I dialetti regionali. Un thread che unisce, non politico, divertente.

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Np293 ha scritto:
Si, nella pronuncia pane, come altre parole in napoletano, ha la consonante iniziale più marcata ;)

Secondo gli esperti, la consonante iniziale marcata riguarda l'inserimento del neutro di materia.

Da me c'è la distinzione tra glio e lo, mentre a Napoli c'è appunto la consonante marcata.

Quindi dovrebbe essere nel caso normale "o motorino" "o computér" e nel neutro i casi appunto di "o'ppane" o "o'ccase".

Da me è invece "Glio motorino", "Glio compùte" (da noi è sulla "u") e con il neutro "lo pà" "lo caso".
 
E' quella degli esperti.

L'Italia centro-meridionale ha ereditato l'antico genere "neutro" ed è l'unica zona del mondo neolatino ad averlo fatto.
 
Comm Caterea accussì Barbarea, e comm Barbarea accussì Natalea
è un detto antico, usato molto dai nonni, che indica che il tempo, dal punto di vista metereologico, come è a Santa Caterina sarà a Santa Barbara e come è a Santa Barbara così sara a Natale ;)
 
SuperRobbini ha scritto:
Non sapevo che massera fosse esperto di dialettologia.

Un saluto.

Mi considero esperto di varie cose, e sono considerato tale anche da amici e conoscenti, cosi come ci sono argomenti di cui non ne capisco nulla (es motori).:D

All'università a Siena ho conosciuto vari ragazzi/e, alcuni dei quali sono amici anche ora, e mi sono "confrontato" con tanti dialetti, soprattutto quelli del Sud.
 
So finàti gli tiémpi dé la ciàccia e dé gli maccarùni

Sono finiti i tempi de la carne e dei maccheroni, nel senso è finito il tempo fel benessere.
 
Onore e lode al merito sempre riconosciuto di Massera.
Garantito. ;) :D

Ustrega, mi sovviene un'espressione arcaica preziosissima, alla quale mi riconosco legato affettivamente, che usava sempre mia madre:
a mànec möla
Che significa "a più non posso"

Ad esempio, per dire che un tizio si impegnava al massimo a fare una determinta cosa, diceva:
el ga da dèter a mànec möla
alla lettera: gli dà dentro a più non posso, al massimo ...
:D ;) :D

Forse, a pensarci bene, l'espressione si riferiva a quando l'arrotino si impegnava al massimo nel far girare la mola (möla) spingendo con forza la manovella (mànec).
 
C'è pure una canzone degli ormai soliti cantanti neomelodici che fa:
è furnut a zezznell, so furnut e tiemp bell
 
I vari termini usati durante le fasi di crescita:
Bambino piccolo: ninn per il maschio e nennell per la femmina
quando poi si cresce si è criatur , le differenze sessuali si intendono mettendo o oppure a davanti questo sostantivo: o criatur, a criatur
Quando si è nell'adolescenza si è prima uagliuncell e poi uaglion, anche qui usando o e a per i generi.
Infine nella fase adulta si è omm oppure femmen

Vengono usati però anche in altri casi, ad esempio nennell viene utilizzato anche per definire una bella ragazza, però giovane; Omm invece viene usato per far notare a qualcuno con atteggiamenti infantili che è adulto, tipica espressione è Ti si fatt omm; mentre o uaglion oppure a uagliuncell sono detti anche i rispettivi fidanzati, il corrispettivo italiano di ragazzo e ragazza ;)
 
Ti dò i corrispettivi Laziali meridionali, in senso generale.

- Borbonico (solo quello del mio paese)

Nìnno, nìnna, vagliùnciéglio, vaglioncèlla, picciottieglio,picciottélla, a volte anche Pischéllo, pischélla. Vagliunciéglio e picciottieglio significano ugualmente "ragazzino".

C'è poi Glio creaturo e La creatura. Questi ultimi li ho sentiti spesso anche nel romanesco (er creaturo, 'a creatura).

Ragazzo in passato era detto anche Uàrzone, una bella ragazza anche Nà bella cardella.


- Pontificio

Uttaréglio, Uttarèlla, mammóccétto, mammoccétta, ùttero, ùttera, mammoccio, mammoccia.
 
Ah, dimenticavo, si dice anche giuvinotto, molto spesso usando semplicemente giuvinò. Usato per di più da una persona più grande d'ètà verso le altre d'età evidentemente inferiore, è un modo informale per domandare o affermare qualcosa non sapendo il nome ;)
 
Be', dai, da noi ci sono i famosissimi gnare e gnari (ragazze e ragazzi).
Qualcuno sostiene che derivano da ignare e ignari, cioè starebbero ad indicare coloro cha ancora non sanno.
Io ho forti dubbi, perché il significato attuale è affettuoso, amichevole, per nulla offensivo.
 
IPPOGRIFO ha scritto:
Be', dai, da noi ci sono i famosissimi gnare e gnari (ragazze e ragazzi).
Qualcuno sostiene che derivano da ignare e ignari, cioè starebbero ad indicare coloro cha ancora non sanno.
Io ho forti dubbi, perché il significato attuale è affettuoso, amichevole, per nulla offensivo.

Non si usa il vocabolo "Tosa" per dire ragazza da voi?
 
Qui no.

Nelle valli si usa bocia per indicare bambino piccolo in tono affettuoso.

Da noi ho sentito ancora racot, ma con tono un po' più "crudo".
 
Bocia l'ho sicuramente sentito dire, mi ricordo lo disse Fiorello ne "Il Più Grande Spettacolo Dopo il Weekend" quando faceva il monologo sui giovani ;)
 
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