AGCOM, pubblicati i criteri del piano nazionale per le frequenze digitali (28/06/10)

L_Rogue ha scritto:
Mi dispiace dirlo, alexzoppi, ma è oltremodo faticoso discutere con te.
Anche indicandoti uno a uno i passaggi logici, proponi un discorso che altro non è se non la ripetizione all'infinito della solita idea, male argomentata.
Invece di stare sul vago e girarci sempre intorno, perchè non argomenti intorno all'unica domanda che continuo a ripetere (anche se male argomentata e mi scuso in anticipo se ti costa fatica): perchè il PNAF riserva alle tv nazionali 25 frequenze, lasciando briciole agli altri? riesci a dare una risposta di senso compiuto che non sia quella di favorire una parte?
La mia risposta la conosci, si poteva accontentare tutti, ma non si è voluto.

L_Rogue ha scritto:
Guarda che erano altri che dicevano che col digitale aumentavano le frequenze destinate ai "soliti noti". Leggiti bene i messaggi passati, il discorso è sempre quello. ;)
Perchè, non è vero? Aumentano sia in senso assoluto che relativo.
Ti racconto una storia ...
C'erano una volta 12 canali nazionali in tecnica analogica che occupavano mediamente una quindicina di frequenze per ogni zona (più o meno 20%). Per trasmettere questi canali in digitale in teoria sarebbero sufficienti 12 frequenze, col vantaggio però di poterci trasmettere 60 canali almeno, quintuplicando l'offerta per ciascun canale. Sembrerebbe abbastanza, no? E no, non è abbastanza, perchè non raddoppiare le frequenze a disposizione delle nazionali (più una)? Alla fine saranno disponibili a livello nazionale almeno 125 canali, tutti indespensabili ...
L_Rogue ha scritto:
... dato per scontato che vengano rispettate le proporzioni di 1/3 e 2/3 delle frequenze accettate dalle locali che ora contestano la qualità e non la quantità delle frequenze.
Il famoso terzo destinato alle locali è una riserva, cioè un minimo non la quantità equa ...

L_Rogue ha scritto:
Se l'argomento del "cavolo che marcisce" ha un qualche valore per le locali, dovrebbe valere ugualmente per le nazionali. O in questo caso non ha rilevanza, perché alcune frequenze sono assegnate a un soggetto determinato ben conosciuto?
Se per te limitare l'offerta al quintuplo vuol dire far "marcire" le nazionali, ok ... e se poi ti ricordassi bene, io ho parlato di salvare capra e cavoli non una parte sola ...
 
Vedremo quali crepe si apriranno nel fronte delle locali

Come già avevo ipotizzato, ci sarà qualche aggiustamento nelle offerte di contributi per ottenere dei consorzi volontari (e non obbligatori, almeno in un primo momento):

http://www.newslinet.it/notizie/dig...sta-per-i-canali-uhf-61-69-chi-decidera-di-co

@alexzoppi

Mi ero ripromesso di non risponderti più, perché hai la tendenza al divenire un disco rotto, però:

1) Nessuno ha mai detto che deve essere trovato posto per tutte le locali. Le locali hanno accettato e mai contestato l'1/3 di riserva delle frequenze. E l'hanno accettato perché è deciso a livello nazionale, indipendentemente dal numero di locali realmente esistenti nella singola area tecnica.

2) la quantità equa chi la decide? Tu? Oppure i soggetti che sono coinvolti? La riserva dell'1/3 (quindi il rapporto del numero relativo delle frequenze) alle locali è stata bene e non la contestano. Anzi, ci si attaccano con tutte le proprie forze e sarà, probabilmente, uno dei motivi di ricorso. Non ne vogliono di più e non vogliono toglierne alle nazionali, gli bastano almeno proprio quelle!!!

Ripetuto ciò - a dimostrazione che tu non leggi affatto i messaggi passati altrui, perché altrimenti mi avresti risparmiato questa ripetizione - ti dico che non risponderò più ai tuoi messaggi, perché non solo è realmente faticoso, ma diventa persino fuorviante per chi legge il thread in quanto continua e continua e continua a riportare a galla un'idea preconcetta e mal argomentata sulla cattiveria e l'ingiustizia di Mister B. e di MDS.

Almeno digNotini cerca seriamente di supportare le proprie idee con argomentazioni che hanno una base di logica e coerenza. Poi non le posso condividere perché ci vedo delle contraddizioni, come può farlo lui con le mie idee, ma come minimo, si riesce a intravedere dietro al discorso la mancanza di pregiudizi che invece nel tuo caso sono tanto lampanti, quanto superflui.

Scrivo superflui, perché non è certo una novità, ormai li conoscono anche i sassi. Almeno cerca di rendere l'idea innovativa argomentandola bene. Questo vale per il futuro e per altri lettori. Io ne ho già avuto abbastanza, grazie.

Edit: corretta qualche oscenità grammaticale.
 
Ultima modifica:
ale89 ha scritto:
Beh ma se adesso i mux sono uguali o ripetono in piu mux gli stessi canali è a causa della diversita tra zone switch off e non!! A fine switch off di tutta italia vedrai che i mux cambiano!!
Potrebbe anche essere ma allora perché "assegnare" già adesso questa capacità in eccesso agli operatori nazionali esistenti visto che, al momento, non serve per garantire la trasmissione dei contenuti esistenti prima dell'avvento del digitale?
Se quella capacità in eccesso, al momento, non serve alle nazionali poteva essere mantenuta per assegnarla alle locali oppure messa a gara successivamente per chi avesse veramente intenzione di usarla.
Quello che non mi piace è la disparità di trattamento palese tra operatori nazionali e locali. Ai primi si danno risorse anche se al momento non gli servono solo per poterle occupare (ne più ne meno come le persone che mettono oggetti per occupare i posti migliori da dare agli amici che poi arrivano con calma) senza neppure parlare di verifiche sull'effettivo utilizzo. Ai secondi si parla di verifiche sull'utilizzo prima ancora di qualsiasi possibile assegnamento.
Saluti
 
War3333 ha scritto:
Ed i +1 REALI delle nazionali sono perlomeno utili per alcuni versi.... i +1 delle Locali tutte le volte che mi è capitato di vederli non sono traslati di un'ora quindi sono pure bugiardi.
Questo è differente: se effettivamente non è traslato di un ora è chiaro che si tratta di una pura e semplice furbata. Ma se si decide che i canali +1 (veri) non sono spreco di banda per una rete nazionale allora perché lo dovrebbere essere per una locale?

War3333 ha scritto:
Per il DVB-H effettivamente è un flop ma ritengo deleterio tagliargli le ali togliendo le frequenze...
Non è che bisogna "togliergli" le frequenze ma non capisco perché fissare dei limiti minimi in base al tipo di tecnologia. Il piano dovrebbe, secondo me, definire il tipo di servizio per cui una frequenza deve essere impiegata poi se è meglio utilizzare la tecnica DVB-T o DVB-H o DVB-T2 o domani un'altra ancora sarà il mercato e le scelte del singolo operatore a deciderlo purché la destinazione di utilizzo sia rispettata.

Saluti
 
TNG ha scritto:
Potrebbe anche essere ma allora perché "assegnare" già adesso questa capacità in eccesso agli operatori nazionali esistenti visto che, al momento, non serve per garantire la trasmissione dei contenuti esistenti prima dell'avvento del digitale?
Se quella capacità in eccesso, al momento, non serve alle nazionali poteva essere mantenuta per assegnarla alle locali oppure messa a gara successivamente per chi avesse veramente intenzione di usarla.
Quello che non mi piace è la disparità di trattamento palese tra operatori nazionali e locali. Ai primi si danno risorse anche se al momento non gli servono solo per poterle occupare (ne più ne meno come le persone che mettono oggetti per occupare i posti migliori da dare agli amici che poi arrivano con calma) senza neppure parlare di verifiche sull'effettivo utilizzo. Ai secondi si parla di verifiche sull'utilizzo prima ancora di qualsiasi possibile assegnamento.

Probabilmente perché gli operatori nazionali ci stanno comunque nei 2/3, mentre le tv locali in alcune aree sforano l'1/3.

Prescindendo da qualunque altra considerazione, a me pare che le locali abbiano acconsentito a un accordo (il famoso 1/3) accorgendosi dopo dei problemi.

