Recessione internazionale in vista

@luchinho
....siccome il 2008 è bisestile, ed "anno bisesto anno funesto", lo sanno tutti, prepariamoci al peggio.:icon_twisted:
Bisogna stare attenti nell'inoltrarsi in discussioni che sembrano fondate, ma che in realtà si sviluppano da affermazioni sostanzialmente apodittiche, tutte da verificare, che spesso sono buttate li bell'apposta da qualcuno perchè i mercati reagiscano in una data maniera. ;)
Sebbene quando si frequenta la facoltà di economia l'impressione che si trae è quella di studiare leggi matematiche, perchè così ti vengono presentate, in realtà si tratta di altre affermazioni apodittiche.
L'economia non è una vera scienza in quanto si fonda su leggi "empiriche".
Al pari della medicina, tenta di spiegare i meccanismi deducendoli dall'esperienza, si aggiorna e sfrutta le innovazioni disponibili, talvolta arrivando a rinnegare quanto invece affermava 20 anni prima.:evil5:
Non ci sono leggi economiche assolutamente precise nè immutabili. Le teorie in voga cambiano, i mercati, le situazioni geopolitiche ed i tempi anche. In ultimo, spesso i comportamenti dei soggetti sono indotti di proposito da chi tira le fila. Non così di rado, le reazioni dei mercati non sono quelle previste, e spesso, ciò è un bene.:lol:
Personalmente non mi aspetto nulla di catastrofico dal 2008, anzi...

@roddy
Concordo con le tue osservazioni: il caso Fiat è emblematico e sintomatico. O non c'è mai stata una vera crisi ed il forte calo del titolo è stato pilotato perchè serviva a far disimpegnare il socio americano pagandolo il meno possibile e rastrellare azioni, oppure il è valore attuale che non risponde alla realtà e deriva da artifici contabili o da altri dati comunque manipolati. :evil5:
 
roddy ha scritto:
... anche la BCE dovrà necessariamente acconciarsi a ridurre i tassi in Europa....

E' proprio questo il punto centrale per noi europei.

Dipende propria dalla scelta della BCE che potrebbe andare controcorrente.

Per il resto condivido in parte la tua analisi.
 
Tuner ha scritto:
@luchinho
....siccome il 2008 è bisestile, ed "anno bisesto anno funesto", lo sanno tutti, prepariamoci al peggio.:icon_twisted:
Bisogna stare attenti nell'inoltrarsi in discussioni che sembrano fondate, ma che in realtà si sviluppano da affermazioni sostanzialmente apodittiche, tutte da verificare, che spesso sono buttate li bell'apposta da qualcuno perchè i mercati reagiscano in una data maniera. ;)
Sebbene quando si frequenta la facoltà di economia l'impressione che si trae è quella di studiare leggi matematiche, perchè così ti vengono presentate, in realtà si tratta di altre affermazioni apodittiche.
L'economia non è una vera scienza in quanto si fonda su leggi "empiriche".
Al pari della medicina, tenta di spiegare i meccanismi deducendoli dall'esperienza, si aggiorna e sfrutta le innovazioni disponibili, talvolta arrivando a rinnegare quanto invece affermava 20 anni prima.:evil5:
Non ci sono leggi economiche assolutamente precise nè immutabili. Le teorie in voga cambiano, i mercati, le situazioni geopolitiche ed i tempi anche. In ultimo, spesso i comportamenti dei soggetti sono indotti di proposito da chi tira le fila. Non così di rado, le reazioni dei mercati non sono quelle previste, e spesso, ciò è un bene.:lol:
Personalmente non mi aspetto nulla di catastrofico dal 2008, anzi...

@roddy
Concordo con le tue osservazioni: il caso Fiat è emblematico e sintomatico. O non c'è mai stata una vera crisi ed il forte calo del titolo è stato pilotato perchè serviva a far disimpegnare il socio americano pagandolo il meno possibile e rastrellare azioni, oppure il è valore attuale che non risponde alla realtà e deriva da artifici contabili o da altri dati comunque manipolati. :evil5:

Sul fatto che l'economia si basi su affermazioni sostanzialmente apodittiche è indiscutibile.

Non è una scienza esatta.

Non a caso l'economia è quella scienza che studia il perchè le sue previsioni non si sono realizzate.

Per fortuna gli economisti sono gli unici "esperti" a fare continuamente autocritica.
 
luchinho ha scritto:
E' proprio questo il punto centrale per noi europei.
Dipende propria dalla scelta della BCE che potrebbe andare controcorrente.
Una cosa è andare controcorrente, una cosa è andare contro la logica: a me sembra incredibile che la stessa istituzione ( la BCE, appunto... ) cerchi di tenere basso il valore della propria moneta ( o, almeno, tenti di non farlo aumentare troppo... ) e, contemporaneamente, tenga alti i tassi di interesse... Mi sembra una contraddizione in termini che, certo, non può essere giustificata dalla paura dell'inflazione ( che, nonostante tutto, è ancora decisamente bassa... ).

luchinho ha scritto:
Sul fatto che l'economia si basi su affermazioni sostanzialmente apodittiche è indiscutibile.
Non è una scienza esatta.
Solo la matematica è una scienza esatta: e lo è per il semplice motivo che si muove in un mondo di dati, parametri e postulati DA LEI STESSA creato e organizzato...
Non è un caso che il teorema di Pitagora, per esempio, non cessi di essere valido a più di 2500 anni di distanza, nonostante l'elaborazione della geometria non euclidea, dell'algebra booleana, etc. etc. ...:icon_rolleyes:
Tutte le altre scienze umane che hanno la necessità di scontrarsi con una verifica sperimentale, sono, per definizione, fallaci e approssimative... Ma sono l'unico mezzo che abbiamo per studiare la realtà che ci circonda e per cercare di comprenderne e predire il comportamento... ;)

Tuner ha scritto:
@roddy
Concordo con le tue osservazioni: il caso Fiat è emblematico e sintomatico. O non c'è mai stata una vera crisi ed il forte calo del titolo è stato pilotato perchè serviva a far disimpegnare il socio americano pagandolo il meno possibile e rastrellare azioni, oppure il è valore attuale che non risponde alla realtà e deriva da artifici contabili o da altri dati comunque manipolati. :evil5:
Il caso Fiat è emblematico anche di un'altra cosa: di come l'informazione economica ( e non solo quella economica... :icon_twisted: ) in Italia sia manipolata, per non dire spudoratamente falsificata!!!
Noi non conosciamo i veri dati di cio che succede intorno a noi... O, meglio, sappiamo SOLO ciò che i grandi padroni dei media ( in Italia due, tre, non di più... ) vogliono che noi sappiamo... Di modo che, sulla base delle informazioni che ci vengono filtrate, traiamo le conclusioni che LORO vogliono che noi traiamo... Visto poi che, a ragionare con la loro testa, in modo indipendente, in questo Paese non è che ci sia una folla di persone... :icon_twisted:

