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digNotini
Novram ha scritto:Capito il tuo punto di vista......
digNotini......cosa pensi in merito?
Quali sono le ulteriori problematiche.....oltre (se ve ne sono) quelle che hai esposto nel tuo post precedente?
Quello che mi preme far capire è che non sono solo le frequenze ad essere un bene limitato, ma anche gli spettatori.
Moltiplicare i canali, senza moltiplicare in modo analogo gli spettatori, equivale a variare l'equilibrio del mercato.
La questione della libera concorrenza mi andrebbe anche bene se vi fossero dei limiti ben precisi alla possibilità per un editore di gestire canali nazionali/locali.
Facendo un esempio un po' forzato: Mediaset è contraria all'ingresso di SKY nel digitale terrestre perchè si troverebbe a dover condividere il proprio bacino di clienti con un competitore forte. Vagli a dire che se fa programmi migliori sarà premiata dal mercato. Non bisogna ragionare a livello di canali trasmessi ma a livello di editori, perchè è tra essi che vi è competizione e concorrenza di mercato.
Per un principio di uniformità, se a livello nazionale un operatore può avere 5/6MUX su 25 totali vuol dire avere 1/5 della capacità trasmissiva, ovvero, avere al massimo altri 4 editori concorrenti con le tue stesse capacità con cui dividere il mercato.
Questi operatori potrebbero essere anche di più, numericamente, ma ciò si tradurrebbe automaticamente in una riduzione della loro capacità trasmissiva.
La coperta è stretta: posta l'esistenza di un operatore X con 5/6 MUX si va da un minimo di altri 4 operatori di pari livello a un massimo di 18 con capacità pari a 1/6 del potenziale di X.
Prima di passare all'equivalente situazione locale, mi preme ricordare che ho fatto l'esempio basandomi sui MUX di proprietà e non sulla banda teoricamente occupabile dai canali di un solo editore che ad oggi può andare anche oltre a 1/5 del disponibile.
A livello locale, chi accetta di condividere un MUX con altre 4 emittenti locali, si ritrova già con la stessa situazione dell'editore nazionale, ovvero ha 1/5 di banda e altri 4 competitori con pari capacità trasmissiva nello stesso bacino con cui competere.
In questo caso l'omogeneità di concorrenza sul mercato si raggiunge se da una parte abbiamo su 25 MUX nazionali 6 MUX x 25 canali a un editore e dall'altra 1 MUX locale 1 canale a un editore.
Peccato che i MUX per le locali siano più o meno 13 in ogni zona con editori che potrebbero riceverne 3 per legge. Questo a livello di concorrenza vuol dire che chi accetta di mettersi in condivisione su un mux non ha 1/5 del mercato da dividere con altri 4 operatori alla pari, ma ha 1/65 del mercato, con l'aggravante che alcuni suoi diretti concorrenti potrebbero gestire invece 15 canali, ovvero circa 1/4 del mercato (perchè sono più ricchi e lo diventeranno ancora di più).
Con queste regole, passare al digitale terrestre per alcuni vorrà dire passare dal detenere risorse di 1/10 del mercato locale a 1/65. Se prima 10 persone su 100 guardavano il mio canale nella nuova situazione avrò un solo spettatore (a parità di qualità con gli altri canali trasmessi), con editori che ne hanno 15 solo perchè detengono una quota maggiore di mercato.
Si può allora fare un raffronto prima e dopo in un dato territorio:
Analogico: 7 TV nazionali forti (3 editori), 3 TV nazionali deboli o tematiche (2 editori), 5 TV regionali forti, 4 TV locali decenti, 10 canali di televendite.
Digitale: 25 TV nazionali forti (5 editori), 100 TV nazionali deboli a pagamento o tematiche(5 editori), 25 tv regionali forti, 4 tv locali consorziate, 36 tv spazzatura che occupano banda.
Alcune nazionali hanno aumentato o mantenuto la quota di mercato, altre l'hanno diminuita. Le locali sono scese da essere 1 dei 30 canali disponibili a 1
dei 250 canali disponibili.
Gli spettatori però son sempre gli stessi, e siccome il mercato pubblicitario non è lineare ma sotto una certa soglia non ha senso investire, le tv locali consorziate sono belle morte e sepolte.
SOLUZIONE: I MUX sono stati assegnati ormai, e diciamo che sono stati assegnati correttamente a chi aveva investito comprando le frequenze.
Quel che a mio avviso è necessario fare è porre dei limiti numerici alle TV editabili da un singolo editore, sia a livello nazionale che locale: e se fosse per me sarebbero 2.
Poi sarebbe il mercato a stabilire chi sopravvive, e se anche rimanesse della banda inutilizzata fa niente, non è obbligatorio utilizzarla tutta. Il mercato può reggere un numero limitato di programmi perchè si basa su una risorsa finita: gli spettatori.
Un risultato simile si potrebbe ottenere anche in altro modo:
Nell'LCN io metterei nei primi 30 numeri il divieto di avere più di due programmi assegnati allo stesso editore.
Solo così si apre il mercato.