Swordfish ha scritto:
Io non capisco però alcune cose: se un qualsiasi aereo supera la velocità del suono, il telaio diventa incandescente, lui come ha fatto a non prendere fuoco? In secundis ad oltre 1000 kilometri orari come ha fatto ad aprire il paracadute? Mah...
Poi sbaglio oppure la forza di attrito esercitata in un corpo più piccolo è maggiore?
Come si può notare da questa tabella:
subsonico M < 1
l'aria si oppone al moto per attrito, e può generare forze idrodinamiche come la portanza che sorregge gli aerei.
transonico M = circa 1
appaiono nuovi fenomeni idrodinamici, come il repentino formarsi di nuvole di condensazione, o lo strozzamento del flusso, descritto in una pagina della NASA
supersonico M > 1,2 ma < 3
i termini non lineari nell'equazione delle onde diventano importanti, e non si può più applicare il principio di sovrapposizione. Nuove onde elastiche appaiono, con proprietà differenti dalle onde sonore: le
onde di shock. Ancora una pagina NASA riporta un applet per calcolarne il profilo.
supersonico elevato M> 3 , ma < 5
Gli effetti termodinamici sulla compressione dell'aria diventano rilevanti: il velivolo scambia calore con l'aria.
ipersonico M > 5
L'elevata temperatura può modificare lo stato di aggregazione dell'aria.
Quindi alla velocità a cui ha viaggiato lui,di poco superiore a Mach 1, ci sono solo le cosiddette "onde di shock", che spiegano anche perchè ha cominciato a roteare, in quanto , tra l'altro, le superfici del corpo umano, sia pure nella tuta, non sono aerodinamiche.
Il surriscaldamento comincia ad almeno Mach 3.
Poi ha aperto il paracadute a circa 1500 m dal suolo, quando non andava alla velocità del suono,se no si sarebbe stracciato.
Baumgartner ha dovuto affrontare rischi potenzialmente letali in ogni istante: la tuta avrebbe potuto strapparsi, e la mancanza di pressione atmosferica avrebbe potuto portare il suo sangue in eboillizione.
Inoltre, se il suo corpo nella caduta avesse iniziato a ruotare vorticosamente - fino a centinaia di volte al minuto - ciò avrebbe potuto provocargli gravi lesioni agli occhi e al cervello.
E riuscendo, come ha fatto, a superare il muro del suono, Baumgartner si è trovato ad affrontare un pericolo finora totalmente sconosciuto.
"Abbiamo cercato di prevedere tutto quello che era possibile prevedere", spiega il direttore dell'équipe medica di Red Bull Stratos, Jon Clark. "Ma la verità è che non sapevamo nulla, perché nessuno lo aveva mai fatto prima".