P.S. Il socio americano non "è stato pagato il meno possibile".... HA PAGATO LUI per andarsene...:5eek:

P.P.S. Appena uscita fresca fresca ( stranamente, per PURA coincidenza, subito dopo il crollo in Borsa... ):
"Fiat: oltre 2 mld di utile nel 2007
Azzerato l'indebitamento netto, gestione ordinaria record
(ANSA) - TORINO, 24 GEN - L'utile netto del gruppo Fiat nel 2007 ha superato i 2 miliardi di euro, risultando,su base omogenea,piu' che raddoppiato rispetto al 2006.La Casa incassa un bilancio da record e conferma tutti gli obiettivi del 2008, inclusi 60 miliardi di ricavi per fine anno. Nell'anno passato e' stato azzerato l'indebitamento netto industriale, con un avanzo di liquidita' pari a 6,9 miliardi di euro. Il risultato della gestione ordinaria e' stato di 3,233 miliardi di euro, il piu' alto da sempre.
 
Ultima modifica:
Il valore dell'euro è probabilmente sovrastimato e quando inizierà a scendere, l'inflazione inizierà a galoppare. Mutuando l'espressione calcistica, la mia ipotesi è che la BCE stia "fintando". Speriamo che quando deciderà di intervenire con la scure, anziche col fioretto, non sia tardi.

roddy ha scritto:
Mi sembra una contraddizione in termini che, certo, non può essere giustificata dalla paura dell'inflazione
 
Tuner ha scritto:
Il valore dell'euro è probabilmente sovrastimato e quando inizierà a scendere, l'inflazione inizierà a galoppare. Mutuando l'espressione calcistica, la mia ipotesi è che la BCE stia "fintando". Speriamo che quando deciderà di intervenire con la scure, anziche col fioretto, non sia tardi.
Dipende da cosa intendi per "sovrastimato"... :eusa_think:
E, soprattutto, rispetto A QUALE parametro...
Ciò di cui io sono sicuro, è che se l'euro è sovrastimato, il dollaro lo è anche di più... Per cui, il rapporto tra le due monete è destinato ad aumentare perchè sempre più capitali si sposteranno dall'una all'altra moneta.
Se poi il WTO ( o altre autorità simili... ) costringessero la Cina a rompere il rapporto fisso dello yuan col dollaro ( cosa che i Cinesi vorrebbero evitare come la peste... ), il crollo verticale della moneta USA sarebbe assicurato...
 
Se lo Yuan dovesse rivalutarsi diventerebbe arduo per la Cina mantenere quello sviluppo minimo dell'8% annuo che le è necessario per non collassare, senza contare che l'India è proprio da quelle parti...
Non saprei infatti prevedere, e preferirei proprio non constatare, gli effetti devastanti, non solo economici, di un collasso improvviso dell'economia cinese.

roddy ha scritto:
Se poi il WTO ( o altre autorità simili... ) costringessero la Cina a rompere il rapporto fisso dello yuan col dollaro ( cosa che i Cinesi vorrebbero evitare come la peste... ), il crollo verticale della moneta USA sarebbe assicurato...
 
Tuner ha scritto:
Se lo Yuan dovesse rivalutarsi diventerebbe arduo per la Cina mantenere quello sviluppo minimo dell'8% annuo che le è necessario per non collassare, senza contare che l'India è proprio da quelle parti...
Non saprei infatti prevedere, e preferirei proprio non constatare, gli effetti devastanti, non solo economici, di un collasso improvviso dell'economia cinese.
Ed infatti i Cinesi fanno di tutto per evitare la rivalutazione della loro moneta... Ciononostante, le pressioni di molti Paesi ( soprattutto in Europa... ) potrebbero in futuro portare anche ad una evoluzione di questo tipo...
Peraltro, prima o poi questa sotto valutazione dello yuan dovrà cessare: e sarebbe meglio un atterraggio "soft", controllato, compatibile col mantenimento di un buon tasso di sviluppo dell'economia cinese, piuttosto che una liberalizzazione improvvisa ( e improvvida, come giustamente hai sottolineato tu... )
 
Riprendo questo thread per constatare come siamo stati facili profeti: la recessione internazionale non è più in vista, è REALTA' che, ormai, neanche un cieco potrebbe negare ( leggasi, per esempio, qui http://www.repubblica.it/2007/09/se...mento-euro-dollaro/commento-euro-dollaro.html ). Ma basta anche leggere le dichiarazioni del Presidente della FED http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=244677 che ammette candido che "ci potranno essere fallimenti di banche Americane"... :5eek: :5eek:
Lo stato comatoso del dollaro ( causa prima della corsa dell'euro... ) è lo specchio di una crisi dell'economia americana ( di più: del sistema - Paese americano ) di cui più volte ho parlato ( e spero che chi contestava ironicamente le mie tesi abbia cominciato, quanto meno, a farsi venire qualche piccolo dubbio...:icon_rolleyes: ).
Proprio oggi a pranzo, un mio amico, consulente finanziario di discreto livello, per descrivere lo stato di crisi profonda dei mercati internazionali, mi evocava un'immagine che mi ha molto colpito.... Ha paragonato lo stato attuale dei rapporti finanziari America - resto del mondo ad un "concordato preventivo", quella procedura di emergenza che attuano le aziende in stato pre-fallimentare per scongiurare, in accordo con i creditori, il fallimento vero e proprio...:5eek:
Il sistema finanziario mondiale si sta facendo carico della crisi gravissima cui è precipitato quello americano, frutto di oltre 25 anni di crescita continua DROGATA, pagata stampando carta moneta...
In particolare, il sistema bancario europeo ( e quello finanziario, in generale: ci sono in mezzo anche le Assicurazioni... :5eek: ) si è accollata una quota rilevante della famigerata crisi dei mutui subprime ( la crisi che sta facendo scoppiare il bubbone... ), rimettendoci in pochi mesi 200 miliardi di euro ( leggasi duecentomiliardi...:5eek: ): se, però, il peso della crisi avesse dovuto essere sopportato solo dal sistema americano, le conseguenze, paradossalmente, sarebbero state anche peggiori... Perchè i fallimenti a catena delle banche americane avrebbero sconvolto ancor di più il panorama finanziario internazionale...:icon_twisted:
********

