I dialetti regionali. Un thread che unisce, non politico, divertente.

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Moris74 ha scritto:
E in che lingua pensi ? :D

Penso nella lingua che adopero al momento (non si puo' fare diversamente).
Quando sono da solo (quindi non impegnato in una conversazione o nella redazione di un progetto o nella stesura di una relazione, ecc.) penso in francese perchè è la prima lingua che ho imparato ed è la lingua dei miei studi elementari, medi e liceali. E' la sola lingua che adopero con mia madre, con i miei fratelli e con i miei figli (ovviamente non in presenza di chi non puo' capire).

;)
 
agesandros ha scritto:
e com è la vostra:
"gira,furrìa e vota"?
cioè:gira che ti rigira siamo sempre allo stesso punto di partenza?
ad esempio a RC so che dicono piu o meno nello stesso modo!

"Gira, vota e furrìa". ;)
 
Ddì jàtti cannarùti ncì ponno prànza déndo glio stesse piatto

Due gatti golosi non possono mangiare nello stesso piatto.
 
U pisci du mari è destinatu a ccu si l'ava manciari.
Il pesce del mare è destinato a chi se lo deve mangiare.

Questo "detto" riflette il senso di impotenza e di rassegnazione di chi, nonostante qualunque sforzo ed accortezza adoperata, vede svanire le proprie aspettative o i propri desideri a favore di altri più potenti o semplicemente più raccomandati.
 
1)C'hà lassàti gli uòcci!

Ha lasciato là gli occhi, nel senso che ha visto una cosa talmente bella che è rimasto sbalordito.

2)Masséra se prànza carna dé puòrco!!

Questa sera si mangia carne di maiale, nel senso che si mangia alla grande e a sbafo perchè c'è da festeggiare qualcosa.

3)Tè si perzi gli uferi e vai trovénno gli mmàferi?

Hai fatto scappare le bufale e cerchi gli scarafaggi?
"maferi" sono anche i batacchi, ciòè quella specie di anelli che si mettono al naso e "maferi" sono anche i ragazzi tosti.

Nel caso in questione il proverbio indica una persona che nel caso succeda un avvenimento grave si preoccupa invece che di esso, di cose minori.
 
relop.ing ha scritto:
@demonoid

Ho la presunzione di saper parlare e scrivere anche in italiano.
Non trovo il nesso fra la prima mia frase e quello che sembra una tua risposta alla stessa. Preciso anche che la tua osservazione è esattissima, direi lapalissiana.
Ma nessuno ha parlato di dialetto standard. Il dialetto è di per se non standard. Senno' non sarebbe dialetto. Sarebbe chiamato: lingua.


Bbaciamu li manu a vossia, puru si 'ntu spissu cci rrumpi li cabbasisi.
M'ava ppirdunari ppi precisazioni.
Quannu ci voli: ci voli! ;)

Volevo solo riportare delle precisazioni, non era una critica, anzi trovo bella l'iniziativa.
Detto questo devo replicare al fatto che non esistano dialetti standard. Dialetto standard è quello che è stato sottoposto a una norma (è stato cioè normato), al fine di poterne fare anche un uso scritto e ufficiale. Nell'area italo-romanza troviamo l'esempio del romancio che è stato per l'appunto standardizzato e dal 1996 lingua ufficiale del cantone dei Grigioni. Questo però non significa che un dialetto standardizzato diventi necessariamente lingua, perchè per essere tale deve essere riconosciuta ufficialmente dall'autorità statale. La differenza tra dialetto e lingua è difatti solo di ordine sociale, non linguistico.
Attualmente è in corso un tentativo di standardizzazione anche per il ladino centrale, ma non è detto che in seguito le sarà attribuito il grado ufficiale di lingua, benchè già da ora nella prov. di Bolzano ne sia riconosciuto l'uso nella toponomastica, nella scuola (ove è insegnato insieme all'italiano), nella stampa e nell'amministrazione.
In poche parole, il dialetto non diventa lingua sino a quando non è riconosciuto ufficialmente.

P.S. Sono contento che la mia città ti piaccia. A me invece piace la Sicilia :p
ah e grazie per le belle parole :/
 
Apprendo, con piacere sincero, che sei un appassionato (e forse anche di più) linguista.
Hai perfettamente ragione: il dialetto non diventa lingua sino a quando non è riconosciuto ufficialmente.
Questo credo che avvenga più spesso nelle regioni di confine dove le minoranze linguistiche hanno maggiore spinta a vedere riconosciuta la propria "parlata".

A me Pescara piace tanto non solo perchè è una bella città, ma anche perchè mi ricorda un periodo molto felice.

Io non so se sei stato in grado di interpretare perfettamente quelle mie parole in siciliano. Una cosa te la posso assicurare: sono battute (un po' goliardiche) che si scambiano con un vero amico. Tale vorrei che tu mi consederassi.

Ciao ;)
 
Questo è un detto del paese confinante con quello mio, Minturno, sempre in provincia di Latina, che fino al 1879 si chiamava traetto (nel mio dialetto Trajetto)

Traettu pane mpéttu, si nò porti cari mortu

Traetto pane in petto, se non lo porti cadi morto.
 
