Brutte notizie sul gazzettino di oggi
IL CASO In Veneto e Friuli Venezia Giulia rischia di saltare il passaggio previsto per il 27 novembre
Digitale, prove tecniche di ritardo
Se slitta la Lombardia, a catena rallentano le altre regioni. Nodo frequenze ancora da risolvere
--------------------------------------------------------------------------------
Giovedì 7 Ottobre 2010,
Tutto dipende dalla Lombardia. Se il 25 ottobre non sarà in grado di avviare lo "switch off", cioè il passaggio dalle frequenze analogiche al digitale, a cascata salteranno i piani delle regioni confinanti, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. E dopo il primo rinvio stabilito lo scorso agosto dal Comitato Nazionale Italia Digitale - dal 21 ottobre al 27 novembre - un nuovo slittamento sarebbe una beffa. «Non è detto che ritarderemo - sospira Francesca Del Favero, della Direzione Regionale Comunicazione e Informazione - A tutt’oggi non ho ricevuto comunicazioni in questo senso. Certo, dobbiamo vedere che accade in Lombardia, se slitta, slittiamo tutti a cascata». Ma la Regione Veneto, nel frattempo, ha congelato la campagna informativa pronta da settimane, con libretti, spot e pagine pubblicitarie sui giornali, proprio perché sulle date non v’è certezza.
Strana creatura, il digitale terrestre: celebrata come «la migliore tecnologia che conosciamo oggi per diffondere i programma televisivi», come si puntualizza nella prima brochure diffusa dalla Regione (
www.regione.veneto.it/digitaleterrestre), sembra comportare un salto hi-tech complicato per molte le regioni italiane. Che sin dalla partenza, nel 2008, hanno faticato ad "adattarsi" al masterplan redatto dal ministero dello Sviluppo Economico. Il lungo addio all’analogico, per Sardegna, Campania e Lazio, ad esempio, era partito tra una serie di disservizi e problemi, soprattutto nelle aree isolate. I 581 comuni del Veneto e i 219 del Friuli Venezia avranno poche settimane di tempo, dal 27 novembre al 15 dicembre, per chiudere la "strada" analogica e confluire nel digitale.
«Sto girando tutti i comuni del Veneto per informare cosa comporta il paesaggio al digitale - spiega Del Favero - domani(oggi per chi legge) chiudo con Verona. E con la Provincia stiamo facendo una mappatura di tutti gli impianti». La Rai ne possiede 101, e verranno adeguati dall’azienda pubblica a proprie spese. «Le difficoltà nascono per 37 situazioni, dove i proprietari sono Comuni o Comitati montani - aggiunge Del Favero - in questo caso la Regione interviene. Abbiamo un fondo, non è moltissimo, di 500mila euro, che viene destinato all’adeguamento degli impianti». Un semplice adeguamento costa poco più di mille euro, l’acquisto di un nuovo trasmettitore, invece, fa lievitare il prezzo (dai 15mila euro in su), e per le emittenti private si tratta di investimenti difficilmente sostenibili, con costi che poi non rientrano. «Per ora la Regione interviene con un primo step - aggiunge Del Favero - per aiutare i comuni e le comunità montane a vedere in digitale almeno la tv di stato», ossia la Rai. Per quanto riguarda le tv locali, la situazione è ancora allo stallo, nonostante le proteste degli editori: l’Agicom deve ancora convocare le emittenti locali per trovare una soluzione al pasticcio combinato lo scorso giugno, quando ha dato il via libera all’assegnazione delle 27 nuove frequenze digitali senza tener conto delle tv locali. Che, nella migliore delle ipotesi dovranno chiedere ospitalità sulle frequenze slovene e croate, nella peggiore chiuderanno i battenti lasciando a casa centinaia di dipendenti. «In Lombardia l’accordo si è trovato - chiude Del Favero - e siccome sono un’ottimista, sono certa si troverà un accordo anche in Veneto. E quando ci sarà, anche la Regione potrà muoversi meglio. Un passo alla volta».