Villans'88
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UNA SOLA certezza: la precarietà. Alla primavera, stagione ideale per le rinascite, il basket italiano si avvicina con l’idea di rivoluzionare il campionato e senza la garanzia di una tv che lo trasmetta: come partenza, niente male. Per uno sport in cerca di rilancio è forse l’ultima fermata: speriamo non coincida con il capolinea.
Della futura serie A già si conoscono scheletro e intenzioni: aperta a venti squadre, con sei stranieri e altrettanti italiani, servirà a cancellare la LegaDue, idea che alla nuova Federbasket non è mai dispiaciuta. A dare il colpo di grazia al secondo torneo professionistico sarà la stato economico di alcuni club, ormai il vero spartiacque per stabilire le categorie: chi sta bene sale a completar l’élite (Venezia, Veroli, Casale e Reggio Emilia le più indiziate, ma spingono anche Barcellona e Verona), chi sta a galla o non ce la fa torna fra i dilettanti, magari ripartendo dal campionato studiato per i giovani. Progetto che corre rapido (oggi se ne discute in Lega), ma che allargherà la forbice tecnica fra vetta e coda, anche al netto dell’ipotesi di tre anni senza retrocessioni: si rischiano tante partite inutili, si rischia soprattutto di confinare ulteriormente l’interesse nei piccoli centri.
A QUESTO prodotto, poi, bisognerà trovare in fretta una vetrina. Al di là dei rimpalli di facciata, l’addio di Sky sta in una sola verità: l’emittente satellitare voleva l’esclusiva del campionato. Richiesta lecita, oltre che giusta, da parte di chi in sette anni ha soprattutto dato: sia come valorizzazione del campionato, sia come contributo economico. Non è bastato ai club di A, che adesso recitano la parte di chi è stato abbandonato dopo aver fatto di tutto per lasciare: a loro trovare la tanto desiderata tv ‘in chiaro’ che a livello di qualità e quantità pareggi l’offerta di Sky al telespettatore. Ricordando che l’idea di arrivare a una Nba de’noantri passa obbligatoriamente da una tv forte: se vogliamo imitar l’America, bisogna farlo fino in fondo.
Frase della settimana. «Domenica 13 marzo All Star Game a Torino» (il sito di Lega basket è ancora fermo alla Final Eight).
Fonte : Il resto del Carlino
Della futura serie A già si conoscono scheletro e intenzioni: aperta a venti squadre, con sei stranieri e altrettanti italiani, servirà a cancellare la LegaDue, idea che alla nuova Federbasket non è mai dispiaciuta. A dare il colpo di grazia al secondo torneo professionistico sarà la stato economico di alcuni club, ormai il vero spartiacque per stabilire le categorie: chi sta bene sale a completar l’élite (Venezia, Veroli, Casale e Reggio Emilia le più indiziate, ma spingono anche Barcellona e Verona), chi sta a galla o non ce la fa torna fra i dilettanti, magari ripartendo dal campionato studiato per i giovani. Progetto che corre rapido (oggi se ne discute in Lega), ma che allargherà la forbice tecnica fra vetta e coda, anche al netto dell’ipotesi di tre anni senza retrocessioni: si rischiano tante partite inutili, si rischia soprattutto di confinare ulteriormente l’interesse nei piccoli centri.
A QUESTO prodotto, poi, bisognerà trovare in fretta una vetrina. Al di là dei rimpalli di facciata, l’addio di Sky sta in una sola verità: l’emittente satellitare voleva l’esclusiva del campionato. Richiesta lecita, oltre che giusta, da parte di chi in sette anni ha soprattutto dato: sia come valorizzazione del campionato, sia come contributo economico. Non è bastato ai club di A, che adesso recitano la parte di chi è stato abbandonato dopo aver fatto di tutto per lasciare: a loro trovare la tanto desiderata tv ‘in chiaro’ che a livello di qualità e quantità pareggi l’offerta di Sky al telespettatore. Ricordando che l’idea di arrivare a una Nba de’noantri passa obbligatoriamente da una tv forte: se vogliamo imitar l’America, bisogna farlo fino in fondo.
Frase della settimana. «Domenica 13 marzo All Star Game a Torino» (il sito di Lega basket è ancora fermo alla Final Eight).
Fonte : Il resto del Carlino