Sky Cinema Due delle meraviglie.
È, a mio avviso, un duro, autorevole manifesto per la urgenza della globalizzazione del Diritto e dei diritti, Cosa dirà la gente. E visto che alla "gente" nelle ultime ore piace parlare di famiglia, facciamo di questo film anche un manifesto sulla ipocrisia delle tradizioni (da "tradere", trasmettere, ma con un etimo vicino, e non solo semanticamente, a "tradire") e delle convenzioni, almeno quelle preordinate solo alla autoconservazione. E delle leggi scritte e non scritte, ma prive di funzione sociale. La pretesa di normare le relazioni umane, e nello specifico quelle familiari, è violenza al diritto naturale anche di essere parte di una famiglia, solo e soltanto perché parte di amore. E allora lo dico: famiglia è comunità normata dall'amore (e quindi dal rispetto, dalla fiducia, dalla dedizione reciproca, dal dono di libertà), non da legge positiva, non da convenzioni, non da tradizioni. Il male genera male, la violenza familiare contagia quella sociale che contagia quella di Stato (che galantuomini quei tre balordi in divisa verso il finale del film...). L'unica strada è l'autoemancipazione, costi quel che costi.
La scena finale è emblematica: il prigioniero, quello rimasto tale, ha condannato se stesso.
Guardatelo. Voto: 8
PS. Il film è anche una rara, delicata celebrazione del candore e della purezza.
Dal letame nascono i fiori.