AGCOM, pubblicati i criteri del piano nazionale per le frequenze digitali (28/06/10)

Boomer ha scritto:
Io non dico per forza che il mux deve essre riempito da cinque canali, ma neppure da uno solo, altrimenti è un vero spreco... poi dipende da quale zona d'italia sei, qui a Roma, direi che la fase di "sperimentazione" è già bella matura e i tentativi non sono andati a buon fine... almeno per la maggiorparte delle locali. Ed anche da discorsi in giro per il forum, nelle altre zone d'Italia, dove il passaggio totale è avvenuto da tempo i discorsi sulla qualità delle locali è pressapoco identico, poco innovazione e tante televendite e cartomanti...
Premesso che io sarei per una diminuzione drastica dei canali trasmessi in una data area, ti vorrei fare un esempio:
Sotto il palazzo in cui abito ci sono 10 posteggi per le auto, uno per inquilino.
Un bel giorno l'inquilino del 6° piano, che ha già tre SUV e due utilitarie vuole comprarsi anche un furgone e si lamenta col comune che non c'è posto per parcheggiarlo. Il comune decide di ampliare l'area del parcheggio, e dove prima ci stava un'auto ora ce ne stanno 5.
Tutti contenti? No: il comune mi avverte che io ora ho 5 posti auto ma se non li occupo tutti mi verranno tolti per darli a quello del sesto piano perchè tutti i posti auto devono essere per forza riempiti.
Quasi dimenticavo: a me hanno assegnato i posti più piccoli, al sole, più lontani da casa, perchè io ho solo una piccola utilitaria...
Questo esempio nella speranza di far capire che non è necessario riempire per forza tutto lo spazio. Con lo stesso investimento o fai un canale buono o ne fai cinque scadenti. Se proprio devono consorziare che consorzino retecapri e djtv.
Ultimo ma non ultimo, ciò che è trasmesso a pagamento non può essere trasmesso in chiaro. Più tv a pagamento equivalgono a meno tv di qualità in chiaro.
 
alexzoppi ha scritto:
Ma come, fino adesso ne hai fatto una questione di principio, di regole e di leggi, come mai adesso diventa una questione di opportunità? (o di opportunismo ;))

Faccio una questione di norme che adesso ci sono.

Se le hanno emanate, non si può semplicemente disapplicarle.

Una volta che hai un determinato quadro normativo, poi a livello di "opportunismo" legale ti muovi di conseguenza.

Questo vale da entrambe le parti.

Scusami ma questo rapporto è sbagliato: in ogni zona del paese (più o meno) arrivano le nazionali (7/8) mentre le locali vanno da una decina a una trentina quindi il rapporto grosso modo è uno a quattro.

Se il rapporto è sbagliato, vallo a dire a quelli di FRT. Spero siano capaci di aggregare almeno i risultati dei formulari inviati ai propri iscritti... :D

Giusto; e allora perchè ci deve pensare il legislatore a farle fuori?

Tu stai dando per scontato ciò che affermano le TV locali, cioè che i loro problemi nascono e finiscono con l'LCN e il PNAF e che è colpa del governo se non stanno andando bene.

I problemi c'erano prima, come si denota dal rapporto RFT, e molto gravi e sono stati acuiti non dal PNAF o dall'LCN, che comunque dovranno essere sistemati, ma proprio dal passaggio dall'analogico al digitale, dove devono affrontare una concorrenza di maggiore qualità rispetto a prima.

E' quasi come sentire un costruttore di carrozze che si lamenta e batte i piedi perché le automobili vanno più veloci.

Puoi chiedere che vengano messi dei limiti di velocità per tornare concorrenziale, ma credo che i possessori di automobili si lamenterebbero se si fosse obbligati ad andare a 40 all'ora per far rivivere le aziende di carrozze. :D

digNotini ha scritto:
Un bel giorno l'inquilino del 6° piano, che ha già tre SUV e due utilitarie vuole comprarsi anche un furgone e si lamenta col comune che non c'è posto per parcheggiarlo. Il comune decide di ampliare l'area del parcheggio, e dove prima ci stava un'auto ora ce ne stanno 5.
Tutti contenti? No: il comune mi avverte che io ora ho 5 posti auto ma se non li occupo tutti mi verranno tolti per darli a quello del sesto piano perchè tutti i posti auto devono essere per forza riempiti.
Quasi dimenticavo: a me hanno assegnato i posti più piccoli, al sole, più lontani da casa, perchè io ho solo una piccola utilitaria...

