratto verrebbe automaticamente buttata fuori, e, se non trovasse spazio altrove, subirebbe gravi perdite.
Quindi come vedi è molto rischioso procedere in questo modo, a maggior ragione se la legge relativa alla cessione a terzi ha tolto il limite del 40% a partire dal 2012.
Secondo me a parità di condizioni peggioreremo.

Sì, sarei pure d’accordo!
Tuttavia, nel complesso, quello che tu proponi non è realizzabile così facilmente in un sistema basato sulla proprietà privata e sulla libertà d’iniziativa economica, perché nel momento in cui è riconosciuta (più o meno lecitamente) a favore di certi soggetti la proprietà di determinate reti nazionali, stabilire che la metà delle tue reti non potrà essere utilizzata in modo autonomo e libero, ma tu sei costretto ad affittare ad altri il tuo spazio (di tua proprietà) e nel contempo non puoi neanche rivolgerti al mercato per chiedere altro spazio a chi lo mette a disposizione (pur essendo disposto a pagare più di altri), ci sarebbero forti limitazioni nell’esercizio del diritto di proprietà e nel diritto di stipulazione di contratti economici. Ed, infatti, l’obbligo di cessione del 40% dello spazio, è previsto solo temporaneamente nella fase di transizione (data la scarsezza di frequenze per il DTT e la difficoltà di crearsi reti nazionali). In realtà, comunque in qualche modo le soglie previste dalla legge vanno proprio nella direzione di contenere l’acquisizione di una posizione troppo forte e di spingere a cedere parte del proprio spazio trasmissivo a terzi, stante questa famigerata e sacrosanta soglia del 20%.
Io potrei anche essere d’accordo con ciò che scrivi (sarei piuttosto rigoroso come te), ma, in concreto nel nostro reale sistema economico/giuridico si porrebbero molte problematiche (per questo io avevo fatto certi ragionamenti sulle tue frasi).

Quello che tu vorresti, verrebbe a costituire molto di più dei limiti previsti, ma il nostro sistema non lo permettrebbe tanto facilmente (o quanto meno la parte politica predominante nel nostro Paese, stai sicuro che non lo consentirebbe mai e poi mai in nome della fantastica “libertà”; anzi, per loro, meno regole ci sono, meglio è – ma io non la penso così, naturalmente!).
Inoltre, per quanti limiti vai ad imporre, se c’è qualcuno forte economicamente e finanziariamente, questi trova sempre il sistema per aggirare le norme: basta creare società ad arte con prestanomi non legati formalmente a te in nessun modo; ma si arriva anche a corrompere i magistrati per avere sentenze a favore: insomma, non se ne esce tanto facilmente. Anzi, più limiti stabilisci, tanto più il forte s’ingegna per mantenere in ogni modo le sue posizioni, e chi è forte se ne sbatte delle leggi e anche della magistratura (parlo in termini generali: nessuno si senta chiamato in causa)
 
blino ha scritto:
Nulla, tant'è che la Commissione Europea a febbraio ha chiesto all'Italia di modificare le regole anti-trust passando dal conteggio dei programmi al numero massimo di frequenze che ciascun operatore può possedere:
http://www.ilsole24ore.com/art/Sole...9b-11dd-b0ab-ff715bf2e370&DocRulesView=Libero

Nulla, appunto. Mi spiace che la legge non abbia previsto lo scenario speculativo che ci sarà tra un paio di anni...

Rispetto a quanto affermato dal giornalista che citi, penso che l'ideale poteva essere l'esatto contrario: assegnare 5-10 frequenze alle emittenti locali in modo da constringerle ad esercitarle in forma associata (sarà poi il mercato a decidere chi perirà e chi avrà margini di sviluppo); fissare un tetto massimo di frequenze per operatore e un tetto massimo di banda per i broadcaster, tetti parametrati alle tecniche trasmissive utilizzate. E soprattutto riservare le altre concessioni a futuri "seri" bandi di gara (non come quello per l'UMTS, per intenderci).

Ciò non garantisce un pluralismo reale, tuttavia penso che una seria programmazione della concessione delle frequenze possa garantire quantomeno "l'accesso" a nuovi soggetti: in uno scenario blindato come quello attuale non penso che l'accesso sia garantito.

Poi sarà il mercato, come sempre, a decidere.

PS: ci lamentiamo come vengono scritte le leggi in Italia.. avete letto come le scrivono in UE? Sul tema del topic, provate a leggere le 2002/20/CE e 2002/21/CE... da rabbrividire!!!
 
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