Se pensate che tutto questo non vi riguarda, perché a voi dei mercati finanziari internazionali non ve ne può fregare di meno ( semmai vi interessa di più l'andamento dei prezzi nel mercato rionale... :icon_rolleyes: ), vi sbagliate.... E di grosso anche..
Perchè è vero che la botta immediata più grossa la subiscono tutti quei piccoli - medi investitori che, forse ingenuamente, avevano ancora continuato a credere nella validità dell'investimento azionario ( in pochissimi mesi, il sistema delle società finanziarie europee ha subito una svalutazione di 400 miliardi di euro, leggasi quattrocentomiliardi... :5eek: :5eek: )... Ma gli effetti del disastro vanno ben al di là della ristretta cerchia degli investitori di Borsa... :icon_twisted:
Da dove pensate che le Banche riprenderanno quei 200 miliardi che mancano all'appello?... :mad: Risposta facile: dall'aumento delle commissioni e delle spese per i clienti "normali" e dall' "adeguamento" dei tassi di interesse applicati...:evil5:
E le Assicurazioni ( in crisi anche loro perchè molti crediti "subprime" erano stati ri-assicurati... )? Aumentandovi la RC Auto e tutte le altre varie polizze ( malattia, antifurto, anti-incendio etc. etc. ), oltre a "rimodulare" le spese, per esempio, delle Assicurazioni Vita o Integrative...
C'è anche un altro aspetto della crisi americana che tocca da vicino TUTTI: nonostante che il dollaro sia nello stato che ben conosciamo, la moneta USA continua COMUNQUE ad essere usato nelle transazioni internazionali ( probabilmente "obtorto collo"... ), per esempio, nella vendita del petrolio: se venisse abbandonato di colpo, infatti, la crisi conseguente travolgerebbe TUTTI, anche gli stessi Paesi produttori di petrolio, che in titoli del Tesoro USA hanno per decenni investito il loro massiccio surplus...:eusa_wall: :eusa_wall:
Essendo però i contratti di fornitura di petrolio dei "futures" ( oggi stabilisco il prezzo di quanto pagherò quando mi fornerai il petrolio, per esempio, tra 3 mesi ), è evidente che, in presenza di una moneta americana in continua flessione, si presenta un pesante rischio di cambio in queste transazioni, che viene coperto nel modo più semplice: con l'aumento continuo del prezzo del petrolio stesso... :icon_twisted: Da qui la corsa parallela e folle di petrolio ( in su ) e dollaro ( in giù ), il cui risultato complessivo, però, è sempre sfavorevole per i consumatori...
Allora, riassumendo le conseguenze della crisi Americana: aumento del costo dei carburanti ( e, quindi, del trasporto delle merci... ); perdite gigantesche per gli intermediari finanziari ( Banche, Assicurazioni, Società finanziarie... ) che si rifanno scaricandole sui clienti, sia privati che, soprattutto, altre Aziende... Che, a loro volta, sono costrette a scaricare sui prezzi al consumo i maggiori costi ( costi finanziari, dei trasporti ... ). Per di più, la crisi dei mercati borsistici riduce la loro possibilità di auto-finanziamento costringendole ancor di più a ricorrere all'indebitamento ( a costi più elevati per la crisi che abbiamo visto... ).
Quindi: aumento dei prezzi ( inflazione che in Europa è arrivata ai massimi da molti anni ); riduzione degli investimenti; incertezza ( anzi: vera e propria paura... ) sul futuro...
Una miscela micidiale che giustifica il repentino cambiamento del panorama economico europeo, appena un anno fa in ottima salute e minacciato adesso, invece, nello stesso tempo da stagnazione e inflazione ( la micidiale stag-flazione che funestò gli anni '70 e che si ripropone, oggi, in termini ben più gravi... ).
Che ne dite, riguarda un po' tutti, o no?... :icon_rolleyes: :sad:
 
Analisi "orientale" della grave crisi economico-monetaria occidentale

Riporto questo articolo di una intervista Chan Akya economista anglo-cinese.
Fatemi sapere se siete d'accordo o cosa ne pensate.
La situazione da lui prospettata è agghiciante:





"Una quantità di analisti ed economisti al servizio di Wall Street sta spargendo ottimismo sul collasso della finanza globale.
Sì, è una crisi, ammettono gli uni: ma sarà una crisi a «V».
Il che significa: tanto più rapido il crollo, tanto più veloce e aguzza la ripresa (e il rincaro delle azioni sui mercato occidentali).
Altri dicono: sarà una crisi a «U», profonda, e la ripresa un po’ meno rapida.
Pochissimi sussurrano che lo scoppio della bolla finanziaria ci darà una economia a «L» - che crolla verticalmente e resta orizzontale al punto zero, ma questi non sono molto citati dai media.

Nulla di nuovo.
Simili ottimismi erano correnti anche dopo i collassi borsistici del 1929.
La depressione durò fino al ‘39.
Se ne prende gioco Chan Akya, economista anglo-cinese (1).
Beffardo, egli ritiene che queste «previsioni» siano in realtà le preghiere che gli analisti di Wall street stanno rivolgendo al loro dio (che ha fallito).
Gli uni pregano: «Mammona, fa’ che abbia i miei bonus miliardari anche nel 2008» (V).
Gli altri: «Fa’ che non perda il mio strapagato lavoro nel 2008» (U).
Oppure: «Ti prego, non farmi troppo male» (L).
Alfabeto per alfabeto, dice Chan Akya, la lettera che mi pare più probabile per descrivere il nostro futuro è «Y».

Una curva economica simile a «V», ma aggravata da uno sprofondo verticale molto più acuto. «Alcune economie si riprenderanno rapidamente dall’attuale disastro, mentre molte altre cadranno e cadranno, e lentamente (o rapidamente) diventeranno irrilevanti sul mercato globale».
Per Chan Akya, le economie che si riprenderanno saranno quelle asiatiche; quelle che resteranno in crisi e rimpiccioliranno fino a sparire dall’orizzonte economico sono quelle del G7, ossia degli attuali paesi ricchi occidentali.
Vale la pena di seguire il suo ragionamento.

Il tallone d’Achille dei G7 è nel suo sistema finanziario basato sul debito facile, che oggi si rivolta al contrario: assenza di credito.
Nessuno si fida di prestare.
Nemmeno le banche alle altre banche.
In USA, i municipi e gli Stati che ottenevano denaro per far funzionare scuole e ospedali dalle «auction rate securities», ossia dai loro titoli di debito trattati in aste settimanale (e prima considerati molto liquidi) non riescono più a farlo: alle aste non si presenta nessuno che abbia voglia di comprare.
Ciò ha innescato una vera distruzione di ricchezza, che si espande paurosamente.