In pratica hanno concluso un "contratto" non vantaggioso - ma non un patto leonino, perché in alcune aree tecniche la riserva conviene - e adesso se ne stanno amaramente pentendo.

Bisogna anche dire che la lunghezza dello switch off ha comportato anche il sopraggiungere di ulteriori interventi UE, dell'obsolescenza di alcune tecnologie e l'ascesa di altre che hanno cambiato necessità e aspettative.

Anche questo è stato un errore grave, ma che alle locali è stato tanto bene che addirittura vorrebbero un ulteriore rinvio.

P.S: TNG, nell'altro messaggio mi sono dimenticato di scriverti che in Spagna hanno adottato la separazione tra gestore di rete e fornitore di contenuti e molti si sono lamentati molto rumorosamente perché il gestore era privato e si è sovvenzionata la migrazione con soldi pubblici.

A quel punto ci sarebbe voluto un gestore pubblico, ma la loro amministrazione pubblica, in quanto a inefficienze, non è molto migliore della nostra...

Insomma, ogni sistema ha i suoi pro e i suoi contro.
 
aristocle ha scritto:
Probabilmente ne sa quanto un qualunque laureato in legge.
Alcuni di questi poi fanno i ministri dell'economia spacciandosi per "esperti" :eusa_think:
era solo una battuta ricordando certi filmati di striscia la notizia:lol:
 
L_Rogue ha scritto:
Quindi confermi che in DTT e SFN le nazionali usano meno frequenze per area tecnica?

Occhio alla risposta, perché altrimenti ti contraddici. :D
Non ho problemi a dire che usano meno frequenze di prima (anzi l'ho già detto) perché è così e come ho già detto è la scoperta dell'acqua calda perché la diminuzione è intrinseca al cambio di tecnica trasmissiva.
E non rischio di contraddirmi perché quello che dico è semplice: la riduzione c'è stata ma non pari a quello che la nuova tecnica trasmissiva consente; la quantita di frequenze "assegnate" agli operatori nazionali esistenti è comunque eccessiva rispetto a quella necessaria con la nuova tecnica per garantirgli di trasmettere quello che trasmettevano prima in analogico.
E' banale: se per garantire la copertura nazionale in tecnica MFN per un canale televisivo è necessario utilizzare 3 o 4 frequenze e ora in tecnica SFN ne basta 1 (e per di più su quest'unica frequenza si riescono a trasmettere addirittura 5 canali equivalenti per qualità ad un precedente analogico) perché allora regalare più risorse di quelle strettamente necessarie a trasmettere quello che già trasmettevano in precedenza?

Giustificare l'equità dell'assegnazione delle frequenze agli operatori nazionali con l'affermazione "ma se ora hanno meno frequenze di prima!" (sembra quasi che siano stati addirittura penalizzati!) è solo un errore di logica (consapevole?) perché si manipola arbitrariamente a proprio piacimento un assunto tecnico di per sè vero ma che, se analizzato correttamente, porta a dire che le risorse concesse sono state comunque eccessive.

L_Rogue ha scritto:
Quindi ora il problema non è più il numero assoluto di frequenze nazionali in presenza di una risorsa limitata (le frequenze), ma il loro numero relativo, in riferimento al rapporto con altri utilizzi infra- e extratelevisivi delle stesse.
Non è un problema di numero assoluto o relativo ma di dare in prima battuta solo le risorse strettamente necessarie per garantire che continuino a trasmettere quello che trasmettevano in precedenza. Se, per esempio, una TV nazionale trasmetteva due canali nazionali (e per farlo prima aveva bisogno di un certo numero di frequenze superiore a 1 ma solo perché la tecnica utilizzata non consentiva di usarne meno non per altri motivi) ora può continuare a trasmettere gli stessi due canali nazionali occupando una sola frequenza e rimane ancora spazio eccendente. Invece di iniziare ad assegnargli una sola frequenza e di aspettare, a passaggio completato, di assegnare a gara l'eccedenza si è deciso fin da subito di assegnare a tale ipotetico operatore due frequenze se non addirittura tre.

L_Rogue ha scritto:
La prima e fondamentale obiezione che posso portare a questa tesi è: perché si deve considerare eccedente l'assegnazione di frequenze alle nazionali e non invece quelle assegnate alle locali o, molto più correttamente, quelle assegnate semplicemente alle TV?
E infatti l'eccedenza (valutata come ho detto sopra come risorse in più rispetto a quelle strettamente necessarie per continuare a trasmettere quello che già trasmettevano in analogico) avrebbe dovuto essere considerata fin dall'inizio per qualsiasi tv, locale e nazionale, ma per come si è evoluta la situazione si è deciso di ignorarla per gli operatori nazionali e di applicara solo adesso per gli operatori locali. Non ho mai contestato l'applicazione di questo ragionamento alle tv locali ma la sua mancata applicazione alle tv nazionali.

L_Rogue ha scritto:
Secondariamente, solo le frequenze sono un bene pubblico. L'infrastruttura di rete è largamente privata, al contrario di quel che avviene per esempio nella telefonia fissa, dove comunque la separazione che proponi non è stata fatta, sebbene più semplice.
Non è stata fatta perché l'operatore predominante non vuole mollare la sua posizione di controllo, sull'ingresso dei concorrenti, che detenere la rete ancora gli consente. Nel settore elettrico è stato creato il GRTN (ora GSE+Terna) proprio con lo scopo di gestire la rete in modo indipendente da produttori e utilizzatori. Analogo discorso nel settore del gas con Snam Rete Gas anche se il controllo è ancora sostanzialemente dell'ENI. Lo stesso ragionamento (separazione fra gestione della rete e utilizzatori) si vuole applicare al settore ferroviario. Gli esempi in altri settori ci sono; nel caso del settore televisivo è stato ipotizzato (vedi l'articolo citato) ma sostanzialmente ignorato.
L'esigenza di un operatore unico è strettamente legata al fatto che il digitale fa venir meno la corrispondenza "una frequenza uguale un canale televisivo". Finché era vera questa equivalenza si poteva fare a meno di un gestore unico ora no perché il rischio è appunto quello di assegnare ad un operatore più risorse di quelle che gli servono. Un gestore unico inoltre avrebbe anche il vantaggio di razionalizzare il numero di ripetitori presenti sul territorio.
Innanzi tutto si sarebbe potuto spingere la separazione tra operatore di rete e fornitore di contenuti, imponendo veri vincoli sulla cessione a terzi di una quota consistente di banda. Oppure si sarebbe potuto, ad esempio, creare una società per gestire le frequenze e la copertura a livello nazionale e una o più per gestire la copertura a livello locale. Le azioni sarebbero state inizialmente ripartite fra gli attuali proprietari in base ai rispettivi conferimenti ma con l'obbligo di cedere entro un certo tempo una quota sul mercato.

L_Rogue ha scritto:
Per quel che riguarda i nuovi entranti, ci sono questo benedetto dividendo digitale interno e quell'obbrobriosità del beauty contest che però non è stato affatto contestato dall'UE.
La UE non ha mica sempre ragione ;)

L_Rogue ha scritto:
Edit: ho scritto obbrobrioso perché io sono tra quelli che avrebbe messo all'asta tutte le frequenze.
Anche io avrei preferito.

L_Rogue ha scritto:
Ma sulla loro gratuità nazionali e locali già operanti si sono stranamente trovate d'accordo...
Per forza, ai regali nessuno dice mai di no.

Saluti
 
Ultima modifica:
L_Rogue ha scritto:
Mi ero ripromesso di non risponderti più, perché hai la tendenza al divenire un disco rotto, però:

1) Nessuno ha mai detto che deve essere trovato posto per tutte le locali. Le locali hanno accettato e mai contestato l'1/3 di riserva delle frequenze. E l'hanno accettato perché è deciso a livello nazionale, indipendentemente dal numero di locali realmente esistenti nella singola area tecnica.

2) la quantità equa chi la decide? Tu? Oppure i soggetti che sono coinvolti? La riserva dell'1/3 (quindi il rapporto del numero relativo delle frequenze) alle locali è stata bene e non la contestano. Anzi, ci si attaccano con tutte le proprie forze e sarà, probabilmente, uno dei motivi di ricorso. Non ne vogliono di più e non vogliono toglierne alle nazionali, gli bastano almeno proprio quelle!!!

