Forzalane ha scritto:@semolato: il tuo discorso starebbe in piedi se il mercato pubblicitario fosse florido. In realtà è contratto come non mai ed è tutt'altro che a capacità infinita.
Se qualcuno (tu o Sky) pensa quindi che aumentando i canali si aumenti l'introito, temo che abbia sbagliato i conti.
Sky lo pensa di sicuro. Il tuo ragionamento contiene un'imprecisione, infatti. E' vero che il mercato pubblicitario non è florido. Ma è ancora più vero che in una situazione come quella di Sky, dove gli introiti sono in parte derivanti da un vero e proprio fiume di liquidità portato da oltre 4 milioni di abbonati (hai provato a fare due conti?), il "surplus" generato dalla vendita di spazi per pubblicità è anzitutto enorme, e in secondo luogo ben lungi da essere vicino alla saturazione. Ne è, in realtà, ben lontano!
Proprio per questo in tutti i mercati pubblicitari del mondo è fatto divieto alle pay tv di superare quote irrisorie di pubblicità. In Italia non accade affatto, e questo mette Sky Italia, in un mercato come dici tu prossimo sì alla saturazione, ma per il sistema televisivo tradizionale, in una situazione di strapotere finanziario.
Sky si può permettere di NON investire anche perché la sua offerta è giudicata "buona", ma ciò che era ottimo qualche anno fa, all'inizio, è già buono (per me tra l'altro niente affatto, ma è questione di gusti) e, con l'inevitabile aggiornamento tecnologico, sarà presto discreto e poi sufficiente. Questo perché il resto dei mercati europei vuole dai provider di servizi prezzi alti, ma continui miglioramenti e investimenti: addirittura per legge, se necessario. In Italia, i prezzi sono alti, anche altissimi, ma gli investimenti bassissimi. Scusa, ma un utile di 420 milioni, su un ricavo di 1200, e questo tipo di approccio all'innovazione tecnologica sono una presa in giro bella e buona. Significa che Sky riversa direttamente nelle proprie casseforti oltre il 30% di ciò che incassa. Chiunque, credo, capisce che è incredibile.
Evitiamo poi, per favore, finti pragmatismi tipo "se vuoi ti abboni se no no". E' la logica del merlo. Sembra inoppugnabile, ma non è né inoppugnabile né logica. Perché un mercato funzioni così, occorrono regole a monte, precise e severe, che impediscano ai provider di detenere monopoli, ad esempio, o fare raccolta pubblicitaria E prezzi alti (aut/aut), oppure ancora di non garantire qualità minima, o anche di fissare bizantine penali e "scadenze naturali del contratto". Ne trovate traccia altrove? No, perché non esistono. Non c'entra nulla con la libertà personale dell'abbonarsi o meno la libertà di dire (dimostrandolo, mi pare): Sky Italia si pone sul mercato italiano come un corsaro avido di razzie.
Certi richiami al pragmatismo sono quanto di meno pragmatico esista, se non sono associati alla descrizione della realtà.
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