Premium Calcio alle 21 al via "La tribù del calcio", nuovo magazine di storie

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"Ibra alla Juve: Capello fu decisivo"
Intervista di Raiola alla Tribù del calcio

Venerdì 12 novembre alle ore 21.00 su Premium Calcio torna "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri innamorati del pallone.
Nella puntata la seconda parte dell'intervista esclusiva a Mino Raiola, procuratore di Zlatan Ibrahimovic, che svela inediti retroscena del mercato, come quando nell'estate del 2004 il bomber svedese, in seguito al passaggio a sorpresa di Capello alla Juve, approdò a Torino, anziché alla Roma.

"Ibra voleva andarsene dall'Ajax - racconta Rajola - ma il Milan non era interessato, l'Inter era tiepida mentre la Roma era caldissima: a volerlo era soprattutto il dg Baldini. Poi, dopo l'uscita di un'intervista in cui Capello diceva polemicamente "Non potrei mai allenare la Juventus", anche su mio suggerimento, Luciano Moggi e Antonio Giraudo decisero di portarlo sulla panchina bianconera e appena arrivò, Capello fece di tutto per accelerare l'acquisto di Ibrahimovic, permettendo così alla Juve di battere sul tempo Baldini e la Roma".

Sull'acquisto di Pavel Nedved da parte della Lazio. "Zeman conosceva bene il giocatore, anche lui ceco, e sapevo che l'affare sarebbe andato in porto: ma non fu facile perché l'allenatore faceva difficoltà, diceva che i soldi che Pavel avrebbe guadagnato erano troppi, che avrebbe dovuto avere uno stipendio basso e guadagnarsi gli aumenti col tempo".

E poi, intervista a un mito del calcio italiano, Giancarlo Antognoni, che rivela di avere giocato l'ultima parte della sua carriera da 'zoppo'. "Dopo la frattura di tibia e perone procuratami nello scontro con Pellegrini - rivela Antognoni - la guarigione fu difficile. Dovetti sottopormi a due operazioni e alle fine mi ritrovai una gamba 1 centimetro più corta dell'altra". Antognoni racconta gli incontri con l'Avvocato Agnelli, che tentò in tutti i modi di portarlo alla Juventus, e col presidente della Roma, Dino Viola. "Fummo forse più vicini a alla Roma - svela Rita Monosillo, moglie di Antognoni - Il presidente Viola era disposto a regalarci il Colosseo, ma Giancarlo amava troppo Firenze e i fiorentini: e alla fine non se ne fece nulla".

Ancora: viaggio in Inghilterra a casa di Roberto Di Matteo, l'ex calciatore di Lazio e Chelsea, oggi allenatore rampante del West Bromwich; e a un anno di distanza dal drammatico suicidio di Robert Enke, portiere della nazionale tedesca, la Tribù intervista l'amico ed ex compagno di squadra nel Borussia, Marco Villa, che ha scritto un libro per onorare la memoria del compagno.
 
A "La tribù del calcio" tutto su Mario Balotelli

Venerdì 19 novembre 2010 su Premium Calcio alle ore 21.00 torna "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri innamorati del pallone.

Intervista a Aldo Agroppi sui temi più caldi del momento: "Cassano? Sto con Garrone, - ha detto Agroppi - ma voglio dire che la colpa di quel che succede non è solo di Cassano, ma anche di chi doveva educarlo e non l'ha fatto: come Capello, che tutto è stato per Antonio tranne che un buon maestro". Su Beppe Marotta, il d.g. juventino che se l'è presa con l'arbitro Nicola Rizzoli dopo Juve-Roma: "Quando l'ho visto non credevo ai miei occhi. Eppure quand'era al Varese o alla Sampdoria, e cioè fuori dai grandi giri, Marotta si lamentava degli arbitri e dei favori che venivano fatti alle grandi, bianconeri in testa. Evidentemente passando alla Juve ha dimenticato tutto". Su Claudio Ranieri: "Ranieri deve stare tranquillo: continui a lavorare bene e nessuno lo caccerà. Per di più, sembra che Marcello Lippi tornerà ad allenare, ma all'estero. E io dico che più lontano va, meglio sarà per tutti". Su Antonio Cassano e Mario Balotelli, accolti in azzurro da Prandelli: "Prandelli si è preso una bella gatta da pelare, quei due sono presenze pericolosissime, direi ingestibili". Su Maurizio Zamparini: "Ma in che mondo vive? Vuole ritirarsi perché l'arbitro ha favorito il Milan contro il Palermo? E dov'è la novità? Non ha ancora capito Zamparini che sono in 3 a spartirsi il bottino, e cioè Juve, Milan e Inter, e che gli altri non saranno mai invitati al tavolo?".