Ripetuto ciò - a dimostrazione che tu non leggi affatto i messaggi passati altrui, perché altrimenti mi avresti risparmiato questa ripetizione - ti dico che non risponderò più ai tuoi messaggi, perché non solo è realmente faticoso, ma diventa persino fuorviante per chi legge il thread in quanto continua e continua e continua a riportare a galla un'idea preconcetta e mal argomentata sulla cattiveria e l'ingiustizia di Mister B. e di MDS.

Almeno digNotini cerca seriamente di supportare le proprie idee con argomentazioni che hanno una base di logica e coerenza. Poi non le posso condividere perché ci vedo delle contraddizioni, come può farlo lui con le mie idee, ma come minimo, si riesce a intravedere dietro al discorso la mancanza di pregiudizi che invece nel tuo caso sono tanto lampanti, quanto superflui.

Scrivo superflui, perché non è certo una novità, ormai li conoscono anche i sassi. Almeno cerca di rendere l'idea innovativa argomentandola bene. Questo vale per il futuro e per altri lettori. Io ne ho già avuto abbastanza, grazie.

Edit: corretta qualche oscenità grammaticale.

Se inveci di parlare del sottoscritto rispondessi magari alle domande ...
Ho chiesto semplicemente perchè è stata fatta questa suddivisione, qual è il motivo e tu continui a rispondere che anche le locali hanno accettato la riserva di 1/3, che è stato deciso a livello nazionale, ecc. ma sul perchè, sul motivo di questa scelta ... niente.
Eppure visto che stiamo parlando di un piano nazionale delle frequenze sarebbe interessante sapere qual è la motivazione di questo stato di cose.
Il fatto che le tv locali abbiano accettato tale suddivisione non significa di per sè che sia giusto: un piano di quel tipo dovrebbe salvaguardare gli interessi di tutti non solo dei soggetti coinvolti, non ti pare?
E se permetti una parola, io mi son sempre riferito al troppo spazio concesso a tutte le tv nazionali non solo a qualcuna; mentre tu riesci "ad intravedere dietro al discorso pregiudizi lampanti", con vero metodo scientifico, solo perchè continuo a chiederti qual è la motivazione reale che permette all'insieme di TUTTE le tv nazionali di poter trasmettere il decuplo di prima (sono le stesse cose peraltro che ti hanno chiesto TNG ed altri).
 
TNG ha scritto:
E non rischio di contraddirmi perché quello che dico è semplice: la riduzione c'è stata ma non pari a quello che la nuova tecnica trasmissiva consente; la quantita di frequenze "assegnate" agli operatori nazionali esistenti è comunque eccessiva rispetto a quella necessaria con la nuova tecnica per garantirgli di trasmettere quello che trasmettevano prima in analogico.
E' banale: se per garantire la copertura nazionale in tecnica MFN per un canale televisivo è necessario utilizzare 3 o 4 frequenze e ora in tecnica SFN ne basta 1 (e per di più su quest'unica frequenza si riescono a trasmettere addirittura 5 canali equivalenti per qualità ad un precedente analogico) perché allora regalare più risorse di quelle strettamente necessarie a trasmettere quello che già trasmettevano in precedenza?

Domanda innocente: ma perché dovevano trasmettere esattamente quello che trasmettevano prima? Le mie preferenze te lo ho già dette, quindi sai che per me avrebbero potuto farlo benissimo, ma l'aumento dei canali nazionali, tutti, dovrebbe considerarsi un vantaggio e non uno svantaggio, purché, su questo non ci piove, diano contenuti adeguati.

Il pluralismo informativo se non da 400+ locali, sarà garantito da 100+ locali a livello nazionale. Chi non ce la fa, non cela fa economicamente.

Questo vale per le frequenze "regalate". Cioè, tra darle a una nazionale o a una locale, non capisco quale motivazione dovrebbe portarmi a diminuire i soggetti nazionali in favore di quelli locali.

Se si fosse voluto procedere a un'asta, avrebbero vinto le aziende con più soldi. Per assegnare le frequenze alle locali si sarebbe dovuta inserire una riserva esattamente come adesso, altrimenti sul mercato, da quando il mondo è mondo, il pesce più grosso mangia quello più piccolo. E di certo la riserva non sarebbe stata del 50% delle frequenze o più.

Giustificare l'equità dell'assegnazione delle frequenze agli operatori nazionali con l'affermazione "ma se ora hanno meno frequenze di prima!" (sembra quasi che siano stati addirittura penalizzati!) è solo un errore di logica (consapevole?) perché si manipola arbitrariamente a proprio piacimento un assunto tecnico di per sè vero ma che, se analizzato correttamente, porta a dire che le risorse concesse sono state comunque eccessive.

Io non giustifico un bel niente. Ho semplicemente constatato, ripetendotelo, che adesso usano meno frequenze di prima e non di più, come altri avevano asserito.

Ripeto anche a te, che ti rifai nuovamente all'equità del numero di assegnazione dei MUX nazionali, come altri, che le locali non contestano la quantità delle assegnazioni, bensì la qualità. L'1/3 di assegnazioni è fisso nella pietra, va bene loro e non se ne lamentano affatto.

Non è un problema di numero assoluto o relativo ma di dare in prima battuta solo le risorse strettamente necessarie per garantire che continuino a trasmettere quello che trasmettevano in precedenza.

Non dico che sia giusta la corrispondenza una frequenza=un MUX, ma è soluzione molto gradita anche dalle locali più forti che avranno i loro bei MUX regionali in SFN, alcuni multipli.

Ciò per dire che se a favore di qualcuno è stato fatto questo sistema, non necessariamente solo in favore dei "soliti noti".

Inoltre, se pure si fossero liberate le frequenze come avresti voluto tu, non sarebbe cambiato il rapporto di 2/3 e 1/3 di assegnazione delle stesse.

Quindi, in ogni caso, avresti avuto un predominio delle nazionali, molto più marcato di ora. Può essere preferibile per aprire il mercato nazionale, ma non certo dal punto di vista delle locali.

Non è stata fatta perché l'operatore predominante non vuole mollare la sua posizione di controllo, sull'ingresso dei concorrenti, che detenere la rete ancora gli consente. Nel settore elettrico è stato creato il GRTN (ora GSE+Terna) proprio con lo scopo di gestire la rete in modo indipendente da produttori e utilizzatori. Analogo discorso nel settore del gas con Snam Rete Gas anche se il controllo è ancora sostanzialemente dell'ENI. Lo stesso ragionamento (separazione fra gestione della rete e utilizzatori) si vuole applicare al settore ferroviario. Gli esempi in altri settori ci sono; nel caso del settore televisivo è stato ipotizzato (vedi l'articolo citato) ma sostanzialmente ignorato.

Non dico che non si può fare, ma si tratterebbe di rendere pubblico ciò che pubblico non è totalmente, cioè la struttura di rete.

Una nazionalizzazione, in uno stato di diritto, si deve pagare.

E' possibile farlo, ma in una congiuntura economica come questa, in cui già raschiamo il fondo del barile, le somme sarebbero dovuto arrivare da una sorta di autofinanziamento derivante dalla messa all'asta delle frequenze. E a quel punto le locali sarebbe state ancora con l'acqua alla gola. Con cosa pagavano, gli apparati e pure le frequenze?

Perché, spero, non vorrai che lo stato si addossi il mantenimento completo della struttura di rete?

Non la vedo come una soluzione al problema proposto (spazio sufficiente per tutti).

Parlo del breve termine che è poi ciò che interessa alle locali nell'immediato: sopravvivere alla fase transitoria che da noi è fin troppo lunga.

Innanzi tutto si sarebbe potuto spingere la separazione tra operatore di rete e fornitore di contenuti, imponendo veri vincoli sulla cessione a terzi di una quota consistente di banda. Oppure si sarebbe potuto, ad esempio, creare una società per gestire le frequenze e la copertura a livello nazionale e una o più per gestire la copertura a livello locale. Le azioni sarebbero state inizialmente ripartite fra gli attuali proprietari in base ai rispettivi conferimenti ma con l'obbligo di cedere entro un certo tempo una quota sul mercato.

