Risposta a roddy.
Si, assolutamente sì, doveva essere fatto e ci sarebbe pure convenuto.
La verità è che nessuno si voleva prendere la responsabilità di una scelta politica impopolare (ma necessaria) che avrebbe portato gli italiani a dover essere meno cicale di quanto non erano stati per tutti gli anni 80, ovvero iniziare a spendere meno, sia come stato che come cittadini. Bisognava ripianare il debito che abbiamo fin dalla nascita, non con artifici contabili, ma nella sostanza. Far stringere la cinghia agli italiani, cioè abbassargli il tenore di vita perchè riducendo, non solo gli sprechi statali, ma anche una parte di stato sociale (assistenziale), alcune delle risorse che gli italiani utilizzavano per il "voluttuario" avrebbero dovuto essere destinate a bisogni primari ed al risanamento finanziario dello Stato.
Siglando Maastricht ed entrando nell'euro ci siamo vincolati tutti ad una situzione "virtuosa", in cui i fatti ci avrebbero costretto a subire per forza, ed in tempi ristretti, quello che potevamo tranquillamente decidere di fare da soli, dieci anni prima, o quantomeno appena dopo il 1992, modulando tempi e modi del "sacrificio".
Furbi ancora una volta i nostri politici a non esporsi e ad approfittare del treno che passava, un po' meno noi italiani a non chiedere che sarebbe successo, visto che alla fine paghiamo sempre noi per le loro scelte, in questo caso giuste, ma in ritardo di anni.
Non è che diciamo cose diverse, è solo che mi confondi le cause con gli effetti. Siamo stati infatti costretti alla realtà della nostra effettiva "non" ricchezza (enorme debito pubblico consolidato) e ad adeguare i tassi bancari a quelli imposti dalla BCE. Anche se nessuno dei nostri politici ce lo ha detto dovevamo essere rassegnati al fatto che, più poveri di quanto ci si raccontava, avremmo iniziato a scontare individulamente le conseguenze del debito accumulato dello stato, e dell'impossibilità per lo stesso di continuare a garantire servizi pubblici, virtualmente "gratuiti" ma a costi esorbitanti.
Invece di entrare nell'era della moneta unica con la giusta mentalità, le famiglie italiane, illuse dai bassi tassi d'interesse, si sono indebitate con banche e finanziarie per mantenere il loro tenore di vita.
Obbligati a politiche rigide ed anti inflazionistiche, ovvero a tassi prime-rate completamente diversi dai "nostri" a livello individuale abbiamo iniziato a spendere soldi presi a prestito per le ragioni più svariate. Certo, era ovvio che sarebbe diminuito anche l'onere che lo stato doveva sborsare per pagare gli interessi sul debito consolidato e che sarebbero migliorati i conti, nel sesnso che il debito sarebbe aumentato più lentamente. Vero però che lo stato, non potendo più ricorrere a quelle forme di finanziamento visto che l'inappetibilità dei tassi avrebbe dirottato molti finanziatori verso altre forme di speculazione, ha iniziato a "tagliare" i servizi, od a farseli pagare.
Ma non divaghiamo, l'europa dell'euro è un mercato unico con libertà di circolazione per merci e persone. Era infondato sperare che i prezzi in euro italiani potessero restare quelli in lire, ed è falso attribuire alla speculazione gli aumenti, se non in casi particolari. I prezzi di beni e servizi si sarebbero livellati in tutta Europa, ed era improbabile che lo facessero ai livelli "italiani" visto che da noi, nulla o quasi era "ottimizzato" e che al posto di imprenditori abbiamo faccendieri, bravissimi a farsi finanziare a fondo perduto, ad intascare i guadagni ed a spartire poi sulla collettività gli ingenti debiti accumulati dalle loro "imprese".
Chiarito che i prezzi in Italia sono e saranno quelli dell'area euro, contenere salari e stipendi, ritornello da confindustria, da un lato non serve far riacquistare competitività alle nostre aziende da riconvertire, e dall'altro rende gli italiani più poveri rispetto ai cittadini di molti altri paesi europei.
L'unica strada è rilanciare il paese e questo si può fare dando fiducia a nuovi soggetti politici ed a nuovi imprenditori, altre vie non ce ne sono, c'è il declino inesorabile, con la "casta" a far baldoria sul "Titanic Italia".
Per avere prezzi migliori al dettaglio è possibile ottimizare, come ad es. lavorare sulle reti distributive, tentando anche di ridurre imposte e tasse laddove sono più alte rispetto al resto d'Europa.
...peccato che in Italia le imposte e le tasse sono mediamente più alte che altrove, e che movimentare le merci qui costi più che all'estero, tutte cose che portano il prezzo finale dei beni PRIMARI ad essere quasi sempre più alto che nel resto d'Europa.
