Io ormai non vado più al cinema, spesso per mancanza di tempo di sera, per pigrizia personale (il multisala più vicino è a 15 km circa), ma soprattutto perché devo essere sicuro che mi piaccia per valere la spesa. Inoltre, con tutti i film che ho in lista nei servizi streaming, non è la priorità.
Tutte scelte oramai indirizzate sulla preferenza del cliente. Stai a casa e vedi quello che vuoi te(almeno è quello che ti fanno credere). Al cinema non sei controllabile a livello di cliente globale. Il mondo è cambiato e ci hanno portato dove volevono loro.
Chiusi, isolati e controllati....
Anche per questo motivo se posso vado al cinema.
Il punto nodale dell'importanza democratica della sala cinematografica è proprio questo. I servizi streaming che vanno per la maggiore (Netflix, PrimeVideo, Disney+) si basano sull'algoritmo, cioè sul proporre allo spettatore qualcosa che potrebbe apprezzare in base a ciò che ha già visto. Questo modus operandi è la morte dell'arte. Restare fermi nelle cose che si sa già in partenza che possano piacere è la morte dell'arte. Ognuno ha i propri gusti e le proprie preferenze, ci mancherebbe altro, le ho anche io ma non sforzarsi nemmeno di provare qualcosa di diverso dalla solita minestra è tristissimo a livello umano, individuale. Il cinema - come la letteratura, il teatro, la musica, la pittura etc. - può davvero permettere di maturare, di capire meglio la realtà sotto diversi punti di vista etc. Ma se si resta immobili nella propria chiusura mentale, senza provare nulla di nuovo/diverso, come si fa? Su Netflix ho scovato perle clamorose come 3 film del periodo britannico muto di Hitchcock (tra cui lo stupendo "L'isola del peccato") e persino alcuni capolavori di Jean Renoir (ivi incluso il leggendario "L'angelo del male" con Jean Gabin). Ma sono stato io a cercarli sulla barra di ricerca, non mi sono stati consigliati nella home. Questi film, effettivamente presenti nel catalogo, vengono realmente consigliati a qualcuno? Lo spettatore medio di Netflix davvero si metterebbe mai a cercare o a guardare un film drammatico francese del 1938 tratto da un romanzo di Emile Zola? E' questo il problema, non lo streaming in quanto tale, che comunque è e resta un qualcosa di effettivamente comodo ma usa-e-getta totalmente diverso dall'esperienza in sala
Se i servizi streaming di massa fornissero una scelta di tutto rispetto (PrimeVideo e RaiPlay, in parte, lo fanno offrendo numerose perle di Visconti, Hitchcock, Risi - ma anche qui mi chiedo se qualcuno effettivamente se le trovi tra i consigliati) ed invogliassero lo spettatore ad ampliare i propri orizzonti, io sarei già più contento. E' vero, esiste Mubi ma è una piattaforma per cinefili come me che sanno già chi sia Lav Diaz o Wong Kar-wai. Mubi si rivolge ad un bacino d'utenza molto diverso.
L'arte deve spiazzare, deve sconvolgere, deve mettere in crisi, deve porre domande: restare nella propria bacinella di watchlist è antitetico a ciò. E l'importanza a livello umano è fondamentale. Non si può, nel XXI secolo, pensare, in un Paese civile, che l'audiovisivo debba essere ancora solo intrattenimento per passare un paio di ore innocue dopo la giornata di lavoro. Esiste tanto intrattenimento intelligente - sia chiaro - ma non di solo intrattenimento è fatto il cinema
Ecco perché la Sala è importante a livello democratico: perché fornisce una fruizione corretta, uguale per tutti indipendentemente dalla cultura informatica/audiofila/cinefila del singolo individuo. Perché c'è lo spettatore che ha un impianto H.T. di tutto rispetto ma c'è anche quello che guarda film al PC (!!!). C'è lo spettatore che si sforza di replicare il buio totale della sala e c'è quello che vede a luci accese o che, se si annoia, scrolla la home di Instagram o va in bagno. Stoppare un film è comodo ma è sbagliato. Fellini diceva "Non si interrompe un'emozione". Ed è vero. Siamo stati talmente abituati dalle tv commerciali che fosse normale bloccare 3-4 volte un film per inserire infinite inserzioni pubblicitarie che, ormai, ci siamo assuefatti all'idea che sia giusto farlo e, pertanto, lo facciamo direttamente noi quando non gradiamo l'opera o abbiamo quella telefonata di lavoro da fare. D'altronde, tanti spettatori generalisti scrivono sui social "Ho iniziato a vederlo ma non mi ha preso e, dopo 30 minuti, ho cambiato". Non si fa così. Se si vuole avere il diritto di giudicare qualcosa, la si vedere tutta dall'inizio alla fine.
Andare in Sala significa fruizione corretta per tutti, sia per l'audiofilo sia per il generalista. L'intervallo i due cinema della mia città non l'hanno mai messo. E significa anche provare qualcosa di diverso dal solito
Poi, per carità, ognuno è libero di fare ciò che vuole: anche io sono totalmente ignorante in letteratura, in musica, in teatro. Leggo pochissimi libri, non vado ai concerti, non vado a teatro. E mi dispiace molto. Ma almeno una cosa (il cinema) la coltivo con passione. E mi arricchisce enormemente la vita. Poi, magari, da cosa nasce cosa e, tra qualche anno, inizierò a frequentare anche il teatro. O magari no ma chi può dirlo?