Quello che descrivi, sono i consorzi, a livello nazionale. :D

Ma non cambia il problema: le frequenze sono un bene pubblico, la struttura di rete invece no, almeno in maggioranza.

O nazionalizzi la rete o privatizzi le frequenze. :5eek:

Perché avere due soggetti differenti uno pubblico che gestisce le frequenze e uno privato che gestisce la rete, non fa altro che inserire un nuovo layer burocratico nel mercato: dovresti ottenere la concessione della frequenza e l'autorizzazione a servirti della rete.

La UE non ha mica sempre ragione ;)

Vero. Ma non si può nemmeno dire che il silenzio in merito sia sbagliato solo perché non ci piace ciò su cui tace. ;)
 
E' fin troppo palese lo scontro tra due mentalità differenti, manca giusto qualcuno che sostenga la dismissione dei canali nazionalki in favore di un monopolio della tv locale :happy3:
Senza voler ribaltare la frittata, sono anch'io schierato per un sistema misto e vorrei fare un esempio.
Le strade sono infrastrutture su cui possono viaggiare diversi tipi di veicoli.
Ci sono persone che vorrebbero una pista ciclabile su ogni strada, altri che si chiedono perchè si continua a far circolare mezzi lenti e pericolosi come le biciclette quando le strade sono già strette per le auto...
Se vi fosse una competizione, commerciale o di prestazioni, l'auto vincerebbe sempre, o quasi sempre, ma io resto convinto che un bene pubblico debba esere usufruibile da tutti in egual misura.
Chiusa questa piccola parentesi sottolineo per l'ennesima volta l'errore di fondo che il piano porta con se, e che influenza ogni discussione: le frequenze non coincidono coi canali che saranno poi trasmessi.
Poniamo il caso (per assurdo) che a un nuovo operatore nazionale costi di meno affittare spazio su una rete di MUX regionali piuttosto che stare su una rete nazionale SFN (anche per il semplice fatto che nel primo caso non sono in concorrenza diretta col concessionario).
Si potrebbe realizzare il paradosso che tutte le nuove tv nazionali finiscano su MUX regionali.
L'opposto non può avvenire, visto che una SFN non si può decomporre, e si realizzerebbe una situazione in cui il 100% dei programmi trasmesso è nazionale (alla faccia dell' 1/3 che se garantisce sotto il profilo degli operatori di rete non dice nulla a riguardo della effettiva, reale natura di un programma). Secondo effetto potrebbe essere l'impossibilità di riempire tutti i mux nazionali che resterebbero semi inutilizzati a fronte di un super utilizzo dei mux regionali.
Chissà...
Ultimo appunto sulla rai e sul canone: se Rai è tv di servizio pubblico, il canone è una prassi comune in molti paesi, ma quando la rai fosse un operatore in diretta concorrenza con canali privati, e godesse di aiuti extra come il canone, vedremmo molte associazioni insorgere.
Se tre canali con relativa pubblicità erano già oltre il mandato di concessionaria pubblica (tanto che mi pare vi fosse l'obbligo di indicare quali programmi, rigorosamente di pubblico servizio, beneficiavano degli importi del canone) Quattro generalisti e i tematici potrebbero far storcere il naso all'europa: non so quali altre tv nazionali si sono riservate cotanto spazio nell'etere del loro paese...
 
digNotini ha scritto:
Chiusa questa piccola parentesi sottolineo per l'ennesima volta l'errore di fondo che il piano porta con se, e che influenza ogni discussione: le frequenze non coincidono coi canali che saranno poi trasmessi.
Poniamo il caso (per assurdo) che a un nuovo operatore nazionale costi di meno affittare spazio su una rete di MUX regionali piuttosto che stare su una rete nazionale SFN (anche per il semplice fatto che nel primo caso non sono in concorrenza diretta col concessionario).
Si potrebbe realizzare il paradosso che tutte le nuove tv nazionali finiscano su MUX regionali.
L'opposto non può avvenire, visto che una SFN non si può decomporre, e si realizzerebbe una situazione in cui il 100% dei programmi trasmesso è nazionale (alla faccia dell' 1/3 che se garantisce sotto il profilo degli operatori di rete non dice nulla a riguardo della effettiva, reale natura di un programma). Secondo effetto potrebbe essere l'impossibilità di riempire tutti i mux nazionali che resterebbero semi inutilizzati a fronte di un super utilizzo dei mux regionali.

La constatazione è corretta, ma questa caratteristica è propria della natura stessa, locale o nazionale, della concessione che si riceve.

Un MUX nazionale dovrà per forza, anche se in affitto, contenere canali nazionali, perché la concessione ricevuta è per la trasmissione sul territorio nazionale.

Per inciso, l'acquisizione di frequenze locali oltre il 50% di copertura del territorio nazionale è uno dei modi legittimi per divenire operatore nazionale (vedi Screen Service/Tivuitalia, della quale però non si hanno più notizie. Boh...)

A quel punto, nella situazione attuale, il nuovo operatore, nell'impossibilità fisica di andare in SFN nazionale, dovrebbe nascere già direttamente in k-SFN o addirittura MFN, se nelle varie aree non ha neppure una frequenza uguale all'altra. Sarà possibile? E chi lo sa.

Sicuramente questa è una delle questioni di quell'area grigia della legislazione di cui nessuno si occupa e che creerà certamente problemi nell'eventualità si dovessero concretizzare situazioni del genere.

Edit: pensiero aggiuntivo. Mettiamo che un operatore diventi grande abbastanza da richiedere la concessione nazionale e così facendo in alcune aree si sfori l'1/3 di riserva per le locali. Che si fa, si rifiuta la concessione nazionale? Urge un aggiustamento anche qui.
 
Ultima modifica:
L_Rogue sei sicuro che i mux nazionali debbano contenere solo canali nazionali? Dall' offerta commerciale RaiWay si capiva che un emittente televisiva in teoria potrebbe chiedere uno slot sui mux Rai su aree locali.. il costo di ospitalità nei listini dei mux non era nazionale, i prezzi erano locali, differivano da regione a regione..per la tv che si fà ospitare su un mux nazionale non so se esista l' obbligatorietà di essere presente in tutta Italia: mi sembrerebbe un grave limite alla libertà d' impresa...Qualche tv locale che si trovasse eslusa nell' assegnazione di frequenze dovrebbe approfondire se esiste modo di tornare visibile usando proprio mux-Rai in qualche ambito locale...
 
EteriX ha scritto:
L_Rogue sei sicuro che i mux nazionali debbano contenere solo canali nazionali? Dall' offerta commerciale RaiWay si capiva che un emittente televisiva in teoria potrebbe chiedere uno slot sui mux Rai su aree locali.. il costo di ospitalità nei listini dei mux non era nazionale, i prezzi erano locali, differivano da regione a regione..per la tv che si fà ospitare su un mux nazionale non so se esista l' obbligatorietà di essere presente in tutta Italia: mi sembrerebbe un grave limite alla libertà d' impresa...Qualche tv locale che si trovasse eslusa nell' assegnazione di frequenze dovrebbe approfondire se esiste modo di tornare visibile usando proprio mux-Rai in qualche ambito locale...

No, non sono sicuro. :D

Be', potrebbe anche darsi che ritrasmettano locali in SFN d'area tecnica.

Invece, l'unico MUX RAI che va su base regionale è quello nuovo dato in UHF per coprire le necessità di RAI regione.

I MUX VHF in MFN che potrebbero ospitare le locali minori con copertura più ridotta, contengono però o il MUX principale RAI (guai a toccarlo!) o roba sperimentale.

Da questo punto di vista, l'offerta di listino dovrebbe essere comunque limitata o almeno molto segmentata dalla necessaria coincidenza tra concessione locale e area di copertura SFN, dove applicabile.

Per Elettronica Industriale e Mediaset non saprei se sia applicabile una soluzione simile, mancando i mux non in SFN d'area.

Edit: dal PNAF non si capisce però se il secondo MUX VHF RAI sperimentale sia vincolato a quell'uso. Soprattutto, per quanto tempo.

Edit2: soprattutto perché il PNAF contiene questa bella frase relativa proprio al servizio pubblico "La pianificazione di dettaglio del multiplex di servizio pubblico è oggetto di apposito provvedimento integrativo, nel rispetto dei criteri di massima efficienza dell’uso dello spettro." Vedere art. 1, punto 5, PNAF.

