Il problema è molto semplice, l'Italia è un paese manifatturiero ma non più in grado di produrre beni di largo consumo a costi competitivi, nè per le esportazioni nè per i consumi interni.
D'altra parte nessuno dei nostri "lungimiranti statisti" ha pensato, negli ultimi 16 anni, che fosse opportuno salvare il (vero) made in Italy, e/o aiutare che faceva ricerca, stimolare le attività produttive ad alto contenuto tecnologico, cose di cui i paesi emergenti non si possono (per ora) occupare, ovvero che per loro non sono così redditizie.
Le grandi e medie imprese nostrane sono andate all'estero e la miriade di piccole aziende che costituivano l'indotto e la fonte di reddito per la maggior parte della famiglie italiane annspano o chiudono, restringendo anche quello stesso mercato interno i cui consumi erano la base di sopravvivenza per il 90% delle nostre piccole e medie imprese.
Il costo della vita, dei servizi e dell'apparato statale in Europa è tale per cui le persone devono forzatamente orientarsi su beni che provengono da paesi in cui costo della vita e manodopera sono irrisori.
Chi pensa che se ne esca con trovate "geniali", commette lo stesso errore di chi pensava di risolvere il problema negando che ci fosse la crisi, poi che l'Italia l'avesse superata meglio degli altri. Peccato che queste filosofie abbiano portato il debito pubblico ad aumentare di ulteriori 300.000.000€ nel solo periodo 2009-2011, senza peraltro che oggi ci sia un minimo di ripresa all'orizzonte.
Inutile illudersi, si può discutere se sia equo, ma ciò che è stato fatto con le varie manovre da Luglio ad oggi era necessario, ma non sarà sicuramente sufficiente a ribaltare una situazione che è stata fortemente compromessa per colpa di cattivo governo, in special modo dal 1980 al 1992 e dal 1996 ad oggi.
Il colpo sarà molto pesante e ciò per cui oggi ci si lamenta non è che l'inizio di un processo il cui esito e la cui durata non sono noti.