In primo piano anche la "Balotelli-story": dall'abbandono nell'ospedale di Bagnolo Mella quando Mario era piccolissimo, all'adozione a casa Balotelli, fino agli insulti razzisti in Romania-Italia. La Tribù del calcio ripercorre la vita di un ragazzo di 20 anni, talento unico. Parlano il suo primo allenatore all'Uso Mompiano, Giovanni Valenti; Sandro Salvioni, che lo allenò al Lumezzane; Roberto Mancini, suo primo allenatore all'Inter e oggi al Manchester City; e Aldo Caz-zullo, la firma del Corriere della Sera che per primo perorò la causa di Balotelli in nazionale.

E poi intervista a Fabrizio Ravanelli che racconta la sua incredibile storia di un bambino che a 10 anni, per un problema genetico, aveva già i capelli bianchi, e che fra sfottò e insolenze decise di non darsi per vinto diventando un campione. Ricorda Andrea Fortunato, il terzino juventino stroncato giovanissimo dalla leucemia, Gianluca Vialli ("Alla vigilia della finale-Champions con l'Ajax non ce la faceva: l'idea di perderne un'altra, dopo Samp-Barcellona, non lo faceva dormire"), Luciano Moggi e Marcello Lippi ("Dopo la vittoria in Champions mi hanno scaricato senza esitazioni") e la sua filosofia di vita ("Ho dimostrato che anche nel calcio la classe operaia, se davvero vuole, può andare in paradiso").

E infine, hit-parade di grandi "perle" e grandi momenti neroazzurri: prima puntata di una serie che farà felici anche i tifosi di altre squadre.
 
nicola84 ha scritto:
A "La tribù del calcio" tutto su Mario Balotelli

Venerdì 19 novembre 2010 su Premium Calcio alle ore 21.00 torna "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri innamorati del pallone.

Intervista a Aldo Agroppi sui temi più caldi del momento: "Cassano? Sto con Garrone, - ha detto Agroppi - ma voglio dire che la colpa di quel che succede non è solo di Cassano, ma anche di chi doveva educarlo e non l'ha fatto: come Capello, che tutto è stato per Antonio tranne che un buon maestro". Su Beppe Marotta, il d.g. juventino che se l'è presa con l'arbitro Nicola Rizzoli dopo Juve-Roma: "Quando l'ho visto non credevo ai miei occhi. Eppure quand'era al Varese o alla Sampdoria, e cioè fuori dai grandi giri, Marotta si lamentava degli arbitri e dei favori che venivano fatti alle grandi, bianconeri in testa. Evidentemente passando alla Juve ha dimenticato tutto". Su Claudio Ranieri: "Ranieri deve stare tranquillo: continui a lavorare bene e nessuno lo caccerà. Per di più, sembra che Marcello Lippi tornerà ad allenare, ma all'estero. E io dico che più lontano va, meglio sarà per tutti". Su Antonio Cassano e Mario Balotelli, accolti in azzurro da Prandelli: "Prandelli si è preso una bella gatta da pelare, quei due sono presenze pericolosissime, direi ingestibili". Su Maurizio Zamparini: "Ma in che mondo vive? Vuole ritirarsi perché l'arbitro ha favorito il Milan contro il Palermo? E dov'è la novità? Non ha ancora capito Zamparini che sono in 3 a spartirsi il bottino, e cioè Juve, Milan e Inter, e che gli altri non saranno mai invitati al tavolo?".