L'efficienza economica è cosa diversa dalla democrazia.

Stai applicando principi egualitari in un campo che da sempre li utilizza parzialmente.

Riprendendo l'esempio comunale, vero e attualmente in vigore: le licenze per il noleggio di autobus da rimessa.

Pur variando da comune a comune, le richieste devono prevedere:

a) una fedina penale immacolata dell'imprenditore;
b) qualità imprenditoriali comprovate (nessun fallimento);
c) una capacità finanziaria elevata e adeguata al lavoro (gli autobus, anche quelli usati, non costano due centesimi);
d) una autorimessa adeguata al numero di autobus;
e) gli autobus in regola con tutte le normative italiane e comunitarie.

Prima ti viene data una concessione per esercitare l'attività di autotrasportatore di persone e poi una licenza per ogni autobus da destinare al noleggio.

Quindi prima devi avere dei determinati requisiti per accedere al mercato, poi ti rilasciano la licenza per il singolo automezzo a discrezione dell'amministrazione comunale che può rilevarne la necessità o meno sul territorio comunale.

Perciò a un primo soggetto possono essere rilasciate dieci licenze e a un secondo una oppure nessuna.

Anche avere l'autorizzazione all'esercizio dell'attività da parte di un altro comune non significa nulla. Il secondo comune può legalmente richiedere la verifica dei requisiti e successivamente negarti la licenza.

Io posso avere i miei bei requisiti in regola e il comune rifiutarmi le licenze perché secondo il suo giudizio il territorio è già ampiamente servito da altre società.

Poi, eventualmente, il secondo imprenditore può acquistare la prima azienda, un suo ramo o affittarne una parte per lavorare, esattamente come avviene per le TV.

Dov'è la democrazia in tutto questo? Da nessuna parte. Questa è efficienza economica.

Naturalmente, posso anche non concordare sull'esaustività della sola prima azienda sul territorio e ricorrere al giudice per veder riconosciuto il mio diritto a lavorare, ma in presenza di una risorsa finita (il territorio e lo spettro frequenziale) è molto più semplice vedere se il giudizio dell'amministrazione è corretto o campato per aria.
 
digNotini ha scritto:
Premesso che io sarei per una diminuzione drastica dei canali trasmessi in una data area, ti vorrei fare un esempio:
Sotto il palazzo in cui abito ci sono 10 posteggi per le auto, uno per inquilino.
Un bel giorno l'inquilino del 6° piano, che ha già tre SUV e due utilitarie vuole comprarsi anche un furgone e si lamenta col comune che non c'è posto per parcheggiarlo. Il comune decide di ampliare l'area del parcheggio, e dove prima ci stava un'auto ora ce ne stanno 5.
Tutti contenti? No: il comune mi avverte che io ora ho 5 posti auto ma se non li occupo tutti mi verranno tolti per darli a quello del sesto piano perchè tutti i posti auto devono essere per forza riempiti.
Quasi dimenticavo: a me hanno assegnato i posti più piccoli, al sole, più lontani da casa, perchè io ho solo una piccola utilitaria...
Questo esempio nella speranza di far capire che non è necessario riempire per forza tutto lo spazio. Con lo stesso investimento o fai un canale buono o ne fai cinque scadenti. Se proprio devono consorziare che consorzino retecapri e djtv.
Ultimo ma non ultimo, ciò che è trasmesso a pagamento non può essere trasmesso in chiaro. Più tv a pagamento equivalgono a meno tv di qualità in chiaro.
L'esempio che hai fatto non è calzante con il discorso: Tu e il tuo vicino di casa siete perfettamente uguali, cosa potrebbe distinguervi difronte al diritto di parcheggiare in un posto auto piuttosto che in un altro? Una tv locale è diversa da un'altra e ancor più da una tv nazionale, visto il differente "interesse" o share che può fare, (il mio è solo un esempio, si potrebbero trovare anche altri elementi per stilare una sorta di classifica e dire chi deve associarsi e chi no), dunque potrebbe esserci un elemento distintivo per dire che tv x deve convivere nel mux con tv y, mentre la tv z che trasmette 3 canali diversi e di un certo valore può rimanere da sola nel mux assegnatole in partenza.
Meglio 50 canali free di qualità che 500 scarsi.