Questo documento integrativo, IMO, sarà un extra slegato dai tavoli tecnici. Quando arriverà, non saprei dire. Se non avessi accennato tu a questa storia delle offerte commerciali Raiway, mi sarebbe proprio sfuggito.
 
Ultima modifica:
L_Rogue ha scritto:
Domanda innocente: ma perché dovevano trasmettere esattamente quello che trasmettevano prima?
Perché è un banale criterio di allocazione delle risorse da rispettare in prima battuta: si inizia prima ad assegnare le risorse per garantire ciò che già esiste (sia nazionale che locale) (per i soliti discorsi: rispettiamo i diritti acquisiti, non mandiamo sul lastrico aziende che lavorano, ...) poi le risorse che avanzano si decide come ripartirle dando la possibilità anche ad altri di entrare. Invece no, alle nazionali che già trasmettevano si è concesso, fin da subito, molto più di quello che gli serviva al momento (ed infatti, ad oggi, è sotto utilizzato) mentre ad esempio per Europa7 che si sapeva benisso avere diritto ad una
concessione nazionale né più né meno di Rai, Mediaset, TIMB, ReteA, ReteCapri, non si è trovato un spazio e si è dovuti ricorre a soluzioni raffazzonate. In pratica un vestito nuovo appena uscito dalla sartoria ma con già delle pezze per coprire i buchi.

L_Rogue ha scritto:
Se si fosse voluto procedere a un'asta, avrebbero vinto le aziende con più soldi. Per assegnare le frequenze alle locali si sarebbe dovuta inserire una riserva esattamente come adesso, altrimenti sul mercato, da quando il mondo è mondo, il pesce più grosso mangia quello più piccolo. E di certo la riserva non sarebbe stata del 50% delle frequenze o più.
La distinzione fra frequenze da utilizzare per copertura nazionale e locale ci sarebbe dovuta essere in ogni modo e le aste sarebbero state comunque differenti e quindi a ciascuna asta avrebbero partecipato concorrenti economicamente omogenei.

L_Rogue ha scritto:
Io non giustifico un bel niente. Ho semplicemente constatato, ripetendotelo, che adesso usano meno frequenze di prima e non di più, come altri avevano asserito.
E io ti ripeto che anche se tecnicamente cerretta questa affermazione è stata usata in modo improprio (consapevolmente o meno non so) per concludere che gli operatori nazionali sono stati penalizzati rispetto alla situazione precedente. Quello che conta è quanti canali riescono a trasmettere rispetto a prima, non le frequenze il cui numero è strettamente legato al tipo di tecnologia trasmissiva e la tecnologia è cambiata. I confronti si fanno fra termini fra loro omogenei e soprattutto coerenti con la tesi che si vuole sostenere.

L_Rogue ha scritto:
Ripeto anche a te, che ti rifai nuovamente all'equità del numero di assegnazione dei MUX nazionali, come altri, che le locali non contestano la quantità delle assegnazioni, bensì la qualità. L'1/3 di assegnazioni è fisso nella pietra, va bene loro e non se ne lamentano affatto.
Mi sembrava si stesse valutando la bontà o meno di questo piano e dei criteri che sono stati adottati per la sua stesura. Oppure solo perché una parte non si lamenta di un aspetto allora quel criterio diventa intoccabile. Questo mitico 1/3 non è mica l'undicesimo comandamento. Poi una precisazione: la delibera dice solamente che "riserva almeno un terzo delle frequenze pianificabili alle emittenti televisive locali" non dice che le frequenze dovranno essere 1/3 alle locali e 2/3 alle nazionali. Il vincolo è un limite inferiore sulle sole frequenze locali; per assurdo potrebbero anche esserci solo frequenze locali.
Inoltre il valore di 1/3 deve essere calcolato sulle frequenze pianificabili termine sufficientemente generico, scelto appositamente per poter far valere a posteriori tutto e il contrario di tutto. Le frequenze pianificabili potrebbero anche essere tutte quelle dello spettro VHF e UHF e se così fosse le risorse da destinare alle locali non sarebbero poche. Quindi è assurdo lamentarsi del criterio di un terzo (che è solo un limite inferiore) piuttosto conviene lamentarsi di come quel limite verrà calcolato ed infatti le lamentele sul rispetto del limite di un terzo sono già state avanzate.

L_Rogue ha scritto:
Ciò per dire che se a favore di qualcuno è stato fatto questo sistema, non necessariamente solo in favore dei "soliti noti".
Ho sempre parlato indistintamente di tutti gli operatori nazionali esistenti; se poi sono i soliti noti non è colpa mia ma del fatto che sono quattro gatti. :D

L_Rogue ha scritto:
Inoltre, se pure si fossero liberate le frequenze come avresti voluto tu, non sarebbe cambiato il rapporto di 2/3 e 1/3 di assegnazione delle stesse.
Quel rapporto non esiste; c'è solo un limite inferiore per le sole locali.

L_Rogue ha scritto:
Non dico che non si può fare, ma si tratterebbe di rendere pubblico ciò che pubblico non è totalmente, cioè la struttura di rete.

Una nazionalizzazione, in uno stato di diritto, si deve pagare.

Ma non cambia il problema: le frequenze sono un bene pubblico, la struttura di rete invece no, almeno in maggioranza.

O nazionalizzi la rete o privatizzi le frequenze. :5eek:
Non mi sembra di aver mai parlato di nazionalizzare la rete. Gli esempi che ho fatto per altri settori coinvolgono anche soggetti interamente controllati dallo Stato come nel caso di GRTN per la gestione della rete elettrica (anche se adesso la situazione è in parte differente) ma nel caso specifico del settore televisivo non ho parlato di nazionalizzare ma semplicemente di separare chi si occupa di gestire la rete da chi quella rete la vuole utilizzare per fornire contenuti televisivi.
L'ipotetico soggetto nascerebbe coi conferimenti degli attuali gestori di rete e gli azionisti sarebbero pro quota gli attuali azionisti privati in base al valore degli apporti. In un secondo momento poi ci dovrebbe essere una apertura al mercato, mediante la cessione di quote ad altri azionisti ma sempre privati.

L_Rogue ha scritto:
Perché avere due soggetti differenti uno pubblico che gestisce le frequenze e uno privato che gestisce la rete, non fa altro che inserire un nuovo layer burocratico nel mercato: dovresti ottenere la concessione della frequenza e l'autorizzazione a servirti della rete.
Non sarebbero due soggetti differenti bensì un unico soggetto che ha in concessione le frequenze e si occupa di gestire la rete e che affitta porzioni di banda agli operatori interessati a veicolare contenuti su quella rete. La separazione è necessaria proprio perché non c'è più corrispondenza 1:1 fra frequenze e canali televisivi.
In pratica sarebbe lo stesso schema esistente per la televisione satellitare dove c'è un soggetto (ad esempio SES-Astra o Eutelsat-Hotbird) che si occupa di gestire la rete (le frequenze sui satelliti in una precisa posizione orbitale) e affitta quote di banda ai fornitori di contenuti.

L_Rogue ha scritto:
Vero. Ma non si può nemmeno dire che il silenzio in merito sia sbagliato solo perché non ci piace ciò su cui tace. ;)
Ma neppure si può dire che siccome la UE tace allora è automaticamente la scelta migliore. Non si può dire proprio nulla. Al più che non sono state violate le regole comunitarie ma non credo proprio che sarebbero state violate se si fosse deciso di fare un'asta. Le due alternative sono quindi perfettamente equivalenti rispetto alla loro legittimità e possono essere valutate per capire quale è migliore per la collettività visto che si sta parlando dell'utilizzo di un bene che al momento è considerato pubblico.

