Non entro nel merito del programma e dei vari giudici, ma parto da questa tua osservazione per porre io una domanda.
Non hai l'impressione che negli ultimi anni la nostra musica si stia internazionalizzando maggiormente rispetto al passato? E parlo proprio di modo di fare musica (che ovviamente non c'entra nulla col discorso qualitativo), al di là del fatto che si possa poi cantare in italiano.
Io ho questa impressione, e chiedo a te perchè sicuramente sei più esperto e potrai dirmi qualcosa d'interessante in merito.
Oggi, tanto per dirne una, ascoltavo in radio un pezzo di Dolcenera, e mi ha ricordato tantissimo le sonorità inglesi (Florence, nello specifico). Potrebbe essere questo uno dei motivi che stanno rialzando le vendite del nostro mercato discografico?
Cito Dolcenera perchè è l'ultima che ho sentito in ordine cronologico, ma potrei allargare ai vari Mengoni, Michielin, Annalisa. Guarda caso tutti artisti della nuova generazione.
Fammi sapere che ne pensi.
E' un'impressione più vicina alla realtà di quanto pensiamo. Tiro in ballo la Corea del Sud. Fino a qualche decennio fa era un mercato molto piccolo, non aveva classifiche e le canzoni erano molto tradizionali. Quando negli anni '90 c'è stata una forte contaminazione con la musica occidentale, il mercato Sudcoreano ha cominciato ad acquisire importanza e più passavano gli anni e più la contaminazione diventava marcata con relativa crescita di mercato. Oggi, la Corea del Sud è diventato l'ottavo mercato discografico più grande del mondo (l'Italia è decima), sorretto soprattutto dal download digitale e dallo streaming. Due mezzi che lì vanno fortissimo.
Un ragionamento simile può essere applicato anche da noi, seppur in misura nettamente più ridotta. Noi abbiamo cominciato da poco ad abbracciare un modo di lavorare più internazionale. Prima eravamo più tradizionalisti (con le dovute eccezioni per alcuni artisti), nonostante le influenze dall'estero ci fossero comunque. Per dire, il cantautorato impegnato (solitamente Folk) popolarissimo tra la fine degli anni '60 e la metà degli anni '80, oppure il Rock 'n' Roll del primo Celentano, pur godendo di influenze internazionali, avevano ancora lo stampo Italiano. Si vedeva che il prodotto era concepito con una mentalità Italiana, cosa che invece non avviene adesso. L'attuale situazione che stiamo vivendo, permette all'ascoltatore di scegliere tra un prodotto con una mentalità più tradizionale ed uno con una mentalità più internazionale. Prima non era così e questo significava che solo una parte di pubblico veniva accontentata e questo influiva sulle vendite.
Questa internazionalizzazione è, economicamente parlando, un aspetto sicuramente positivo, perlomeno a livello nazionale. Infatti, esportare questi prodotti all'estero, non è cosa facile. Prima facevo l'esempio della Corea del Sud. Gli artisti di K-Pop fanno fatica ad uscire dall'Asia a causa della lingua. Loro l'Inglese lo conoscono a livelli minimi e quando provano a cantare in quella lingua, gli strafalcioni si sprecano. Un po' come quando ci provano i nostri. Quindi, esportano un prodotto cantato in lingua madre e nel caso dell'Asia, producono anche versioni dei propri lavori in Giapponese e per qualcuno che lo conosce, anche in Cinese Mandarino. Cose che facciamo anche noi con lo Spagnolo e per qualcuno che lo sa, anche col Francese.
L'aspetto negativo principale dell'internazionalizzazione è che a lungo andare, c'è il rischio di perdere la propria tradizione, come accaduto in Corea del Sud. Tral'altro, la nostra tradizione è apprezzatissima, quindi significherebbe perdere anche la nostra unica opportunità di vendere in tutto il mondo.