In primo piano anche la "Balotelli-story": dall'abbandono nell'ospedale di Bagnolo Mella quando Mario era piccolissimo, all'adozione a casa Balotelli, fino agli insulti razzisti in Romania-Italia. La Tribù del calcio ripercorre la vita di un ragazzo di 20 anni, talento unico. Parlano il suo primo allenatore all'Uso Mompiano, Giovanni Valenti; Sandro Salvioni, che lo allenò al Lumezzane; Roberto Mancini, suo primo allenatore all'Inter e oggi al Manchester City; e Aldo Caz-zullo, la firma del Corriere della Sera che per primo perorò la causa di Balotelli in nazionale.

E poi intervista a Fabrizio Ravanelli che racconta la sua incredibile storia di un bambino che a 10 anni, per un problema genetico, aveva già i capelli bianchi, e che fra sfottò e insolenze decise di non darsi per vinto diventando un campione. Ricorda Andrea Fortunato, il terzino juventino stroncato giovanissimo dalla leucemia, Gianluca Vialli ("Alla vigilia della finale-Champions con l'Ajax non ce la faceva: l'idea di perderne un'altra, dopo Samp-Barcellona, non lo faceva dormire"), Luciano Moggi e Marcello Lippi ("Dopo la vittoria in Champions mi hanno scaricato senza esitazioni") e la sua filosofia di vita ("Ho dimostrato che anche nel calcio la classe operaia, se davvero vuole, può andare in paradiso").

E infine, hit-parade di grandi "perle" e grandi momenti neroazzurri: prima puntata di una serie che farà felici anche i tifosi di altre squadre.
Chiaramente Ora che la squadra dell'ammore è in testa dopo non so quanti anni, a mediaset si sentono il diritto di s*****re l'inter, l'anno scorso quasi piangevano...vabbè è normale il proprietario è quel tizio là:icon_rolleyes: ....e lo dico da tifoso neutrale
 
Materazzi: Io, vicinissimo al Milan
"Schiaffo a Balotelli, grazie Ibra per essertene andato"

Venerdì 10 dicembre 2010 su Premium Calcio alle ore 21.00 torna "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri innamorati del pallone. Intervista esclusiva di Antonio Bartolomucci a Marco Materazzi, che affronta i temi scomodi e controversi della sua lunga carriera, a cominciare dal passaggio al Milan, sfumato quando tutto sembrava fatto. "E' vero - rivela Materazzi - nella stagione 2005-2006 fui molto vicino a finire al Milan. Mancini non mi vedeva, voleva che me ne andassi: c'era anche il Villareal che mi cercava, mentre a me premeva soprattutto andare a giocare per guadagnarmi il Mondiale. Non ho problemi ad ammetterlo: fui vicinissimo a firmare col Milan, poi però parlai con Lippi, il ct mi disse di non preoccuparmi, che un posto tra i 23 me l'avrebbe dato comunque e quel colloquio fu la mia fortuna. Decisi di restare dove il cuore mi diceva di stare, Lippi mantenne la promessa, mi portò in Germania e poi quel che successe lo sapete".

A proposito di Mondiale 2006, Materazzi svela per la prima volta i particolari dell'incontro con Zidane, avvenuto casualmente all'hotel Melià di Milano dove Marco, il 4 novembre 2010, si era recato per salutare Mourinho alla vigilia di Milan-Real Madrid. "Stavo uscendo dall'hotel - racconta Materazzi - quando qualcuno cercò di fermarmi: c'è un problema, mi dissero, c'è Zidane che sta parcheggiando proprio a fianco della tua auto. Risposi che non vedevo dov'era il problema; uscii, mi trovai di fronte a Zidane e sfruttai l'occasione per dirgli delle cose, cose che sappiamo io e lui, che restano tra noi. Diciamo che sono stato io a parlare di più e quando lui alla fine mi ha allungato la mano, io l'ho tenuta stretta e non l'ho mollata fino a che non mi ha guardato bene in faccia. Era quello che volevo. E' andata così, per me è stato bello: per lui non so".