Saluti
 
Ultima modifica:
TNG ha scritto:
Perché è un banale criterio di allocazione delle risorse da rispettare in prima battuta: si inizia prima ad assegnare le risorse per garantire ciò che già esiste (sia nazionale che locale) (per i soliti discorsi: rispettiamo i diritti acquisiti, non mandiamo sul lastrico aziende che lavorano, ...) poi le risorse che avanzano si decide come ripartirle dando la possibilità anche ad altri di entrare. Invece no, alle nazionali che già trasmettevano si è concesso, fin da subito, molto più di quello che gli serviva al momento (ed infatti, ad oggi, è sotto utilizzato) mentre ad esempio per Europa7 che si sapeva benisso avere diritto ad una
concessione nazionale né più né meno di Rai, Mediaset, TIMB, Rete, ReteCapri, non si è trovato un spazio e si è dovuti ricorre a soluzioni raffazzonate. In pratica un vestito nuovo appena uscito dalla sartoria ma con già delle pezze per coprire i buchi

OK, va bene. Posso però almeno dire che la bontà o meno di questa soluzione sarà definitivamente confermata solo guardando quante società parteciperanno al beauty contest?

Cioè, se le società saranno poche, la soluzione attuale è buona per l'utente, perché almeno fornisce contenuti altrimenti assenti. Se invece saranno tante, la soluzione attuale sarà evidentemente inadeguata.

Naturalmente, con più frequenze a disposizione, gli interessati avrebbero potuto essere di più, ma anche le attuali dovrebbero attirare almeno un numero doppio di aziende rispetto alle assegnatarie. Se non ci dovessero essere nemmeno quelle, abbiamo tanto discusso per nulla. :D

La distinzione fra frequenze da utilizzare per copertura nazionale e locale ci sarebbe dovuta essere in ogni modo e le aste sarebbero state comunque differenti e quindi a ciascuna asta avrebbero partecipato concorrenti economicamente omogenei.

Quindi lo stato avrebbe dovuto rinunciare anticipatamente agli introiti dei soggetti più capaci economicamente in favore delle locali? E poi dare loro anche i contributi statali delle graduatorie CORECOM?

Uhm, ci volevano dei bei assestamenti finanziari nel mercato prima di procedere a un'asta del genere.

Non sarebbe stata male come soluzione, ma il sostegno verso le locali mi pare sproporzionato.

E io ti ripeto che anche se tecnicamente cerretta questa affermazione è stata usata in modo improprio (consapevolmente o meno non so) per concludere che gli operatori nazionali sono stati penalizzati rispetto alla situazione precedente. Quello che conta è quanti canali riescono a trasmettere rispetto a prima, non le frequenze il cui numero è strettamente legato al tipo di tecnologia trasmissiva e la tecnologia è cambiata. I confronti si fanno fra termini fra loro omogenei e soprattutto coerenti con la tesi che si vuole sostenere.

Però, e non è colpa mia, la concessione viene data sulle frequenze e non sui canali.

Le TV nazionali non sono state danneggiate, né l'ho mai detto. E' abbastanza chiaro che questo PNAF sia il minimo necessario per tentare di chiudere la procedura di infrazione UE attualmente sospesa.

Vorremo almeno concordare sul fatto che se dall'applicazione del PNAF dovesse risultare che lo status quo precedente non è sostanzialmente cambiato, l'UE non se ne starà zitta? Io penso che la situazione sia cambiata rispetto a prima.

Se concordiamo almeno su questo, possiamo dire che il PNAF non è il migliore dei piani che si potesse fare, ma migliora la situazione rispetto a prima e dovrebbe introdurre maggiore concorrenza rispetto a prima. Una quantità sufficiente a un'analisi terza condotta super partes dall'UE. Ho usato il condizionale, perché ancora non abbiamo visto l'applicazione pratica del piano e la decisione finale europea.

Mi sembrava si stesse valutando la bontà o meno di questo piano e dei criteri che sono stati adottati per la sua stesura. Oppure solo perché una parte non si lamenta di un aspetto allora quel criterio diventa intoccabile.

Non è intoccabile, semplicemente è irrilevante dal punto di vista del diritto in divenire.

Se nessuno contesta un determinato punto, esso non verrà mai modificato, perché ci saranno altre problematiche da mettere sul tavolo e sistemare.

E' come in ambito salariale quando a un tavolo sindacale si va a discutere sulla retribuzione oraria e non sul numero di ore giornaliere di lavoro. Potrebbe far parte della decisione anche il secondo punto, ma se non diviene rilevante nella discussione, a chi può interessare la sua modifica.

Insomma, alle consultazioni sono andati tutti i soggetti coinvolti, associazioni dei consumatori comprese, e la modifica dell'1/3 non è mai stata messa in discussione.

Questo mitico 1/3 non è mica l'undicesimo comandamento. Poi una precisazione: la delibera dice solamente che "riserva almeno un terzo delle frequenze pianificabili alle emittenti televisive locali" non dice che le frequenze dovranno essere 1/3 alle locali e 2/3 alle nazionali. Il vincolo è un limite inferiore sulle sole frequenze locali; per assurdo potrebbero anche esserci solo frequenze locali.

Non è possibile che ci siano solo frequenze locali se a livello nazionale esiste almeno una televisione, perché essa potrà trasmettere in tutte le aree, a propria discrezione. E almeno una TV nazionale la vorremo avere in Italia, vero?

Il superamento dell'1/3 di riserva dipende sempre e comunque dalla presenza di frequenze libere da TV nazionali, proprio perché queste hanno il diritto di trasmettere su tutto il territorio nazionale.

Se a livello nazionale vengono saturati i 2/3 di ciò che può essere liberamente disposto, l'1/3 diventa un tetto massimo a livello d'area tecnica.

E' una scelta discrezionale perfettamente legittima sul piano amministrativo.

Se ciò sia bene o male, dipende dall'importanza che si danno alle nazionali e alle locali.

Personalmente ritengo che il rapporto sia corretto anche in caso di saturazione dei 2/3 disponibili.

Inoltre il valore di 1/3 deve essere calcolato sulle frequenze pianificabili termine sufficientemente generico, scelto appositamente per poter far valere a posteriori tutto e il contrario di tutto. Le frequenze pianificabili potrebbero anche essere tutte quelle dello spettro VHF e UHF e se così fosse le risorse da destinare alle locali non sarebbero poche. Quindi è assurdo lamentarsi del criterio di un terzo (che è solo un limite inferiore) piuttosto conviene lamentarsi di come quel limite verrà calcolato ed infatti le lamentele sul rispetto del limite di un terzo sono già state avanzate.

Domanda: chi decide quali frequenze sono pianificabili? Il proprietario del bene o il concessionario?

Se lo stato dice che le pianificabili sono 60 alle locali ne spetteranno almeno 20, se dice che sono 30, gliene spetteranno almeno 10. Dov'è il problema? Alle locali ne spetteranno sempre in numero non inferiore alla riserva dell'1/3.

IMO, a livello giudiziario non si può contestare la "pianificabilità" di una data frequenza, atto legittimo discrezionale di un'amministrazione, ma la sua attitudine allo sfruttamento economico per una determinata attività, in presenza di diritti quesiti.

Gira, gira, si torna comunque a discutere della qualità e non del numero.

Analogia: è come un concessionario di attività balneare a cui viene data in concessione un'arenile ghiaioso anziché la sua bella spiaggia di sabbia finissima, destinata a divenire un porto commerciale di grande importanza, (sic!) quindi di rilevanza nazionale. Se sull'arenile ci puoi aprire il tuo bagno e svolgere regolarmente il tuo lavoro senza perdite rilevanti rispetto alla concessione antecedente, ti tieni i sassi invece della sabbia.

Ho sempre parlato indistintamente di tutti gli operatori nazionali esistenti; se poi sono i soliti noti non è colpa mia ma del fatto che sono quattro gatti. :D

Effettivamente... ;)

Quel rapporto non esiste; c'è solo un limite inferiore per le sole locali.

Ho spiegato sopra perché, in effetti, esiste.

L'ipotetico soggetto nascerebbe coi conferimenti degli attuali gestori di rete e gli azionisti sarebbero pro quota gli attuali azionisti privati in base al valore degli apporti. In un secondo momento poi ci dovrebbe essere una apertura al mercato, mediante la cessione di quote ad altri azionisti ma sempre privati.

Questo è un consorzio. OK. Ma di diritto privato o pubblico? Se di diritto privato, il consiglio consortile può decidere di non far entrare nuovi operatori e non va bene. Se di diritto pubblico, torniamo al problema della proprietà dei beni.

Ci vorrebbe una disciplina ad hoc solo per questo soggetto. Si può fare, ma bisogna studiarsela bene.

