Vive temporaneamente a Milano da 8 anni, frequentatrice seriale di aeroporti, non ha ancora deciso dov’è che si va per tornare a casa. È stata inviato di guerra in Afghanistan, ha scritto la sua prima pagina a 23 anni sul Sole 24 Ore, a un certo punto ha firmato una copertina sul punk per Vogue. Dall’anno scorso viaggia provando automobili e motociclette per La Repubblica.
Ex corrispondente ANSA (non è servito a guarirla dalla logorrea), in un’altra vita attraversava lo stretto di Gibilterra in barca con la frequenza e l’entusiasmo di un tranviere notturno. Sulla terraferma veniva spesso ripresa dai suoi superiori per aver messo i tacchi alti con la divisa, finché in un giorno di saldi ha pensato di esaurire la carta di credito in Louboutin e deporre le mostrine.
Irene recentemente ha collaborato con HBO Documentaries per raccogliere materiale sugli scambi commerciali degli –stan (Kazakistan, Uzbekistan, Tirgikistan, Azerbaijan e già che c’era anche Iran e Armenia) e continua a avere forte nostalgia per epoche mai vissute.
Il papà sciatore la voleva sciatrice, ma se ne è fatto una ragione. La mamma Rottermeier la voleva laureata con il posto sicuro, ma avrà perso le speranze.
Se non fosse per l’affezione viscerale al Lago di Garda, alla parmigiana di melanzane e ai krauti con le puntine, sarebbe espatriata a Los Angeles da un pezzo.