La massima restrizione di cui oggi soffre l’economia USA è la mancanza di capitale: qualcosa cui i trucchi della Federal Reserve e del governo non possono porre rimedio.
Sarà un po’ come dopo l’uragano Katrina, quando Washington si mostrò incapace di prestare i soccorsi elementari agli alluvionati di New Orleans.
Ora i governi locali si mostreranno incapaci di dare scuole e ospedali.
Il governo di Londra ha dovuto nazionalizzare la Northern Rock dopo aver tentato invano di fonderla con un’altra banca salvatrice.
Il costo per le finanze pubbliche è stato altissimo, e il Regno Unito dovrà ricorrere a super-tasse, proprio in recessione, il che rimanderà una eventuale ripresa per anni o decenni.
La prime cento più grosse banche occidentali vengono rivelando via via, obtorto collo, perdite colossali sui derivati.

Da Credit Suisse a Societé Générale a Paribas, per non parlare delle due banche tedesche IKB e Sachsen LB, per le quali il governo non ha trovato compratori-salvatori.
E i «mercati» si aspettano da un giorno all’altro la bancarotta di una grande banca USA: è in questa attesa che i «mercati» del credito e della speculazione si sono paralizzati.
Gli ottimisti replicano: d’accordo, ma questo non è una novità.
E’ accaduto allo scoppio di altre bolle speculative.
Le banche hanno imbarcato le perdite, e sono tornate in campo.
Dopo lo scoppio della bolla di internet (aziende «punto-com» le cui azioni avevano raggiunto prezzi irreali, anche se dietro non c’erano che due o tre giovanotti con la passione del computer e telecom). Perché stavolta dovrebbe essere diverso?
No, stavolta è diverso, insiste Chan Akya.

Allora i valori di quelle aziende crollarono, ed effettivamente condizione di ogni ripresa è ridare il giusto prezzo ad attivi economici sopravvalutati.
Ma allora, dopo la bolla, al mondo restarono pur sempre Internet, idee per sfruttarlo, e milioni di chilometri di fibra ottica: beni e tecnologie «reali», di cui si trovò subito un uso alternativo.
In pratica, è la Rete che ha creato il boom attuale, fondato sulla delocalizzazione delle aziende nei paesi a bassi salari, che ha giovato all’Asia, competitore invincibile nei salari bassi, e devastato l’Occidente, che ha perso milioni di posti.
Senza la facilità e rapidità delle telecomunicazioni elettroniche, non sarebbe stato possibile.
Oggi, allo scoppio della bolla dei subprime, quali sono i valori «reali» che restano, sia pur in via di deprezzamento?

Case ipotecate, abitazioni pignorate sparse nei quartieri residenziali americani.
Ora, non c’è un pensabile uso alternativo di questi immobili, come ci fu per la Rete e le aziende create dai maghetti del software.
Sì, la case caleranno di prezzo, e molto.
Ma stavolta non innescheranno una ripresa, perché in USA mancherà l’occupazione, e dunque il reddito, per comprare le case al nuovo prezzo.
Oltretutto, quale americano si sposterà poniamo nel Minnesota, dove i prezzi immobiliari saranno bassissimi, se là non troverà lavoro?
Dunque le banche pignoratrici non riusciranno a sbolognare questi «attivi morti» e a fare liquidità. Di conseguenza, dovranno restringere il credito alle imprese.
E le imprese senza fidi chiuderanno.
Accadrà in tutti i Paesi del G7.

Il peggio è che i G7 si sono assuefatti, ed hanno abituato le loro popolazioni, a stili di vita da società del benessere - frutto di decenni di superiorità tecnologico-industriale sul resto del mondo: buone pensioni, assistenza sanitaria da primo mondo e in Europa gratuita, servizi di trasporto e facilità di vita da Paesi ricchi.
E non lo sono più.
Perché nel G7 de-industrializzato la produttività del lavoro è calata rapidamente; ciò che resta di industrie «dipende in modo estremo da attività ad altissima intensità di capitale, le quali dipendono a loro volta da un flusso enorme e continuo di finanziamenti», che ora vengono a mancare a causa della crisi.
Non sono solo gli USA a soffrire di questa patologia mortale.
Chan Akya cita, come esempi palesi, «la Gran Bretagna e l’Italia».

Esempi di «società del benessere» che non possono permettersi più i servizi da società del benessere, perché pochi e sempre meno sono quelli che lavorano in modo produttivo e competitivo, non esportano.

L’analisi qui coincide fin troppo bene con ciò che noi italiani vediamo e soffriamo: paghe di colpo divenute insufficienti per arrivare a fine mese, un apparato pubblico costosissimo e corrotto, e nessuna idea in giro sul come rimediare.
Sempre meno italiani lavorano veramente (e questi sono i peggio pagati, dagli operaio agli ingegneri); il Sud non esporta nulla, ed importa tutto, vivendo sopra i propri mezzi a spese dei lavoratori produttivi, che sono sempre meno: percependo pensioni e ottenendo posti clientelari, che non servono a nessuno (se non a chi li ricopre), e che sono fonti di potere d’acquisto «non guadagnato», causa primaria dell’inflazione.
E’ un processo, come si può capire, che non può durare a lungo.

Nella curva a «Y», noi occidentali saremo nella gambetta verticale della lettera.
Chi invece sarà nella parte benefica della curva aguzza, la rapida crisi e la rapidissima ripresa? Ovviamente, Cina e India.
Non solo sono colossi demografici.
Sono anche i beneficiari di quella che per noi è stata la seconda de-industrializzazione: fabbriche produttive sono andate là, come i call center in India, grazie alle potenzialità della Rete; l’elaborazione di software e la progettazione di gadget elettronici - di cui i nostri giovani inoccupabili e ignoranti sono tanto ghiotti - viene ormai tutta di là.
Presto, i nostri giovani viziati dal benessere non potranno comprarsi nemmeno il telefonino Made in Taiwan, l’Ipod made in China, la playstation made in Japan.