Per il discorso delle paytv, anche se non esistessero sul dtt non dovrebbe esistere più neppure sky sul satellite altrimenti ci sarebbe sempre un programma/evento sportivo di cui qualcuno ha i diritti e che pertanto non verrà trasmesso in chiaro. Ribadisco per me il problema non è l'esistenza o meno di paytv, ognuno è libero di abbonarsi o meno, ma bensì garantire che la parte free e in chiaro sia di qualità, con contenuti adatti alla maggior parte di utenti e con la gamma di offerte più ampia possibile per accontentare tutti i generi di pubblico.
 
Boomer ha scritto:
Per il discorso delle paytv, anche se non esistessero sul dtt non dovrebbe esistere più neppure sky sul satellite altrimenti ci sarebbe sempre un programma/evento sportivo di cui qualcuno ha i diritti e che pertanto non verrà trasmesso in chiaro. Ribadisco per me il problema non è l'esistenza o meno di paytv, ognuno è libero di abbonarsi o meno, ma bensì garantire che la parte free e in chiaro sia di qualità, con contenuti adatti alla maggior parte di utenti e con la gamma di offerte più ampia possibile per accontentare tutti i generi di pubblico.

Stai parlando del servizio pubblico, vero?

Perché altrimenti rimango sempre dell'idea che meno un mercato privato è "indirizzato", meglio è.

Basta non avere utenti bastonati senza motivo e a me va bene.
 
Chiedo scusa: mi era sfuggito il fatto che non siamo in una democrazia ma in una oligarchia imprenditoriali dove chi ha più soldi e potere detta le leggi.
Non siamo tutti uguali, chi ha di più è migliore, chi sembra più bello è migliore, il più forte vince anche senza confronto, tanto si sa che è lui il più forte.
In questo contesto il piano nazionale delle frequenze è molto buono, il massimo che si poteva fare per non incorrere in sanzioni da parte di quei ficcanaso europei. Io però punterei ad abbattere il vincolo per gli editori nazionali a fare canali locali. Ora nei loro mux ci starebbero, e con tutti i soldi che hanno, loro sì che saprebbero fare dei canali locali di qualità. Perchè non pensare poi a delle pay tv locali, magari qualche abbonato per vedere la partita della squadra locale, o il palio della sagra dell'oca. I telegiornali poi, punta di diamante nella qualità del servizio televisivo, dovrebbero essere vietati a tutte quelle emittenti che non hanno l'oggettiva capacità di fornire un'informazione completa, approfondita, ecc...
Per l'assegnazione dei MUX restanti sarebbe poi giusto escludere tutti quegli imprenditori esteri che fanno della tv mero busssiness. Meglio imprenditori italiani, con forti capitali alle spalle e una comprovata moralità. Direi che usare gli stessi parametri usati a suo tempo per Alitalia dovrebbe essere il massimo. Peccato non si possa rispolverare il marchio di TelePiù. Però si potrebbe ridurre troncandolo in TeleP, P come politica, una televisione culturale, che parli appunto di politica, ma anche di lusso, a quella parte del paese che la crisi non la sente.
Sarebbe forse il primo caso in cui la rete ammiraglia del gruppo editoriale non sarebbe quella col numero 1 ma Tele P2.:icon_twisted:
P.S.: non vuol essere un attacco a una sola persona, ma a tutto un sistema che come avrete capito non condivido.
 
