MyBlueEyes ha scritto:
Secondo me è molto improbabile che si arrivi ad un'asta con rilanci, per tutta una serie di motivi. Innanzitutto, ricordo bene che nel 2001 Berlusconi criticò aspramente l'asta sull'UMTS perché in fin dei conti venne fatta un'unica tornata di rilanci, datosi che c'erano 6 pretendenti (TIM, Vodafone, Wind, H3G, IPSE2000 e Blu) per 5 lotti, ed a seguito del ritiro di Blu (che però era partecipata anche da Mediaset...

a volerci vedere della malizia anche lui ha contribuito al fallimento dell'asta e di Blu stessa, rifiutandosi, insieme agli altri soci, di sottoscrivere un aumento di capitale per partecipare ai rilanci

) l'asta terminò bruscamente totalizzando una cifra di gran lunga inferiore alle stime dell'allora governo che sperava di monetizzare esattamente come avevano fatto in Germania e UK. Il buon esito di quell'asta fu viziata dal fatto che nello stesso periodo in Europa quasi tutti i paesi misero le frequenze UMTS all'asta, ed a causa dei ripensamenti tra Beauty Contest ed asta, l'Italia arrivò ad organizzare l'asta quando le grandi multinazionali telefoniche (British Telecom, l'allora azionista di maggioranza di Blu, in testa, visto che aveva pagato una cifra esorbitante sia in Germania che nel Regno Unito) si erano già svenate con le aste degli altri paesi. Anche se il contesto non è perfettamente sovrapponibile a quello del 2001, il problema resta il medesimo, ci sono 6 lotti in gara per 6 o al massimo 7 operatori (Mediaset, Rai, TIMB, Dfree, SKY, Retecapri, Tivuitalia), basta che uno a caso si ritira (per esempio Retecapri) per l'impossibilità di rilanciare e l'esito dell'asta resta molto magro. Poi c'è un secondo punto su cui riflettere. L'asta del 2001 ha pesantemente condizionato, in termini purtroppo negativi, la concorrenza del mercato telefonico. I nuovi entranti, H3G e IPSE2000, partendo già con un enorme debito dovuto al pagamento della frequenza, sono state maggiormente condizionate rispetto ai tre incumbent, tanto che alla fine IPSE2000 è andata a testa sotto ed è fallita prima ancora di cominciare le attività, e 3 Italia, a quasi dieci anni dal lancio, annaspa ancora nei debiti e spesso e volentieri si parla di cessione della compagnia da parte degli azionisti. Col DVB-T succederebbe esattamente lo stesso. Perché è un dato incontrovertibile, i nuovi entranti, se devono sostenere ingenti costi fissi derivanti dalle licenze, oltre quelli necessari allo start-up, a meno che non abbiano spalle solidissime, non possono competere con chi è già sul mercato da anni. Oltre questo c'è da pensare che il Contest è concordato con l'UE come mezzo di risoluzione dei un'infrazione dell'Italia alla concorrenza e al pluralismo, non si possono mischiare le carte così, bisognerebbe rinegoziare di nuovo tutto con l'UE. Secondo me, poichè non credo che l'Unione possa avallare mai un'asta con rilanci, si può al massimo arrivare al compromesso di un'asta ad invito, cioè il governo fissa il prezzo della licenza sulle varie frequenze e gli operatori manifestano il loro interessamento. Così si guadagnerebbe comunque qualcosa. Ma alla fine anche tutte le altre concessioni funzionano così, solo che i canoni cdi concessione per lo sfruttamento delle frequenze sono risibili. Basterebbe adeguare quei canoni per migliorare i conti pubblici senza rivoluzionare nulla.