Non saranno capaci, beninteso, di costruirle loro: hanno - abbiamo - perso tutte le competenze tecniche necessarie, a cui dovevamo il nostro benessere e facilità di vita.
Nemmeno l’autarchia più severa potrà salvarci.
I giovani non sono capaci di fare nemmeno le badanti, né vogliono fare i muratori.
Se anche un giorno volessero, i posti sono già occupati.
Proprio ieri, in una fila comunale a Viterbo, ho chiacchierato con una bulgara che chiedeva la residenza.
Campa fra noi facendo la badante ad una bambina spastica, invalida totale.
La bulgara è laureata in psicologia dell’infanzia (cinque anni di corso).
E viene trattata dai suoi «padroni», ristoratori senza alcun titolo di studio ma ricchi, come una uscita dalle foreste del Danubio.
Il marito fa il muratore, anche se ha un diploma di grafico editoriale computerista e parla un paio
di lingue europee.
Hanno due figli, che preferiscono lasciare in Bulgaria perché - dice la badante con laurea - «le scuole là sono molto migliori e più severe».

Dalle sue parole ho tratto il ritratto dell’Italia che conosciamo: ignorante, ma proterva perché ha i soldi.
Per il momento: ma li sta spendendo per assicurarsi i «servizi» che il settore pubblico non dà,
in questo caso la cura di una spastica invalida totale.
Lo Stato-provvidenza già non esiste più.
Cina e India, dunque.
Beninteso, soffriranno della crisi: hanno puntato tutto sull’esportazione nei Paesi G7, che presto non avranno i soldi per importare gadget.
Ma la possibilità di ripresa per loro esiste, a portata di mano: hanno immense popolazioni
sotto-pagate.
Ed hanno i capitali (guadagnati a nostre spese) per alzarne il livello di vita, per fare dei loro due miliardi e passa di abitanti dei consumatori.

Il sostegno al consumo, che i nostri ottimisti predicano per salvarci dalla recessione (e per cui non abbiamo i mezzi), in Cina e India può avvenire facilmente.
Hanno i capitali per mettere i milioni a lavorare infrastrutture, per scuole e servizi utili.
Non è che le loro classi dirigenti lo stiano facendo.
Anzi usano le riserve accumulate per comprare investimenti nella finanza USA (ora più «conveniente»), e salvare la speculazione folle occidentale dai suoi prestiti dementi andati a male.
I dirigenti, come dovunque, sono in ritardo sui tempi.
Ma presto capiranno che il loro vero interesse nazionale è investire all’interno, sulla propria popolazione, abbandonando le banche occidentali al loro collasso.
Prima smetteranno, meglio sarà per loro, dice Chan.

C’è chi crede che questo scenario sia improbabile.
Facendo notare che Cina e India insieme sono ancora economie piccole (valgono insieme 3,5 trilioni di dollari) per influire sulla situazione.
Dopotutto, USA ed Europa «pesano» ciascuna per 11 trilioni di dollari.
Sbagliato, replica Chan: queste cifre riflettono i «valori storici monetari», che «sopravvalutano il valore intrinseco delle economie dei G7».
L’insieme delle case americane pignorate, delle nostre residue fabbriche, delle nostre banche e Borse già trionfanti, dei servizi pubblici, dei salari in calo, delle cravatte Armani e jeans Dolce & Gabbana valgono veramente 22 trilioni di dollari, la somma di USA ed Europa in valuta?
Tutto questo si sta deprezzando rapidamente sotto i nostri occhi.

Il dollaro si è già striminzito, insieme al valore delle case americane; le banche, la City e Wall Street, con tutte le azioni che trattano, non valgono più come a luglio scorso, prima dell’esplosione della bolla subprime.
Dubito del «valore» monetario delle banche stesse, se non acquistano altre banche nemmeno a prezzi da liquidazione.
E chi crede al valore storico delle azioni quotate in Occidente?
Non c’è niente dietro quelle azioni.
Nessuna produzione.
Chi comprerà le Ferrari e le cravatte Armani al prezzo che esibiscono oggi?

Domandiamocelo: finti-Armani e finte-Ferrari cinesi vengono ora a un centesimo di quel prezzo.
Presto le nostre economie «ricche» saranno valutate quanto quelle cino-indiane, diciamo sui 4 trilioni.
Come già dimostra il valore odierno del dollaro.
L’euro lo seguirà presto nel declino, dice Chan, come già ha cominciato a scivolare la sterlina. Monete deboli di un primo mondo che veleggia verso il terzo.
Solo Cina e India hanno i mezzi per accrescere il loro standard di vita nei prossimi decenni.
Al contrario degli altri Paesi asiatici, solo loro hanno la profondità strategico-demografica necessaria, quando il mercato globale non assorbirà più le loro merci come prima, per auto-sostenere la propria economia accelerando sulle infrastrutture fisiche e intellettuali (scuole, università severe), e mettendo in tasca ai loro due miliardi più soldi da spendere.
Solo loro possono oggi praticare il keynesismo.

Se ancora non lo fanno, è solo per un blocco psicologico: perché i loro dirigenti sono ancora legati a un panorama mentale che non esiste più, il globalismo lubrificato dal debito, la liquidità a forza di cambiali planetarie, per di più in protesto.
Ma i nostri dirigenti sono più vispi?
Pensano al futuro nel modo nuovo che è necessario?
Ascoltate Veltroni, ascoltate Berlusconi, guardate le facce di Visco e Pecoraro, di Storace e Fini, e rispondete."

A voi
 
Anzitutto, perdonami ma mi sento in obbligo di avanzare un paio di questioni preliminari "di metodo", diciamo così... ;)
1) Per parlare della attuale crisi economica internazionale, io sono andato a riaprire un vecchio thread ( http://www.digital-forum.it/showthread.php?t=48447 ) in ossequio al principio secondo il quale bisognerebbe cercare di non aprire, in un forum, più discussioni dello stesso tenore... Poco comprensibile il fatto che, meno di un'ora dopo che io avevo riaperto il thread in questione, tu ne apra un altro sostanzialmente sullo stesso argomento... :eusa_think:
2) Quando si interviene, soprattutto su argomenti del genere, o ciò che si scrive è farina del proprio sacco o sarebbe bene postare il link da cui esso è tratto, in modo tale che ognuno si faccia anche un'idea della fonte da cui l'intervento stesso proviene ( meglio ancora, se l'articolo è molto lungo, postare solo il link e/o riassumere il succo della questione ).
Visto che non l'hai fatto tu, lo faccio io: l'articolo è di Maurizio Blondet ( http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=17325 ), giornalista on-line ben noto a chi bazzica la rete ( http://it.wikipedia.org/wiki/Maurizio_Blondet ), sicuramente con uno stile di scrittura accattivante, ma, per i miei gusti, un po' troppo "fissato" con le sue teorie sui complotti pluto-giudaico-massonici che lui vede un po' dappertutto...

