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Che differenze ci sono fra l originale e la versione 2002?
Voglio dire: è stato restaurato o rigirato?

Purtroppo ET lo vidi da bambino e ancora oggi continuo a considerarlo un film per bambini visto che mi piacque tanto.
A parte una Drew Berrymore bambina non trovo altri motivi per rivederlo
 
Che differenze ci sono fra l originale e la versione 2002?
Voglio dire: è stato restaurato o rigirato?

Purtroppo ET lo vidi da bambino e ancora oggi continuo a considerarlo un film per bambini visto che mi piacque tanto.
A parte una Drew Berrymore bambina non trovo altri motivi per rivederlo

Ci sono alcune scene in cui il pupazzo è stato sostituito da un et fatto al computer in cgi che è imbarazzante, poi la versione contiene anche alcune scene in più abbastanza inutili... In più hanno sostituito le armi dei cattivi con dei walkie talkie :laughing7: è anche alcune battute sono state modificate per non traumatizzare troppo i bambini, tipo terrorista è diventato hippie e cose del genere... Insomma una versione di cacca;)...
 
vera questa cosa, avevo letto anche io del maldestro tentativo di renderlo "politically correct". Molto meglio l'originale.

Riuppo il thread per segnalare un film visto ieri sera, film un po' in sordina a dire il vero, ma merita un occhiata. Se non altro per chi ama la cinematografia un poco alternativa rispetto ai blockbuster americani.
"Il figlio della sposa", commediola argentina del 2001, che venne addirittura candidato all'oscar come miglior film straniero. Un sempre ottimo Ricardo Darìn, volto-simbolo del cinema argentino degli anni 2000, ed una storia leggera che però sotto sotto non manca di lanciare qualche critica (nemmeno tanto velata) a certe ipocrisie della religione cattolica.
Da vedere, se si è in cerca di qualcosa di diverso dalle solite americanate.
 
Come ti rovino le vacanze

Vacation, titolo che rimanda sicuramente al classicone americano con chevy chase che non ho ancora visto quindi non potrò fare raffronti, è tradotto qui in Italia con questo titolo, solo per inserirlo nella saga delle varie commedie del come (come ammazzare il capo, come ti spaccio la famiglia, due bellissimi film) senza alcun senso in verità ma vabbe. Sicuramente i tre film nominati precedentemente saranno più riusciti di questo soprattutto perché le varie gag sono superiori.

In questo genere infatti la trama conta poco, e la trama di questo vacation ci sta con la classica famigliola in the road per le vacanze che ha qualche problemino all'interno e che alla fine dopo tante peripezie riuscirà a risolvere tutta risultando ancora più unità di prima. Vabbe di sti film ne abbiamo visti a iosa, anche d'animazione tipo l'a me tanto caro in viaggio con Pippo.

E questo come tutte le commedie di oggi ci inserisce anche molte volgarità he a me piacciono molto ma c'è sempre anche qui un sottile filo tra la commedia giustamente volgare alla rogen-goldberg e quella dalla volgarità completamente inutile perché risulta buonista come un film di Sandra bullock.

Questa qui con dall'inizio è restata li lì per scivolare nel mare delle tante ciofeche ma alla fine è riuscita a convincermi. Questo perché alla fine parliamo di una commedia demenziale cattivissima, come piacciono a me, dove non si scivola mai nel retorico della famigliola ecc... Eccetto la faccia pulita del padre un po fesso di ed helms gli altri personaggi sono tutti molto basta.rdi a cominciare dalla madre che chiama stronzetto il figlio o il fratellino cattivo come mai prima d'ora con quello più grande. Riesce quindi a fare della volgarità un punto in più. Certo non stiamo parlando della coppia sudeikis-aniston e degli altri due che ci faceva ride ogni minuto per tutto il film, poche sono le gag da ricordare e anche quelle con tempi comici ottimi, però qualche risata la lascia scappare.

