Forum della ******** (PAR CONDICIO) affollatissimo ieri pomeriggio a Cagliari, come
di rado se ne vedono su argomenti come la tv digitale terrestre. La
ragione è semplice: secondo il Governo tra un mese la Sardegna (con la
Valdaosta) dovrebbe avere l'onore del primo switch off, lo spegnimento
della tv analogica in buona parte dell'isola. Un onore che i sardi non
sembrano apprezzare per niente. Critiche unanimi, con la sola eccezione
del Consorzio delle tv locali che per rispettare il calendario sono
state indotte (e incentivate) a forti investimenti. Chiaro e quasi
ruvido (come sempre) il Presidente della Regione Renato Soru: non se ne
parla nemmeno.
Che cosa è cambiato in appena 10 mesi, visto che in aprile, in un
convegno organizzato a poche decine di chilometri, la sperimentazione
sarda era stata celebrata in pompa magna non solo da Gasparri, Mediaset
e Telecom ma dallo stesso Soru?
Innanzitutto è chiaro che i tempi immaginati non stanno in piedi, visto
che a oggi poco meno della metà delle famiglie dell'area interessata non
sono collegate al digitale terrestre. E spegnere la tv a decione di
migliaia di persone non conviene a nessuno.
In secondo luogo perchè molte delle promesse con cui era stato
presenntato il paradiso digitale terrestre sono presto evaporate. Scarsa
interattività, programmi aggiuntivi per ora quasi inesistenti, zero
t-commerce o t-governement, insufficiente apertura del sistema alla rete
internet. Unica killer-application, le carte prepagate per la pay per
view di Mediaset e La 7. In sostanza, un business troppo incentrato sui
protagonisti dominanti della vecchia tv analogica che in questi mesi
hanno spadroneggiato nel trading delle frequenze.
Proprio la stessa malattia che indebolisce in tutta Italia la necessaria
innovazione della tv digitale.
La mia impressione è che la Sardegna sia comunque interessata a svolgere
un ruolo di battistrada, ma in tempi ragionevoli e alle condizioni che
Soru vuole contrattare. Sì al laboratorio Sardegna, ma senza costringere
i sardi a fare da cavie.
Dal sito di Gentiloni, Presidente della Commissione di Vigilanza Rai
http://www.paologentiloni.it/
di rado se ne vedono su argomenti come la tv digitale terrestre. La
ragione è semplice: secondo il Governo tra un mese la Sardegna (con la
Valdaosta) dovrebbe avere l'onore del primo switch off, lo spegnimento
della tv analogica in buona parte dell'isola. Un onore che i sardi non
sembrano apprezzare per niente. Critiche unanimi, con la sola eccezione
del Consorzio delle tv locali che per rispettare il calendario sono
state indotte (e incentivate) a forti investimenti. Chiaro e quasi
ruvido (come sempre) il Presidente della Regione Renato Soru: non se ne
parla nemmeno.
Che cosa è cambiato in appena 10 mesi, visto che in aprile, in un
convegno organizzato a poche decine di chilometri, la sperimentazione
sarda era stata celebrata in pompa magna non solo da Gasparri, Mediaset
e Telecom ma dallo stesso Soru?
Innanzitutto è chiaro che i tempi immaginati non stanno in piedi, visto
che a oggi poco meno della metà delle famiglie dell'area interessata non
sono collegate al digitale terrestre. E spegnere la tv a decione di
migliaia di persone non conviene a nessuno.
In secondo luogo perchè molte delle promesse con cui era stato
presenntato il paradiso digitale terrestre sono presto evaporate. Scarsa
interattività, programmi aggiuntivi per ora quasi inesistenti, zero
t-commerce o t-governement, insufficiente apertura del sistema alla rete
internet. Unica killer-application, le carte prepagate per la pay per
view di Mediaset e La 7. In sostanza, un business troppo incentrato sui
protagonisti dominanti della vecchia tv analogica che in questi mesi
hanno spadroneggiato nel trading delle frequenze.
Proprio la stessa malattia che indebolisce in tutta Italia la necessaria
innovazione della tv digitale.
La mia impressione è che la Sardegna sia comunque interessata a svolgere
un ruolo di battistrada, ma in tempi ragionevoli e alle condizioni che
Soru vuole contrattare. Sì al laboratorio Sardegna, ma senza costringere
i sardi a fare da cavie.
Dal sito di Gentiloni, Presidente della Commissione di Vigilanza Rai
http://www.paologentiloni.it/