L_Rogue ha scritto:
Alla base di tutto il tuo ragionamento sta la volontà degli operatori di costituire il nuovo soggetto. Chi l'ha detto che lo vorrebbero? Dove sono i vantaggi?
Non l'ho detto esplicitamente ma mi sembrava evidente che ci volesse una volontà del legislatore perché nessuna azienda, spontaneamente, vuole abbandonare la sua condizione di monopolista/oligopolista per favorire l'entrata dei concorrenti.
La soluzione proposta serve appunto ad allocare al meglio la risorsa scarsa delle frequenze e ad aumentare la concorrenza col minimo impatto sulle aziende esistenti (che comunque hanno ricevuto ampi vantaggi in questi anni della loro posizione di oligopolisti).
L_Rogue ha scritto:
1) dovrebbero contribuire la parte di rete di loro proprietà;
Danno la rete ma diventano azionisti della nuova società quindi non cambia assolutamente nulla in quanto a diritti di proprietà.
L_Rogue ha scritto:
2) dovrebbero giustamente pagare l'affitto della banda che in quanto proprietari della rete attualmente non dovrebbero pagare. Gli eventuali profitti del nuovo soggetto sono legati al rischio d'esercizio, mentre i costi di affitto sono fissi e prestabiliti (Edit: questo è l'incubo di ogni imprenditore: costi fissi e profitti aleatori. E che ci vogliamo fare...);
Ma in quanto azionisti (inizialmente totali poi parziali) della nuova società riceverebbero pro quota buona parte di quegli affitti; inoltre proprio perché spinti dalla volontà di limitare i costi non affitterebbero inutilmente banda per canali doppioni solo per evitare l'ingresso dei concorrenti.
Infine, i nuovi entranti, se non riusciranno ad ottenere una frequenza nel
concorso di bellezza allora avranno come unica modalità per entrare nel settore l'affitto della banda dai competitori esistenti (sempre che la vogliano affittare). Quindi per i nuovi entranti va bene che abbiano costi fissi a fronte di proventi incerti mentre per gli operatori esistenti no, quando con la soluzione proposta si potrebbe evitare questa asimmetria fra operatori televisivi nella struttura dei costi.
L_Rogue ha scritto:
3) la distribuzione/affitto della banda a terzi dovrebbe sottostare all'accordo con gli altri soci, mentre ora la decisione è a livello della singola azienda, indipendentemente dall'obbligo eventuale di cedere un tot di banda per forza a terzi.
E' evidente che la soluzione proposta prevede una minima rinuncia ma a fronte di un uso ottimale delle risorse e di una ampliamento effettivo del mercato.
L_Rogue ha scritto:
Da imprenditore, non lo farei mai, se non costretto.
Ci credo perché la condizione ottimale perseguita da un imprenditore è il monopolio non certo la concorrenza.
L_Rogue ha scritto:
Discorso diverso se mi si dice: la rete è dello stato/terzi, tu azienda fornitrice di contenuti pagherai solo l'affitto della banda e i costi e affini della rete se li prende il soggetto gestore terzo.
Ma come? Se il gestore di rete è pubblico ti va bene che l'operatore televisivo abbia un costo fisso (l'affitto della rete) a fronte di proventi incerti (gli introiti televisivi) mentre non ti va bene la stessa cosa con un operatore di rete privato, parzialmente di proprietà degli stessi operatori tv, condizione che consentirebbe loro di recuperare una parte di quei costi fissi come proventi della società gestore di rete?
L_Rogue ha scritto:
Vedo vantaggi diretti e immediati, costi iniziali non soggetti al rischio d'impresa (pago per il servizio offertomi e non per l'alea dell'esercizio di un'impresa di gestione della rete), vivo tranquillo, si fa per dire con l'aria che tira al giorno d'oggi.
Guarda che già adesso tutti gli operatori televisivi sostengono i costi e l'alea dell'esercizio di un'impresa di gestione della rete (la propria) con un meccanismo analogo perché dal punto di vista societario operatore televisivo e gestore di rete sono soggetti distinti (Rai e Raiway; Mediaset ed Elettronica Industriale, ...) il primo che utilizza a pagamento la rete del secondo che sostiene i costi per manutenerla.
L_Rogue ha scritto:
Per quanto riguarda l'1/3 alle locali credo che ci siamo arroccati su due posizioni contrapposte da cui non ci spostiamo: perché dare solo un terzo alle locali oppure perché dare più di un terzo alle locali?
Ho fatto un discorso molto diverso e se rileggi i miei messaggi si capisce. Non ho mai detto che alle locali bisogna dare più di un terzo (sulla bontà o meno di questa cifra non mi sono proprio espresso); ho solo ribattuto che la delibera non prevede l'assegnamento 1/3 alle locali e 2/3 alle nazionali (come è stato arbitrariamente affermato) ma una cosa ben diversa e in base a questa considerazione ho spiegato che:
- non ha senso che le locali contestino questo valore fissato dalla delibera che per loro non è limite ma una tutela,
- non ha senso affermare che siccome non lo contestano allora va bene assegnare 1/3 alle locali e 2/3 alle nazionali perché fissare un minimo di 1/3 alle locali non è equivalente a dire ripartiamo le frequenze 1/3 alle locali e 2/3 alle nazionali. E' una semplice constatazione logica.
Poi finirà che, effettivamente, alle locali verrà dato il minimo sindicale per rispettare quel vincolo ma questo dipende appunto dalla volontà politica (e su questo non mi sono mai pronunciato) e non, ripeto, da quello che c'è scritto nella delibera. Al più ti potrei dire che quel
limite minimo di 1/3 mi sembra un po' piovuto dal cielo (così come il numero di frequenze nazionali) e non riesco a vedere dietro queste scelte delle chiare motivazioni logiche.
Saluti