Non sarebbero due soggetti differenti bensì un unico soggetto che ha in concessione le frequenze e si occupa di gestire la rete e che affitta porzioni di banda agli operatori interessati a veicolare contenuti su quella rete. La separazione è necessaria proprio perché non c'è più corrispondenza 1:1 fra frequenze e canali televisivi.

Messa così, l'idea ha un problema molto serio: come gestisci la differenza tra i conferimenti dei soggetti iniziali (ci mettono gli impianti di rete che sono privati) rispetto a quelli che entrano in un secondo tempo?

Cioè: 10 fondatori del soggetto giuridico conferiscono al consorzio (o come vuoi chiamarlo) 1000 in beni materiali perché ci sono "obbligati" e in cambio ottengono il diritto a trasmettere 10 canali. Un soggetto dopo un anno vuole trasmettere un solo canale che non ha un valore economico di 100, ma molto meno.

O i fondatori ci rimettono la differenza sulla contribuzione iniziale o il nuovo entrante si trova con una barriera economica all'entrata.

Per me, così, non funziona. Ci deve essere una compensazione iniziale di qualche tipo per il conferimento della rete. Ergo, lo stato i soldi, almeno all'inizio, li deve tirare fuori.

Ma neppure si può dire che siccome la UE tace allora è automaticamente la scelta migliore. Non si può dire proprio nulla. Al più che non sono state violate le regole comunitarie ma non credo proprio che sarebbero state violate se si fosse deciso di fare un'asta. Le due alternative sono quindi perfettamente equivalenti rispetto alla loro legittimità e possono essere valutate per capire quale è migliore per la collettività visto che si sta parlando dell'utilizzo di un bene che al momento è considerato pubblico.

E sono state valutate da chi poteva farlo. :D

Possiamo dire che secondo noi non hanno scelto per il meglio, ma purtroppo la nostra opinione è irrilevante, perché decisore e controllore, legittimamente eletti/nominati, non sono della nostra stessa idea.

Almeno per il momento.

Un minimo di fiducia nella struttura giudica dello stato ce l'ho ancora, quindi mi incacchio, ma chino comunque la testa, in casi come questi.

Se non si crede nel parlamento, negli organi giudiziari e di controllo, né a livello nazionale né sovranazionale, non si crede più in niente. ;)
 
Ultima modifica:
L_Rogue ha scritto:
OK, va bene. Posso però almeno dire che la bontà o meno di questa soluzione sarà definitivamente confermata solo guardando quante società parteciperanno al beauty contest?
A me sembra che la bontà del piano sia già minata in partenza visto che per riuscire a trovare lo spazio per Europa7 si è dovuti ricorrere a espedienti che avrebbero potuto essere evitati.

L_Rogue ha scritto:
Quindi lo stato avrebbe dovuto rinunciare anticipatamente agli introiti dei soggetti più capaci economicamente in favore delle locali? E poi dare loro anche i contributi statali delle graduatorie CORECOM?
Al momento mi sembra che abbia rinunciato a qualsiasi introito e continui a dare contributi statali. ;)
Sbaglio o poco è comunque meglio di niente?

L_Rogue ha scritto:
Però, e non è colpa mia, la concessione viene data sulle frequenze e non sui canali.
E', infatti, ho sempre scritto in proposito che c'è un errore di fondo macroscopico perché si continuano ad applicare principi che andavano bene con la precedente tecnologia ma che con l'attuale sviluppo tecnologico non sono più adeguati.

L_Rogue ha scritto:
Vorremo almeno concordare sul fatto che se dall'applicazione del PNAF dovesse risultare che lo status quo precedente non è sostanzialmente cambiato, l'UE non se ne starà zitta? Io penso che la situazione sia cambiata rispetto a prima.
Con un po' di qualunquismo potrei ribattere che ci voleva poco per fare meglio di prima e che è stato fatto solo quel poco necessario ad evitare contestazioni. Fai conto che non l'abbia detto. ;)

L_Rogue ha scritto:
Non è possibile che ci siano solo frequenze locali se a livello nazionale esiste almeno una televisione, perché essa potrà trasmettere in tutte le aree, a propria discrezione. E almeno una TV nazionale la vorremo avere in Italia, vero?
Era un assurdo e l'ho detto chiaramente. Questo non toglie che da nessuna parte è scritto che ci saranno o ci devono essere per forza 2/3 di nazionali e 1/3 di locali; potrebbero benissimo esserci 1/3 nazionali e 2/3 locali o 1/2 ciascuno o qualsisasi altro rapporto purché sia rispettato l'unico vincolo esistente ossia "un terzo delle frequenze pianificabili alle locali".

L_Rogue ha scritto:
Se a livello nazionale vengono saturati i 2/3 di ciò che può essere liberamente disposto, l'1/3 diventa un tetto massimo a livello d'area tecnica.

E' una scelta discrezionale perfettamente legittima sul piano amministrativo.
Appunto non c'è nessun obbligo di dare 2/3 alle nazionali quindi perché le locali dovrebbero contestare in partenza un principio (la riserva di 1/3) che non le danneggia in alcun modo ma anzi le tutela? Quello che al più si potrà contestare sarà come verrà calcolato questo terzo ma finché non è chiaro quante siano le frequenze pianificabili (tutte le frequenze VHF e UHF, tutte le frequenze tranne quelle nazionali, tutte le frequenze escluso il dividendo interno e/o esterno...) di che cosa dovrebbero lamentarsi? Sarebbe solo un lamento preventivo privo di basi e, infatti, per il momento non è stato fatto (anche se sono state già messe le mani avanti dicendo che la riserva non è stata rispettata) e ci si è concentrati su altre disparità più evidenti.

L_Rogue ha scritto:
Ho spiegato sopra perché, in effetti, esiste.
Ho spiegato sopra come sia solo una delle possibilità tra tutti gli infiniti rapporti compresi nell'intervallo tra (1/3 locali - 2/3 nazionali) e (3/3 locali - 0/3 nazionali). ;)
Che alcune combinazioni siano palesemente assurde è chiaro ma non capisco perché debba essere valida solo ed esclusivamente la combinazione 1/3 locali - 2/3 nazionali?

L_Rogue ha scritto:
Questo è un consorzio. OK. Ma di diritto privato o pubblico? Se di diritto privato, il consiglio consortile può decidere di non far entrare nuovi operatori e non va bene. Se di diritto pubblico, torniamo al problema della proprietà dei beni.

Ci vorrebbe una disciplina ad hoc solo per questo soggetto. Si può fare, ma bisogna studiarsela bene.
Ma perché sei fissato con questo consorzio?
Sarebbe una banalissima società di capitali (S.p.A., S.r.l., ecc...) come tante altre (come ad esempio Tivu S.r.l. che ha come soci Rai, Mediaset e Telecom Italia). E sarebbe privata perché le quote di capitale (le azioni) sarebbero detenute da soggetti privati (a parte la Rai naturalmente).

L_Rogue ha scritto:
Messa così, l'idea ha un problema molto serio: come gestisci la differenza tra i conferimenti dei soggetti iniziali (ci mettono gli impianti di rete che sono privati) rispetto a quelli che entrano in un secondo tempo?
Non capisco se sia io a non farmi capire o altro... Eppure non mi sembra un concetto particolarmente complesso.
La costituenda società nascerebbe con i conferimenti degli attuali gestori di rete e questi diverrebbero, pro quota, azionisti di questa nuova società che quindi continuerebbe a rimanere privata. Questa nuova società sarebbe anche l'assegnataria delle concessioni delle frequenze ne più ne meno degli attuali operatori (quindi non capisco le tue obiezioni sul fatto che le infrastrutture di rete sono private e le frequenze un bene pubblico). Mi potresti ribattere che allora si avrebbe un monopolio (ma questo lo è di per sé, essendo le frequenze su cui trasmettere uniche e non replicabili, e non si crea per il solo fatto di avere un'unica società che gestisce le frequenze e la rete che serve per sfruttarle) in mano a privati (che non sarebbe però una novità, vedi Autostrade).
Oggetto sociale di questa nuova società sarebbe l'affitto di banda agli operatori televisivi interessati a trasmettere i loro contenuti. Gli operatori televisivi quindi pagherebbero un canone di affitto proporzionale alla quantità di banda richiesta e non avrebbero alcun diritto predefinito sulla quantità di banda che ciascuno deve avere. Il controvalore dei capitali conferiti (sotto forma di infrastrutture) sono garantiti dal possesso delle relative quote azionarie del nuovo gestore di rete.
All'inizio sarebbbe solo una partita di giro in quanto i costi che ciascun operatore tv sostiene per affittare la banda se li ritroverebbe come ricavi in quanto azionista della nuova societa di gestione della rete. Al più si avrebbero trasferimenti di fondi fra gli azionisti a seconda di quanta banda ciascuno acquista e di quanti ricavi si vede riassegnare in qualità di azionista.

