Il problema viene sempre sbandierato dalle associazioni di categoria come se fosse un problema nazionale, fatto che non è.
Sai quanto frega alle TV locali dell'Umbria del coordinamento internazionale o a quelle della Sicilia del 39 della TSI?
Ho sempre considerato questa opposizione
altamente pretestuosa.
I problemi di fondo sono sempre stati gli stessi per la nostra area:
1) mantenere la quota pubblicitaria analogica delle TV locali più grandi (cosa impossibile con l'aumentata offerta nazionale digitale);
2) farci stare tutte le TV locali con concessione regionale o pluriregionale sull'area padana + quelle piccole, stante la corrispondenza 1 frequenza analogica = 1 MUX digitale.
Dato che nell'area le TV regionali vanno in SFN si avrebbe una situazione di questo tipo quando arrivi alle TV più piccole, provinciali o pluriprovinciali:
Numero totale frequenze
[meno]
Numero freq. nazionale in SFN
[meno]
Numero freq. regionali in SFN
[meno]
freq. assegnate al dividendo, alla banda larga, a questa e a quella sperimentazione tecnica
[uguale]
frequenze disponibili per le altre locali
Se quest'ultimo numero è inferiore al numero delle locali più piccole, nascono i problemi.
Perciò si era prospettato di creare dei consorzi multi-TV e dare loro una sola frequenza su cui mettere
un canale.
Il problema, si sa, è la corrispondenza 1 frequenza analogica = 1 mux, ma pare che le locali non ci abbiano fatto molto caso all'inizio degli switch off e anzi abbiano pensato di poterci guadagnare.
Si chiama miopia imprenditoriale.
Adesso, come se ne esce non lo so, senza riazzerare tutto e ripartire con un sistema di assegnazioni differente.
Se non lo fanno, si finirà come prima con l'avere un sistema di base integrato da sentenze giudiziarie e da una o due leggine ad hoc emanate per sistemare le situazioni più spinose.
Classica soluzione all'italiana.