Posso capire il non condividere una certa, triste, ingiusta realtà.
Tuttavia la realtà di questo Forum è quella di un regolamento che raccomanda di evitare interventi con chiari riferimenti o sfondo politico.
Pertanto, anche di fronte a provocazioni, anche di fronte a situazioni che proprio in qualunque altro contesto ci imporrebbero di non starcene in silenzio a guardare, siamo TUTTI tenuti a rispettare le regole di questo spazio.
Grazie. :)
 
AG-BRASC ha scritto:
Posso capire il non condividere una certa, triste, ingiusta realtà.
Tuttavia la realtà di questo Forum è quella di un regolamento che raccomanda di evitare interventi con chiari riferimenti o sfondo politico.
Pertanto, anche di fronte a provocazioni, anche di fronte a situazioni che proprio in qualunque altro contesto ci imporrebbero di non starcene in silenzio a guardare, siamo TUTTI tenuti a rispettare le regole di questo spazio.
Grazie. :)
Ribadisco per correttezza che non vuole essere pro o contro nessuna persona in particolare, pro o contro nessuna organizzazione politica lecita. Vi è un documento che stabilisce per legge una situazione anomala, ingarbugliata, che potrebbe portare a ritardi e disguide nella digitalizzazione del nostro paese.
Durante la discussione è emerso che vi potrebbe portare, e sottolineo potrebbe perchè si devono attendere i tavoli tecnici regionali, una situazione discriminatoria nei confronti delle piccole emittenti. Ho cercato di spiegare il perchè, e spezzare una lancia in favore delle realtà locali che qualcuno in questo stesso forum vorrebbe vedere fortemente ridimensionate a fronte di un'aumento delle emittenti nazionali.
L_rogue ha affermato che in questo settore non esiste la democrazia e che un editore locale non può avere gli stessi diritti di un editore nazionale.
Siccome l'ha scritto come fosse la cosa più normale del mondo ho voluto ironizzare, e in questo momento storico purtroppo è inevitabile che la cosa appaia avversa a una precisa parte politica e a un particolare personaggio, ma il discorso che ho fatto ha valore universale: anche fossero altri a fare la stessa cosa non cambierebbe nulla. L'esercizio della radiotelevisione in Italia è una cosa seria ed importante e le norme che la regolamentano andrebbero pensate con la massima serietà e garanzia di tutela del cittadino. Pertanto non ritengo di essere andato nè OT nè di aver palesemente fatto riferimento a persone o organizzazioni politiche lecite. Ho indirettamente menzionato la P2 poichè esempio chiaro a tutti gli italiani di oligarchia finalizzata ad ottenere il massimo vantaggio per sé attraverso una organizzazione clientelare, non democratica, di consolidamento dei poteri forti.
 
Premettendo che l'esercizio dell'attività Radio-televisiva, ma anche altre correlate all'informazione , non è solo in Italia importante ; nel tuo intervento precedente si leggeva chiaramente ttra le righe a chi ti riferivi. ;)

Ma torniamo in topic.
Per quanto riguarda il Pnaf credo proprio che per fare qualcosa di meglio si poteva solo evitare di dare una frequenza per ogni emittente facente capo allo stesso gruppo, dando una frequenza ad ogni gruppo ( parlo prettamente delle locali ) dove mettere tutte le emittenti dello stesso. :evil5:
 
Basta che loo switch off si faccia :) Comunque per la graduatoria delle tv locali sono daccordo!! In piemonte certe emittenti come studio nord e21 network rete st vincent le metterei all'ultimo posto! In primis telecity italia8 quartarete telecupole e cosi via... :) Speriamo bene
 
L_Rogue ha scritto:
Faccio una questione di norme che adesso ci sono. Se le hanno emanate, non si può semplicemente disapplicarle. Una volta che hai un determinato quadro normativo, poi a livello di "opportunismo" legale ti muovi di conseguenza. Questo vale da entrambe le parti.
Eh no, qui si sta discutendo, anche, della corretteza di queste norme, non solo del fatto di come applicarla, altrimenti significa guardare al dito invece che alla luna ...

