Io sono da sempre un grandissimo appassionato di ciclismo. Ero un bambino quando mio padre mi portò in Francia a vedere Moser in maglia gialla al Tour. Conservo Gazzette dello Sport che parlano di Merckx e Gimondi, ho libri che parlano di Coppi e Bartali ma anche di Eberardo Pavesi, ho fatto ricerche storiche per ricostruire gli albi d'oro delle corse di un secolo fa. Eppure vedere gli italiani non più in grado di competere, non dico per la vittoria finale, ma anche per una Top 10 o per una vittoria di tappa, mi mette addosso una grande tristezza. Se c'è una contemporaneità tra ciclismo e tennis, guardo sicuramente il secondo. L'immensa crisi del ciclismo italiano è la causa del mio disamoramento.