Non so se hai visto la puntata di IN ONDA, argomento strage di Bologna, con ospite Mieli...
No comment !
Sarà difficile fare gli equilibristi in questo caso: e non per amore del cerchiobottismo strettamente parente dell "apolitico,apartitico...anfameee!!"
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quanto perchè è difficile restare...atarassici davanti a certe affermazioni e in presenza del vigente regolamento.
Ora, fintanto che una frase come quella pronunciata da Paolo Mieli del tipo "i reati dei brigatisti rossi NON si chiamano comunisti mentre quelli dei neri si chiamano fascisti" l'avesse detta p.es Gennaro Sangiuliano specie ai tempi di quando era direttore di Rai 2...ups l'ha detta....anche se parlando di fascismo e antifascismo...
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beh, allora sarebbe da far rientrare nel puro macchiettismo, alla stregua di un misero tentativo di veleggiare fra il kitsch e il trash...
Una volta che esce dalla bocca di Paolo Mieli,la cosa assume un significato più imbarazzante,meglio ancora,preoccupante: perchè siamo dalle parti di chi diventa più realista del re, più...Giuliano Ferrara di Giuliano Ferrara
Una volta si sarebbe detto - tra il bon ton e lo chic, "Épater les bourgeois".
Oggi,in tempi più crudi e corrivi (sopra un'espressione come quella accenderebbe chi ragiona in termini di fighetti e salotti...) si sprecano il "bravo,li ha asfaltati",ovvero " i 'sinistri' si arrampicano sugli specchi", tutti scaturiti e partoriti dalla galassia informativa di governo,paragoverno,figli,nipoti e parenti di Angelucci vari.
Paolo Mieli è stato nel corso della sua carriera molto furbo ad abbracciare il vento che spirava sul momento: quando era di moda atteggiarsi a rivoluzionari ecco la militanza in Potere Operaio e la simpatia per Lotta Continua; quando occorreva conciliare la rivoluzione con le necessità della famiglia e le cose pratiche quotidiane (casa,bollette,pranzo e cena) ecco spostarsi più in là per il "must" degli anni 70,L'Espresso e poi la nascente "Repubblica" di Scalfari anni 80; quando arrivò Tangentopoli come distinguersi senza compromettersi troppo (a costo di farsi dare del "cerchiobottista" dall'ex direttore dell'Espresso,Giovanni Valentini) se non con la formula mentre era a capo del Corriere della Sera del magic touch a cui pure la Treccani non si sottrasse accogliendo il termine "mielismo",termine coniato da Claudio Rinaldi e così articolato da Filippo Ceccarelli (che con Mieli ha lavorato a La Stampa) "Inconfondibile miscela di spirito alto e materia bassa; attenzione a tutto quanto è televisivamente popolare e popolarmente televisivo; suggestioni perlopiù antiretoriche, non di rado articolate attraverso disseminazioni di dubbi su mitologie consolidate; apparente leggerezza; allegra e spavalda disponibilità al gossip (vulgo: "pettegolezzo"), quindi al divertente, all'eclettico, al frammentario; visione conflittuale della realtà, con conseguente sottolineatura di 'casi', 'polemiche', 'duelli' e, quando possibile, spargimento di polpettine di zizzania destinate soprattutto a uomini politici e intellettuali che si prendono troppo sul serio; culto del dettaglio, ancora, talvolta tirato fino all'estremo limite, e cioè ben oltre la vicenda in cui esso dettaglio s’inscriverebbe"
L'approdo al centro, coltivando i distinguo con la concorrenza discettando di doppiopesismo non è stato però bastevole a fermare Mieli dalla costante del fiutare...lo zeitgeist: presidenza RCS,salotti tv vari,saggi a gò gò, fino all'idea di assurgere a "storico", credendo di imitare Montanelli e nell'illusione di toccare il terzo livello del famoso trittico di Alberto Arbasino*,senza considerare la più ragionevole idea di depotenziare i tratti negativi e rendere più fertili i pascoli del secondo ambito
"In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di bella promessa a quella di solito strònzo. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro"