Un estratto dell'intervista a Lippi dalla Gazzetta Dello Sport
Il 15 marzo sbarchiamo a Hong Kong e la musica cambia. Arriviamo in aeroporto, alle 5 del mattino, e ne usciamo solo alle 11. Noi dello staff veniamo portati in mini-appartamenti collocati al 37° piano di un grattacielo, ci fanno il tampone e cominciamo la quarantena, con l’obbligo di misurarci la febbre due volte al giorno e comunicarla grazie a un app. Abbiamo il divieto di uscire dai nostri 50 mq, non possiamo neppure andare sul pianerottolo per parlare tra noi. Il governo, in collaborazione col nostro club, ci fa portare colazione, pranzo e cena, che ci vengono lasciati fuori dalla porta. È dura, ma credo che sia la strada giusta».
Che differenza con l’Italia.
«Gli italiani non si rendono conto. Vedo gente che esce e infrange le regole. In Cina l’epidemia sta scemando, e su un miliardo e 400 milioni di persone ci sono stati 81.000 casi con 3.200 morti. In Italia la situazione è peggiore. Qui invece ora la vita sta riprendendo, ma con controlli. I ristoranti riaprono con distanze di sicurezza, si disinfetta la spesa, hanno cancellato il pagamento degli affitti, le scuole restano chiuse, il governo ha requisito a prezzo imposto le mascherine per evitare speculazioni e le ha distribuite gratis. Insomma, la gente sente lo Stato vicino e c’è senso civico. Non è un caso che nessun calciatore si sia ammalato. Hanno capito le priorità. Nonostante la crisi stia finendo, il campionato forse non partirà prima di metà maggio; come pensate di avere la stessa tempistica?».
Pensano di tornare a giocare a maggio o a giugno qui da noi?
Il 15 marzo sbarchiamo a Hong Kong e la musica cambia. Arriviamo in aeroporto, alle 5 del mattino, e ne usciamo solo alle 11. Noi dello staff veniamo portati in mini-appartamenti collocati al 37° piano di un grattacielo, ci fanno il tampone e cominciamo la quarantena, con l’obbligo di misurarci la febbre due volte al giorno e comunicarla grazie a un app. Abbiamo il divieto di uscire dai nostri 50 mq, non possiamo neppure andare sul pianerottolo per parlare tra noi. Il governo, in collaborazione col nostro club, ci fa portare colazione, pranzo e cena, che ci vengono lasciati fuori dalla porta. È dura, ma credo che sia la strada giusta».
Che differenza con l’Italia.
«Gli italiani non si rendono conto. Vedo gente che esce e infrange le regole. In Cina l’epidemia sta scemando, e su un miliardo e 400 milioni di persone ci sono stati 81.000 casi con 3.200 morti. In Italia la situazione è peggiore. Qui invece ora la vita sta riprendendo, ma con controlli. I ristoranti riaprono con distanze di sicurezza, si disinfetta la spesa, hanno cancellato il pagamento degli affitti, le scuole restano chiuse, il governo ha requisito a prezzo imposto le mascherine per evitare speculazioni e le ha distribuite gratis. Insomma, la gente sente lo Stato vicino e c’è senso civico. Non è un caso che nessun calciatore si sia ammalato. Hanno capito le priorità. Nonostante la crisi stia finendo, il campionato forse non partirà prima di metà maggio; come pensate di avere la stessa tempistica?».
Pensano di tornare a giocare a maggio o a giugno qui da noi?
