Mai come prima, non vince il più bravo in pista sull'auto più veloce, ma il team che azzecca l'assetto giusto, per lo specifico GP o la specifica qualifica.
Dato che negli sport motoristici, ad alti livelli il mezzo già prevale sull'abilità, un campionato piloti dove il peso del pilota è stato ulteriormente ridotto come nell'attuale F1, mi pare che renda doverosa la necessità cambiare il nome al titolo che si assegna, così, per rispetto di piloti che hanno fatto storia e vinto in condizioni del tutto differenti, diciamo fino alla mentà degli anni 90.
Non dico che si debba tornare ai tempi in cui il pilota partiva ed arrivava con un solo treno di gomme, scegliendo di rischiare oppure di temporeggiare, dove c'era un motore più potente ed uno che non arrivava in fondo, ma almeno, ciò che succedeva in pista per opera dei piloti era sostanziale sui risultati finali.
Le incertezze di questo campionato sono artificiose per le altrettanto artificiose (ed antisportive) variabili imposte.
La pole o la vittoria sono in buona parte slegate dal potenziale della vettura e dall'abilità del pilota. Si tratta di azzeccare un terno al lotto, dove la bravura del pilota si riduce a non sprecare un opportunità dovuta a parametri scelti da altri e da fattori ambientali, che queste gomme di m.... esasperano in modo estremo, rendendo ogni GP equivalente ad un lancio di dadi.
Più che un campionato spettacolare, a me pare uno spettacolo avvilente ed umiliante per chi apprezza i migliori piloti e per lo sport motoristico (vero).
A questo punto, per vedere un po' di manico e di macchina (il motore è ormai un accessorio ininfluente), non solo gomme (90%) ed aerodinamica (10%), confido che la pioggia intensa segua la F1, da qui alla fine dei suoi giorni.