TNG ha scritto:
Perché è un banale criterio di allocazione delle risorse da rispettare in prima battuta: si inizia prima ad assegnare le risorse per garantire ciò che già esiste (sia nazionale che locale) (per i soliti discorsi: rispettiamo i diritti acquisiti, non mandiamo sul lastrico aziende che lavorano, ...) poi le risorse che avanzano si decide come ripartirle dando la possibilità anche ad altri di entrare. Invece no, alle nazionali che già trasmettevano si è concesso, fin da subito, molto più di quello che gli serviva al momento (ed infatti, ad oggi, è sotto utilizzato) mentre ad esempio per Europa7 che si sapeva benisso avere diritto ad una
concessione nazionale né più né meno di Rai, Mediaset, TIMB, Rete, ReteCapri, non si è trovato un spazio e si è dovuti ricorre a soluzioni raffazzonate. In pratica un vestito nuovo appena uscito dalla sartoria ma con già delle pezze per coprire i buchi
OK, va bene. Posso però almeno dire che la bontà o meno di questa soluzione sarà definitivamente confermata solo guardando quante società parteciperanno al beauty contest?
Cioè, se le società saranno poche, la soluzione attuale è buona per l'utente, perché almeno fornisce contenuti altrimenti assenti. Se invece saranno tante, la soluzione attuale sarà evidentemente inadeguata.
Naturalmente, con più frequenze a disposizione, gli interessati avrebbero potuto essere di più, ma anche le attuali dovrebbero attirare almeno un numero doppio di aziende rispetto alle assegnatarie. Se non ci dovessero essere nemmeno quelle, abbiamo tanto discusso per nulla.
La distinzione fra frequenze da utilizzare per copertura nazionale e locale ci sarebbe dovuta essere in ogni modo e le aste sarebbero state comunque differenti e quindi a ciascuna asta avrebbero partecipato concorrenti economicamente omogenei.
Quindi lo stato avrebbe dovuto rinunciare anticipatamente agli introiti dei soggetti più capaci economicamente in favore delle locali? E poi dare loro anche i contributi statali delle graduatorie CORECOM?
Uhm, ci volevano dei bei assestamenti finanziari nel mercato prima di procedere a un'asta del genere.
Non sarebbe stata male come soluzione, ma il sostegno verso le locali mi pare sproporzionato.
E io ti ripeto che anche se tecnicamente cerretta questa affermazione è stata usata in modo improprio (consapevolmente o meno non so) per concludere che gli operatori nazionali sono stati penalizzati rispetto alla situazione precedente. Quello che conta è quanti canali riescono a trasmettere rispetto a prima, non le frequenze il cui numero è strettamente legato al tipo di tecnologia trasmissiva e la tecnologia è cambiata. I confronti si fanno fra termini fra loro omogenei e soprattutto coerenti con la tesi che si vuole sostenere.
Però, e non è colpa mia, la concessione viene data sulle frequenze e non sui canali.
Le TV nazionali non sono state danneggiate, né l'ho mai detto. E' abbastanza chiaro che questo PNAF sia il minimo necessario per
tentare di chiudere la procedura di infrazione UE attualmente sospesa.
Vorremo almeno concordare sul fatto che se dall'applicazione del PNAF dovesse risultare che lo status quo precedente non è sostanzialmente cambiato, l'UE non se ne starà zitta? Io penso che la situazione sia cambiata rispetto a prima.
Se concordiamo almeno su questo, possiamo dire che il PNAF non è il migliore dei piani che si potesse fare, ma migliora la situazione rispetto a prima e
dovrebbe introdurre maggiore concorrenza rispetto a prima. Una quantità sufficiente a un'analisi terza condotta super partes dall'UE. Ho usato il condizionale, perché ancora non abbiamo visto l'applicazione pratica del piano e la decisione finale europea.
Mi sembrava si stesse valutando la bontà o meno di questo piano e dei criteri che sono stati adottati per la sua stesura. Oppure solo perché una parte non si lamenta di un aspetto allora quel criterio diventa intoccabile.
Non è intoccabile, semplicemente è irrilevante dal punto di vista del diritto in divenire.
Se nessuno contesta un determinato punto, esso non verrà mai modificato, perché ci saranno altre problematiche da mettere sul tavolo e sistemare.
E' come in ambito salariale quando a un tavolo sindacale si va a discutere sulla retribuzione oraria e non sul numero di ore giornaliere di lavoro. Potrebbe far parte della decisione anche il secondo punto, ma se non diviene rilevante nella discussione, a chi può interessare la sua modifica.
Insomma, alle consultazioni sono andati tutti i soggetti coinvolti, associazioni dei consumatori comprese, e la modifica dell'1/3 non è mai stata messa in discussione.
Questo mitico 1/3 non è mica l'undicesimo comandamento. Poi una precisazione: la delibera dice solamente che "riserva almeno un terzo delle frequenze pianificabili alle emittenti televisive locali" non dice che le frequenze dovranno essere 1/3 alle locali e 2/3 alle nazionali. Il vincolo è un limite inferiore sulle sole frequenze locali; per assurdo potrebbero anche esserci solo frequenze locali.
Non è possibile che ci siano solo frequenze locali se a livello nazionale esiste
almeno una televisione, perché essa potrà trasmettere in tutte le aree,
a propria discrezione. E almeno una TV nazionale la vorremo avere in Italia, vero?
Il superamento dell'1/3 di riserva dipende sempre e comunque dalla presenza di
frequenze libere da TV nazionali, proprio perché queste hanno il diritto di trasmettere su tutto il territorio nazionale.