Ricordo i modi dialettali per chiamare una persona che non si conosce, che sostituiscono l'italiano "mi scusi!".

A Roma se ben ricordo si dice "Dìca" o anche "ah sécco".
A Napoli è "Càpo"
Al mio paese "Pàrè" (nel senso di parente)

I modi del romanesco e del napoletano vengono a volte usati anche nel Lazio Sud.
 
Portamécci ca ci vengo e fàmme gliùci ca 'nci vedo

Portami là che vengo e fammi luce che non vedo. Si dice riferito ad una persona pigra che ha bisogno di essere spronata e convinta a fare qualcosa.

La léngua 'n' tè gl'uòsso ma fà glio fuòsso ("gl'uosso" si pronuncia gli uosso)

La lingua non ha l'osso ma fa il fosso, nel senso che le parole possono far davvero male a volte.
 
Stanno a ffà chi pé mmé e chi pè ttè

Stanno facendosi i dispetti (riferito soprattutto ai bambini che litigano). Vi è anche la variante (ormai in disuso)

Stanno a ffà cicco me tocca e tocca me cicco
 
Anakin83 ha scritto:
A la seira leùn, al matin plandrùn
(alla sera leoni, al mattino pelandroni)[/FONT]

Da me è più grezzo: "A la sera tuti leùn, a la matin tuti cujun
(alla sera tutti leoni, alla mattina tutti c..oni) :D

Sì è vero, il tuo piemontese è più difficile da digerire (nel senso di capire) per uno delle mie zone!
 
Ultima modifica:
Vi sono a volte delle differenze molto marcate.
Leggevo la suddivisione dei dialetti lombardi, e anche là variano molto da zona a zona.
Nelle Marche succede anche di più, ci sono molte aree dialettali.
 
La parte del Lazio Sud appartenuta al Regno di Napoli, e che attualmente fa parte delle province di Latina e Frosinone, ha dei dialetti che vengono considerati varianti della lingua Napoletana.
In parte è vero, poichè alcuni abitanti di questi paesi se vanno, per es, a Roma possono essere scambiati per napoletani (mentre poi a Napoli molti di noi vengono considerati "romani":D ).
Ecco però, insieme alle tante similitudini, alcune differenze tra la ingua napoletana e i dialetti del Lazio sud "borbonico".

-"Il Gallo", a Napoli è O vall', nella ciociaria borbonica Gliù vàglie o Glié vàglie, mentre al mio paese è Gliò Jàglio

-"Il Mare", a Napoli è O mar', a Formia Gliù mère, al mio paese Glio màro

-"Il gattino", a Napoli è O muscill', mentre per al mio paese è Glio jàttariéglio o anche Gliò miciotto

La morfologia verbale richiama poi condizioni principalmente laziali, romanesche e in alcuni casi anche abruzzesi.
Nelle classificazioni degli studiosi il dialetto del Lazio Sud borbonico rientra nei dialetti meridionali, ma è cmq una zona a sé stante, pur discendendo dal "ceppo" della lingua Napoletana.
 
@massera

Esattamente: a Napoli il gattino è o muscill.

E' una voce onomatopeica. Infatti per chiamare il gatto s'usa dire musc-musc, ripetuto velocemente.
Prova a fare musc-musc ad un gatto che ti conosce: verrà immediatamente verso di te. ;)
 
Ultima modifica:
relop.ing ha scritto:
Prova a fare musc-musc ad un gatto che ti conosce: verrà immediatamente verso di te. ;)

Lo facciamo già, al mio paese.... per chiamare i gatti diciamo sempre Miiiiisc...

Per scacciarli via diciamo invece Friste llà(qualcuno usa "frusti llà", più verso il campano)

Per scacciare via i cani si dice invece Passi là!, mentre per le galline Sciò llà... per ogni tipo di animale si usa una frase diversa...:D
 
Noi per richiamare i gatti facciamo un suono con la lingua che tocca il palato.
Per scacciarle diciamo "Sciò".

:D
 
Yavonz ha scritto:
Noi per richiamare i gatti facciamo un suono con la lingua che tocca il palato.

:D

Ah... io pensavo che a Napoli dicessero "frust'allà", perchè cosi dicono i miei parenti della zona di Napoli... e dicono anche "Musc musc" come ha sottolineato relop.

Anche noi chiamiamo a volte i gatti con un suono palatale...
 
relop.ing ha scritto:
E' una voce onomatopeica. Infatti per chiamare il gatto s'usa dire musc-musc, ripetuto velocemente.
Prova a fare musc-musc ad un gatto che ti conosce: verrà immediatamente verso di te. ;)
qui dicono mussi mussi
 
E' l'acqua che ffà mmàle, lo vino fa cantà

Da me si usa "glio" per indicare gli oggetti e sostantivi maschili (glio taòlino -il tavolino -, glio mandarino, gl'albero, glio cano ecc) ma c'è anche "lo", per i neutri di materia e sostanza o altro (lo caso - il formaggio -, lo vino, lo pà - il pane-, lo sanco -li sangue-) ecc..
E' usato praticamente in tutto il lazio Sud, con la variante "lu" in altre zone, soprattutto della ciociaria.
 
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