Alessandro Sortino,il curatore del programma, nella conferenza di presentazione ebbe a dichiarare: "L'obiettivo e' quello di raccontare storie senza partire con una tesi. Vogliamo stupirci delle cose che vediamo, ci vogliamo immergere nella realta' con approccio a volte giornalistico a volte di una persona comune"
Quello che ne esce fuori in realtà è il capovolgimento del suo assunto: è tutto il programma che è a tesi,pur dichiarando di non esserlo. Come? Semplice,nella struttura: personaggi di vario tipo che vanno sul palco con quel "Chi sei " e "Cosa fai" urlato e starnazzato,pronti a liofilizzare in circa 3 minuti il proprio percorso,la propria storia,nonchè la tendenza al far primeggiare il lato "positivo" come un ipotetico sprone. Cosa che si apparenta molto con certe conclusioni alla Jovanotti,con un buonismo non così lontano dalla melassa.
E' un programma a tesi perchè fondamentalmente stretto nella camicia di Nesso dei tempi legata alla soglia di attenzione. Gli interventi devono essere brevi a costo di rasentare la semplificazione,pena rischio di cambio canale o decadimento dell'attenzione: tutto funzionale alla tipologia di comunicazione di questi tempi.
SMS,cinguettii twitteranti, letture e visioni sincopate, fra lo schizofrenico e l'atteggiamento da giocatore di playstation.
Tutto resta in superficie,come una cartavelina, solo apparentemente con l'intenzione di "immergersi" nella realtà. La si sfiora soltanto,la si solletica nei punti che più facilmente possono essere resi comprensibili a un pubblico eterogeneo,da attirare anche nel suo essere distratto da tessere e pezzi di mosaico che mai combaciano,limitandosi ad assumere i contorni delle "convergenze parallele" d'antan.
Quella frase di Sortino "con approccio a volte giornalistico a volte di una persona comune" dice molto in merito: chiunque può improvvisarsi "autore" di servizi e reportage,credendo sia sufficiente mostrare le immagini di stati di emarginazione. Scivola però tutto come una saponetta,sia quando si pensa di raccontare qualcosa di nuovo come nel servizio su Calais (magari c'è chi si è cimentato prima,anche con stlii di riprese innovative,non credi,Sortino?..), sia quando lo spunto di partenza può anche essere interessante (il rapper alla scoperta delle sue origini),ma lasciando il tutto all'improvvisazione,appunto come gente comune.
Chiunque può riprendere di tutto,si sa e buttarlo su youtube,come se il numero di visualizzazioni debba essere indice del grado di qualità. E invece spesso e volentieri è solo il gradiente di banalità che si impenna.
E così, se da un lato si vanifica la possibilità di recuperare la vena surreale di Enrico Lucci dell'epoca di Telesogni (RAI 3,una vita fa),dall'altra si spreca l'occasione - nel mettere insieme troppi ingredienti a livello di superficie - di valorizzare gli interventi che da soli farebbero reggere - con una diversa strutturazione - l'intera trasmissione. E' il caso del meccanico/a Pino/Beatrice a cui avrebbero potuto dar ampio respiro per raccontare non solo la sua vicenda,ma tutte le implicazioni che ne sono derivate a vari strati; così come Erri De Luca,la cui capacità affabulatoria è stata sacrificata nell'alveo quasi di aforismi,laddove pochissimi sono in grado- come lui - di saper raccontare e interloquire senza che mai l'ombra della banalità faccia capolino