Se a livello nazionale vengono saturati i 2/3 di ciò che può essere liberamente disposto, l'1/3 diventa un tetto massimo a livello d'area tecnica.
E' una scelta discrezionale perfettamente legittima sul piano amministrativo.
Se ciò sia bene o male, dipende dall'importanza che si danno alle nazionali e alle locali.
Personalmente ritengo che il rapporto sia corretto anche in caso di saturazione dei 2/3 disponibili.
Inoltre il valore di 1/3 deve essere calcolato sulle frequenze pianificabili termine sufficientemente generico, scelto appositamente per poter far valere a posteriori tutto e il contrario di tutto. Le frequenze pianificabili potrebbero anche essere tutte quelle dello spettro VHF e UHF e se così fosse le risorse da destinare alle locali non sarebbero poche. Quindi è assurdo lamentarsi del criterio di un terzo (che è solo un limite inferiore) piuttosto conviene lamentarsi di come quel limite verrà calcolato ed infatti le lamentele sul rispetto del limite di un terzo sono già state avanzate.
Domanda: chi decide quali frequenze sono pianificabili? Il proprietario del bene o il concessionario?
Se lo stato dice che le pianificabili sono 60 alle locali ne spetteranno almeno 20, se dice che sono 30, gliene spetteranno almeno 10. Dov'è il problema? Alle locali ne spetteranno sempre in numero
non inferiore alla riserva dell'1/3.
IMO, a livello giudiziario non si può contestare la "pianificabilità" di una data frequenza, atto legittimo discrezionale di un'amministrazione, ma la sua attitudine allo sfruttamento economico per una determinata attività,
in presenza di diritti quesiti.
Gira, gira, si torna comunque a discutere della qualità e non del numero.
Analogia: è come un concessionario di attività balneare a cui viene data in concessione un'arenile ghiaioso anziché la sua bella spiaggia di sabbia finissima, destinata a divenire un porto commerciale di grande importanza, (sic!) quindi di rilevanza nazionale. Se sull'arenile ci puoi aprire il tuo bagno e svolgere regolarmente il tuo lavoro
senza perdite rilevanti rispetto alla concessione antecedente, ti tieni i sassi invece della sabbia.
Ho sempre parlato indistintamente di tutti gli operatori nazionali esistenti; se poi sono i soliti noti non è colpa mia ma del fatto che sono quattro gatti.
Effettivamente...
Quel rapporto non esiste; c'è solo un limite inferiore per le sole locali.
Ho spiegato sopra perché, in effetti, esiste.
L'ipotetico soggetto nascerebbe coi conferimenti degli attuali gestori di rete e gli azionisti sarebbero pro quota gli attuali azionisti privati in base al valore degli apporti. In un secondo momento poi ci dovrebbe essere una apertura al mercato, mediante la cessione di quote ad altri azionisti ma sempre privati.
Questo è un consorzio. OK. Ma di diritto privato o pubblico? Se di diritto privato, il consiglio consortile può decidere di non far entrare nuovi operatori e non va bene. Se di diritto pubblico, torniamo al problema della proprietà dei beni.
Ci vorrebbe una disciplina ad hoc solo per questo soggetto. Si può fare, ma bisogna studiarsela bene.
Non sarebbero due soggetti differenti bensì un unico soggetto che ha in concessione le frequenze e si occupa di gestire la rete e che affitta porzioni di banda agli operatori interessati a veicolare contenuti su quella rete. La separazione è necessaria proprio perché non c'è più corrispondenza 1:1 fra frequenze e canali televisivi.
Messa così, l'idea ha un problema molto serio: come gestisci la differenza tra i conferimenti dei soggetti iniziali (ci mettono gli impianti di rete che sono privati) rispetto a quelli che entrano in un secondo tempo?
Cioè: 10 fondatori del soggetto giuridico conferiscono al consorzio (o come vuoi chiamarlo) 1000 in beni materiali perché ci sono "obbligati" e in cambio ottengono il diritto a trasmettere 10 canali. Un soggetto dopo un anno vuole trasmettere un solo canale che non ha un valore economico di 100, ma molto meno.
O i fondatori ci rimettono la differenza sulla contribuzione iniziale o il nuovo entrante si trova con una barriera economica all'entrata.
Per me, così, non funziona. Ci deve essere una compensazione iniziale di qualche tipo per il conferimento della rete. Ergo, lo stato i soldi, almeno all'inizio, li deve tirare fuori.
Ma neppure si può dire che siccome la UE tace allora è automaticamente la scelta migliore. Non si può dire proprio nulla. Al più che non sono state violate le regole comunitarie ma non credo proprio che sarebbero state violate se si fosse deciso di fare un'asta. Le due alternative sono quindi perfettamente equivalenti rispetto alla loro legittimità e possono essere valutate per capire quale è migliore per la collettività visto che si sta parlando dell'utilizzo di un bene che al momento è considerato pubblico.
E sono state valutate da chi poteva farlo.
Possiamo dire che
secondo noi non hanno scelto per il meglio, ma purtroppo la nostra opinione è irrilevante, perché decisore e controllore, legittimamente eletti/nominati, non sono della nostra stessa idea.
Almeno per il momento.
Un minimo di fiducia nella struttura giudica dello stato ce l'ho ancora, quindi mi incacchio, ma chino comunque la testa, in casi come questi.
Se non si crede nel parlamento, negli organi giudiziari e di controllo, né a livello nazionale né sovranazionale, non si crede più in niente.