L_Rogue ha scritto:
Se il rapporto è sbagliato, vallo a dire a quelli di FRT. Spero siano capaci di aggregare almeno i risultati dei formulari inviati ai propri iscritti... :D
E questo che c'entra? Ho detto una cosa vera o no? In ogni zona del paese il rapporto tra tv nazionali e tv locali varierà da 1 a 3 a 1 a 5 ma non certo 1 a 99 come hai detto tu.
L_Rogue ha scritto:
Tu stai dando per scontato ciò che affermano le TV locali, cioè che i loro problemi nascono e finiscono con l'LCN e il PNAF e che è colpa del governo se non stanno andando bene.
Assolutamente no, anzi ... Quello che affermo è un'altra cosa e cioè che le opportunità devono essere uguali per tutti e poi chi non ce la fa, amen ... ma non puoi discriminare in partenza, non puoi decidere a priori che non deve neanche partecipare alla gara.
 
digNotini ha scritto:
L_rogue ha affermato che in questo settore non esiste la democrazia e che un editore locale non può avere gli stessi diritti di un editore nazionale.
Siccome l'ha scritto come fosse la cosa più normale del mondo ho voluto ironizzare

L'affermazione che ho fatto vale non solo per il settore televisivo, ma anche per molti altri settori economici che, date le risorse non illimitate, sono necessariamente non democratici, nel senso che non tutti coloro che vi vogliono lavorare, lo possono fare.

Oltre all'idealismo, che è fondamentale per il futuro di una nazione e di un'economia, ci vuole anche una sana dosa di realpolitik economica.

E' così in un sacco di professioni, ovunque sia necessaria una concessione o l'accesso a un ordine professionale.

Può non piacere, ma è così.

Almeno per le TV c'è una motivazione valida da rintracciare nello spettro frequenziale. Per gli avvocati e i notai non c'è nemmeno quella.

Poi a parlare di questi fatti si finisce col cadere in politica quando sono principi base dell'economia (la scarsità del bene) a dettare una necessaria limitazione all'accesso.

Di passaggio dico che dal 1990 della legge Mammì di governi se ne sono succeduti fin troppi, di qualsiasi colorazione politica, e la situazione non è mai cambiata. Dovrebbe essere sufficiente questa constatazione per mettere fuori gioco la politica in questo discorso.

Avrei altro da aggiungere, ma come giustamente è già stato fatto notare, non è questo il luogo.

alexzoppi ha scritto:
Eh no, qui si sta discutendo, anche, della corretteza di queste norme, non solo del fatto di come applicarla, altrimenti significa guardare al dito invece che alla luna ...

Quindi la normativa dettata nel PNAF è sbagliata perché non si tratta in maniera eguale TV locali e nazionali?

Se sono loro stesse a considerarsi diverse quando accettano l'attribuzione di 1/3 delle frequenze! Quindi sono diverse, ma si vogliono scegliere loro il grado di diversità? :eusa_naughty:

E questo che c'entra? Ho detto una cosa vera o no? In ogni zona del paese il rapporto tra tv nazionali e tv locali varierà da 1 a 3 a 1 a 5 ma non certo 1 a 99 come hai detto tu.

Locali e Nazionali lavorano a livelli differenti!

Non puoi contare le frequenze solo a livello locale se usi una SFN nazionale per le TV nazionali. Già hanno fatto i cerotti frequenziali che sono un obbrobrio... Edit: Specifico che il tuo discorso ha senso per l'attuale analogico o per un digitale multifrequenza su base locale. Non col sistema, non contestato dalle locali, delle SFN nazionali.

Dov'erano le proteste delle locali quando hanno approvato le SFN nazionali?

Comincia a diventare faticoso dover spiegare continuamente che è tutta una questione di numeri (frequenze a disposizioni) e di importanza (nazionali vs locali).

Le stesse TV locali hanno accettato che le TV nazionali ricevessero più MUX (2/3)! Non lo contestano, anzi si aggrappano proprio a quel terzo che avanza.

Però tirano fuori le frequenze di serie B... Le vogliamo considerare così? Bene, allora rimettiamo in gioco anche l'1/3 di assegnazione, portandolo a 1/5 o 1/6 di frequenze "buone".

Le locali sarebbero contente? Probabilmente no, perché meno soggetti locali potrebbero approfittarne.

Assolutamente no, anzi ... Quello che affermo è un'altra cosa e cioè che le opportunità devono essere uguali per tutti e poi chi non ce la fa, amen ... ma non puoi discriminare in partenza, non puoi decidere a priori che non deve neanche partecipare alla gara.

Questo approccio è proprio sbagliato.

1) a nessuno è impedito di entrare sul mercato televisivo DTT (tranne il noto soggetto che ha i suoi problemi con l'UE);

2) a nessuno è impedito di crescere imprenditorialmente, tanto a livello locale quanto a livello nazionale, effettuando affitti di frequenze o operazioni sul capitale societario altrui;

Servono solo due cose: soldi e capacità imprenditoriale.