Sul controverso rapporto con Balotelli il difensore dell'Inter dichiara: "Uno schiaffo e una scarpa in faccia gli sono arrivati; ma quando l'hanno operato, ed era in ospedale, c'ero io a mezzanotte a fargli compagnia e ad andare a prendergli le merendine alla macchinetta". Sul rapporto con Ibrahimovic: "Lo scontro nel derby? Semplicemente io mi sono fermato per non fargli del male, lui invece no. Ma va bene così. La verità è che noi dell'Inter lo dobbiamo ringraziare: se un anno fa avessimo incontrato il Barcellona senza lui in campo, forse non ce l'avremmo fatta a eliminarli e non avremmo mai vinto la Champions". Sul Pallone d'Oro: "Nel 2006 avrei meritato di essere preso in considerazione, invece pagai la fama del cattivo, per via della testata di Zidane e France Football m'inserì nemmeno fra i 30". Sullo scudetto perso il 5 maggio: "L'ultima partita in casa della Lazio la perdemmo per nostro esclusivo demerito: ma il ricordo di quella stagione è brutto per tutto quello che successe prima ai nostri danni, a cominciare da un incredibile rigore fischiatoci contro a Venezia, con lo stesso Maniero a meravigliarsi e a dire: ma quale rigore!".

La "Tribù del Calcio" ci porta poi a Barcellona là dove c'era, una volta, il tempio del Sarrià, il mitico stadio che vide gli azzurri di Bearzot battere 2-1 l'Argentina e 3-2 il Brasile nel leggendario Mundial dell'82. Oggi al suo posto c'è un centro commerciale. Gianni Mura, prima firma dello sport di "Repubblica", rievoca quel momento magico. Ancora: un ricordo dell'avvocato Peppino Prisco; la burrascosa carriera di Massimo Taibi e, infine, un reportage dal carcere di Busto Arsizio per mostrare l'iniziativa di Roberto Colombo, portiere della Triestina, che all'interno ha aperto un laboratorio di cioccolata.
 
l'ho visto ieri sera per la prima volta
non sono abbonato

molto interessante
molto bello il serviazio su cipriani
sara' sempre visibile a tutti ?
e' l'unico canale che si vede senza tessera ?
grazie
 
celeradavide ha scritto:
l'ho visto ieri sera per la prima volta
non sono abbonato
sara' sempre visibile a tutti ?
e' l'unico canale che si vede senza tessera ?
grazie

No, è il programma Premium Football Club che viene trasmesso in chiaro su Premium Calcio, visibile anche a coloro che non hanno una tessera Premium...non questo programma e non il canale in sè ;)
 
Mctayson09 ha scritto:
No, è il programma Premium Football Club che viene trasmesso in chiaro su Premium Calcio, visibile anche a coloro che non hanno una tessera Premium...non questo programma e non il canale in sè ;)
Anche "La Tribù del Calcio" va in chiaro. :)
 
Mctayson09 ha scritto:
Ma io ricordo che all'inizio non era così, era solo PFC in chiaro, voglio solo sapere se è così, ho ragione?
Guarda, dall'inizio non lo so.
Tutte le volte in cui ho guardato il programma (non dalla prima puntata) sul tv senza tessera Premium, l'ho visto tranquillamente. So solo questo. :)
 
La Tribù del Calcio con Chiarugi
"Scudetto perso a Verona? Il rammarico è il gol annullato"

Venerdì 28 gennaio 2011 su Premium Calcio alle ore 21.00 torna "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri innamorati del pallone. In questa puntata intervista a Luciano Chiarugi, soprannominato "Cavallo pazzo", estrosa ala del Milan di Nereo Rocco, acquistata dalla Fiorentina. Che rivela: "Quando arrivai al Milan, Rocco mi disse: 'l'unica cosa che devi fare, in campo, è stare attento a Rivera: non appena lo vedi con la palla tra i piedi, tu pensa solo a smarcarti, al resto ci pensa lui'? Capii subito che Rocco aveva ragione. Sono convinto che Rivera avesse due occhi davanti e due dietro. Anche di spalle, senza vedermi, era in grado di stabilire dov'ero e di farmi arrivare la palla proprio lì, sui piedi".

Dopo il racconto dello straordinario scudetto vinto a 22 anni con la Fiorentina di Bruno Pesaola nel 68-69, col gol decisivo segnato in casa della Juventus, Chiarugi passa ai ricordi del Milan. In particolar modo alla Coppa delle Coppe vinta nel 72-73, quattro giorni prima della "fatal Verona" (la sconfitta per 5-3 al Bentegodi che impedì al Milan di Rocco di conquistare la "stella"): "La finale di Salonicco contro il Leeds fu incredibile ? ricorda ?. A inizio partita sbloccai il risultato con un gol su punizione che Rivera, vedendomi particolarmente deciso, mi concesse di calciare; poi ci furono 90 minuti di incredibili sofferenze? Ma alla fine fu 1-0 per il Milan e la Coppa la alzammo noi".

Chiarugi torna anche sullo scudetto gettato al vento a Verona pochi giorni dopo. "Il rammarico vero fu il gol che Lo Bello mi annullò nella partita decisiva in casa della Lazio. Sarebbe stato il gol del 2-2 e il punto ci avrebbe permesso di andare a Verona senza il timore di essere scavalcati. Invece Lo Bello mi fischiò un fuorigioco inesistente, tra l?altro dopo che la palla mi finì sui piedi per un tocco di un avversario, e anche se allora non c?erano le moviole di oggi, lo scandalo fu enorme. Persino Rocco, che non era mai stato espulso, protestò con rabbia tale da essere cacciato dal campo". Chiarugi parla anche delle sue altre squadre, Napoli, Sampdoria e Bologna, regalando aneddoti su Bruno Pesaola e De Sisti, Nils Liedholm e Nereo Rocco, Gianni Rivera e Gigi Riva.

Inoltre: a 13 anni dal clamoroso "frontale" tra Ronaldo e Mark Iuliano che "incendiò" il mitico match-scudetto Juventus-Inter (campionato 97-98), la "Tribù" è andata a cercare i protagonisti per sapere che ne è di loro. Vedremo Mark Iuliano giocare nel San Genesio (Prima Categoria lombarda) con la passione di un ragazzino e scopriremo i programmi di Ronaldo, ormai in procinto dopo tante traversie di appendere le scarpe al chiodo.

Ancora: nel racconto dei protagonisti, a cominciare da Hernan Crespo, che quel giorno firmò 3 gol, riviviamo la partita Juventus-Parma 2-4 che nel campionato 98-99 costò a Marcello Lippi la panchina bianconera; un reportage sul calcio in Arabia, a un mese di distanza dal Mondiale per Club vinto dall'Inter ad Abu Dhabi; una clip da non perdere sulle meraviglie in maglia rossonera di Zlatan Ibrahimovic e un'intervista a 360 gradi ad Aldo Agroppi.

Il programma "La tribù del calcio" sarà visibile in chiaro per tutti i possessori del decoder del digitale terrestre.
 
"La tribù del calcio" racconta Roberto Falcao

"La tribù del calcio" racconta Roberto Falcao

Venerdì 4 febbraio 2011 su Premium Calcio alle ore 21.00 torna "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri innamorati del pallone.