***********
Detto questo, nel merito, trovo, come spesso mi capita per gli articoli di Blondet, alcune cose sicuramente condivisibili ( che, peraltro, io e altri, nel nostro piccolo, avevamo già evidenziato nel thread precedente... ), altre quanto meno esagerate..
In particolare, la circostanza che l'economia di Cina e India valga 3,5 trillioni di dollari... Ecco, appunto, "DI DOLLARI", non di rupie o yuan... L'economia si questi due Paesi è STRETTAMENTE legata a quella Americana ( e Occidentale in senso lato... ). Se gli Usa crollassero di botto, anche la loro ( che sulle esportazioni in America poggia ) seguirebbe la stessa sorte... Inoltre, non dobbiamo mai dimenticare che la travolgente avanzata economica di questi due Paesi riguarda solo una frazione della loro popolazione: di fronte ai 200 milioni ( più o meno... ) di Cinesi e Indiani in pieno boom, ce ne sono almeno DUE MILIARDI che vivono ancora nel Medio Evo.. E non vale il discorso che potrebbero utilizzare per lo sviluppo di questa marea di persone i capitali accumulati in questi anni: primo perchè sarebbero assolutamente insufficienti di fronte a 2 miliardi di persone, secondo perchè quei capitali ( espressi appunto in dollari, euro e titoli di Stato occidentali ) diventerebbero carta straccia in caso di crisi verticale dell'occidente...
Certo, dietro a questi captali c'è un apparato produttivo REALE: ma, a parte il fatto che si tratta in buona parte di Aziende di proprietà occidentale che lì hanno delocalizzato i loro investimenti, parliamo di un apparato produttivo che è stato concepito e sviluppato PROPRIO in funzione dell'esportazione in Occidente, per costruire appunto Ipod, telefonini e telecamere per i "ricchi" Americani e Europei: tutti prodotti che non servirebbero a molto per la grande massa di quei due miliardi di individui che vivono ancora con i maiali e i polli in casa...
Che, però, la tendenza di fondo, non a breve, ma a lunga scadenza, sia quella di cui parla Blondet sono d'accordo anche io... Solo credo che il tutto si tradurrà in una rimodulazione delle gerarchie internazionali, con le potenze asiatiche che acquisiranno sempre più potere e noi europei ( ma ancor più gli Americani ) che ne perderemo sempre più fino ad arrivare ad una progressiva inversione della scala gerarchica... Ma non vedo un crollo verticale: non perchè non ci siano le condizioni ( ci sono tutte.. ), ma perchè non conviene a nessuno...
Anche sulla questione dei singoli Paesi europei ho delle perplessità: non credo che la Germania crollerà mai di botto ( la sua industria meccanica è ancora la migliore del mondo: una Mercedes costruita a Stoccarda sarà sempre un altro pianeta rispetto a tutti i suoi cloni costruiti a Shiangai... ) nè lo farà la Francia ( con ancora un robusto sistema industriale e un sistema agro-alimentare ai vertici mondiali per qualità) e neanche, udite udite, l'Italia: o, almeno, questo non lo do per scontato...
Lo so che quest'ultimo punto sembra assurdo e contraddittorio con altre posizioni che ho assunto in passato, ma sono convinto che, almeno potenzialmente noi stiamo messi meglio, per esempio della Gran Bretagna ( che pagherà adesso la scelta della Tatcher di de-industrializzare il paese, puntando tutto sulla finanza, cioè su quella economia di carta che sta entrando in una crisi irreversibile... ).... Noi abbiamo una ricchezza che nessuno ci potrà imitare nè rubare ( solo noi stessi, per incuria, potremmo farlo... ): la nostra Storia, la nostra Arte, le nostre Città ( il 60% delle opere d'arte mondiali è qui da noi, il 30% solo a Roma... ).
Se saremo capaci di reinventarci un ruolo nel mondo e puntare tutto su questo che è il nostro punto di forza ( non solo per il turismo, ma anche per il valore aggiunto del nostro marchio "Made in Italy" ), allora potremo, quanto meno ridurre i danni... Altrimenti, certo, non ci sarà salvezza... :sad:
P.S. Sull'ultimo punto: io le vedo le facce e ascolto le voci... E non mi sembrano AFFATTO tutte uguali.. :mad:
 
Citazione da Roddy:
Noi abbiamo una ricchezza che nessuno ci potrà imitare nè rubare ( solo noi stessi, per incuria, potremmo farlo... ): la nostra Storia, la nostra Arte, le nostre Città ( il 60% delle opere d'arte mondiali è qui da noi, il 30% solo a Roma... ).
Se saremo capaci di reinventarci un ruolo nel mondo e puntare tutto su questo che è il nostro punto di forza ( non solo per il turismo, ma anche per il valore aggiunto del nostro marchio "Made in Italy" ), allora potremo, quanto meno ridurre i danni... Altrimenti, certo, non ci sarà salvezza...

A parte quache zona dell'Italia,non mi sembra che negli ultimi anni sia stato favorito il turismo
Anzi mi sembra che 'qualcuno' si sia inventato persino una tassa (!!!!),quasi a disincentivarlo
Abusivismo edilizio,architetti /progettisti quasi mai all'altezza che deturpano coste una volta bellissime ,mancanza di imprenditorialità nel settore,stanno affossando e distruggendo quella che,giustamente come dici tu,la + grande ricchezza
Ciliegina sulla torta:il fallimento e la conseguente chiusura del sito Web Italia.it di promozione turistica

Confidare nel turismo ,quindi,è un bellissimo proclama con cui tutti ci riempiamo la bocca ,ma a questo proclama devono seguire CONCRETI FATTI

Citazione da Roddy:

P.S. Sull'ultimo punto: io le vedo le facce e ascolto le voci... E non mi sembrano AFFATTO tutte uguali..