Se ti manca uno dei due, non vai molto lontano in nessun lavoro.
 
Un altro piccolo esempio per meglio capire dove ci stiamo dirigendo con queste idee:
Studio nord TV è un'emittente che fa molte televendite, qualche autoproduzione sul ciclismo, forse un tg, e saltuariamente trasmette qualche cartone o telenovela.
Comunque il suo core bussiness sono le televendite con cui è sopravvissuta fino ad oggi.
Mediashopping è una tv nazionale che fa televendite 24 ore su 24, ma ci saranno anche QVC o telemarket, comunque è innegabile che queste aziende hanno nella televendita il loro core bussines, e non fanno neppure quel poco di tv di servizio che fa Studio Nord.
Lo stato si appresta a fare delle graduatorie per cui Studio Nord potrebbe essere esclusa o fortemente ridimensionata nella sua attività, mentre Mediashopping e il suo editore potranno ampliare la copertura e raggiungere circa l'80% della popolazione.
Due aziende che operano nello stesso campo, una favorita, l'altra affossata da una legge.
Poi non cadiamo dalle nuvole se tra qualche anno l'europa ci affibbierà l'ennesima multa per aiuti di stato che influenzano la concorrenza.
Altro punto: si è deciso di fare un'asta per permettere l'ingresso nel mercato di nuovi operatori nazionali, ma non si è fatta alcuna asta per l'ingresso di nuovi operatori locali: se avanzavano delle frequenze (5) 1/3 sarebbe dovuto restare a disposizione per un'asta a eventuali nuovi operatori regionali.
Ultimo esempio per assurdo: esiste un vincolo a 5 MUX nazionali per singolo editore + 1 mux DVB-H che però hanno già detto essere equiparabile a un DVB-T2 (vedi concessione rai). Poi non esistono vincoli nè al numero di emittenti di un singolo editore, nè alla loro ritrasmissione su mux di diverso proprietario. Sarebbe quindi del tutto legale che su 20 Mux nazionali fossero trasmesse solo ed esclusivamente programmi di un solo editore. Vedremo come andrà a finire.
 
digNotini ha scritto:
.
Due aziende che operano nello stesso campo, una favorita, l'altra affossata da una legge.
Poi non cadiamo dalle nuvole se tra qualche anno l'europa ci affibbierà l'ennesima multa per aiuti di stato che influenzano la concorrenza.
Altro punto: si è deciso di fare un'asta per permettere l'ingresso nel mercato di nuovi operatori nazionali, ma non si è fatta alcuna asta per l'ingresso di nuovi operatori locali: se avanzavano delle frequenze (5) 1/3 sarebbe dovuto restare a disposizione per un'asta a eventuali nuovi operatori regionali.
Ultimo esempio per assurdo: esiste un vincolo a 5 MUX nazionali per singolo editore + 1 mux DVB-H che però hanno già detto essere equiparabile a un DVB-T2 (vedi concessione rai). Poi non esistono vincoli nè al numero di emittenti di un singolo editore, nè alla loro ritrasmissione su mux di diverso proprietario. Sarebbe quindi del tutto legale che su 20 Mux nazionali fossero trasmesse solo ed esclusivamente programmi di un solo editore. Vedremo come andrà a finire.
ecco... questo è il fatto che duole: l'inesistenza di limit antitrust
 
Questa è la graduatoria del Corecom delle tv Piemontesi (forse manca qualche comunitaria), solo le prime 10 hanno ricevuto un contributo per termini di fatturato e dipendenti.
I dati sono stati pubblicati in aprile 2010 sulla Gazzetta della Regione Piemonte