Inoltre mi ha convint tantissimo il finale, giusto come doveva essere, nessun abbraccio nessun bacio appassionante insomma niente retorica, si capisce che la famiglia ha risolto un po le sue piccole problematiche e adesso è più riunita che mai , ma senza cadere nella banalità del buonismo a tutti i costi. Tutto suggellato da delle divertenti immagini finali.

Non esageratamente divertente ma carino quindi.

Voto: 6.5
 
Anything Else

Il Woody Allen degli anni 2000 in un film che forse pochi hanno visto, anche a me infatti è la prima volta che capita di vederlo. Inutile dire che la comicità di questo geniaccio di regista è indissolubile, ha attraversato 50 anni o più della storia del cinema e ancora oggi, escluse qualche piccole cadute, ha sempre sfornato grandissimi o ottimi film insieme a molte altre buonissime commedie come questa. E chi dice che oggi non è più lo stesso e ha perso un po' di smalto non credo abbia ben chiaro di chi si sta parlando. Naturalmente i suoi classici del passato rimarranno per sempre nella storia, e queste ultime commedie un po' meno, ma bisogna solo che lodare un "autore" di cinema comico come questo, che anche adesso a più di 80anni riesce a sfornare buone commedie, mantenendo sempre il suo stile unico.

Anche in questo caso, dopo i suoi classici e bellissimi titoli di testa con il suo classico blues o jazz che le accompagna, veniamo catapultati nella solita New York, tra bellissimi squarci di parchi luminosi, ponti, appartamenti ecc... in una semplicissima storia d'amore, come ne abbiamo viste tante altre nel suo cinema e nella storia del cinema. La trama infatti è semplicissima, non c'è molto da raccontare, in questo caso si concentra sulla storia di questo ragazzo, sceglie quello di American Pie, innamorato pazzo fin dal primo momento di questa non impressionante ma di un fascino unico Christina Ricci fin dal primo momento antipatica a tutti. Si parla infatti non di un amore idilliaco e che sappiamo benissimo che non finirà bene. Perfetta nel ruolo la Ricci, una ragazza che più che amare sfrutta il fidanzato, tradendolo ripetutamente ecc... ecc...

I personaggi come sempre sono molto sfaccettati e come in tutti i film di Allen la particolarità non risiede nella storia, che è molto semplice, ma nel come viene girata, fotografata, nell'atmosfera piacevole che trasmettono sempre i suoi film, e soprattutto nel come viene scritta. Si ritaglia sempre uno spazio per lui, in questo caso l'amico del ragazzo, per fare sfoggio della sua comicità logorroica, citazionista e che conoscono tutti ma che in ogni suo film non stanca mai. Le parti più divertenti e piacevoli infatti sono sempre quelle in cui Allen fa la sua comparsata. E anche qui le battute sono scritte perfettamente e geniali. Insomma il solito Allen, niente di più niente di meno, per chi lo adora è un altro film da vedere per arricchire la propria conoscenza sul regista, o per trascorrere un'ora e mezza e più piacevolissima.

Voto: 7


Rango

Gore Verbinski, regista che mi ha sempre incuriosito perchè per quanto sia solo probabilmente un buon regista che sà fare il suo mestiere, e non girerà mai ottimi film o capolavori, riesce a mantenere una certa autorialità nei suoi filmettini. Oltre all'ottimo The Ring, che mi ha traumatizzato da bambino e mi fece passare molte notti insonni a controllare la tv, nelle sue opere troviamo sempre questi paesaggi sperduti, tra messico, sabbia, calore, anche marini, insomma si è capito che sti paesaggi cosi' caldi lo affascinano molto. La divertente commedia The Mexican, un po' idiota ma carina, la trilogia multimilionaria classica dei Pirati di Depp e l'ultimo divertentissimo Lone Ranger, forse il suo migliore fin'ora, hanno molto in comune in senso di atmosfere.