No,sono una peggio dell'altra
:(

ciao
 
'Qualcuno' riteneva che l'economia americana si risollevasse con l'occupazione militare dell'Iraq e dell'Afghanistan
Ora l'America si sta rendendo conto che la guerra è stata un 'investimento ' sbagliato
Purtroppo però ,ora,non può tornare indietro
Temo che ,se la recessione americana continuerà con questi trend,si porterà dietro la già debole economia europea,trasformandoci in breve tempo in una regione cinese
 
lucamax ha scritto:
'Qualcuno' riteneva che l'economia americana si risollevasse con l'occupazione militare dell'Iraq e dell'Afghanistan
Ora l'America si sta rendendo conto che la guerra è stata un 'investimento ' sbagliato
Purtroppo però ,ora,non può tornare indietro
La tua diagnosi è parziale, parzialissima: come ho cercato di evidenziare ( pare inutilmente... :sad: ) la malattia americana risale a prima, molto prima: ai primi anni '80 con la demenziale politica economica portata avanti da Reagan ( e, sostanzialmente, proseguita senza interruzioni finora...) di tasse bassissime e spesa pubblica ( militare, principalmente, ma non solo... ) altissima... Politica il cui conto è stato pagato stampando dollari e le cui conseguenze si vedono adesso...
La guerra disastrosa in Iraq, semmai, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: ma il vaso era già ben colmo...
lucamax ha scritto:
Temo che ,se la recessione americana continuerà con questi trend,si porterà dietro la già debole economia europea,trasformandoci in breve tempo in una regione cinese
Dopo tutto quello che abbiamo scritto ( e, soprattutto, dopo tutto quello che sta succedendo.. ) usi ancora il "se"?... :5eek: :5eek: :eusa_wall:

lucamax ha scritto:
A parte quache zona dell'Italia,non mi sembra che negli ultimi anni sia stato favorito il turismo
Anzi mi sembra che 'qualcuno' si sia inventato persino una tassa (!!!!),quasi a disincentivarlo
Abusivismo edilizio,architetti /progettisti quasi mai all'altezza che deturpano coste una volta bellissime ,mancanza di imprenditorialità nel settore,stanno affossando e distruggendo quella che,giustamente come dici tu,la + grande ricchezza
Ciliegina sulla torta:il fallimento e la conseguente chiusura del sito Web Italia.it di promozione turistica

Confidare nel turismo ,quindi,è un bellissimo proclama con cui tutti ci riempiamo la bocca ,ma a questo proclama devono seguire CONCRETI FATTI
Eccoteli i FATTI concreti:

" Turismo
Secondo i dati pubblicati dall’Ente Bilaterale del Turismo, per l’anno 2006 si registra - come già avvenuto anche nell’anno 2005 - una buona crescita sul fronte della domanda turistica nazionale e internazionale, grazie in parte al mutato mondiale, ma anche alle più efficaci politiche di marketing avviate dagli operatori pubblici e privati. Il bilancio complessivo della domanda turistica negli alberghi di Roma e provincia indica una forte crescita sia negli arrivi sia nelle presenze ed ha avuto un andamento positivo in tutte le categorie di esercizi coinvolgendo i principali segmenti geografici di mercato. La domanda complessiva negli esercizi alberghieri di Roma e provincia è stata pari a 9.087.071 arrivi (+9,9%) e 21.501.213 presenze (+10,1%). Analogamente la domanda italiana (3.842.992 arrivi e 7.753.154 presenze) ha avuto un andamento positivo, facendo registrare un ritmo di crescita del +6,7% sia negli arrivi che nelle presenze.
E’ da rilevare, peraltro, che il buon andamento registrato è da imputare in gran parte alla crescita consistente della domanda straniera (5.244.079 arrivi e 13.748.059 presenze), che ha fatto registrare incrementi nella misura del +12,4% negli arrivi e del +12,1% nelle presenze, incrementi superiori in entrambi i casi a quelli, già buoni, registrati l’anno precedente.
Prendendo in considerazione, oltre ai dati sui flussi di domanda negli esercizi alberghieri, quelli diretti verso gli esercizi ricettivi complementari di Roma e provincia, pari a 2.071.376 arrivi (+7,3%) e 6.672.379 presenze (+4,9%), il bilancio generale dell’anno 2006 della domanda turistica chiude con una buona crescita di arrivi e presenze: gli arrivi complessivi sono stati, infatti, 11.158.447 unità con +9,4%, mentre le presenze sono state 28.173.592 con +8,8%.
"
Se hai la pazienza di leggerti tutto il link ( fonte insospettabile: la Camera di Commercio di Roma... :eusa_whistle: ) ti renderai meglio conto... :icon_rolleyes: ;)
http://www.rm.camcom.it/Focus.asp?cmd=view&id=74
 
@ Roddy

Anche i tuoi sono dati parziali,anzi parzialissimi
:D (scherzo)

Tu parli di dati su Roma e provincia
Io parlavo del turismo in TUTTA l'Italia
 
lucamax ha scritto:
@ Roddy

Anche i tuoi sono dati parziali,anzi parzialissimi
:D (scherzo)

Tu parli di dati su Roma e provincia
Io parlavo del turismo in TUTTA l'Italia
Beh, Roma e provincia non è che siano Canicattì e dintorni ( con tutto il rispetto per i Canicattinesi... :D ).
E il successo della politica per il turismo fatta a Roma in questi ultimi anni ( e che ha permesso alla mia città di avere tassi di crescita annui ben superiori alla media italiana.. ), ha anche altre implicazioni per le prospettive future che puoi facilmente immaginare... ;) :D
 
roddy ha scritto:
Beh, Roma e provincia non è che siano Canicattì e dintorni ( con tutto il rispetto per i Canicattinesi... :D ).
E il successo della politica per il turismo fatta a Roma in questi ultimi anni ( e che ha permesso alla mia città di avere tassi di crescita annui ben superiori alla media italiana.. ), ha anche altre implicazioni per le prospettive future che puoi facilmente immaginare... ;) :D

Forse non mi sono spiegato io!

Far crescere e migliorare/incentivare il turismo di città storiche e ricche di cultura come Roma,Firenze,ecc. è sicuramente più facile che farlo in altre zone d'Italia senz'altro altrettanto bellissime,ma deturpate nel territorio da amministrazioni politiche locali corrotte e colluse
 
lucamax ha scritto:
Forse non mi sono spiegato io!