http://www.regione.piemonte.it/gove...to_corecom_comunicazione_graduatoria 2009.pdf
______________________________________________________
1TELERADIO CITY Telecity s.r.l. 1000,75 200,00 60,00 1260,75
2 QUARTA RETE Quarta Rete s.p.a. 957,62 144,13 30,00 1131,75
3 RETE SETTE Rete 7 s.p.a. 557,50 135,22 30,00 722,72
4 G.R.P. G.R.P. s.p.a. 652,50 56,29 0,00 708,79
5 PRIMANTENNA Primantenna s.r.l. 531,93 115,51 30,00 677,44
6 TELECUPOLE T.L.T. s.p.a. 474,55 117,07 30,00 621,62
7 TELESUBALPINA Inter Mirifica s.r.l. 482,51 40,89 0,00 523,40
8 TELESTUDIO E.T.T. s.r.l. 451,25 51,63 0,00 502,88
9 VIDEOGRUPPO Videogruppo s.p.a. 335,25 47,15 0,00 382,40
10 VCO AZZURRA TV Tele VCO 2000 s.r.l. 296,50 32,45 0,00 328,95

11 ALTA ITALIA SAM Editoriale s.r.l. 145,00 23,04 0,00 168,04
12 TELESTAR PIEMONTE Telestar s.r.l. 97,00 48,36 0,00 145,36
13 RETE CANAVESE Mass Media s.r.l. 135,00 6,86 0,00 141,86
14 TELE GRANDA Telegranda s.p.a. 127,50 7,27 0,00 134,77
15 VIDEO NORD Video Nord s.r.l. 102,25 30,29 0,00 132,54
16 E21 Editrice 21 s.p.a. 120,00 4,39 0,00 124,39
17 ITALIA 8 PIEMONTE Italia 8 s.r.l. 63,50 37,99 0,00 101,49
18 VIDEO NOVARA Pirenei s.r.l. 67,13 14,10 0,00 81,23
19 TELERITMO Pirenei s.r.l. 67,13 10,74 0,00 77,87
20 SESTA RETE Tele Venaria Internat.1 s.r.l. 66,00 6,46 0,00 72,46
21 QUINTA RETE Tele Cuneo s.r.l. 58,50 10,04 0,00 68,54
22 QUADRIFOGLIO Quadrifoglio TV s.p.a. 48,63 18,36 0,00 66,99
23 MOTORI TV - ITALIA TV CHANNEL O.G.P. s.r.l 45,75 14,51 0,00 60,26
24 STUDIO NORD Sediv s.p.a. 15,00 7,66 0,00 22,66
25 CANALE ITALIA Canale Italia 2 s.r.l. 7,50 0,40 0,00 7,90

.... e qui c'è la Lombardia

http://www.corecomlombardia.it/contenuti/file/GRADUATORIA DEFINITIVA 20091.pdf
_________
Claudio
 
Ultima modifica:
L_Rogue ha scritto:
Non puoi contare le frequenze solo a livello locale se usi una SFN nazionale per le TV nazionali. Già hanno fatto i cerotti frequenziali che sono un obbrobrio... Edit: Specifico che il tuo discorso ha senso per l'attuale analogico o per un digitale multifrequenza su base locale. Non col sistema, non contestato dalle locali, delle SFN nazionali.

Dov'erano le proteste delle locali quando hanno approvato le SFN nazionali?
Il rapporto locali/nazionali va valutato a livello locale ossia quello che riceve una certa persona in una determinata zona e quindi il rapporto è di una una nazionale a 3/5 locali non uno a 99 confrontando i due totali a livello nazionale. Bisogna, infatti, fare comparazioni fra termini omogenei e siccome per loro natura non lo sono allora bisogna cercare un termine di equivalenza e questo può essere, ad esempio, ciò che si riceve in una certa zona in base al quale è indifferente se una TV è a copertura nazionale o solo locale.

Non c'è quindi alcun legame col tipo di tecnologia usata per realizzare la rete.

Anzi l'aver scelto una tecnica SFN in teoria avrebbe potuto favorire le locali ma così non è stato perché non solo è passato il principio di una rete analogica = un mux digitale ma, in parte, anche il principio quante frequenze erano possedute, complessivamente, in fase pre switch off da un operatore altrettante è giusto che ne riceva con il passaggio al digitale (con un aumento eccessivo della capacità disponibile).

La necessità di avere 3/4 frequenze per riuscire a trasmettere in tutta Italia un canale TV era legata alla tipologia di rete adottata (MFN); cambiando tipologia questa corrispondenza non ha più senso e quindi non mi sembrano corretti i raffronti che ho letto in alcuni messaggi per giustificare il numero elevato di mux assegnato agli operatori nazionali.