Questo Rango, vincitore dell'oscar probabilmente per mancanza di avversari visti i vari seguiti della dreamworks e della pixar, non è da meno in fatto di atmosfere calde e sabbiose. Come in the lone ranger qui siamo davanti proprio ad un western, che si vede che il regista apprezza molto. Sfrutta il genere rendendolo comico e stupido, ma si vede che rispetta Leone e non lo prende in giro, nelle inquadrature nelle citazioni e altro.
L'idea è carina, i personaggi un po' abbozzati ma decenti, la trama abbastanza banale e piena di buchetti. Dal punto di vista grafico è veramente impressionante, rappresenta forse un unicum nella cgi di oggi, nel senso che personaggi sono cosi ben costruiti graficamente, per la bruttezza, la sporcizia che emanano non li ho mai visti. Infatti tutti i personaggi sono veramente brutti, sporchi, assetati, e sono caricature di animali che di solito non vediamo nei film. Animali del deserto che eccetto il camaleonte, l'armadillo e qualche altro, non so neanche come nominarli. Insomma la scelta grafia è molto bella.

L'unico grande problema è che rivolgendosi ad un pubblico di età piccola, alterna ottime scene citazioniste e cattive, ad altre veramente stupidissime, patetiche e che ti fanno venire voglia di spegnere per la stupidità. Insomma alcune battute sono scritte bene, ma nel complesso la sceneggiatura non mi è piaciuta molto, risulta un po' troppo bambinesca, anche se ha delle intuizioni geniali.

Si va ad inserire nella media del genere d'animazione in cgi di oggi, sopra la media solo la costruzione grafica del paesaggio, che fa venire sete solo a guardarlo, e dei personaggi. Decente.

Voto: 6
 
Ci ho fatto la tesi su Woody
Sebbene però AE sia non in cima alle mie preferenze.

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L'inquilino del terzo piano

Sulla scia del precedente Rosemary's Baby, Polanski mette in atto un'altro capolavoro innovativo e senza tempo, sempre ambientato in un condominio e sempre con le stesse caratteristiche da thriller psicologico. Se nel film del 1968 sul finale, e anche prima, si volgeva più sul classico horror vero e proprio, qui invece si rimane legati allo psico-thriller per poi virare tutto ad un tratto nel grottesco più spinto.


E' incredibile e inspiegabile quanto sia bravo Polanski a girare un film. Tecnicamente è sopra la media, i piani sequenza degli interni di questo condominio, o i moltissimi campi e controcampi tra la faccia del nostro protagonista quando si affaccia alla finestra... i brividi da quanto cinema c'è dentro. E poi è fantastico come riesca a farci stare incollati allo schermo fin dall'inizio dove per la prima metà del film o poco meno siamo di fronte ad una sceneggiatura di una semplicità incredibile. E lo fa con una costruzione delle scene, anche le più semplici, appunto, da primo della classe.

Ci troviamo di fronte un personaggio fin da subito accattivante ed interessante. Molto semplice e introspettivo sembrerebbe, ma che gia ci da la sensazione, per come Polanski lo caratterizza, che nasconda qualcosa o che non sia tutto apposto insomma. E poi andando avanti con la storia il regista ci mette davanti a sempre più piccoli indizi o piccole cose surreali che è impossibile non rimanerne interessati. Insomma si nota che questa pellicola è stata studiata nei minimi particolari per far accrescere a poco a poco quello stato di insipegabile tensione, che proviamo noi allo stesso modo del nostro protagonista.

La tensione come detto cresce fino a diventare quasi orrorifica in alcuni punti, ma poi volgere al grottesco nella terza parte del film, forse la migliore. Soprattutto il finale, quegli ultimissimi secondi, quell'urlo destabilizzante nei confronti dello spettatore, ribalta un po' tutte le carte in gioco, facendoci capire che ci troviamo praticamente in un incubo, in un circolo vizioso dal quale non usciremo mai. Del film è questo che rimane, un angoscia che è dura da lasciare andare via. Qualcuno, come sempre, penserà che questi finali ambigui e che danno al film numerose interpetazioni personalissime, possano risultare una caduta di stile. Invece mai come in questo caso, l'ambiguità sul significato di quello che abbiamo visto è più funzionale a quello che il regista vuole trasmettere, cioè l'angoscia, la quotidianità che si fa paranoica e che diventa un incubo.