Far crescere e migliorare/incentivare il turismo di città storiche e ricche di cultura come Roma,Firenze,ecc. è sicuramente più facile che farlo in altre zone d'Italia senz'altro altrettanto bellissime,ma deturpate nel territorio da amministrazioni politiche locali corrotte e colluse
Mah... proprio facilissimo non è, considerata l'impennata dei prezzi e la sempre più forte concorrenza di altri Paesi come, per esempio la Spagna e la Grecia... :eusa_think: Per cui non sminuire l'importanza di ciò che è stato fatto a Roma in questi anni: non era nè scontato nè facile.
Comunque, il mio ragionamento di qualche post fa, andava OLTRE il puro sviluppo del settore "Turismo", sicuramente indispensabile ma che da solo non può bastare per un grande Paese come il nostro...
Io penso che nei prossimi anni ci giochiamo una partita decisiva: le nostre industrie non hanno possibilità di restare sul mercato alle condizioni che GIA' ci sono e che, ancor più, ci saranno con la bufera prossima ventura...
Semplicemente la nostra economia è condannata ad andare in serie C ( in serie A non ci siamo mai stati VERAMENTE... ) o ancora più giù: le terapie "classiche" ( riduzioni delle tasse, riduzioni del costo del lavoro... ) sono dei pannicelli caldi che non potranno essere sufficienti, anzi probabilmente potrebbero, se mal calibrate, peggiorare ulteriormente la situazione azzerando il progressivo risanamento dei conti in atto, INDISPENSABILE per uscire dal pantano in cui ci troviamo, causato dall'enorme debito pubblico lasciatoci in eredità dai governi degli anni '80...:icon_twisted:
Abbiamo ASSOLUTA necessità di investire nell'immagine del nostro Paese sia a scopo di promozione turistica, sia, soprattutto, per sfruttare l'effetto trainante che essa potrebbe avere per l'esportazione dei nostri prodotti... L'ho già scritto altrove, ma lo ripeto qui: la "fabricheta" del Nord Est che vende le sue tazze da cesso in tutto il mondo, lo fa perchè sulle sue ceramiche c'è scritto "Made in Italy".. E la gente facoltosa che si arreda i bagni con marmi italiani lo fa perchè inconsciamente pensa, in questo modo, di comprarsi anche un pezzetto della nostra storia, della nostra cultura, delle terme di Cesare che ha visto in tanti film...;)
Ho esemplificato e, probabilmente, banalizzato al massimo, ma è innegabile che nella feroce competizione globale attuale ( e che ancor più peggiorerà con la crisi ormai alle porte... ) noi non abbiamo possibilità di restare a galla combattendo con le armi classiche del mercato ( rapporto prezzo-qualità intrinseca del prodotto ) che ci trovano irrimediabilmente perdenti già in partenza...
Per avere almeno la possibilità di gareggiare, dobbiamo spostare la competizione su un piano diverso, a noi più favorevole: dobbiamo, cioè, dare al "prodotto Italia" un "quid" in più che nessuna azienda cinese o indiana potrà mai avere: il sapore del nostro stile, della nostra storia, del nostro capitale umano che non ha eguali nel mondo...
Ma per far questo non basta investire in promozione ( cosa pure necessaria.. ), non basta imbellettare i nostri momenti se poi offriamo lo spettacolo desolante dello scandalo rifiuti in Campania; se poi sappiamo solo offrire all'estero l'immagine di un paese litigioso e inconcludente, capace solo di passare da governi deboli e fugaci ad altri guidati da personaggi percepiti all'estero ( a torto o a ragione, non è questo il punto... ) come "poco raccomandabili" e incompetenti, per usare un eufemismo...:sad:
Il mondo sta per vivere uno sconvolgimento senza pari nella storia recente, ma noi qui siamo impegnatissimi a guardarci l'ombelico, a litigare su tutto e su tutti in una sorta di guerra civile a bassa intensità ( e forse neanche tanto bassa... ) che sta distruggendo il Paese e azzerando le sue speranze di sopravvivenza...
Se non saremo capaci di cambiare, è inutile farsi illusioni: come per gli organismi viventi, anche per gli Stati vale la legge di Darwin, quella della selezione naturale... I popoli "vecchi" e sfiniti devono farsi da parte e lasciare spazio ad altri, più "giovani" e freschi... :sad:
 
Assolutamente perfetto!;)

roddy ha scritto:
Per avere almeno la possibilità di gareggiare, dobbiamo spostare la competizione su un piano diverso, a noi più favorevole: dobbiamo, cioè, dare al "prodotto Italia" un "quid" in più che nessuna azienda cinese o indiana potrà mai avere: il sapore del nostro stile, della nostra storia, del nostro capitale umano che non ha eguali nel mondo...
 
roddy ha scritto:
Anzitutto, perdonami ma mi sento in obbligo di avanzare un paio di questioni preliminari "di metodo", diciamo così... ;)
1) Per parlare della attuale crisi economica internazionale, io sono andato a riaprire un vecchio thread ( http://www.digital-forum.it/showthread.php?t=48447 ) in ossequio al principio secondo il quale bisognerebbe cercare di non aprire, in un forum, più discussioni dello stesso tenore... Poco comprensibile il fatto che, meno di un'ora dopo che io avevo riaperto il thread in questione, tu ne apra un altro sostanzialmente sullo stesso argomento... :eusa_think:
2) Quando si interviene, soprattutto su argomenti del genere, o ciò che si scrive è farina del proprio sacco o sarebbe bene postare il link da cui esso è tratto, in modo tale che ognuno si faccia anche un'idea della fonte da cui l'intervento stesso proviene ( meglio ancora, se l'articolo è molto lungo, postare solo il link e/o riassumere il succo della questione ).
Visto che non l'hai fatto tu, lo faccio io: l'articolo è di Maurizio Blondet ( http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=17325 ), giornalista on-line ben noto a chi bazzica la rete ( http://it.wikipedia.org/wiki/Maurizio_Blondet ), sicuramente con uno stile di scrittura accattivante, ma, per i miei gusti, un po' troppo "fissato" con le sue teorie sui complotti pluto-giudaico-massonici che lui vede un po' dappertutto...

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Detto questo, nel merito, trovo, come spesso mi capita per gli articoli di Blondet, ......

Scusami per il link me ne sono dimenticato di inserirlo ma era notte tardi :D
Comunque concordo col tuo ragionamento sul fatto di valorizzare l'immagine dell'Italia già gravemente compromessa dagli ultimi fatti recenti e sul fatto che l'industra del turismo da sola non basti per mandare avanti il paese.

Il problema sono le industrie in particolare quelle esportatrici.
Ormai coi tassi a questo livello un industria che produce in Europa è svantaggiata e di molto rispetto ad un industria che produce al di fuori dei confini europei, in particolare in America. (chiaramente anche India e Cina ma questo è ormai ovvio).
In quest'ottica come valuti la posizione della BCE di lasciare i tassi invariati?
Io penso che sia un suicidio economico per tutta l'Europa il fatto di lasciare i tassi alti e di far correre l'Euro sul dollaro.
Ormai produrre in Euro e vendere in dollari è diventato impossibile.
Persino la Bmw ha detto che si vedrà costretta se le cose continueranno a rimanere cosi a trasferire all'estero la sua produzione, lasciando a casa circa 5600 operai.
Secondo te come mai la BCE vuole favorire la disocuppazione all'interno dell'europa? (Io ti ho portato l'esempio della BMW ma ho letto di molte altre aziende che potrebbero trasferire le fabbriche negli Usa e in paesi a minor costo).
 
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