Preciso poi che è stato scelto di adottare la tecnica SFN. Punto. Non la tecnica SFN nazionale. In pratica un operatore deve utilizzare la tecnica SFN all'interno dell'area da lui servita. Si avrà una SFN nazionale nel caso di operatori nazionali e una SFN regionale/provinciale/sovracomunale/area tecnica/... nel caso di un operatore non nazionale in base al suo rispettivo bacino di utenza me è evidente che sulle frequenze che saranno assegnate alle locali non ci può essere una SFN nazionale altrimenti si avrebbero solo canali nazionali. ;)

Saluti
 
@L_Rogue
La ripartizione tra 2/3 nazionali e 1/3 locali è puramente artificiale, tale scelta non è tecnica ma solo di opportunità politica; in pratica chi ha scelto ha privilegiato qualcun invece di qualcun altro. Tutto qui: non è vero questo?
Il fatto che le locali abbiano accettato (sicuro? tutte la pensano allo stesso modo? avrei qualche dubbio ...) non sposta la veridicità della questione.

L_Rogue ha scritto:
Questo approccio è proprio sbagliato.

1) a nessuno è impedito di entrare sul mercato televisivo DTT (tranne il noto soggetto che ha i suoi problemi con l'UE);

2) a nessuno è impedito di crescere imprenditorialmente, tanto a livello locale quanto a livello nazionale, effettuando affitti di frequenze o operazioni sul capitale societario altrui;

Servono solo due cose: soldi e capacità imprenditoriale.

Se ti manca uno dei due, non vai molto lontano in nessun lavoro.
Ti sbagli, perchè qui non si sta parlando di nuovi ingressi nel mercato tv ma di riduzione degli spazi di chi già c'è a discapito di qualcuno e a favore di qualcun altro in maniera del tutto arbitraria; questa è un'ingerenza pesante sul mercato, altro che pari opportunita ...
 
digNotini ha scritto:
Lo stato si appresta a fare delle graduatorie per cui Studio Nord potrebbe essere esclusa o fortemente ridimensionata nella sua attività, mentre Mediashopping e il suo editore potranno ampliare la copertura e raggiungere circa l'80% della popolazione.
Due aziende che operano nello stesso campo, una favorita, l'altra affossata da una legge.
Già, visto che uno dei criteri fondamentali di quelle graduatorie è il fatturato, paradossalmente potrebbero essere favorite, anche tra le locali, quelle che fanno esclusivamente televendite rispetto a quelle che magari spendono risorse e/o hanno ricavi inferiori perché tentano di proporre qualche programma valido e non si limitano solo a vendere spazi commerciali. L'opposto quindi di quanto auspicherebbero molti dei partecipanti di questo forum.

Poi, tutti questi canali di televendite... se continuano a proliferare è perché ci sono aziende che comprano i loro spazi per le promozioni, aziende che, a loro volta, devono avere un ritorno economico da tale investimento (altrimenti non lo farebbero): se ne deduce quindi che queste televendite sono viste da parecchie persone e molti di loro comprano anche i prodotti.
Eppure, a sentire il campione di utenti che intervengono in questo forum, sembrerebbe che non le guardi nessuno. I casi sono due o il campione non è rappresentativo (e quindi ci sono tanti telespettatori che le guardano) oppure la ragione di esistere di questi canali di televendite non è di natura economica.

Saluti
 
Sempre discorsi ideologici ma possibili soluzioni pratiche (intese nel senso tecnico, cioè come assegnare le frequenze disponibili) non se ne sentono mai. Come in un quartiere di 2000 abitanti non possono sopravvivere 25 macellai e 30 fruttivendoli cosi in una provincia non possono vivere 10 tv locali o 50-60 in una regione. Anche le licenze commerciali sono limitate mica ti fanno aprire un nuovo bar se in zona sono gia esistenti un tot di bar sufficienti a coprire il fabbisogno, se vuoi aprirlo non resta che acquistare una licenza già esistente. Se non ce ne sono in vendita ti rassegni
 
Ma se ci sono già 20 bar decidi tu quali chiudere? O lasci fare al mercato?
 
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