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The Holdovers (2024) di Alexander Payne con Paul Giamatti
Il film è interessante e scorre bene, ambientato nel 1970 all’interno della Barton Academy, una scuola superiore in cui gli studenti risiedono per tutta la durata del ciclo scolastico. Paul Giamatti interpreta un professore burbero e poco amato dalla maggior parte degli alunni, caratterizzato da un evidente strabismo che gli è valso il soprannome di “occhio sbilenco”. Tuttavia, dietro la sua scorza ruvida, emergono anche alcuni lati positivi.
Dominic Sessa veste i panni di un alunno leggermente problematico, lasciato dalla madre al liceo durante le vacanze natalizie per poter partire in luna di miele con il suo nuovo marito.
Da’Vine Joy Randolph interpreta la capo cuoca della scuola, una donna vedova che ha recentemente perso il figlio in Vietnam.
Questo insolito terzetto si ritrova a trascorrere insieme le festività natalizie all’interno della scuola, dando vita a dinamiche piuttosto prevedibili: i contrasti tra l’alunno e il professore, la cuoca che, nonostante il dolore, riesce a stemperare gli animi e a portare un po’ di armonia, e un viaggio improvvisato alla ricerca del padre biologico del ragazzo.
Il film ha diversi aspetti positivi, tra cui un’ambientazione anni ’70 curata e realistica. Ho apprezzato in particolare le riprese e la fotografia, che richiamano le pellicole di quel periodo, conferendo al film un’atmosfera autentica.
Un altro elemento che ho trovato positivo è l’assenza di tematiche forzatamente moderne: non ci sono riferimenti alla cultura woke, né scene di rapporti sessuali o molestie, spesso presenti nei film ambientati in contesti scolastici simili. Tuttavia, nel complesso, il film risulta piuttosto prevedibile e privo di particolari colpi di scena.
Il film è interessante e scorre bene, ambientato nel 1970 all’interno della Barton Academy, una scuola superiore in cui gli studenti risiedono per tutta la durata del ciclo scolastico. Paul Giamatti interpreta un professore burbero e poco amato dalla maggior parte degli alunni, caratterizzato da un evidente strabismo che gli è valso il soprannome di “occhio sbilenco”. Tuttavia, dietro la sua scorza ruvida, emergono anche alcuni lati positivi.
Dominic Sessa veste i panni di un alunno leggermente problematico, lasciato dalla madre al liceo durante le vacanze natalizie per poter partire in luna di miele con il suo nuovo marito.
Da’Vine Joy Randolph interpreta la capo cuoca della scuola, una donna vedova che ha recentemente perso il figlio in Vietnam.
Questo insolito terzetto si ritrova a trascorrere insieme le festività natalizie all’interno della scuola, dando vita a dinamiche piuttosto prevedibili: i contrasti tra l’alunno e il professore, la cuoca che, nonostante il dolore, riesce a stemperare gli animi e a portare un po’ di armonia, e un viaggio improvvisato alla ricerca del padre biologico del ragazzo.
Il film ha diversi aspetti positivi, tra cui un’ambientazione anni ’70 curata e realistica. Ho apprezzato in particolare le riprese e la fotografia, che richiamano le pellicole di quel periodo, conferendo al film un’atmosfera autentica.
Un altro elemento che ho trovato positivo è l’assenza di tematiche forzatamente moderne: non ci sono riferimenti alla cultura woke, né scene di rapporti sessuali o molestie, spesso presenti nei film ambientati in contesti scolastici simili. Tuttavia, nel complesso, il film risulta piuttosto prevedibile e privo di particolari colpi di scena.