Curiosity ha mosso i primi "passi" su Marte!
Dopo due settimane sul Pianeta Rosso, Curiosity ha finalmente "camminato", spostandosi ieri sera di circa quattro metri dalla posizione in cui è atterrato ormai più di due settimane fa.
Un sito chiamato
Bradbury Landing, in onore dello scrittore di Cronache Marziane, nato proprio il 22 agosto di 92 anni fa e scomparso a inizio giugno.
Lo spostamento, pilotato da Terra dai tecnici del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) è stato un avanti-indietro di sei metri durato più di trenta minuti.
Se due giorni fa il rover ci aveva mostrato, pur restando fermo sul posto, di poter direzionare a comando le sue ruote, oggi ci fa pregustare il momento in cui raggiungerà la posizione tanto ambita, le falde del Monte Sharp, dove sfodererà tutta la sua attrezzatura e indagherà come un segugio ogni minimo dettaglio del suolo. E dove gli scienziati pensano potrebbe essersi depositato materiale organico, indice della possibile presenza di forme di vita aliene.
Come lo sparo-laser di qualche giorno fa, anche questo spostamento rientra nella fase di trial, quella in cui la Nasa sta testando il funzionamento di tutti i dispositivi di cui Curiosity è dotato: un vero e proprio stretching per prepararsi a una gara importante. E ancora per qualche settimana si prevedono essenzialmente test per sondare se tutte le apparecchiature funzionano e per calibrarle a dovere. Non mancheranno perciò le occasioni per conoscere, una a una, tutte le caratteristiche di questa macchina portentosa, che finora, però, ha tenuto nascosti alcuni segreti.
Ecco alcune "curiosità" su "Curiosity"

, scovate da Wired.com.
Un rover pirotecnico
Durante la fase di ingresso in atmosfera, discesa e atterraggio su Marte, Curiosity non ha risparmiato le scintille: 76 colpi, programmati al millimetro, sono stati necessari perché il rover si staccasse della grande capsula motrice che lo trasportava. Un vero set da artificiere, con alcuni scoppi energici quanto la fiammata di una scatola di fiammiferi, altri quanto un candelotto di dinamite. Il botto più grosso è stato quello necessario per aprire l’enorme paracadute. Insomma, Curiosity su Marte ci è arrivato con le bombe. E ora sappiamo anche che non sa svestirsi in silenzio.
Impalcatura monoblocco
I tre grandi pannelli che componevano il telaio del sistema di discesa, cioè quelli che abbracciavano tutte le componenti – serbatoi, bracci meccanici, e la corazza posteriore del rover – non sono stati costruiti mediante saldatura, bensì sono stati modellati da un unico blocco di alluminio. Un po’ come… sì, proprio i Mac Book in alluminio. E per la stessa motivazione: no saldature, maggiore solidità. E ci sono voluti ben 11 mesi di lavoro solamente per questo pezzo, perché fossero garantite efficienza e precisione durante la delicatissima manovra.
Fiumi di idrazina
Se vi siete chiesti cosa macinassero i motori che portavano Curiosity sulla superficie di Marte, ebbene, idrazina è la risposta. E per fornire la spaventosa quantità di carburante necessaria, le linee di alimentazione dell’impianto dovevano essere necessariamente così grosse e rigide da costringere gli ingegneri a farle diventare un tutt’uno col telaio portante. La rottura o anche solo la deformazione di una di queste tubature avrebbe compromesso in modo letale la riuscita dell’intera missione, e per attutire ogni eventuale colpo nefasto tutta la linea è stata coperta da tubi protettivi gommosi come quelli che normalmente usano gli idraulici.
Ruote extra-strong e asettiche
Ne ha sei, sono durissime ed enormi: le ruote del più grosso rover mai visto non potevano essere altrimenti. E, anche se tutti siamo stati tratti in inganno dal colore nero, il battistrada non è di gomma, bensì di alluminio anodizzato, resistente ma allo stesso tempo morbido abbastanza da assorbire gli urti. I cerchioni, invece, sono in titanio, opportunamente incurvato. Scelta dei materiali estremamente ponderata in quanto il rover viaggerà su un terreno dissestato, anche se aiutato dal fatto che ogni suo arto possa muoversi in maniera autonoma e ogni ruota abbia un motore personale. Una curiosità: le ruote di Curiosity non hanno mai toccato terra, infatti le prove su strada del rover sul nostro Pianeta hanno poggiato su un loro fac-simile, e questo per ridurre al minimo la possibilità di contaminare il terreno marziano con i nostri microrganismi.
Scia marchiata
Curiosity è un rover che lascia il segno. Già, perché quando cammina, le sue ruote, nel cui battistrada è incisa una scritta in codice Morse, incidono un messaggio sul terreno. Che cosa dice? Jpl (Jet Propulsion Laboratory). Narcisismo Nasa? Forse, ma giustificato dal fatto che contare i timbri renda più semplice misurare la strada percorsa.
Marchiato in bianco e nero
Forse non lo avrete notato, ma diverse componenti del rover presentano una specie di adesivo tondo, con un motivo geometrico bianco e nero al suo interno. Ovvio che non si tratta di una decorazione in stile optical, ma a cosa serve? Si tratta di un sistema di sicurezza, che garantisce agli osservatori da Terra di verificare l’integrità dell’intero sistema. Come? Ogni volta che una parte meccanica di Curiosity si sposta, la telecamera inquadra uno per uno tutit i marchi, e idem succede quando il movimento termina. Una specie di misurazione di default per tenere sott’occhio ogni minimo dettaglio.
Uomini sul Pianeta Rosso
Li ha portati lassù Curiosity, o perlomeno, ha portato i loro nomi, scritti in un piccolissimo chip in silicio integrato nella sua carrozzeria. Non immaginiamo con che font siano incisi, siccome sono un milione e 240mila (quasi tutte persone che hanno inserito il proprio nome su un sito del Jpl dedicato), e di sicuro leggerli a occhio nudo è impossibile. Il significato, tutto simbolico, è “portare le speranze e le aspirazioni dei popoli della Terra su Marte”.
Meridiana spaziale
Sarà old-fashioned, ma sulla carrozzeria di Curiosity sporge una meridiana e, su di essa, è incisa la scritta Marte in 16 lingue diverse. Oltre a scandire il tempo, la sua funzione è quella di permettere di calibrare i colori nelle inquadrature 3D ad alta risoluzione delle MastCams, altrimenti tutto apparirebbe più rosso di quello che è (a causa del pulviscolo). Questo è reso possibile dalla presenza, agli angoli della meridiana, di spicchi di diversi colori (rosso, giallo, verde e blu) che sono presi come riferimento per la correzione-colore.