Protagonista di questa puntata sarà Paulo Roberto Falcao, fuoriclasse brasiliano. Testimoni d'eccezione Riccardo Viola (figlio dell'allora presidente Dino Viola), il dottor Ernesto Alicicco, Francesco Graziani e Sandro Mazzola. Mazzola, a quei tempi dirigente dell'Inter, ricorda di come Falcao fosse stato vicino all'Inter dopo aver vinto lo Scudetto; in una telefonata il talento brasiliano gli disse: "Sì, voglio venire all'Inter perché per me è la squadra del futuro". Vennero presi tutti gli accordi, ma la trattativa saltò.
Altri particolari del Falcao giallorosso li regala Riccardo Viola, figlio del presidente Dino: "Nessuno sa che mio padre avesse tale e tanta stima del brasiliano che all'insaputa di Liedholm chiedeva a Falcao un resoconto tecnico dopo ogni partita. Soprattutto quando le cose non andavano bene, aveva bisogno di qualcuno che gli spiegasse il perché e il per come. E questo qualcuno non era Liedholm: era Falcao". Al centro dell'attenzione anche il caso del rigore mai calciato da Falcao nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool nell'84. Un rifiuto che il brasiliano, al telefono, spiega con l'infiltrazione al piede praticatagli a inizio-match: "Ho giocato la partita con una puntura al ginocchio, ma pensavo di giocare 90 minuti, invece ne ho giocati 120 e alla fine l'anestesia se n'era andata: non riuscivo neanche a tenere il piede a terra". Spiegazione che non convince Ciccio Graziani: "A distanza di tanti anni continuo a pensare che ci sono gesti che un campione con la C maiuscola, il campione con più carisma, in certi momenti della carriera deve compiere, punto e basta. E il rigore contro il Liverpool Falcao doveva calciarlo, comunque e senza discussioni. Invece non fu così. Se oggi mi capitasse di rivederlo, pur con tutto il bene che gli voglio glielo ribadirei: Paulo Roberto Falcao, sei stato un bischero!". E non convince nemmeno il dottor Alicicco: "Il ginocchio non era irrecuperabile come Paulo sosteneva, fatto sta che Falcao era mal consigliato dal suo procuratore Cristoforo Colombo e la società, temendo di perderne il controllo, chiese la visita fiscale. Cosa che determinò la definitiva rottura del rapporto". E fu rescissione del contratto.

Questo e molto altro alla "Tribù del Calcio": un'intervista-ritratto di Christian Riganò, il centravanti che fino a 26 anni fece il muratore e il pasticciere e che poi conquistò Firenze riportandola dalla C2 alla serie A. Una visita guidata al Camp Nou, il tempio del calcio per eccellenza. Il caso dello scudetto della discordia tra Juventus e Inter e il precedente in Bundesliga, con le due squadre riportate in campo per uno spareggio. Il salone da barbiere di Napoli dove hanno brevettato il "taglio alla Hamsik". Un'intervista ad Adriana, moglie di Paolo Maldini e molte altre curiosità.

Il programma "La tribù del calcio" sarà visibile in chiaro per tutti i possessori del decoder del digitale terrestre.
 
"Ho dato un pugno a Baggio"
Schillaci si racconta alla Tribù del calcio

Protagonista della puntata di venerdì 11 febbraio de "La tribù del calcio" è Totò Schillaci, bomber siciliano “star” del Mondiale di Italia ’90 che, intervistato da Roberto Ciarapica, regala curiosità su svariati temi. Sul rapporto con Roberto Baggio dichiara: “Io e Roby Baggio? Nella Juventus e in Nazionale siamo diventati amici. Dividevamo la stessa camera, lui parlava poco, io niente. Eppure, nonostante questo, una volta facemmo a ****otti: anzi, fui io a rifilargli un pugno”. Sulla sconfitta con l’Argentina che costò agli Azzurri l’eliminazione: “La notte di Italia-Argentina fui io a dire a Vicini che non me la sentivo di andare sul dischetto al momento dei rigori decisivi. Perdemmo, purtroppo, ma continuo a pensare che se avessimo giocato a Roma, invece che a Napoli, in finale ci saremmo andati noi”.

Sul suo passaggio dalla Juventus all’Inter: “La ragione fu semplice: la società non mi perdonò la decisione di separarmi da mia moglie. Non dovevo farlo: così, senza tanti riguardi, mi vendettero”. Sugli anni in nerazzurro: “Deludenti al massimo: non so perché, all’Inter non giocavo mai”. E sul rimpianto di non aver mai giocato per la sua città, Palermo: “Da ragazzino non mi vollero per pochi spiccioli e a fine carriera, quanto di ritorno dal Giappone bussai alla porta del club e mi offrii gratis, ancora una volta mi dissero no grazie. Ma l’errore che in assoluto rimpiango di più è quando dissi a Poli, giocatore del Bologna, ‘ti faccio sparare’. Era una frase detta così, nella foga del momento, ma non dovevo dirla: ne pagai a lungo le conseguenze”.