Perché questo meccanismo apparentemente contorto dovrebbe essere migliore della situazione attuale?
Semplicemente perché il nuovo gestore di rete avrebbe come obiettivo di ricavare utili dall'affitto della banda sia perché deve remunerare i propri azionisti sia perché ci sarebbe il vincolo di cedere nell'immediato futuro una quota sul mercato e quindi l'azienda deve crescere e diventare appetibile anche verso terzi. Si incentiverebbe così, in modo spontaneo, il massimo utilizzo della banda disponibile e l'ingresso di altri operatori televisivi e si eviterebbero fenomeni di sotto utilizzo solo per evitare o ostacolare l'ingresso dei concorrenti fra gli operatori televisivi perché anche gli azionisti iniziali (gli operatori esistenti) sarebbero portati ad affittare solo la banda effettivamente loro necessaria senza inutili sprechi. Il tutto mantenendo i soggetti privati come adesso, senza l'apporto di capitali pubblici.
Se invece uno stesso soggetto è sia operatore di rete che fornitore di contenuti televisivi preferisce tenere per sé o non utilizzare pienamente la banda che gli è stata assegnata piuttosto che affittarla ad altri operatori televisivi, facendo così entrare un pericoloso concorrente. (Vedi quello che fa Telecom Italia nei confronti degli altri operatori con l'accesso alla sua rete.)

Un'obiezione plausibile potrebbe essere sul perché gli azionisti iniziali (gli operatori esistenti) dovrebbero affittare quote di banda anche a terzi quando potrebbero adottare comportamenti collusivi e mettersi d'accordo per affittarla solo a se stessi evitando l'ingresso di concorrenti. Il disincentivo a tale comportamento è dato dal fatto che entro breve tempo una certa quota di capitale della nuova società dovrebbe essere messa sul mercato e un comportamente collusivo di questo tipo non invoglierebbe l'acquisto di quote da parte di nuovi soci e quindi gli azionisti iniziali si ritroverebbero a dover svendere le loro quote.
L'altra eventuale accortezza sarebbere di verificare che all'inizio non ci sia un solo soggetto con la maggioranza assoluta che potrebbe decidere in modo arbitrario come e a chi affittare la banda fra gli azionisiti iniziali ma si potrebbe ovviare a questo problema ad esempio assegnando diritti di voto capitari invece che proporzionali al numero di azioni oppure altre forme analoghe e lasciare la ripartizione degli utili in base alle azioni possedute. In ogni caso un comportamento palesemente prevaricatore di un socio sugli altri renderebbe meno appetibile la società in vista del rispetto dell'obbligo di cessione di una quota di azioni a terzi sul mercato.

L_Rogue ha scritto:
E sono state valutate da chi poteva farlo. :D

Possiamo dire che secondo noi non hanno scelto per il meglio, ma purtroppo la nostra opinione è irrilevante, perché decisore e controllore, legittimamente eletti/nominati, non sono della nostra stessa idea.
Ma dovrebbe essere rilevante per formarsi un idea per poi scegliere (nelle forme previste) chi preferiamo ci rappresenti.
Chi poteva valutare ha verificato se la scelta adottata è legittima o meno ma non mi pare sia compito suo dire: "guarda che la tua scelta è legittima ma c'è ne un'altra altrettanto legittima ma che potrebbe essere migliore dal punto di vista dell'assegnazione della cosa pubblica a privati per il suo sfruttamento".

Saluti
 
Ultima modifica:
TNG ha scritto:
Sarebbe una banalissima società di capitali (S.p.A., S.r.l., ecc...) come tante altre (come ad esempio Tivu S.r.l. che ha come soci Rai, Mediaset e Telecom Italia)
Per esempio nel campo dell'energia elettrica c'e' la Terna S.p.a. che gestisce la rete, ed e' anche quotata in borsa...
 
TNG ha scritto:
Ma perché sei fissato con questo consorzio?
Sarebbe una banalissima società di capitali (S.p.A., S.r.l., ecc...) come tante altre (come ad esempio Tivu S.r.l. che ha come soci Rai, Mediaset e Telecom Italia). E sarebbe privata perché le quote di capitale (le azioni) sarebbero detenute da soggetti privati (a parte la Rai naturalmente).

Perché i consorzi possono essere forzati alla costituzione dall'esterno, le SPA, no. Dimmi per quale ragione le attuali aziende dovrebbero voler costituire una nuova società e contribuire ciò che è già loro per continuare a fare insieme ciò che possono fare separatamente, con maggior profitto e senza dover condividere il controllo sulle risorse.

Fosse così gradita come soluzione, le locali dovrebbero correrci a testa bassa per la gestione della loro quota di frequenze.

Un conto è dover costituire una nuova piattaforma di trasmissione indipendente, un altro è trasferire la proprietà di una piattaforma di trasmissione segmentata e proprietaria già esistente a un nuovo soggetto.

Alla base di tutto il tuo ragionamento sta la volontà degli operatori di costituire il nuovo soggetto. Chi l'ha detto che lo vorrebbero? Dove sono i vantaggi?

Addirittura:

1) dovrebbero contribuire la parte di rete di loro proprietà;
2) dovrebbero giustamente pagare l'affitto della banda che in quanto proprietari della rete attualmente non dovrebbero pagare. Gli eventuali profitti del nuovo soggetto sono legati al rischio d'esercizio, mentre i costi di affitto sono fissi e prestabiliti (Edit: questo è l'incubo di ogni imprenditore: costi fissi e profitti aleatori. E che ci vogliamo fare...);
3) la distribuzione/affitto della banda a terzi dovrebbe sottostare all'accordo con gli altri soci, mentre ora la decisione è a livello della singola azienda, indipendentemente dall'obbligo eventuale di cedere un tot di banda per forza a terzi.

Davvero, non vedo quale input concreto ci possa essere, se non esterno in quanto legislativo, alla costituzione di questo soggetto.

Tutto ciò che potrebbe fare il nuovo soggetto, lo potrebbe fare la singola azienda da sola, con la non piccola differenza di avere, da sola, il controllo diretto della propria parte di rete e delle altre risorse non condiviso con altri soggetti.

Da imprenditore, non lo farei mai, se non costretto.

Discorso diverso se mi si dice: la rete è dello stato/terzi, tu azienda fornitrice di contenuti pagherai solo l'affitto della banda e i costi e affini della rete se li prende il soggetto gestore terzo.

Vedo vantaggi diretti e immediati, costi iniziali non soggetti al rischio d'impresa (pago per il servizio offertomi e non per l'alea dell'esercizio di un'impresa di gestione della rete), vivo tranquillo, si fa per dire con l'aria che tira al giorno d'oggi. :D

Be', io la vedo così.

Per quanto riguarda l'1/3 alle locali credo che ci siamo arroccati su due posizioni contrapposte da cui non ci spostiamo: perché dare solo un terzo alle locali oppure perché dare più di un terzo alle locali?

Entrambe le soluzioni sono legittime, stante la riserva del terzo, indipendentemente dalla scelta.

Quindi si entra nella discrezionalità politica e già sappiamo che i buoni moderatori :D non vogliono sentir parlare di politica.

Dico solo che le scelte astruse in materia sono state piuttosto bipartisan negli ultimi vent'anni. Per esempio, Di Stefano nelle sue dichiarazioni sembrava tanto inc*zzato con Gentiloni quanto con tutti i suoi predecessori e successori.
 
Ultima modifica:
Stavolta L_Rogue ti dò ragione al mille per mille.
Il tuo discorso è realistico.
 
Indietro
Alto Basso