Trovo ingiustificate le critiche eccessive a Donadoni: sicuramente anche lui, insieme ai giocatori, ha le sue responsabilità, ma forse molti dimenticano il clima a dir poco ostile in cui ha dovuto operare.
Donadoni rappresentava il nuovo, o almeno quel timido tentativo di ricambio dettato dallo scandalo di Calciopoli e subito reso vano dal ritorno di Mataresse e Abete: accolto con fredezza e diffidenza, subito messo all'indice di fronte alle prime difficoltà della squadra, mai sostenuto dalla Federazione che lo ha lasciato in sospeso fino alla vigilia della manifestazione, il nostro C.T. ha combattuto per certi versi contro i mulini a vento, e la sorte non gli è certo stata benevola (rendimento deficitario di troppi giocatori, infortuni, episodi decisivi, ecc.).
Donadoni è la vittima di un "sistema calcio" italiano direttamente figlio del più ampio "sistema politico" del Paese: corruzione, giochi di potere, denaro (molto, troppo), queste sono le uniche cose che contano.
E come era, da un certo punto di vista, giusto, la Spagna ha saputo imporsi grazie ad un "sistema" migliore del nostro, più moderno, più evoluto, sotto ogni punto di vista.
Il ritorno di Lippi mi pare francamente fuori luogo: ha abbandonato il carro dei vincitori, troppo facile tornare adesso a fare il salvatore della patria.
Di allenatori validi in Italia ce ne sono molti (forse troppi...

), Donadoni, se lasciato lavorare con serenità, rientra fra questi.
Adesso è il momento di fare quello che non si è fatto per tempo: salutare valorosi eroi, troppo vecchi per tornare in battaglia, ed arruolare giovani leve, che a ben vedere non mancano, basta solo volerle guardare...
