Se le piccole imprese si fossero consorziate e soprattutto se le banche avessero finanziato le imprese e l'economia reale piuttosto che le speculazioni ad alto rendimento (ed altissimo rischio) ed i consumi voluttuari ed improduttivi ai privati (es. vacanze, auti di lusso, etc), il tessuto produttivo italiano del 2008 non sarebbe stato praticamente lo stesso di 30 anni prima.
In realtà, la stragrande maggioranza dei piccoli imprenditori italioti ragiona da "italiano", quindi "lui è più bravo e più furbo e non si mette con altri che sicuramente cercheranno di fargli le scarpe".
Gli altri (pochi) con le idee giuste non trovano finanziamenti, mentre lo stato si è sempre ampiamente disinteressato di tutto ciò che non fosse l'impresa da ...n-mila dipendenti, aziende che però rappresentano solo il 10% dell'occupazione e del fatturato, e sono state, molto spesso (fiat, iri, finmeccanica, etc) un pozzo senza fondo per "aiuti di Stato" a fondo perduto.
Entrare nell'euro era cosa buona e giusta, a patto che si fosse capito che andavano guardati a vista i prezzi dei beni e che dovevamo subito cambiare il nostro modo di essere "competitivi", adottando un "welfare" dal costo proporzionato al servizio effettivamente reso, non un costo da servizi scandinavi a fronte di (mediamente) bassa qualità.
Gli anni della finanza facile e del prestito per i consumi hanno mascherato un problema colossale, che però è esploso subito non appena si è innescata la crisi mondiale.
Il colpo di grazia è poi stato quello di negare che ci fosse una crisi strutturale e che l'Italia non l'avrebbe subita in modo grave, quando, per le ragioni spiegate più sopra, fra i paesi "forti" eravamo proprio noi quelli più a rischio.
Ora l'economia è ferma e chi dovrebbe finanziare la ripresa (le banche italiane) anzichè prestare denaro alle imprese per gli investimenti o per coprire i crediti non ancora incassati, preferiscono ridurre i fidi alle imprese stesse, mentre depositano i loro fondi alla BCE.
Se lo Stato (e l'Europa) non si affrettano ad indirizzare le banche a fare il loro mestiere, ma anzi, si mettono dalla parte degli istituti di credito impoverendo i cittadini per mettere in sicurezza i titoli di stato che possiedono, l'Italia e l'Europa faranno una brutta fine che si chiama "stagflazione", venendo alla fine venduti "a saldo", a qualche economia emergente.
LuPoduction ha scritto:
Un po' di sano protezionismo? Tutto sommato questa libertà dei mercati avrà anche in parte permesso al consumatore di trovare prodotti a prezzi minori (con una qualità del prodotto quasi sempre proporzionale al prezzo speso), ma ha praticamente portato al fallimento un sacco di piccole-medie imprese italiane che non potevano mai reggere la concorrenza se non diminuendo i salari o la qualità del prodotto offerto (quindi le spese per acquistare le materie primarie). E ora più che mai con il futuro aumento dell'IVA il consumatore cercherà sempre di più dove spendere meno, danneggiando sempre di più il made in Italy. Secondo me non ne usciamo più...