Siamo un paese indebitato oltre ogni ragioneviolezza ed in recessione, che per lustri ha affossato il suo tessuto produttivo più importante, permettendo alle aziende che hanno delocalizzato (quindi fatto perdere posti di lavoro e riccheezza in termini di PIL) di usare il marchio made in Italy.
Da 30 anni nessun governo italiano ha più investito per promuovere lo sviluppo ma ha avuto garantito il "nostro" voto, assicurando agli italiani che non avrebbe cambiato niente del loro stile di vita (più un andazzo che uno stile, in verità)
Con queste premesse e questi obiettivi (men che mediocri e poco lungimiranti) ci s'indebita sempre più, a cominciare da quel che si spende per rifinanziare gli interessi sul debito e per avere la liquidità necessaria alla normale amministrazione.
Uno Stato sovrano che accetta questi presupposti è a rischio di sovranità nei confronti della finanza e quando deve fronteggiare una crisi globale profonda e prolungata, va in difficoltà completa, specialmente se non può più ricorrere alla leva monetaria per creare liquidità e controbilanciare la speculazione.
Abbiamo aderito (1996) ad un area geopolitica costituita da paesi profondamente diversi, vincolati però all'unico obiettivo di tener alto il valore della valuta comune. Siamo entrati pensando che qualcun'altro avrebbe provveduto a pagarci il conto e non abbiamo corretto niente dei nostri problemi, supportando governi populisti e demagogici, che hanno continuato a raccontarci che tutto andava benissimo e che stavamo meglio di chiunque altro.
Nel 1999, a livello mondiale, per soddisfare il "liberismo che si aggiustava da sè", si sono abolite le distinzioni finanziarie negli impieghi, ovvero rese le banche tutte uguali, così che qualunque istituto ha potuto lanciarsi nei derivati et similia.
Il risparmio è quindi "emigrato" dall'economia reale in prodotti finanziari molto rischiosi e di dubbia fondatezza, che promettevano colossali guadagni. (ci sono finiti anche i fondi pensione...)
Poi, nel 2008 è successo quel che tutti sanno, ed i soldi, veri ed inventati, improvvisamente, sono letteralmente spariti dal mercato.
...ma le banche non potevano fallire, altrimenti non si potevano più finanziare i debiti statali, così che una parte delle perdite del sistema finanziaro è, indirettamente passata sulle spalle dei contribuenti.
Se fuori dall'Europa si è stampato denaro in più aggravando i bilanci statali (più liquidità corrente e debito da recuperare nel tempo), qui non si poteva fare per via di quanto stabilito a Maastricht. Nell'eurozona, le perdite sono diventate immediate uscite di denaro dalle tasche dei contribuenti dei paesi con più alto debito e con molti interessi da pagare.
Aderire all'euro significa non poter più svalutare alla bisogna del singolo paese, perchè chi sta meglio non ha nessuna ragione (o vincolo) per rimetterci di tasca sua. Ciò, rende i paesi molto indebitati a rischio di "sovranità", perchè alla fine li pone sotto tutela di organismi che non puntano al bene dei cittadini di quegli Stati, ma ad altri obiettivi (es pareggi di bilancio ad ogni costo, tassazioni indirette, recessione, disoccupazione), insomma a vincoli che portano ad una involuzione sociale ed economica.
Grecia, Portogallo, Irlanda vivono ormai una realtà completamente diversa da quella descritta nei loro dettati costituzionali e perseguono appunto le esigenze particolari di soggetti esterni, che dalla loro posizione di forza, possono imporre quello che ritengono più utile ai loro interessi, che sicuramente non collimano con i popoli di quelle nazioni nè vanno nella direzione di migliorarne le prospettive. Spagna ed Italia, sono molto vicine (direi a meno di un passo) a fare la fine di Grecia, Portogallo ed Irlanda.
La vedo male...