Ho letto poi varie interpretazioni tutte plausibili come quella sulla reincarnazione o molte altre. Personalmente su quegli ultimi secondi il film mi ha trasmesso quasi la sensazione di essere in un incubo, o in un girone infernale, dove la pena si ripete all'infinito e ci troviamo a soffrire continuamente, e dove neanche la morte potra mettere fine alla sofferenza. Insomma negli ultimi secondi mi sembra che il regista volesse farci virare appunto più su qualcosa di surreale e ultracoroporeo più che su un'allucinazione del nostro protagonista, o sulla semplice paranoia terrestre.

Ma insomma che la pensiate in un modo o nell'altro, rimane un caplaovoro indissolubile, importante anche per aver ancor di più reso dignità al genere grottesco vero e proprio.

Voto: 10
 
Ecco perché ti dicevo che Rosemary's baby è un film scontato, a tratti noioso.
Lí capisci tutto dall inizio, qui invece scopri a poco a poco la realtà dei fatti e ti cali nel dramma del protagonista.
Detto ciò, continuo a sostenere che per i lavori di Polanski il peso degli anni che passano si sente.
Sara che io sono un amante di film e serie thriller e quindi ne avrò fatto indigestione...
 
Ecco perché ti dicevo che Rosemary's baby è un film scontato, a tratti noioso.
Lí capisci tutto dall inizio, qui invece scopri a poco a poco la realtà dei fatti e ti cali nel dramma del protagonista.
Detto ciò, continuo a sostenere che per i lavori di Polanski il peso degli anni che passano si sente.
Sara che io sono un amante di film e serie thriller e quindi ne avrò fatto indigestione...

ma non è vero che si capisce tutto fin dall'inizio... sono film tutti e due dello stesso livello sia di tensione che di interesse...
 
Come fai a non capirlo? Fan pure vedere la scena in cui la donna viene violentata durante un rito satanico...
 
Come fai a non capirlo? Fan pure vedere la scena in cui la donna viene violentata durante un rito satanico...

troppo superficiale questo tuo ragionamento secondo me... poteva esser eun sogno o quant'altro quella scena, e comunque anche se fosse chiaro fin dal primo secondo, non ci vedo nulla di male, mica gli horror migliori devono avere il twist finale per forza, la tensione la si crea anche in altri modi non solo con la sceneggiatura ad effetto alla fine...
 
Si sente il mare

Al regista Mochizuki, che si occupa più che altro di serie tv giapponesi(anime), nel purtroppo ormai lontano 1993 veniva affidato questo film dello studio ghibli, che probabilmente in pochi conoscono, anche io l'avevo sentito solo per nome ma ne sapevo veramente poco.
Si tratta della classica storiella stupida adolescenziale. Il classico triangolo amoroso, tra due ragazzi, amici da qualche anno, che si ritrovano a conoscere questa nuova ragazza molto strana e diversa dalle altre, sia per carattere che per fascino, ai tempi del liceo. In poco più di un'ora non accade molto, accade quello che ci aspettavamo fin dal principio. Viene raccontata abbastanza bene la storia di questi due ragazzi e del momento in cui si sono conosciuti, e poi si passa avanti di alcuni mesi, o addirittura anni, per descrivere invece la situazione amorosa in gioco. A causa della durata molto breve si arriva molto frettolosamente ad un finale molto telefonato. Rimane poco della storia alla fine della visione, ci si scorda abbastanza presto dei personaggi. Rimane impresso solo forse la figura della ragazza e dlla sua situazione, ma non mi ha convinto a pieno questo personaggio per quanto mi riguarda, mi è sembrato anche questo abbastanza stupidino.