Questo e molto altro alla “Tribù del Calcio”: a pochi giorni da Milan-Tottenham di Champions League, la “Tribù” dedica un servizio alla saga della famiglia Cudicini, l’unica ad avere avuto tre generazioni dirette, nonno, padre e figlio, in serie A. Da nonno Guglielmo, terzino nella Triestina e compagno di squadra di Nereo Rocco, a papà Fabio, il mitico “Ragno Nero” campione d’Europa e del mondo nel Milan di Gianni Rivera e Pierino Prati, arrivando al 37enne Carlo, portiere in forza al Tottenham: un secolo di calcio attraverso tre generazioni di atleti.

Ancora: un’intervista-ritratto di Sergio Pellissier, che domenica ha raggiunto il traguardo delle 300 partite (e 94 gol) con la maglia del Chievo; un servizio sui due fantastici anni e i tanti meravigliosi gol di Samuel Eto’o all’Inter; un’intervista insolita al difensore nerazzurro Ivan Ramiro Cordoba che parla di sé, della sua infanzia, della Colombia, della sua terra lontana e molte altre curiosità.

Il programma “La tribù del calcio” sarà visibile in chiaro per tutti i possessori del decoder del digitale terrestre.
 
Tribù: calcio e corruzione al Sud
Inchiesta shock nella puntata di stasera

Al centro della puntata de 'La tribù del calcio' in onda venerdì 18 febbraio alle ore 21 su Premium Calcio un'inchiesta-shock, firmata Antonio Bartolomucci, su calcio e corruzione sui campi del Sud. Prendendo lo spunto dal tentativo di corruzione avvenuto nel campionato di Eccellenza pugliese, quando alla vigilia di Fasano-San Paolo Bari un dirigente di casa consegnò 3000 euro a un giocatore avversario, il brasiliano Junior De Camargo, che però registrò tutto col telefonino e portò le immagini (che verranno mostrate integralmente alla Tribù) al suo presidente, la 'Tribù' scandaglia il mondo del calcio di provincia, un calcio dove ricatti, corruzione e aggressioni ad arbitri e giocatori sono purtroppo all'ordine del giorno.

Un'inchiesta cruda, ricca di documenti, video e testimonianze, che mette a nudo la dura realtà del calcio di periferia.

La 'Tribù del calcio' mostra anche il bello del calcio: a pochi giorni dall'addio al calcio di Ronaldo e dal fantastico gol in rovesciata di Wayne Rooney nel derby di Manchester, la 'Tribù' rende omaggio ai due grandi fuoriclasse con due video abbaglianti: uno sulle prodezze del giovane 'Fenomeno' negli anni in nerazzurro, l'altro sui più bei gol del calcio segnati 'alla Rooney', e cioè in rovesciata volante.

Gol in primo piano anche nei ritratti-intervista che la 'Tribù' dedica a un grande bomber del passato recente, Enrico Chiesa, e a un grande bomber del presente, Marco Di Vaio. Chiesa, che oggi ha appeso le scarpe al chiodo, parla delle splendide accoppiate d'attacco formate nel corso della sua carriera prima a Genova con Mancini, poi a Firenze con Batistuta, quindi a Parma col giovane Crespo e ripercorre i momenti esaltanti e i momenti drammatici di una carriera giocata comunque tutta ad altissimo livello. Stesso discorso per Di Vaio che oggi, a 34 anni, sta disputando forse la miglior stagione della sua vita ed è diventato per Bologna un idolo assoluto.

E poi: in occasione dei 25 anni di Milan targato Berlusconi, la 'Tribù' propone poi un servizio sui 10 momenti magici che i tifosi hanno vissuto in questo quarto di secolo pieno di successi, specie a livello internazionale: una vera e propria top ten colorata di rossonero, un servizio che ogni vero tifoso dovrebbe registrare e conservare in videoteca. Questo e molto altro alla 'Tribù del calcio'.

Il programma 'La tribù del calcio' sarà visibile in chiaro per tutti i possessori del decoder del digitale terrestre.
 
mi sapete fare una lista con tutti i programmi in chiaro di premium calcio.
 