Mediocre quindi come sceneggiatura, ma i bei disegni giapponesi ce lo fanno comunque apprezzare in parte da noi che questa grafica la adoriamo. E inoltre per chi come è sempre molto interessato dalla loro cultura, dai loro modi, dalle loro usanze, o dai loro comportamenti molto bizzarri rispetto a noi italiani, è sempre un piacere e non ci si stanza mai di osservare queste splendide immagini. Sufficienza e poco più a questa piccolissima opera dello studio dei sogni, che qui fa sognare ben poco.

Voto: 6.5
 
Paura e delirio a Las Vegas

Trip mentale di due strepitosi e sopra la media Johnny Depp e Benicio del Toro (due tra i miei attori preferiti) in questo ennesimo viaggio regalatoci dal vecchio Gilliam. In questo caso il regista ex-Monty Python mostra la sua visionarietà del mondo lasciando da parte qualsiasi trama per raccontarci le allucinanti e incredibili peripezie di due, che drogati è dire poco, durante un viaggio a Las Vegas.

Anche qui di primo acchito qualcuno spregherà chissà quali parole, capolavoro o altro, ma secondo me non siamo di fronte ad un capolavoro. Siamo di fronte ad un grandissimo film, di uno dei registi che apprezzo' di più al mondo, ma comunque non ci troviamo davanti ad un film che ha riscritto chissa cosa, perchè, come tutti i film di Gilliam, è ben chiuso nel suo microcosmo, quasi un unicum nella storia del cinema ma che (non so come spiegare bene) è un unicum a sè, una straordinaria opera di inventiva, sia di storia che di tecnica, che rimarrà lì da sola immortale, impossibilitata ad essere copiata o riprodotta. Certo questo non mi esula dal dire di tutte le unicità e inventive che racchiude questa magnifica opera.

Attraverso un pretesto, nemmeno troppo chiaro all'inizio, ritroviamo questo giornalista e questo avvocato, un pò più grassottello, in viaggio per Las Vegas su una bellissima decappottabile in mezzo a queste classiche autostrade, della California immagino, completamente deserte e prive di ogni forma di vita. Gia nei primi minuti Gilliam è riuscito a creare qualcosa di iconico, che rimarrà nella testa di ogni appassionato di cinema. Cioè le scene in macchina, dove loro sfrecciano con i cannoni in bocca, occhiali da sole, cappello, camicie hawaiane, sono riprese in modo cosi' innovativo da creare quasi uno stile unico nella storia. L'immagine di un Johnny Depp, mai cosi' in parte, con quegli accessori, quello spinello che muove continuamente sopra e sotto, e che vediamo sorriderci davanti allo schermo dentro quell'auto, con quei colori caldissimi e quelle sensazioni, secondo me puo' essere considerato qualcosa di iconico. Queste immagini sono cosi' potenti che mi fanno dire che Gilliam ha creato, con questo personaggio, una vera e propria icona, da farci una statua in mezzo a Las Vegas quasi.

E dopo aver assistito ad un cameo fantastico di un Tobey Maguire capellone ed impaurito da sti due, veniamo catapultati in una serie di vicende e di personaggi, di visioni, di allucinazioni, alcune che sembrano più reali, altre completamente grottesche e folli da non poterlo nemmeno lontanamente essere, che sarebbe inutile elencarle tutte, bisogna solo lasciarci addentrare nella mente dei protagonisti. Andando avanti si entra sempre più nel vero grottesco che la pellicola vuole trasmettere, e il film oltre che interessante e allucinante diventa veramente divertente, tanto da poterci anche ridere su molte scene.

Il tono ironico c'è sicuramente, ma Gilliam mantiene sempre quel carattere di grottesco, e di quella sensazioni di starsi divertendo e ridendo di un qualcosa che non dovrebbe far ridere ma anzi riflettere su un tema abbastanza serio. Non voglio dire che il film manda un messaggio su l'uso di queste sostanze o altro, anzi andando avanti si perde sempre più dentro al grottesco e all'irrealistico, ma comunque qualche domanda te la fai, e ti accorgi di stare ridendo di cattivo gusto.

Dal punto di vista tecnico nulla da dire, la messa in scena è spaventosamente alluncinante gia di suo, colori quasi sempre caldissimi, luci allucinate, i paesaggi e altro contribuiscono alla riuscita della pellicola. Un gioiellino della storia del cinema, chiuso nel suo piccolo microcosmo lì da solo in mezzo al nulla, incompreso da molti e apprezzato da molti altri.

Voto: 8.5
 
Il segreto dei suoi occhi

"Digli che... almeno mi parli." Al di là di tutti temi trattati questa è la frase che più mi ha colpito, ma vabbè parliamo del film per chi interessa.

Il regista argentino Juan Jose Campanella nel suo più conosciuto lavoro vincitore dell'oscar nel 2010, il suo dramma a tinte crime che lo ha fatto conoscere al mondo. Si perchè per quanto la trama, o l'indicazione del genere nella scheda del film, faccia presagire di ritrovarci di fronte ad un vero e proprio crime/thriller/giallo dove l'investigazione o l'omicidio o chicchessia sia quello che esce fuori alla fine del film, il risultato invece è un opera che analizza e si concentra su moltissime altre cose utilizzando l'investigazione solo come pretesto.

Infatti la pellicola inizia focalizzandosi più che altro sul personaggio del sempre bravissimo Ricardo Darin, un agente del tribunale in pensione che cerca di scrivere un libro su un caso che ancora lo angoscia a distanza di più di due decenni e da questo pretesto parte poi la serie lunghissima di flashback che ci racconta molto bene tutte le vicende di questo caso (irrisolto o no lo scopriremo) e soprattutto ancor meglio ci viene raccontato il rapporto tra il nostro protagonista e la bellissima Irene, una storia d'amore (si capisce subito che provano qualcosa i due) non troppo fortunata. Flasback che si concludono proprio nell'ultima mezz'ora per raccontarci l'ultima importante vicenda nel presente. Da questo punto di vista il film è scritto in maniera impeccabile. Stiamo parlando di un film quadratissimo, una vicenda raccontata e girata in modo assolutamente non piatto e patinato, e con dialoghi sempre interessanti e mai banali che si sposta dal melodramma romantico, a dialoghi più divertiti da commedia, al crime più spinto, al dramma vero e proprio. Un miscuglio di generi degni del miglior Almodovar.

Questo caso di stupro e annesso omicidio è il motivo scatenante di tutti i temi trattati, ma il caso vero e proprio non è del tutto importante, insomma non ci troviamo di fronte ad un whodunit. Infatti già a metà film il caso principale è chiuso e invece proprio nell'ultima metà il film prende molto più forma e significato. Significato che invece mi sembrava abbastanza confuso e delle tante cose non me ne era arrivata nemmeno una. Infatti non credo di trovarmi di fronte ad un film perfetto, questo significato dietro al titolo per esempio, questo fatto degli occhi che parlano, di questo segreto che si cela dietro agli occhi non mi è arrivato, mi è sembrato abbastanza buttato li solo per incantare, ma un nulla di fatto alla fine. Sarebbe riduttivo pero' fermarsi a questo concetto, perchè il film ne esprime tantissimi altri che solo nell'ultima parte escono fuori, o almeno io sono riuscito a percepirli sono alla fine.

Importante è il modo in cui ci arriva il tema dell'abbandono, del come riuscire a vivere una vita con un vuoto, sia quello del protagonista rimasto per più di 20 anni focalizzato su quel Temo, non riusciendo a sbloccarsi, sia quello di Morales, altro personaggio ben studiato, che ci fa capire quanto sia difficile dimenticare. E poi quella frase detta prima, quella che più mi ha emozionato sul finale anche se c''entra poco nel complesso della storia.