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superbari ha scritto:
mi sapete fare una lista con tutti i programmi in chiaro di premium calcio.

Premium Football Club - lun. ore 21
La Tribù del Calcio - ven. ore 21
Serie A News delle ore 24.00
 
A "La tribù del calcio" scottanti dichiarazioni di Lentini

Venerdì 25 febbraio 2011 su Premium Calcio alle ore 21.00 torna "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri innamorati del pallone.

E' Gianluigi Lentini il grande protagonista della puntata di domani. Lentini parla di tutto: della sua esplosione a Torino, dell'incidente d'auto che lo fece finire in coma e compromise irrimediabilmente la sua carriera, delle persone che lo hanno aiutato e di chi, invece, ha fatto di tutto per farlo sprofondare in un incubo di frustrazioni e amarezze. Tutto ruota attorno alla notte del 3 agosto 1993, quando di ritorno da un'amichevole giocata dal Milan a Genova, Lentini si schianta con la sua Porsche a Villanova d'Asti. Gianluigi finisce in coma: "Dopo l'incidente non riconoscevo più le persone e le cose, ricominciai a parlare come un bambino. Ora posso dirlo, quell'incidente ha bruciato in un attimo la mia carriera. Mi ha tolto tutto". Anche le persone, però, hanno inciso, nel bene e nel male. Lentini ricorda Fabio Capello: "Anche lui ha contribuito a stroncarmi. Nella finale con l'Ajax, nel '95, stavo veramente bene, ma lui non mi fece giocare: quella notte, a Vienna, decisi di mollare per sempre il grande calcio. Avevo 25 anni". Un altro personaggio del calcio che Lentini ricorda poco volentieri è Marco Materazzi, oggi bandiera dell'Inter: "Materazzi? Non ci sono le parole per descriverlo. Una persona sleale. A quei tempi in campo c'erano meno telecamere e lui faceva di quelle cose che non si possono raccontare. Non è un giocatore di calcio". Lentini racconta la grande sofferenza interiore patita al momento del passaggio dal Torino al Milan. "Lo ricordo come se fosse adesso, mi sentivo un traditore. Poi però è successo che ci siamo rimessi insieme, e anche il Toro mi ha scaricato. Avevo 31 anni, ero ancora giovane". La figura forse più importante nella sua carriera è quella di Emiliano Mondonico: le loro strade s'intrecciano di continuo. "Mondonico è stato come un padre, per me: l'ho amato e odiato. Ci insultavamo tutti i giorni". E per non farsi mancare niente, "La Tribù" è andata a Rivolta d'Adda e ha bussato alla porta di Emiliano Mondonico. Un'intervista tutta da gustare in cui Mondonico, in gran forma dopo lo l'operazione chirurgica per un tumore all'addome, rivela: "Anche in quei giorni, il mio pensiero non è mai andato a ieri, ma sempre a domani".

Puntata da non perdere: "La Tribù" propone anche un'intervista esclusiva a Giuseppe Falcao, il figlio romano di Paulo Roberto Falcao che alla soglia dei 30 anni aspetta ancora di incontrare il padre. "Papà fra poco avrà 60 anni, un'età in cui è giusto riconsiderare le cose e farsi un esame di coscienza. Io spero che avverta l'esigenza di conoscermi, di conoscere suo figlio, e sarei contento se succedesse. Se non accadrà, mi spiacerà, anche se poi la vita va avanti".

Ancora: un'intervista a Giuseppe Bruscolotti, capitano di mille battaglie nel Napoli: ricordi di scudetto, di Diego Maradona, di un sogno che all'improvviso diventò realtà e che Bruscolotti ci fa rivivere con una serie di aneddoti. Infine: dopo l'esaltante Genoa-Roma 4-3, con rimonta da 0-3, riviviamo tutte le più rocambolesche rimonte della storia del calcio e per la serie "Bomber di ieri" andiamo a riscoprire le prodezze di Alen Boksic, lo strepitoso cannoniere croato che fece meraviglie nella Lazio e nella Juventus.

Il programma "La tribù del calcio" sarà visibile in chiaro per tutti i possessori del decoder del digitale terrestre.
 
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