Un film da vedere assolutamente che piaccia o no, e peraltro questo regista dimostra di non fare solo il suo compitino ma osa in maniera pazzesca. C'è la scena dello stadio che è straordinaria per come è girata. Un piano sequenza di oltre 5 minuti credo, che si apre dal cielo per poi seguire la vicenda più da vicino e inseguire i protagonisti continuamente, scena girata da dio, che rimane cosi', con la bocca aperta, non so se Campanella ne girerà mai un'altra di questa bellezza non so come abbia fatto.

Voto: 8
 
Scusa l'intrusione... non riesco più a trovare la classifica dei film in programmazione con i singoli voti tipo questa:

Le vite degli altri 8,5
La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler 8,3
Batman begins, Warner Bros, 2005 8,3
Il mio vicino Totoro, Studio Ghibli, 1998 8,3
Chinatown 8,3
Hachiko-Il tuo migliore amico 8,2
Il segreto dei suoi occhi 8,2
Million dollar baby, 01 Distribution, 2004 8,1 ecc.

Potete aiutarmi?
Grazie
 
Scusa l'intrusione... non riesco più a trovare la classifica dei film in programmazione con i singoli voti tipo questa:

Le vite degli altri 8,5
La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler 8,3
Batman begins, Warner Bros, 2005 8,3
Il mio vicino Totoro, Studio Ghibli, 1998 8,3
Chinatown 8,3
Hachiko-Il tuo migliore amico 8,2
Il segreto dei suoi occhi 8,2
Million dollar baby, 01 Distribution, 2004 8,1 ecc.

Potete aiutarmi?
Grazie

http://www.digital-forum.it/showthread.php?183050-Classifica-film-Febbraio-2016 questa è l'ultima di febbraio, poi dopo non c'è più
 
Grazie Andry.. sai se è un servizio che è stato sospeso o è solo in ritardo?
 
Explorers

A metà anni '80 il grande Joe Dante firmò un altro fantafamily pienamente nel suo stile "autoriale". Non l'ho vissuti personalmente quegli anni e avrei voluto farlo da ragazzino, perchè era sicuramente il periodo, dopo i vari E.T. o Gremlins per esempio, in cui uscivano fuori questi "horror" o scifi per famiglie, un filone importantissimo e apprezzabilissimo. Questo Explorers si va ad inserire proprio qui in mezzo, rappresentando pero' non uno dei migliori film di questo regista, lontano da opere ben più riuscite.

La storia è praticamente sempre la stessa, con protagonisti dei ragazzi, con un giovanissimo Ethan Hawke, che piano piano, attraverso alcun indizi in questo caso dati dai sogni dei protagonisti, vengono a conoscenza del diverso e la fantascienza entra a far parte del film in modo lento come deve essere. La prima parte quindi è riuscita, un misto tra film per famiglie con tinte di scifi, con il solito tocco alla Dante molto fanciullesco. Purtroppo, a differenza del suo capolavoro Gremlins, il tono bambinesco e infantile prende troppo il sopravvento sulla paura, sul grottesco e sul fantastico e arriviamo quindi ad un finale troppo stupido e senza un vero senso logico per quanto mi riguarda. La paura del diverso viene completamente smorzata quasi subito gia a metà film e la storia risulta abbastanza inconcludente. Mi ha lasciato solo l'idea interessante che gli alieni considerino l'umanità assolutamente crudele, tanto da non pensare minimamente di avere un contatto con loro.

Opera piacevole per la prima parte, e solo per i ragazzini nella seconda invece. Il tocco di un grande regista si vede in ogni inquadratura e anche nel gestire gli effetti speciali, che risultano forse un po' datati guardandoli ora, ma che presentano per me sempre un indescrivibile fascino, che mi fa preferire uno stupido alieno fatto con un pupazzo, ad un eccesso invece di cgi come avviene spesso oggi.

Voto: 6
 
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